C’è una cosa che, anno dopo anno, continuiamo a sentirci puntualmente chiedere quando mancano pochi giorni all’uscita del nuovo “episodio” di un qualsivoglia titolo sportivo: “Ma è davvero cambiato così tanto rispetto all’anno scorso?”. Che le annualità siano maggiormente esposte alle critiche di pubblico e giuria, a ben vedere, è un dato di fatto: la storia ha più volte insegnato come franchise amati da milioni di giocatori, una volta abbracciato il modello annuale, abbiano avuto delle drammatiche battute d’arresto. I titoli calcistici, per ovvi motivi, appartengono a quella categoria delle annualità “giustificate”: sono infatti moltissimi quelli che aspettano settembre per godere sì della tradizionale “domenica sportiva italiana”, con lo smartphone che ha soppiantato l’iconica radiolina, ma che allo stesso tempo danno appuntamento agli amici nel proprio salotto e, pad alla mano, inaugurano la nuova stagione domestica. PES 2017, l’ultima declinazione del leggendario simulatore calcistico del Sol Levante, apre per primo le danze in una sfida che anno dopo anno si rinnova, portando l’asticella a livelli sempre maggiori in quell’eterna rincorsa alla simulazione perfetta.
Già, la simulazione perfetta. Due parole che negli ultimi anni abbiamo sentito pronunciare svariate volte e che, come gli appassionati del calcio digitale sapranno, nell’ultimo biennio ha rappresentato la normale amministrazione per entrambi i colossi in campo. Perché il miglioramento di PES dopo l’esilio della passata generazione è sotto gli occhi di tutti, e basta guardare i risultati raggiunti dalla scorsa declinazione del brand per accorgersene da soli. Possibile dunque migliorare, a distanza di soli 12 mesi, l’incredibile risultato raggiunto da PES Productions con PES 2016? Possibile stupire nuovamente un pubblico dal palato sempre più esigente, con qualcosa che vada oltre il banale revamp grafico? Ebbene sì, è possibile: e la risposta a questa amletica domanda è proprio PES 2017.
Control Reality: ammettiamolo, Konami e PES Productions quest’anno sparano una cartuccia mica da ridere. Del resto si fa presto a dire “realtà” quando si parla di un videogioco: peccato che in un prodotto di pura matrice simulativa, proprio come quella che – almeno sulla carta – contraddistingue l’ultimo tassello cronologico di Pro Evolution Soccer, quella semplice tag-line nasconda una rivoluzione a 360 gradi destinata a coinvolgere praticamente ogni componente del titolo. Perché una simulazione calcistica non può certo essere reale se la sua compagine visiva appare anacronistica, né tanto meno se l’intelligenza dei calciatori è ferma alla preistoria della AI. Più di ogni altra cosa, PES 2017 non si può definire realistico se non permette al giocatore di replicare nel modo più verosimile possibile tutte quelle giocate, le azioni, gli schermi, persino le acrobazie più incredibili che le celebrità del pallone eseguono quotidianamente – possibilmente senza costringerlo ai crampi alle dita a causa di controlli imperfetti. Insomma, dietro a questa “Control Reality” c’è grafica, intelligenza, artificiale, control schema e gameplay: in una parola, tutto. Ecco perché l’obiettivo di questo PES 2017 va ben oltre il concetto di ambizione.
