Il PlayStation Showcase del 24 maggio, che abbiamo commentato in diretta sul nostro canale Twitch, ha generato un nugolo di pareri contrastanti ed in certi casi estremamente discordanti tra loro. Un mix di delusione e placida accettazione, frustrazione e composta soddisfazione, preoccupazione e comprensione di un periodo sicuramente complesso, difficile, che accomuna (quasi) tutti i player in ballo.
A dividere di netto le due fazioni, non poteva che esserci Metal Gear Solid Delta, presentato a sorpresa con un trailer, ora pietra dello scandalo, ora vero annuncio bomba che ha esaltato i tanti che, dopo innumerevoli rumor e voci di corridoio, hanno finalmente visto realizzarsi un sogno che custodivano da tempo. Tralasciando qualsiasi discorso relativo all’autorialità, disamine estetiche che necessiterebbero una giusta trattazione a parte e che non potrebbe che incentivare un dialogo virtualmente infinto e senza risposte definitive, va da sé che la produzione Konami fotografi almeno in parte lo stato di salute dell’industria dei videogiochi, un’industria che a fronte di dati vendita da capogiro, almeno per quanto riguarda i così detti Tripla A sembra in debito d’ossigeno. Fortemente in debito d’ossigeno.
Del resto, se per salvare una conferenza dall’insoddisfazione degli insoddisfatti, e scusate il gioco di parole, bisogna arroccarsi attorno a mezz’ora di gameplay di Marvel’s Spider Man 2 e ad un remake, probabilmente qualche problema c’è davvero.
Da una parte, è innegabile, l’asticella delle pretese di una fetta di videogiocatori è ingiustificatamente alta, ancora settata ai bei tempi andati in cui l’E3 rappresentava quasi l’unico momento dell’anno in cui i publisher avevano l’occasione per svelare al mondo i loro progetti più importanti. L’abbuffata, il ricco banchetto di quell’epoca non esiste più, letteralmente tra l’altro, sostituito dal brunch, dall’aperitivo, dalla merendina, dall’assaggino, da una serie di mini-conferenze, ovviamente senza un evento fisico aperto al pubblico, in cui si mostrano tante piccole cose e ci si riserva la possibilità di dare spazio al massimo ad un paio di progetti dalle dimensioni e dall’impatto più notevole.
Oggi, in realtà, ci sono molti più annunci nell’arco di un anno, di quanti non ce ne fossero in passato. Ma sono molto più diluiti e, fattore tutt’altro che secondario, per lo più si tratta di produzioni che hanno bisogno di molti più anni ai box, prima di poter esordire sul mercato.
Sì, perché se è vero che le pretese dei fan a volte non tengono conto dei tempi passati, né dell’effettiva ampissima scelta di cui godono, d’altra parte è anche vero che la coperta dell’industria videoludica si sia visibilmente accorciata.
Anche volendo non ascrivere all’elenco delle prove lanci disastrosi come quello vissuto da Cyberpunk 2077, che finalmente ripulito da tutti i bug potete acquistare da GameStop, che in qualche modo certificano comunque una serpeggiante difficoltà riscontrata da più parti nell’industria, di sicuro la difficoltà di Microsoft nel rimpolpare la softeca della sua console, pur a fronte dell’ampia e promettente campagna acquisti compiuta nei mesi scorsi, la dice lunga su come non sia affatto facile, di questi tempi, concepire, sviluppare e far esordire un titolo di un certo calibro.
A conti fatti, del resto, stiamo ancora giocando a prodotti cross-generazionali o solo parzialmente realizzati per sfruttare appieno le architetture di PlayStation 5 e Xbox Series X che, nel mentre, si apprestano a compiere tre anni di vita. Forza Horizon 5, Flight Simulator, Returnal, Burning Shores, DLC di Horizon Forbidden West, e poco altro. C’è davvero poco altro che possa realmente definirsi next-gen.
Finché si trattava solo di Microsoft, tuttavia, si poteva anche concludere che fosse un mix di fattori avversi. Il gap creatosi con Xbox One, riorganizzazioni interne irrinunciabili dopo le acquisizioni, la necessità di concepire esperienze davvero strabilianti e perfezionate in ogni dettaglio, proprio per ribaltare il predominio quasi assoluto di Sony. Sono tante le motivazioni che spiegherebbero e giustificherebbero il ritardo e la reticenza del publisher americano nel mostrarci, quantomeno mostrarci non lanciare sul mercato, i prossimi Gears of War, il prossimo Fable, il prossimo Perfect Dark, il prossimo The Elder Scrolls.
Se anche l’azienda nipponica inizia ad arrancare, tuttavia, qualche domanda è lecito porsela. Perché se nei prossimi mesi rischiamo di ritrovarci con il solo Marvel’s Spider-Man 2 e con il remake di un vecchio gioco, per altro in uscita anche su Xbox, va da sé che la percezione di questo PlayStation Showcase, che in effetti aveva il dovere morale di mostrare qualche esclusiva in più, non può essere completamente positiva.
Senza nulla togliere a progetti come Sword of the Sea, Dragon’s Dogma 2, Alan Wake 2, Neva e Marathon, tutti comunque multipiattaforma, è effettivamente mancata la zampata, il colpo di reni, la vera sorpresa roboante. Tutto questo, ovviamente, senza contare PSVR 2, acquistabile da GameStop, che nonostante alcuni giochi mostrati e presentati, sembra sia stato già messo almeno momentaneamente in secondo piano nelle strategie di Sony. Ulteriore segnale che conferma la fatica del publisher a dare la giusta dose di attenzioni a tutti i suoi asset (e in questo senso la mente corre anche alla sfortunata PS Vita).
Se due indizi fanno una prova, anche se di indizi ne abbiamo molti di più, verrebbe da dire che ad oggi sviluppare un tripla A sia un’operazione talmente tanto complessa e dispendiosa che il “modello GTA” potrebbe diventare la regola: un episodio, un grande gioco, massimo due all’anno, con tutta una serie di produzioni minori, a cui segue a traino la scena indie fortunatamente, a sopperire al bisogno di novità dei videogiocatori di tutto il mondo.
In questo scenario parzialmente pessimistico, Nintendo gongola. E forse non a caso, visto che ha ben deciso di puntare su un hardware ancora gestibile, sebbene anche la Grande N già da qualche tempo abbia visto lievitare e non poco i tempi di gestazione delle sue, invero sempre curatissime, creature.
Non ci resta che gioire di fronte all’ennesimo annuncio remake insomma. Pratica di per sé tutt’altro che deprecabile, perché con i ricordi non si scherza e la nostalgia ha pur sempre il suo valore, ma segno che di produzioni “tappabuchi” il mercato ne ha un gran bisogno mentre dietro le quinte si lavora, lentamente, al successivo kolossal.
Da questo punto di vista, il ricorrere alle I.A., che in realtà già danno una bella mano agli sviluppatori di tutto il mondo, potrebbe rappresentare la svolta, strumento imprescindibile per accorciare i tempi di sviluppo e far sì che GTA 7, sì stiamo pensando sul lunghissimo periodo, non esca davvero tra vent’anni.
Per il momento restiamo con il bilancio di un PlayStation Showcase riuscito a metà: certo ricco di giochi dalle ottime potenzialità, ma quasi del tutto privo di quel quantitativo di esclusive a cui siamo stati abituati negli ultimi anni. Anche la coperta di Sony inizia ad essere corta? Forse sì, e questo potrebbe essere un problema non solo per l’azienda nipponica, ma anche per tutti noi.
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