PlayLink

PlayLink

PlayLink è finalmente disponibile sulle piattaforme Sony da qualche giorno. Ma di cosa si tratta esattamente? La nuova app di PlayStation vuole aprire il mondo dei videogiochi a chiunque, anche a chi non ha mai tenuto un vero controller in mano. Con questa nuova funzionalità potremo collegare il telefono alla nostra console in un nuovo modo: a differenza dell’app PlayStation, PlayLink permette un accesso interattivo sia alla fotocamera dello smartphone che al touchscreen. L’obiettivo principale di PlayLink è quello di attirare giocatori occasionali offrendo esperienze collettive, quali giochi di società ed esperienze narrative condivise.

Utilizzare PlayLink è molto semplice ed intuitivo. A seconda del gioco che vorremo provare ci sarà un’app dedicata da scaricare direttamente dall’App Store di iOS o dal Play Store di Android. Certo, questo significa che per giocare con otto amici, tutti i partecipanti dovranno scaricare l’applicazione, ma è un’operazione che può essere fatta velocemente e senza ulteriori complicazioni.

1. Dimmi chi sei!

dimmi chi sei

Gli abbonati al servizio PlayStation Plus di questo mese hanno già la possibilità di scaricare gratuitamente questo titolo PlayLink, che rappresenta probabilmente l’esponente più user friendly di tutta l’offerta Sony. Stiamo parlando di un party game che sfrutta gesti e abitudini recenti, come i selfie e gli swipe sullo schermo, per creare una sorta di quiz a risposte multiple. Durante ogni turno di gioco, il sistema porrà alcune domande basate sul modo di fare e sui comportamenti dei partecipanti. Ed è qui che arriva il bello: le domande sono all’apparenza semplici, ma col tempo iniziano a diventare più complesse e sopratutto personali.

Si parte da questioni innocue fino ad arrivare a domande imbarazzanti, che potrebbero creare comunque un qualche genere di tensione anche fra amici, specie se nel vostro gruppo sono presenti persone piuttosto sensibili all’opinione altrui. Scoprire quello che i vostri amici pensano di voi non è sempre piacevole, e potrebbe essere poco divertente anche per gli altri. Pertanto è presente la possibilità di abilitare un filtro apposito che fermerà le domande più ostiche o scomode. Sicuramente si tratta di un modo molto divertente per scoprire come vi vedono i vostri amici, ma premettiamo comunque che è necessario non prendersi troppo sul serio ed avere una buona dose di autoironia per godersi appieno questa esperienza pensata da Sony.

Un modo molto divertente per scoprire come vi vedono i vostri amici

In ogni match di Dimmi chi sei! dovremo passare attraverso cinque turni, e in ognuno di questi il gioco ci proporrà un argomento generico e un tema più specifico. Alcune avranno risposte piuttosto generali, mentre altre riguarderanno in particolare un solo giocatore. Il gioco viene “vinto” in base ai punti che ogni partecipante accumula durante la partita, i quali si guadagnano se gli altri giocatori danno una risposta identica alla nostra. E poi c’è una divertente fase finale durante la quale saremo obbligati a farci un selfie e a passare l’immagine agli altri giocatori, che dovranno seguire un tema suggerito dal gioco (es. diventa un pirata) e modificare la nostra sventurata foto fino a deformarla completamente. Il risultato è davvero esilarante e può davvero rallegrare una serata fra amici.

Wish Studio ha realizzato un party game divertente ed interessante, che dà il meglio di sé se giocato in almeno quattro persone (fino ad un massimo di sei). L’applicazione ha dimostrato anche di essere poco affamata di corrente, dando tregua alla batteria del vostro telefono anche dopo due o tre partite. Ovviamente questo tipo di gioco tende a diventare ripetitivo molto in fretta (specie se giocato con le stesse persone), ma per allietare serate casual è sicuramente la scelta giusta.