Tra novità interessanti e gradite riconferme, PES 2017 riesce in questo difficile compito. Certo, anche quest’anno rimane aperta quella cicatrice che tutti i “pessari” conoscono benissimo, che risponde al nome di “Licenze”. Un problema che da un lato rappresenta un ostacolo insormontabile per il team nipponico, laddove il meccanismo spietato delle concessioni esclusive ha limitato drammaticamente il margine d’azione di Konami – trovarsi con Champions e Europa League esclusive ma senza Juventus, Bayern Monaco, Manchester United o Real Madrid, per quanto il file opzioni rappresenti un universo editabile non indifferente, è un gancio spietato allo stomaco. Tuttavia, non possiamo non premiare lo sforzo del colosso nipponico in tale direzione, che pur vittima predestinata nella sfida delle licenze non solo ha acquisito il campionato brasiliano e annesse compagini in licenza esclusiva, ma ha anche cercato di colmare parte del gap con la concorrenza siglando delle Premium Partnership esclusive (e strategiche) con alcune tra le principali compagini europee: il Barcellona, squadra immagine di questa edizione 2017, ma anche Liverpool e Borussia Dortmund.
Tra signature e PES ID, il concetto di “identità calcistica” è strepitoso
Quelli di PES 2017 sono dei veri e propri accordi con le suddette società calcistiche, che permettono a PES Productions di godere per un paio d’anni (tre per Barcellona e Borussia, due per il Liverpool) di qualsiasi cosa ufficiale graviti attorno alle relative società: dagli stadi in esclusiva ai cori e inni del pubblico, passando per divise (presenti e passate), scarpini, abbigliamento e quant’altro. Un trattamento esclusivo che si manifesta con una resa grafica sensazionale per i relativi atleti, Legends incluse, ingaggiati per sedute più intense di motion capture e proprio per questo riprodotti con un grado di fedeltà inedito nella serie – tra signature e PES ID, il lavoro dello sviluppatore nel riproporre quel concetto di “identità calcistica” è strepitoso. I più maliziosi potrebbero obiettare che, per quanto interessante, tre squadre di questo calibro in Premium Partnership siano comunque una piccola fetta di una torta ancora preclusa a Pro Evolution Soccer – questo senza contare che le medesime formazioni, pur con qualche contenuto in meno, saranno licenziate anche sul titolo EA Sports. Un’osservazione che anche il più fedele giocatore di PES non potrebbe controbattere: ma – come vi abbiamo già raccontato in questo speciale dedicato – la manovra di Konami rappresenta un importante passo iniziale verso la soluzione dell’annoso problema, che lascia aperta la porta ad altri accordi strategici da qui ai prossimi mesi. Se non puoi avere tutto subito, insomma, puoi sempre arrivarci per piccoli passi…
Delle meccaniche del titolo Konami ne stiamo parlando da un paio di mesi, come sicuramente avrete notato nella nostra ultima anteprima a tal proposito. Diciamo che sì, la versione definitiva di PES 2017 conferma alla grande le impressioni positive che, una dopo l’altra, abbiamo raccolto da giugno a questa parte. Un gameplay ragionato, compassato ma non per questo necessariamente lento, che pone l’enfasi sul controllo di palla – e quindi di gioco – tenendo in considerazione una lunghissima serie di variabili fisiche giocata dopo giocata. L’obiettivo, inutile ribadirlo ancora una volta, è fornire delle situazioni realistiche e verosimili, paragonabili in tutto e per tutto al calcio vero che tutti conosciamo ma, allo stesso tempo, immediate e piacevoli da giocare. Merito del risultato va al FOX Engine, che al di là di un revamp grafico sensazionale permette una ricalibrazione dell’intera fisica di gioco e del sistema di animazioni, decisamente più fluido e preciso dello scorso anno. Ma andiamo con ordine.
Real Touch e Precise Pass rappresentano le prime novità di peso nel franchise. La prima tecnologia va a sostituire la più nota First Touch, e determina il controllo di palla sulle giocate di prima: detta così pare facile e scontata, ma sotto quella locuzione si nasconde un sostrato tecnologico non indifferente, che va a calcolare controllo ed esito della giocata sulla base di una lunga serie di parametri fisici, che spaziano dalla posizione al baricentro del giocatore, alla sua velocità rispetto alla palla, alla velocità e alla precisione con cui quest’ultima viene passata. Il tutto, oltre ad essere ridimensionato dalle condizioni del campo, dipende dalla bontà dei piedi di chi stiamo controllando: ciò non significa che Messi o Neymar avranno un 100% di successo anche nei controlli più impossibili, laddove il fattore “errore umano” è ancora presente e si fa ben sentire. Diciamo che, rispetto ad altri calciatori meno quotati, riusciranno a domare la sfera in situazioni limite, ricalibrando il proprio baricentro e stupendo il pubblico con giochi di prestigio per mantenere il possesso.
