In pochi si aspettavano un annuncio riguardante il successore di PlayStation VR, versione nuova di zecca che, come è lecito aspettarsi, offrirà un’esperienza migliore, più convincente e coinvolgente; salto generazionale sottolineato anche dal nuovo controller, probabilmente venduto in bundle ma ancora avvolto nel mistero, che affiancherà quel DualSense a cui pur deve e dovrà molto in termini di feature e standard tecnologici.
Che Sony stesse lavorando ad un nuovo visore, infatti, era tutt’altro che scontato, eventualità certo interiorizzata dalla consuetudine delle cose, ma per nulla confermata da indizi e proclami della stessa azienda nipponica.
Anzi, a ben vedere, la sensazione era proprio quella di uno sviluppo hardware fermo al palo, un immobilismo, che lasciava presagire un definitivo abbandono del progetto, confermato sia dai mancati annunci di titoli di un certo peso per l’add-on ormai da tempo, sia, soprattutto, dalla distribuzione gratuita, per tutti gli acquirenti di PlayStation 5, dell’adattatore per la vecchia PlayStation Camera, periferica indispensabile per utilizzare il visore.
Giocate con quello vecchio, perché un nuovo non si sa se ci sarà. Era questo che stava suggerendo Sony ai cinque milioni di utenti che, invece, nella realtà virtuale targata PlayStation VR hanno creduto.
A distanza di qualche giorno dal colpo di scena, è doveroso offrire una diversa chiave di lettura a tutta la situazione, proprio a partire dalla generosa distribuzione a titolo gratuito dell’adattatore, non solo un gesto per contraccambiare la fiducia della propria fan base, non più un amarognolo canto del cigno di un progetto che avrebbe trovato ben poco spazio nella next-gen, quanto un’opportunità in più per tenere viva la propria voglia e fame di esperienze in realtà virtuale, in attesa di nuovi progetti, spinti e sorretti da un hardware ben più performante e all’altezza dell’agguerrita concorrenza che, tuttavia, continua a giocare un campionato a parte.
Del resto, il punto di forza di PlayStation VR risiedeva proprio nel suo prezzo relativamente abbordabile, compromesso che rendeva tutto sommato sopportabile l’evidente e ampio gap tecnologico, soprattutto in termini di risoluzione, nei confronti di HTC Vive e Oculus Rift. La periferica di Sony si è infatti presentata al grande pubblico come l’entry level della VR, investimento non esagerato, che a patto di collegare qualche cavo di troppo non pretendeva nessun’altra fatica da parte dell’utente in termini di settaggio e funzionamento.
Accessibilità è stata la parola chiave, un autentico paradosso se si pensa che questa tecnologia persino fisicamente è difficile da digerire, come testimonia la chinetosi sofferta da tantissimi, costretti ad interrompere la propria partita già dopo pochi minuti.
Per alcuni il treno della realtà virtuale è passato già da un bel pezzo, trend fallito all’indomani della (relativamente) timida risposta del grande pubblico a Resident Evil 7 biohazard (alla sua componente VR beninteso), ma anche a Ace Combat 7: Skies Unknown, tra i (pochi) brand di un certo peso che in modo più o meno intensivo hanno scommesso sulla tecnologia.
Del resto, a ben vedere, da quel momento in poi sono mancate grosse novità sul fronte PlayStation VR, con la realtà virtuale che ha continuato a vivacchiare, sotto traccia, solo in ambito PC, con il lancio di nuovi visori, certo, ma anche in assenza di grossi scossoni, non fosse stato per Half-Life: Alyx. Sviluppare un gioco in realtà virtuale è parecchio dispendioso in termini di tempo e budget e non c’è alcun dubbio che l’attuale instabilità dovuta alla pandemia che stiamo combattendo abbia ulteriormente scoraggiato un settore che arrancava già da prima.
L’annuncio di questo PlayStation VR 2.0 rimette tutto in ballo, considerando che la forza del marchio potrebbe convincere tanti scettici a dare finalmente una chance alla realtà virtuale, soprattutto se il sopracitato controller, imparando davvero qualche lezione impartita da Nintendo, permetterà la realizzazione di esperienze uniche, irripetibili al di fuori del contesto in cui sono state concepite.
La VR non è morta e non se n’è mai andata da quando persino Facebook ha iniziato a crederci. Indiscutibilmente, complice, e non a caso, il calo di interesse dimostrato da Sony stessa, la scena sembra ristagnare, ricondotta ad una ristrettissima cerchia di appassionati che continuano a lodarne i pur evidenti pregi.
Manca una data di lancio di PlayStation VR 2.0, così come qualcosa di concreto a cui aggrapparsi. Eppure, già solo sapere che esiste e si farà, ci ha fatto tornare una gran voglia di indossare il visore e immergerci in mondi digitali da esplorare in prima persona. Chissà, magari questa volta avremo finalmente un grande tripla A, longevo e realizzato con tutti i crismi, ad accompagnare il lancio dell’add-on di Sony.
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