Los Angeles – Come è ormai consuetudine da qualche anno a questa parte, l’E3 rappresenta il nostro primo approccio ai giochi che ci accompagneranno per una stagione intera. Stiamo parlando dei giochi di calcio, in questo caso di PES 2018, che dai tempi di 71° minuto (qualcuno di voi se lo ricorda?), è rimasto nei nostri cuori. Facendo un breve passo indietro (esattamente a PES 2015), Konami circa tre anni fa tirò fuori dal cilindro il Pro Evolution Soccer che i fan di lunga data volevano, rivedendo completamente il motore grafico e riportando il gameplay ai fasti di un tempo. Almeno, questo è stato il nostro parere. In questi tre anni PES ha continuato a migliorarsi, ma nonostante questo PES Productions non si è adagiata sugli allori ed ha lavorato in sordina su quello che è il gioco che abbiamo potuto provare oggi.
PES 2018 è frutto di un lavoro di tre anni e risulta nuovo nel gameplay, così come sotto diversi altri aspetti: un nuovo passo nella storia di un franchise storico, che sia in avanti o meno lo scoprirete continuando a leggere le nostre impressioni.
Sono tante le novità che ci sono state illustrate durante la presentazione a porte chiuse, prima tra tutte un miglioramento del controllo del giocatore, che grazie ad un nuovo sistema di dribbling vi farà sentire in pieno controllo del giocatore. Il corpo e la prestanza fisica incideranno ancora più di prima nello svolgimento del gioco: a seconda del giocatore controllato, la differenza si farà sentire eccome. Alcuni giocatori saranno più abili di altri a difendere la palla con il corpo, ma non solo, grazie al “full body touch” qualsiasi parte del corpo potrà essere usata dal giocatore per stoppare o passare il pallone, naturalmente mani escluse. Come è sempre stato in PES, questo dipenderà sia dal tempismo con cui si interviene sulla sfera, ma anche appunto dalla posizione del corpo e dalla dinamica del suo movimento. Possiamo dirvi che abbiamo visto degli interventi talmente realistici che ci hanno lasciato a bocca aperta.
Le animazioni fanno naturalmente parte delle implementazioni di questa nuova iterazione calcistica, ed anche in questo caso dobbiamo confermare che in qualsiasi contesto abbiamo visto fare ai giocatori movimenti che mai ci saremmo immaginati. Le espressioni facciali riescono ad esprimere in diversi contesti quello che è lo stato d’animo del giocatore, aspetto difficilmente percepibile nel corso dell’azione, ma che durante i replay non potrete non notare. Contestualmente alle animazioni, il dettaglio grafico dei giocatori è stato ulteriormente innalzato, arrivando a rappresentare dettagli come tatuaggi o il modo in cui si indossano ad esempio maglie, calzoncini e calzettoni.
Uno degli aspetti che più ci colpì dell’allora “nuovo PES” fu il comportamento realistico del pallone: bene, in PES 2018 anche questo è più realistico nella fisica, così come nella rappresentazione, con l’ombra dello stesso percepibile sul campo da gioco e sui giocatori. Ed uno degli aspetti che invece ci ha sempre lasciato perplessi è stato il comportamento dei portieri, capaci di rendere vana una prestazione da finale di Champions: bene, Konami ha lavorato anche su questo versante, giurandoci di aver inserito tantissime nuove animazioni e consentendo ai portieri di fare interventi prodigiosi. L’aspetto grafico è stato curato anche per quanto riguarda ciò che circonda l’azione di gioco, ma che in ogni caso fa parte della partita: ci riferiamo naturalmente agli spalti ed ai tifosi, che finalmente non sembrano una serie di cloni, ma riescono a sembrare anch’essi realistici. Grazie poi alle varie licenze, persino gli spogliatoi e gli accessi al campo sono stati ricreati rispettando la realtà.
Le novità non si limitano al solo gameplay, ma tra le new entries c’è un nuovo hud che mostra statistiche in tempo reale sul comportamento dei giocatori, da quest’anno rappresentati tutti con le fotografie reali nei menù di selezione della formazione ed ovunque essi vengano mostrati. Finalmente si potrà giocare online in co-op, ma anche nelle modalità 2v2 o 3v3. Proprio a proposito di quest’ultima, l’abbiamo provata in locale e nonostante i nostri compagni fossero controllati dalla CPU, offre un’esperienza diversa da quella del controllo “totale” della squadra che si ha normalmente. Tornei estivi, interviste pre-partita ed un nuovo sistema di trasferimenti, andranno ad ampliare l’inossidabile Master League, anche se per esprimerci a riguardo dovremo aspettare la recensione. Infine è stato introdotto il “random selection match“, che anche in questo caso non abbiamo avuto modo di provare, ma che dovrebbe consentire di fare delle partite controllando due squadre composte da giocatori scelti casualmente alla CPU.
Da quanto abbiamo capito, le novità da annunciare (come quella del bonus preorder di Bolt) saranno ancora molte, ma quello che conta davvero alla fine è quanto riesce a far divertire questo PES 2018 – e forse è proprio quello che volete sapere da noi che abbiamo avuto la fortuna di provarlo in anteprima.