La versione definitiva di PES 2017 conferma le nostre impressioni positive
Precise Pass, come lascia intuire il nome, è una revisione al sistema di passaggi legata a doppia mandata al Real Touch, il cui compito è ricreare una dinamica della sfera verosimile e reale, in grado di considerare le numerose variabili esterne. Ancora una volta, è evidente l’importanza che PES Productions affida alla fisica di gioco, gestita in tempo reale dal FOX Engine: i passaggi non appaiono più “guidati” da un punto all’altro del campo, ma totalmente dipendenti dalla rinnovata fisica della palla. L’esempio più evidente di questo intricato sistema di equazioni è dato dai cosiddetti passaggi veloci, tocchi fulminei di prima che – se usati con astuzia – permettono di smarcare istantaneamente la punta e proiettarla a rete. Ritrovarsi leggermente in controtempo o col baricentro spostato, ad esempio, o ricevere un passaggio imperfetto, si tradurrà nella maggior parte dei casi in un tocco di prima difficoltoso o in una palla persa, qualora cercassimo di allungarla in tocco rapido.
Due sono gli aspetti che ci hanno convinto maggiormente nel corso della prova: l’inerzia dei giocatori e il comparto animazioni. Ancor più della passata stagione, PES 2017 riesce a trasmettere in modo quasi tangibile il peso dei suoi calciatori, sia che si tratti di furetti agili come Messi o Suarez, sia di bestioni muscolosi inclini allo scontro fisico quali Boateng o Silva. Peso e inerzia si traducono in una maggior fisicità degli stessi, che finiscono per valorizzare al meglio tutte quelle situazioni uno contro uno di cui ogni match è pieno: contrasti aerei, strattonamenti lungo le fasce, tackle da denuncia sul cerchio di metà campo. Forza e fisico da una parte, agilità e velocità dall’altra: su questo binomio si basano gli scontri di PES 2017, corroborati – come anticipavamo qualche riga fa – da un comparto animazioni che cresce in modo evidente tanto in termini numerici quanto, e soprattutto, qualitativi. Non sarà così raro, ad esempio, vedere un attaccante che vittima di un tackle cerca di riguadagnare l’equilibrio correndo in modo scomposto, per poi posare le mani al suolo e franare; ben più frequente il “rag doll” dei corpi sulla classica falciata, con i modelli coinvolti che cadono rovinosamente al suolo in capriole e scivoloni estremamente realistici. Il senso di “precalcolato” delle passate edizioni è un brutto ricordo, che lascia spazio ad un movimento veritiero e fisicamente corretto. Il team dietro allo sviluppo di FOX Engine sa il fatto proprio, e sfruttando sapientemente l’orchestratore di animazioni porta alla luce giocate anche complesse e articolate, che filano lisce come l’olio senza scatti o intoppi. O, allo stesso modo, eliminano il senso di binario che affliggeva da tempo immemore ogni corsa in PES.