2. Singstar Celebration

Singstar celebration

Bentornati su Singstar, IP di Sony che dal 2004 sforna titoli per aspiranti cantanti e appassionati di karaoke. Stavolta, invece di un complicato kit con microfoni a gelato e cavi vari, abbiamo a che fare con un’applicazione dal costo davvero contenuto (19,99 euro) e un’idea all’apparenza intrigante: usare il proprio smartphone come microfono per darci al canto più sfrenato. Per la cifra iniziale avremo a disposizione un parco canzoni piuttosto limitato, con sole trenta tracce cantabili. Il gioco però permette di ampliare il nostro database grazie a poco piacevoli “microtransazioni” che vanno da 1,39 euro per la traccia singola fino ad arrivare a 6,49 euro per un bundle composto da cinque canzoni.

Il gameplay del titolo è chiaramente ancorato al passato, con le solite barre colorate da seguire con la nostra performance canora. La differenza la farà però il dispositivo che stiamo utilizzando come microfono, che se sarà di qualità elevata ci restituirà sicuramente un punteggio maggiore rispetto agli avversari con uno smartphone meno sensibile al suono. E questo vale anche se i nostri compagni sono decisamente più bravi di noi a cantare: un dispositivo di qualità inferiore li condannerà sempre e comunque a scendere dal piedistallo. Inoltre è presente il solito, vecchio difetto della serie: se inizieremo a non seguire il testo e a cercare semplicemente di produrre note più alte o basse per seguire la barra colorata, faremo comunque più punti. Immaginate una stanza con due persone che urlano vocali a caso e avrete il quadro della situazione.

Il gameplay del titolo è chiaramente ancorato al passato

Le trenta tracce sono abbastanza varie, e si passa da Oops I did it Again di Britney Spears a One Way or Another dei Blondie, senza contare i possenti alti di Adele in Hello. Purtroppo, come già ribadito poco sopra, i brani sono davvero pochi, e sarebbe stato probabilmente meglio arrivare a una tracklist di 50 brani alzando di un po’ il prezzo d’acquisto. Purtroppo però è stato scelto un percorso diverso, e se per caso siate amanti dei Bon Jovi dovrete affrontare lo spinoso problema delle microtransazioni per avere la vostra canzone preferita nella lista tracce del gioco.

Insomma, se conoscete bene il marchio Singstar sapete cosa aspettarvi da questo titolo, che ha però alcuni difetti in più rispetto alle “vecchie” controparti. La qualità del microfono presente sul vostro dispositivo inciderà sensibilmente sul vostro punteggio e dovrete fare i conti con lo spendere ulteriore denaro per avere un parco musicale sufficiente a intrattenervi per più di un’ora e mezza. Insomma, Singstar Celebration non ha iniziato col piede giusto su PlayLink.

3. Sapere è Potere

Sapere è Potere

Se avete nostalgia del Quizzone, Wish Studio ha la soluzione che fa per voi: Sapere è Potere è il nuovo titolo di PlayLink che risponderà alle vostre esigenze di party-quiz e allieterà le serate fra amici. Esattamente come tutti i titoli precedenti, anche in Sapere è Potere dovremo scaricare l’applicazione ufficiale sul nostro smartphone e ovviamente acquistare il gioco, che è proposto al prezzo budget di 19,99 euro. Dovremo successivamente inserire un nickname e scegliere un avatar di gioco fra i più disparati: il titolo ci mette a disposizione diversi omini stilizzati con i più buffi costumi per identificare il nostro giocatore.

La struttura di Sapere è Potere è apparentemente semplice: dodici round con altrettante domande con risposte multiple provenenti da argomenti di cultura generale, film e TV e sport. Il gioco premia non solo la risposta esatta al quesito proposto ma anche la velocità con la quale quest’ultima viene inserita dai concorrenti. Il gameplay di questo party game è interessante, e darà il meglio di sé con quattro o più amici a competere. Fra un round e l’altro è possibile votare fra quattro categorie di domande proposte (anche se la scelta sarà comunque limitata a categorie similari a quella precedente) e affrontare i propri amici ad una serrata sfida all’ultima risposta.

