Un ritorno a Phandalin con qualche plot twist
Dieci anni fa, con l’uscita del primo set introduttivo per la quinta edizione di Dungeons & Dragons, i giocatori e le giocatrici hanno fatto il loro primo viaggio nella pittoresca cittadina di Phandalin. Questo piccolo villaggio minerario è diventato un punto di riferimento iconico per la comunità di D&D, grazie all’avventura iniziale che ha permesso a migliaia di nuovi giocatori di avvicinarsi al mondo dei giochi di ruolo.
Ora, Wizards of the Coast ci riporta a Phandalin con Phandelver e l’Abisso: l’Obelisco Infranto, un’espansione che reinventa e approfondisce le trame e le sfide che abbiamo conosciuto all’inizio della quinta edizione. Questa nuova avventura rappresenta molto più di un semplice ritorno alle origini: è un’esperienza rinnovata, che estende l’ambientazione classica con nuove minacce, misteri oscuri e dungeon intricati.
I giocatori e le giocatrici si ritroveranno a esplorare nuovamente le familiari strade di Phandalin, ma presto scopriranno che le sue ombre si allungano ben oltre la superficie. L’obelisco infranto del titolo suggerisce un legame con i misteriosi obelischi magici che sono apparsi in diverse avventure di D&D degli ultimi anni, un elemento che vorrebbe, almeno sulla carta, approfondire gli scorsi easter egg dando una dimensione arcana e sinistra alla narrazione. Phandelver e l’Abisso: l’Obelisco Infranto è progettata per portare i personaggi dal livello 1 al livello 12, partendo da una semplice missione nel villaggio per poi discendere in profondità nei recessi della terra, dove antichi segreti e forze corrotte attendono di essere scoperti.
Con una combinazione di contenuti nuovi e nostalgici, questa avventura offre una trama espansa che arricchisce l’ambientazione originale, ma sarà sufficiente? Scopriamolo insieme.
Phandelver e l’Abisso: l’Obelisco Infranto ci offre un ritorno alle radici di Dungeons & Dragons con una rielaborazione dell’originale avventura Lost Mine of Phandelver, ma non senza alcuni aspetti controversi. La versione inclusa in questo nuovo manuale ripropone l’avventura storica a Phandalin in gran parte identica a quella dello starter set originale, mantenendo intatti molti dei suoi punti di forza. Tuttavia, gli interventi apportati dai designer, come piccoli cambiamenti qua e là, sembrano aver in qualche modo indebolito l’avventura piuttosto che arricchirla. Molte delle modifiche risultano superflue e non contribuiscono a migliorare la narrativa originale, lasciando i Dungeon Master a dover lavorare sodo per rimettere insieme una coerenza narrativa che rischia di perdersi tra incontri casuali e PNG collocati in modo poco chiaro.
L’elemento degli obelischi Netheresi, che ha sollevato molta curiosità e attesa tra i fan per via della sua presenza in altre avventure come Rime of the Frostmaiden (avventura oltretutto inedita in Italia), purtroppo non offre nuove rivelazioni significative. L’appendice dedicata agli obelischi si limita a una riscrittura di informazioni già note, senza aggiungere nulla di realmente nuovo o appassionante alla mitologia del gioco. Questo è un peccato, considerando che molti/e si aspettavano di scoprire segreti inediti sui misteriosi artefatti.
La seconda parte dell’avventura, che si sviluppa in una corsa contro il tempo per raccogliere quanti più frammenti di obelisco possibile prima che lo facciano i mind flayers, i grandi cattivoni dell’avventura, presenta un buon potenziale per la suspense, ma richiede una buona dose di lavoro da parte del Dungeon Master per mantenere il ritmo serrato e coeso. Sebbene Phandelver e l’Abisso rappresenti un’opportunità per rivisitare un classico della quinta edizione, l’avventura soffre di alcune scelte discutibili e lacune narrative che possono penalizzare l’esperienza di gioco, rendendola adatta più a Dungeon Master esperti che non temono di personalizzare e riorganizzare i contenuti per renderli veramente avvincenti.
L’adattamento italiano di Phandelver e l’Abisso: l’Obelisco Infranto presenta alcune problematiche che rischiano di disorientare sia i giocatori/giocatrici che i Dungeon Master. In particolare, la scelta di tradurre i nomi delle città iconiche di Dungeons & Dragons, come Neverwinter e Waterdeep, in Verdinverno e Acquafonda può creare una certa confusione. Questo non sarebbe necessariamente un problema se tali nomi non venissero utilizzati in modo incoerente all’interno del manuale stesso. Ad esempio, l’avventura fa riferimento ad altri manuali già pubblicati in italiano, come Waterdeep: Il Dungeon del Mago Folle, ma questa viene citata qui con la versione tradotta come Acquafonda: Il Dungeon del Mago Folle.
A complicare ulteriormente la situazione, ci sono anche riferimenti a contenuti di avventure mai tradotte ufficialmente, come Rime of the Frostmaiden, mantenendo il titolo originale. Un altro esempio di inconsistenza è rappresentato dal fatto che nomi propri di famiglie o personaggi, come i Shadowdusk di Waterdeep, vengono lasciati invariati, senza una traduzione coerente con il resto del testo. Tutte queste discrepanze possono portare a una sensazione di poca cura e rendere l’esperienza più frammentaria, richiedendo ai DM di fare parecchi giri pindarici per mantenere un senso di continuità e coerenza nella narrazione.
In conclusione, Phandelver e l’Abisso: l’Obelisco Infranto offre un ritorno nostalgico e al contempo ambizioso a Phandalin, con l’obiettivo di espandere l’avventura classica che ha dato il via alla quinta edizione di Dungeons & Dragons. Tuttavia, le modifiche apportate alla struttura dell’avventura e le discrepanze nella traduzione italiana non sempre riescono a migliorare l’esperienza originale, lasciando talvolta un senso di frammentazione che può richiedere un notevole lavoro extra da parte del Dungeon Master. Nonostante queste problematiche, l’avventura rappresenta comunque un’opportunità unica per riscoprire un classico aggiornato per il decimo anniversario della quinta edizione, e potrebbe valere la pena affrontarla se si è pronti a dedicare del tempo a colmare le lacune presenti e a personalizzare la narrazione secondo le proprie esigenze.
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