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Ma torniamo all’altra parola chiave di PES 2017, il controllo. Altro aspetto vincente di questo PES è la sensazione di controllo, tanto del singolo giocatore quanto – e soprattutto – di squadra che riesce a restituire. Il Total Team Control, altra new entry di questa declinazione, permette di gestire in tempo reale l’andamento dell’intera compagine sia in fase offensiva che difensiva: potremo modificarne la strategia, aumentare il pressing, alzare la linea di fuorigioco o chiamare il leggendario “tutti su” (portiere incluso) quando serve una rete a pochi secondi dalla fine del match. Azioni che vanno ad affiancarsi alla classica uscita del portiere o raddoppio di marcatura, ovviamente presenti anche in questa edizione, e attivabili con la pressione di un semplice pulsante. Il senso del Total Team Control è tanto semplice quanto geniale: far sì che il giocatore non si limiti a controllare il solo atleta indicato dal cursore, ma possa “muovere” indirettamente l’intera squadra in modo da preparare globalmente l’azione da rete o, allo stesso modo, predisporre una difesa efficace in caso di palla persa.
Sotto quest’ottica, le Advanced Instructions rappresentano una tappa necessaria – specie nelle sfide a difficoltà maggiore o, presumibilmente, nelle sfide online contro un altro giocatore. Prima di scendere in campo sarà infatti possibile andare a selezionare una coppia di strategie, sia in attacco che in difesa, che poi potranno essere messe in atto in qualsiasi istante dell’incontro con la semplice pressione del d-pad. Una trovata tattica tutto tranne che secondaria, che permette di variare la condotta di gara liberamente (e senza passare per l’apposito menu di pausa) non senza un certo effetto sorpresa nelle retrovie avversarie. Inutile sottolineare che i veterani di PES più abituati alle soluzioni manuali troveranno le consuete impostazioni (più qualche leggera novità strategica) nei consueti menu, che come da tradizione regalano uno spettro manageriale estremamente vario ed ampio.
Altro aspetto vincente di PES 2017 è la sensazione di controllo restituita
Gli ultimi appunti relativi al gameplay nudo e crudo di PES 2017 li riserviamo come da tradizione all’intelligenza artificiale complessiva, altro fulcro portante del titolo made in Konami. Oggi vogliamo rovinarvi la sorpresa, svelandovi da subito come la problematica dei portieri, probabilmente il tallone d’Achille più celebre nel mondo dei videogiochi sportivi, sia stata risolta da Konami in modo brillante. Al netto di un numero esorbitante di nuove animazioni, che si traducono nella possibilità di effettuare parate asimmetriche o comunque più complicate che in passato, a stupirci è stata la reattività dei numeri uno, nella stragrande maggior parte dei casi sempre attenti all’azione, pronti ad intervenire al momento opportuno e, anche nei casi di cross particolarmente insidiosi, attenti nell’uscita. Chiaro che non possiamo pretendere miracoli dagli estremi difensori, specie quando si trovano davanti un pallone d’oro lanciato in rete a tutta birra: va detto, tuttavia, che la loro abilità di lettura è migliorata parecchio, il che rende un potenziale “goal fatto” meno certo del previsto. Ottima comunque la reattività nei tiri da fuori e nei calci di punizione (anch’essi rivisitati, e ora capaci di garantire maggior precisione nell’esecuzione): l’incidenza dei celebri lisci e delle uscite a farfalle, in questi giorni di prova, ne è uscita notevolmente ridimensionata.
Per quanto concerne la mentalità di squadra, PES 2017 vanta un algoritmo adattivo di intelligenza artificiale. In sostanza, maggiore sarà il numero di incontri disputati e maggiore sarà il numero di informazioni che il sistema andrà ad immagazzinare, relative al nostro modo di giocare. Queste informazioni potranno essere dunque sfruttate dalla nostra squadra, che inizierà ad anticipare i nostri movimenti e assecondare le nostre strategie, coi giocatori in attesa di ricevere palla “al posto” giusto, pronti a smarcarsi dove e quando serve o, per gli amanti delle fasce, pronti a fornire una possibilità di triangolo o disimpegno in zona offensiva. Idem dicasi quando il giocatore si trova in difesa, seppure questo comportamento sia meno evidente (raddoppi a parte) rispetto a quando ci si trovi nell’area avversaria. Attenzione però che questo discorso si applica anche al contrario: ricorrere sempre alle stesse strategie ci renderà avversari facili per la CPU, che non solo sarà in grado di prevedere in largo anticipo la nostra offensiva collocando la difesa in modo adeguato, ma saprà come sfruttare il nostro eventuale sbilanciamento per le ripartenze e colpire in contropiede.