Il gameplay di Sapere è Potere è interessante

Inoltre, è possibile utilizzare una serie di Malus da scagliare contro i propri avversari durante la partita, per rendere le cose ancor più interessanti e divertenti. Ad esempio, potremo dar fastidio ai nostri amici lanciando della melma sul loro schermo per costringerli a pulirlo prima di rispondere. Oppure c’è la possibilità di lanciare alcune bombe esplosive, bloccare le risposte con un attacco congelante e via dicendo. Insomma, questo stratagemma varia il gioco, è divertente e stimola competizioni e piccole vendette in stile “Mario Kart”.

A spezzare il ritmo ci pensano alcuni intermezzi che ci vedranno impegnati ad associare le risposte corrette in tempo reale. Sapere è Potere è sicuramente uno dei titoli più abbordabili di PlayLink, vuoi per la struttura semplice ma intrigante, vuoi per l’esperienza di gioco immediata e facilmente fruibile da un ampio bacino di utenza. Più in generale, è probabilmente uno dei titoli più riusciti per la nuova modalità di gioco pensata da Sony.

4. Planet of the Apes: Last Frontier

Planet of the Apes: Last Frontier

Cesare è tornato, ancora una volta interpretato dal maestro dei mille volti Andy Serkis. La saga cinematografica è molto popolare e conosciuta dal pubblico mainstream, specialmente negli ultimi tempi. Il reboot partito nel 2011 da “L’Alba del Pianeta delle Scimmie” ed arrivato ai giorni nostri con “The War – Il Pianeta delle Scimmie” si è dimostrato capace di intrattenere una vasta porzione di audience, ma stiamo comunque parlando di un prodotto nato esclusivamente come medium cinematografico. Replicare quel successo con un videogioco interattivo era un’impresa alquanto ardua, nella quale Imaginati Studios ha voluto comunque cimentarsi. Gli sviluppatori inglesi hanno pensato ad un modello che potesse essere il più affine possibile allo stampo hollywoodiano, ed hanno quindi optato per un sistema di sviluppo della trama a bivi e scelte multiplePlanet of the Apes: Last Frontier è arrivato sulle nostre PlayStation con un’esperienza di gioco che “scimmiotta” (passateci il gioco di parole) quello dei più famosi giochi Telltale Games.

Il primo impatto con Planet of the Apes ricorda infatti i titoli più moderni dello studio di San Rafael, con l’eccezione di un comparto grafico davvero notevole (ma spesso instabile). Questa impressione si affievolisce però praticamente subito, perché a differenza dei titoli Telltale, Last Frontier è molto meno profondo e sviluppato, tanto da farci dubitare d’essere un vero e proprio videogioco (rivelandosi in realtà filmato interattivo). La storia si sviluppa infatti sulla base di sequenze animate da un sistema di motion capture molto simile a quello utilizzato per la serie cinematografica, che sicuramente è in grado di dare un’ottima resa visiva ma lascia al giocatore una crescente sensazione di impotenza narrativa. Nessun rompicapo, nessuna fase esplorativa: solamente una sequenza di scene animate con decisioni da prendere saltuariamente.

Planet of the Apes: The Last Frontier è solamente una sequenza di scene animate con decisioni da prendere saltuariamente

La sceneggiatura riprende inizialmente lo stesso incipit della controparte cinematografica. I protagonisti di questa avventura sono infatti due gruppi distinti di sopravvissuti, sia umani che scimmie, che dovranno intrecciare le loro storie per assicurarsi un futuro. Per chi ha seguito la serie hollywoodiana, ci saranno alcuni riferimenti e alcuni cameo riconoscibili, come quello della scimmia Koba e di Cesare stesso. Le vicende che vedremo a schermo sono suddivise attraverso cinque capitoli della durata complessiva di circa due ore e mezza, durante le quali saremo chiamati a prendere decisioni più o meno incisive sulla trama generale. Purtroppo però il titolo sembra spesso e volentieri andar contro la volontà del giocatore, ribaltando le vostre scelte con una facilità incredibile anche cinque minuti dopo la vostra decisione. Questo tipo di confronto piuttosto imperativo con la volontà del giocatore giocatore rende l’esperienza piuttosto frustrante e quasi esclusivamente spettatoriale.

