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07 Feb 2020

Pillars of Eternity II: Deadfire – Recensione (Versione Console)

A meno che non abbiate giocato il prequel, difficilmente su console avete mai messo le mani su qualcosa di simile a Pillars of Eternity II: Deadfire. Tra l’altro, se siete piuttosto giovani e nelle vostre vene non scorre la passione per le serate trascorse tra dadi, fogli di carta zeppi di statistiche e sopraffine interpretazioni nei panni di un elfo, di un mago o di un rozzo guerriero, è possibile che non abbiate alcuna idea di cosa abbia da offrirvi il capolavoro di Obsidian Entertainment, diretto sequel di un RPG che nel 2015 infiammò il pubblico di appassionati, finendo persino sulla bocca di coloro che solitamente non subivano il fascino del genere.

Inevitabile, del resto, un successo di tale portata per l’originale, possibile grazie al totale rispetto dei canoni e ad una sceneggiatura che dava vita ad una lore quanto mai affascinante e dagli ampi orizzonti narrativi. La magia, come ben sanno gli utenti PC, si è ripetuta quasi immutata nel 2018, con un secondo capitolo che pur non cambiando di una virgola il feeling e il gameplay del capostipite, incontrò l’approvazione dei fan sempre grazie ad una trama intricata al punto giusto, che riprendeva proprio là dove la storia si era interrotta.

Questo, se vogliamo, è il più grande limite di Pillars of Eternity II: Deadfire, dal momento che affonda le sue radici e il suo conseguente sviluppo proprio nel prequel, rendendo estremamente complessa la comprensione di buona parte degli eventi narrati ai neofiti, inizialmente disorientati e trascinati con la forza in un mondo fantasy dominato da divinità piuttosto irascibili e anime la cui esistenza prosegue ben oltre la vita.

 

C’è un utilissimo riassunto delle puntate precedenti, che si interseca con la creazione del proprio avatar, figlio non solo delle scelte estetiche e della distribuzione dei punti abilità iniziali effettuata dal videogiocatore stesso, ma anche, e soprattutto, delle scelte che tentano, in qualche modo, di ricostruire l’intreccio del prequel mai giocato.

Eppure, nonostante il lodevole tentativo di Obsidian Entertainment, reagire in un certo modo alla (ri)apparizione di un personaggio, comprendere la portata di una rivelazione appena confidata al protagonista, non può avere l’impatto, il contraccolpo sperato e voluto dagli sceneggiatori.

Naturalmente, tutto questo discorso non ha alcun valore per i fan di lungo corso. Soprattutto se ancora in possesso dell’ultimo salvataggio effettuato con il prequel, avrete modo di recuperare l’eroe già utilizzato, forgiato dalle scelte compiute in passato.

La creatura di Obsidian Entertainment è un’epopea semplicemente gigantesca

Come qualsiasi RPG vecchio stampo che si rispetti, difatti, Pillars of Eternity II: Deadfire divide l’esperienza in due ambiti complementari ed equivalenti, vale a dire il combattimento e le fasi d’esplorazione e dialogo.

Non c’è l’uno senza l’altro, praticamente, né dovrete forzatamente lottare o conversare per risolvere la stessa situazione. L’ampia libertà decisionale consegnata al videogiocatore è il più grande pregio del gioco, feature che già nella creazione del personaggio ha il suo peso ed influenza non solo il proseguo degli eventi, ma anche l’eventuale approccio alla battaglia e, più in generale, nel completamento delle innumerevoli quest in cui verrete coinvolti.

La creatura di Obsidian Entertainment, al di là delle raffinate e profondissime meccaniche che ne gestiscono il combat system, che potete leggere nel dettaglio nella nostra recensione della versione PC, è un’epopea semplicemente gigantesca, capace di regalare oltre cento ore di continue sorprese, nuovi personaggi con cui interagire, equipaggiamento da recuperare, mappe da esplorare, città in cui rifornirvi.

Pur nella sua mancanza di originalità, l’RPG incanta per come riesce a trascinare il giocatore in un mondo alternativo, luogo in cui affezionarsi a tanti compagni di viaggio, habitat ricco di manufatti portentosi, leggende, avversari da sgominare dopo un’attenta pianificazione delle proprie mosse ed un’accorta analisi dell’equipaggiamento in possesso.

Al di là della profondissima gestione del personaggio, con un’infinità di abilità diverse ed item da selezionare e distribuire tra tutti i membri del party, Pillars of Eternity II: Deadfire tenta di proporsi ad un pubblico più ampio possibile offrendo due sistemi di combattimento. Da una parte, per gli amanti dell’azione, potrete gestire spostamenti e mosse (quasi) in tempo reale. Dall’altra, i videogiocatori più conservatori troveranno i cari e vecchi turni a dettare il ritmo dello scontro.

Il titolo, insomma, è di per sé quasi perfetto, un RPG profondissimo, longevo ed impegnativo. In questo porting per console, tuttavia, qualcosa poteva essere fatto meglio. L’hud, tanto per cominciare, non è assolutamente ottimizzata per fare bella mostra di sé su un normale TV di casa. Scritte piccolissime e schermate affollate, vi costringeranno ad avvicinarvi molto allo schermo. Il sistema di controllo, inoltre, risulta in alcuni casi estremamente macchinoso. Ce lo aspettavamo, vista l’assenza di mouse e tastiera, ma sarebbe stato il caso di architettare delle soluzioni ad hoc che rendessero più snella almeno la navigazione tra i menù.

Infine non si può soprassedere sui numerosi e lunghi tempi di caricamento che spezzettano continuamente la partita. Nulla di così grave, beninteso, ma vista la frequenza con cui cambierete ambientazione e scenario, in certe sessioni passerete molto tempo a fissare tutta una serie di schermate fisse.

Conclusioni

Pillars of Eternity II: Deadfire è un RPG imperdibile anche su console.

Aver giocato al prequel vi aiuterà certamente ad immergervi al meglio nel contesto narrativo in cui è ambientata la vicenda, tuttavia anche i neofiti, pur con più fatica, finiranno per innamorarsi degli scenari che esplorerete, del party di cui prenderete il controllo, dei tanti NPC con cui dovrete interagire.

Profondissimo e ricco di contenuti, tanto più che questa versione propone anche tutti i DLC e le espansioni rilasciate a cadenza regolare su PC, vanta un combat system sfaccettato grazie alla possibilità di scegliere tra tempo reale o uno stile di lotta scandito dai turni.

Non è sicuramente un porting perfetto, perché almeno una hud ripensata per le console sarebbe stato il minimo, ma se amate il genere o ne siete sempre stati attratti, è giunto il momento di imbarcarvi in questa avventura che vi rimarrà per sempre nel cuore.

 

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