Parlando di modalità di gioco, pur non essendoci new entry evidenti rispetto alla stagione scorsa non significa che siano assenti novità interessanti. Partiamo da una delle modalità più apprezzate di PES, myClub: gli Agenti saranno ora disponibili tramite le cosiddette Case d’Asta. Trovare una super star del pallone sarà più facile se utilizzeremo l’Agente con le giuste skill: ogni atleta ha infatti un proprio set di abilità, per le quali esistono Agenti specificatamente addestrati. Affidare la ricerca di una specifica figura allo Scout che più ne capisce aumenterà le possibilità di successo, a patto di descrivere al meglio la tipologia di atleta che si vuole acquistare. Sarà inoltre più facile acquistare calciatori con una valutazione complessiva inferiore o uguale a 75, sfruttando gli Agenti Top e gli Agenti Speciali. Per facilitare la vita alle nuove leve, sono stati introdotti dei nuovi set di tutorial, utili anche ai veterani di myClub per apprendere al meglio le ultime novità. Novità tra cui spiccano le cosiddette Match Analysis, un sistema di raccolta informazioni che permette di controllare tendenze e stile di gioco degli avversari che andremo ad incontrare nei match online: inutile dire che, a seconda delle “intel” ricevute, potrete modificare le Advanced Instructions per rispondergli al meglio.
Novità succose anche per la modalità principe di PES, la leggendaria Master League. Il sistema di trasferimenti è stato revisionato in toto, e ora prevede sia la possibilità di pagare stipendi ai giocatori, sia di dedicare parte del budget ai trasferimenti. Le trattative godono di maggior varietà, permettendo di effettuare prestiti per un massimo di sei mesi e di stipulare contratti con atleti in regime di prestito. Un pizzico di imprevisto viene riservato anche per il calciomercato, con l’aggiunta dell’elemento temporale – rappresentato da una deadline insindacabile oltre alla quale le bocce rimarranno ferme: proprio come accade nel calcio reale, anche la dirigenza avrà la propria voce in capitolo e non risparmierà consigli “vincenti” per concludere al meglio le trattative. Da segnalare anche l’aggiunta di nuovi Ruoli all’interno della squadra, che schizzano dai 10 dello scorso anno alla ragguardevole soglia dei 22: preparatevi a fregiarvi del titolo di Cattivo Ragazzo o di Eroe: del resto, dare personalità al proprio team è da sempre uno dei punti di forza della Master League.
Quest’anno Konami e PES Productions sparano una cartuccia mica da ridere
L’ispirazione al calcio vero in questa modalità appare anche da ulteriori fattori: uno di questi, ad esempio, è una miglior gestione delle partite diurne e notturne nel corso della stagione, con orari verosimili ispirati ai calendari delle controparti in carne ed ossa. Più interessante è il nuovo sistema di crescita dei calciatori, che a fianco del boost delle statistiche possono ora imparare e migliorare svariate abilità, anche se in prestito. L’allenamento rappresenta una fase cruciale, a tal proposito, laddove permetterà all’atleta sia di perfezionare il proprio stile di gioco, sia di sviluppare una maggiore versatilità in campo apprendendo al meglio nuovi ruoli. Anche per la Master League sono disponibili le Match Analysis, grazie alle quali sarà possibile tener traccia della propria cronologia di incontri offline con amici (vittorie, sconfitte, reti siglate e subite, qualsivoglia percentuale attinente al gioco del calcio vi venga in mente) e, allo stesso modo, delle caratteristiche che contraddistinguono il nostro stile di gioco. Accorgersi di esser debolucci in difesa, nei tackle e nel recupero di palle “morte” dopo una serie negativa potrebbe dare all’allenatore quello scossone utile a cambiar strategia e, magari, dare una virata ai prossimi risultati.