Si ha la sensazione che Jess e Bryn, protagonisti del titolo, abbiano una capacità decisionale davvero limitata e ribaltabile praticamente in qualunque momento per esigenze di sceneggiatura. Arrivati ai titoli di coda ci saranno ben poche motivazioni che ci spingeranno a rigiocare questa brevissima avventura, e riguardano tutte la possibilità di scoprire qualche finale alternativo. Insomma, Planet of the Apes: The last Frontier sa tanto di occasione persa, un titolo che sembra più un mero esercizio di stile che non un vero e proprio videogioco.

5. Hidden Agenda

Hidden Agenda

Supermassive Games è uno studio esperto nel creare esperienze basate sulla narrazione, e dai creatori di Until Dawn non ci si poteva aspettare nulla di meno di un titolo basato fortemente sulla diversificazione delle scelte in una trama interessante. Hidden Agenda è il loro primo lavoro dedicato a PlayLink, un titolo che sicuramente spicca nell’offerta proposta da Sony. Anche in questo caso dovremo scaricare l’applicazione dedicata sullo smartphone prima di iniziare la nostra avventura, e poi assieme a qualche amico saremo pronti per addentrarci nella inquietante storia di Hidden Agenda. La talentuosa Katie Cassidy (Arrow) presta viso e corpo all’agente Marby, una detective caparbia e decisa a catturare uno spietato serial killer bombarolo che porta il sinistro nome del “manipolatore”. Toccherà a noi, dal nostro fedele smartphone, aiutarla a sbrogliare il caso una volta per tutte e assicurare il manipolatore alla giustizia.

Per giocare a Hidden Agenda è consigliato trovarsi in compagnia di quattro amici (ma il titolo supporta da 1 a 6 giocatori), in modo da avere sufficiente varietà di opinioni per prendere le decisioni più importanti. A differenza di Until Dawn, le risposte possibili saranno ridotte a due, eliminando le possibili implicazioni morali di una scala di grigi e lasciando una risposta “buona” ed una “cattiva” come le uniche scelte praticabili. Ovviamente questo stratagemma di gameplay è volto a premiare l’azione corale del gruppo più che favorire l’esperienza del singolo giocatore: ricordate infatti che Hidden Agenda è un prodotto creato apposta per essere giocato fra amici, e utilizzarlo da soli svilisce un po’ le potenzialità del prodotto. Le modalità proposte dal titolo di Supermassive Games sono due: una cooperativa, dove dovremo risolvere il caso insieme ai nostri compagni, ed una competitiva, dove a qualcuno di noi verrà dato un compito segreto (una Hidden Agenda, appunto, ndr) da perseguire per influenzare la trama e ottenere l’esito richiesto dal nostro obiettivo.

Un titolo che spicca nell’offerta proposta da Sony PlayLink

Per movimentare un po’ il gameplay, Supermassive ha introdotto diversi intermezzi dove le scelte sono affidate in esclusiva ad un giocatore in particolare votato in precedenza da tutto il gruppo: ad esempio colui che secondo noi reagisce meglio sotto pressione o è considerato il più affidabile. In altri momenti dovremo essere svelti e cercare delle prove o degli indizi particolari all’interno di una determinata zona, muovendo il cursore con il touchscreen del nostro dispositivo. Il tutto è finalizzato a fare punti e sconfiggere così i nostri amici, esclusivamente nella modalità competitiva.

Hidden Agenda è sicuramente uno dei prodotti più completi per PlayLink oggi disponibili, anche se per risultare appetibile ad una maggiore fetta di pubblico il titolo di Supermassive Games sacrifica profondità e durata. Nonostante la storia sia interessante e divertente, risulta sicuramente meno articolata di quella vista in Untile Dawn, oltre che a rivelarsi estremamente più corta: sarà possibile completare il gioco in due ore e mezza, e rigiocare lo scenario per scoprire finali diversi può rivelarsi interessante solamente una o due volte. Rimane comunque un esperimento interessante, forse non riuscito al 100% ma che centra l’obiettivo di intrattenere anche chi non si è mai approcciato ad un titolo videoludico.