La primissima sensazione avuta una volta impugnato il pad PS4 tra le mani è stata davvero strana, il ritmo è ancora più lento e compassato del solito (cosa che a noi piace molto), ma è proprio il controllo del giocatore a non convincerci. Invece del tanto decantato “controllo totale”, ci sembra che controllare un giocatore sia ancora più difficile che in passato. La risposta è arrivata qualche partita dopo, quando dopo averci preso la mano ci siamo resi conto che quella sensazione era dovuta all’estremo realismo: eseguendo i passaggi ed i movimenti al momento giusto infatti, i calciatori rispondono alla perfezione e si riescono a tessere azioni degne del Barcellona (non quello di quest’anno ndr). E’ invece quando si cerca di strafare che i giocatori rischiano di perdere il pallone e non eseguono movimenti che nella realtà sarebbero impossibili anche per i calciatori migliori, risultando quindi “imprecisi”. Il realismo è quindi sempre alla base di PES e condiziona, in positivo per quanto ci riguarda, tutti gli aspetti della partita.
Quel ritmo compassato è volto proprio a riprodurre quello di una partita reale, che per quanto possa essere frenetica, richiede comunque del tempo per passare da un’aerea all’altra, e diversi tentativi prima di poterla raggiungere. Se poi c’è una cosa che ci ha sempre colpito di PES sono le animazioni, che in PES 2018 stupiscono davvero in svariate occasioni: vedere Coutinho scivolare a terra allargando le ginocchia dopo un fallo da dietro piuttosto duro, oppure l’intervento di un difensore che spazza a mezz’aria, alla meglio, una palla che potrebbe diventare pericolosa, non può che darci l’impressione di assistere ad una partita reale.
E se le animazioni sono sempre state fiore all’occhiello della serie, non possiamo dire lo stesso per i portieri. Finalmente dobbiamo dire che già dalla primissima prova i portieri di PES 2018 ci sono sembrati intelligenti, reattivi e compiono salvataggi o movimenti che hanno dell’eccezionale. Segnare non sarà affatto facile, sia per merito loro, che dell’IA generale degli avversari, i quali ci sono sembrati davvero ostici quando abbiamo provato a sifdare la CPU al livello di difficoltà più alto.
PES 2018 compie un nuovo passo in avanti
Bisogna senza dubbio concedere qualche partita a PES 2018 prima di poterlo cominciare ad apprezzare, ma è proprio da quel momento che inizierete a carpire tutti i singoli aspetti che Konami ci ha detto di aver migliorato. Noi ci siamo divertiti come al solito ed allo stesso tempo siamo rimasti colpiti in più di un’occasione da qualche animazione che non avevamo mai visto, da qualche parata miracolosa (ma del tutto realistica) ed anche delle possibilità di costruzione del gioco. Sono stati cambiati anche calci d’angolo e punizioni, che non hanno più la traiettoria visibile e che non siamo riusciti a padroneggiare proprio decentemente; dateci ancora qualche partita e magari approfondiremo anche quelli. Il fatto è comunque che ad ogni partita che facevamo riuscivamo sempre meglio a costruire il gioco, a controllare i giocatori come volevamo e quindi a divertirci come abbiamo sempre fatto.
Tra l’altro il gioco quest’anno sarà molto performante anche nella sua versione PC, che grazie ad una collaborazione con NVIDIA, rende più delle altre versioni, mantenendo però inalterato il gameplay. Uno degli sviluppatori ci ha assicurato che la versione PS4 pro sarà comunque all’altezza di quella PC
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E’ quindi tutto positivo quello che abbiamo visto di PES 2018? Beh, il primissimo approccio non è stato dei migliori, e temiamo che qualcuno potrebbe addirittura sconfortarsi inizialmente. Si tratterebbe però dell’errore più grande, perché PES 2018, come il calcio reale, richiede pazienza, e solo grazie ad essa si riescono ad ottenere grandi risultati. Sappiamo bene che l’online di PES non è sempre perfetto, e fino all’ultimo capitolo soffriva di alcune gravi mancanze: anche se alcune sulla carta sembrerebbero colmate, restiamo sempre in attesa del gioco completo prima di poterci sbilanciare in merito. Infine, se proprio c’è qualcosa che ancora vediamo lontana dalla perfezione quello è il terreno i gioco, sempre troppo perfetto e su cui la palla scivola come fosse su tavolo da biliardo. Forse c’è ancora margine di miglioramento, e pare che le intenzioni siano proprio quelle, ma non possiamo nascondervi che ci siamo divertiti tantissimo (e che domani saremo di nuovo lì per giocarlo).
In ConclusionE3
Il passo che compie PES 2018 è senza dubbio in avanti. Maggior realismo, pieno controllo dei giocatori ed animazioni così reali che spaccano lo schermo. Una giocabilità che grazie a piccoli ma importanti accorgimenti è ancora una volta al top, anche se da apprendere prima di poter essere apprezzata. PES 2018 sembra posare le basi per il futuro, ma soprattutto mette a segno un risultato che già ora ci appare concreto e soddisfacente. Crediamo che la lotta al titolo di gioco di calcio dell’anno sia più accesa che mai.
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