Chiudiamo questa lunghissima disamina parlando del comparto tecnologico, croce e delizia di Pro Evolution Soccer dai tempi della gestione Seabass. Come anticipato qualche paragrafo sopra, PES 2017 sfiora l’eccellenza e il fotorealismo nella realizzazione dei suoi protagonisti, in special modo quelli appartenenti alle compagini “in Premium Partnership”: gli undici del Barcellona in primis, ma che quelli del Liverpool e del Borussia Dortmund sono tranquillamente riconoscibili da chiunque mastichi un pizzico di calcio internazionale. L’estetica eccellente viene corroborata dall’immancabile PES ID, grazie al quale è possibile riproporre nel dettaglio le loro giocate più iconiche – ricreando un tasso di “simil realismo” ai limiti dell’incredibile. Premium Team a parte, il lavoro del team di sviluppo all’interno del campo da gioco è comunque encomiabile: ottime animazioni, fluidissime e precise come mai prima d’ora, esemplare la cura dei dettagli secondari (la piega delle divise che assecondano il movimento dei giocatori, la precisione degli stemmi e dei gagliardetti e via dicendo). Attorno ad un manto erboso non ancora perfetto ma nettamente migliorato rispetto allo scorso anno si muove la terna arbitrale, che guadagna indubbiamente in agilità e fluidità, e la pletora di cameraman e personale di sorveglianza che normalmente popola ciascuno stadio: lo stacco rispetto ai protagonisti è evidente, ma il colpo d’occhio regala comunque scorci piacevoli.
PES 2017 è oggi più che mai una dichiarazione d’amore al gioco del calcio
Sia chiaro, sarà difficile battere la magnificenza del Camp Nou quest’anno, automaticamente promosso a miglior stadio presente in PES 2017: una realizzazione così dettagliata e studiata nel particolare che finisce irrimediabilmente per evidenziare il brusco stacco che divide i modelli del pubblico dai rimanenti. Ancora una volta è impossibile non accorgersi di come le cose siano cambiate nell’arco di dodici mesi – e a tal proposito, il colpo d’occhio di bandiere e sciarpe a tema Barcellona, Arsenal o Borussia che accompagna l’evolvere della partita è appagante e stupefacente allo stesso modo. Diciamo che con tutto il ben di Dio che corre in campo, anche l’imperfezione meno grave salta rapidamente agli occhi. Per quanto concerne invece l’audio, nulla da dire sulla componentistica ambientale dell’impianto sonoro, verosimile e vibrante, ulteriormente impreziosita dai citati cori ufficiali delle formazioni in licenza. La telecronaca di Caressa e Marchegiani fa il proprio lavoro, anche se per l’ennesima volta il divario espressivo tra i due commentatori è sbilanciato nettamente a favore del primo: l’aggiornamento delle linee di testo e dei siparietti divertenti del dinamico duo, al netto di qualche battuta imbarazzante, fila comunque come si deve. Nell’attesa di un tanto desiderato quanto improbabile ritorno di Bruno Pizzul, insomma, possiamo ritenerci soddisfatti.
Con l’uscita ufficiale di PES 2017 abbiamo finalmente potuto provare anche le due ultime feature del titolo rimaste in sospeso: l’aggiornamento delle rose del Day One da un lato, la bontà dell’infrastruttura online dall’altro. Partiamo proprio dal primo aspetto: PES Productions ha mantenuto le aspettative? Beh, la risposta è positiva: l’incubo delle rose non allineate ai vari campionati attuali, visti i criticabili risultati dell’anno scorso, non era certo da sottovalutare – non è infatti un caso se proprio il mancato allineamento alle formazioni reali (e l’apparente noncuranza di Konami a tal proposito) fosse stato additato come l’errore peggiore dello sviluppatore nel corso della passata edizione del titolo. A quanto pare la lezione è stata imparata come si deve: PES 2017 offre al lancio una selezione di rose aggiornate ed in linea con l’attuale mercato, sia italiano che internazionale. Scongiurato dunque il rischio di dover spostare tutto “a manina” per godere di un campionato reale anche in termini di formazioni, resta da vedere se, nelle settimane a venire, lo studio manterrà la parola data per quanto concerne i famigerati Live Update – ossia gli aggiornamenti in itinere settimanale su eventuali spostamenti, nuovi acquisti o stato di forma di squadre e atleti. Sicuramente approfondiremo questo aspetto a tempo debito.
Da un punto di vista di netcode e di modalità online, dopo un inizio danzerino – causato probabilmente dall’affollamento fisiologico iniziale dei server – la situazione è andata rapidamente a stabilizzarsi, permettendoci dunque di sbizzarrirci online in amichevoli, sfide classificate e myClub senza evidenti problemi bloccanti. Il matchmaking è ragionevolmente solido, e seppur non un fulmine di guerra in termini di velocità (in alcuni casi abbiamo aspettato circa 40 secondi prima di incontrare un degno sfidante) si è dimostrato robusto e affidabile. Pochi i problemi di lag di cui siamo stati vittime, laddove gli unici che abbiamo incontrato supponiamo essere legati a carenze di connessione dall’altro lato piuttosto che a problemi infrastrutturali – una soluzione che riteniamo corretta vista la bassa incidenza riscontrata. Come inizio, insomma, non c’è male.
Uno a zero, palla al centro. Nel nuovo capitolo del derby videoludico più famoso di sempre, la prima compagine a scendere in campo non tradisce le aspettative. Anzi, quelle stesse aspettative condivise da milioni di giocatori e già piuttosto elevate dodici mesi or sono vengono soddisfatte punto per punto dall’ultima fatica di Konami e PES Productions. PES 2017 è oggi più che mai una dichiarazione d’amore al gioco del calcio, un simulatore votato al realismo più assoluto che, tanto in termini di gameplay quanto di game engine, mira ad alzare ulteriormente l’asticella di un mercato dove è sempre più difficile migliorarsi. E dove, storia insegna, difficilmente il pubblico chiude un occhio. Il cammino di evoluzione di Pro Evolution Soccer porta finalmente i propri frutti, che non si limitano a rifinire leggermente quanto già disponibile nella precedente declinazione del franchise ma, al contrario, ne esaltano ogni sua componente: fisica e intelligenza artificiale ai massimi livelli, nuove animazioni riscritte per garantire una maggior fedeltà con le giocate nei campi reali, una sensazione di controllo generale come mai prima d’ora rappresentano soltanto alcune delle chiavi di lettura portanti di PES 2017. Chiavi che, ancora una volta, culminano nel ritmo di gioco: non lento, dicevamo, ma ragionato, calcolato, adatto a chiunque preferisca concepire mentalmente una possibile manovra offensiva piuttosto che correre a testa bassa verso l’area nemica. PES 2017 è tutto questo e molto altro: myClub e Master League rinnovate, online funzionante privo degli acciacchi dei tempi andati, comparto visivo al limite del fotorealismo e, da quest’anno, pure qualche partnership in esclusiva. Qualcosa di numericamente non ancora paragonabile allo strapotere avversario in termini di licenze, ma comunque un primo passo di PES verso una dimensione ad oggi preclusa, che si traduce in motion capture migliorati, stadi e divise esclusive, affiliazioni bi e triennali importanti da cui ne possono scaturire di nuove. Un nuovo ciclo, insomma, per un titolo che ancora una volta riesce a rinnovarsi raggiungendo al meglio il proprio scopo ultimo: divertire, quando si stringe il pad tra le mani. E in questo non c’è dubbio che PES 2017 si comporti da primo in classifica. |