Pocket Operator PO-32 Tonic – Recensione

Son passati circa sei mesi da quando vi abbiamo parlato del PO-20 arcade, un congegno dalle sembianze di una calcolatrice, ma che in realtà è uno strumento musicale, nel dettaglio, un sintetizzatore elettronico. Nonostante noi ci occupiamo prevalentemente di videogiochi, le sonorità arcade/videogiochi anni ’80 che contraddistinguono quel modello ci hanno inizialmente attirato e poi letteralmente catturato, al punto da ritrovarci qui a parlarvi dell’ultimo nato in casa Teenage Engineering, il PO-32 tonic.

In questi mesi abbiamo approfondito la nostra conoscenza sulla produzione di musica elettronica, abbiamo sperimentato qualche altra soluzione come il Korg DSN-12 per Nintendo 3DS ed abbiamo iniziato ad usare qualche DAW (Digital Audio Workstation), ma siamo giunti ad una conclusione: nulla è divertente e coinvolgente come suonare uno strumento vero, su cui premere tasti, girare manopole, collegare cavi ed ascoltare in tempo reale quello che stiamo creando. È per questo che i pocket operator rappresentano sia un primissimo passo verso la produzione musicale, che uno strumento che chiunque può imparare ad usare e con cui si può divertire, anche se (come noi) non ha alcuna base di teoria musicale. Magari si inizia premendo tasti a caso, mixando i pattern preesistenti, aggiungendo effetti e suoni in tempo reale; poi si creano i primi pattern personalizzati, finendo per realizzare veri e propri progetti, utilizzando anche più pocket operator connessi tra loro. Uno dei motivi per cui ci ritroviamo a recensire il PO-32 tonic è per dirvi come estendere le potenzialità del PO-20 arcade e creare progetti più complessi (e completi), ma probabilmente se siamo qui a scriverne è soprattutto perché anche in questo caso abbiamo tra le mani (in tutti i sensi) un altro aggeggio dannatamente divertente.

Partiamo dal nome, tonic, che deriva da Microtonic vst di Sonic Charge, un’interfaccia software, una drum machine virtuale attraverso cui si possono creare suoni di batteria e percussioni e con cui il PO-32 può collegarsi per scambiare suoni: la grande novità di questo pocket operator è infatti la presenza di un microfono attraverso il quale può ricevere nuovi suoni, cosa che rende praticamente illimitate le sue potenzialità. In questo modo, nonostante siano già presenti 16 suoni diversi, ognuno modulabile con le manopole dedicate (knob), potremo creare altri suoni via software su PC e trasferirli poi sul pocket operator (in modalità wireless o via cavo). Microtonic è stato incluso nel bundle di preordine del device, con un prezzo di poco maggiorato rispetto a quello attuale, ma ormai bisogna comprarlo separatamente se si vogliono sfruttare queste caratteristiche; magari la versione di prova di 3 settimane può essere la soluzione ideale per capire se fa o meno al caso vostro.

Non ne eredita però solo parte del nome, perché il PO-32 tonic è a tutti gli effetti una drum machine, un sintetizzatore analogico che riproduce suoni di casse, rullanti, tom e piatti, oltre ad altri suoni similari. Non è quindi, come nel caso del modello arcade, una macchina “completa” capace di creare sia una base che una melodia, con tanto di accordi, ma “si limita” a creare la base ritmica. Facciamo un piccolo passo indietro, specificando che l’ormai numerosa famiglia di pocket operator (questo è il settimo) è suddivisa per tipologie (drum machine, bass line, melody, etc), in pratica ognuno è designato per svolgere un determinato ruolo e per riprodurre determinati suoni; l’ideale sarebbe metterli insieme per ottenere dei risultati il più complessi possibile. Tuttavia ognuno può essere utilizzato indipendentemente e permette di creare dei veri e propri pezzi musicali, anche perché quelli di Teenage Engineering riescono a mettere sempre qualche variazione sul tema principale del device, capace di riempire le parti mancanti. Ad esempio nel PO-28, che è un modello dedicato alla creazione di melodie, c’è anche inclusa una piccola drum machine, cosa che lo rende a suo modo completo ed indipendente. Stessa cosa era per l’arcade, e naturalmente anche in questo modello non mancano le variazioni, senza contare il fatto che con la possibilità di ricevere nuovi suoni da Microtonic, le possibilità sono praticamente illimitate.

Noi ci limiteremo a parlarvi di quello che offre il PO-32 così com’è, uscito dalla sua spartana confezione dorata, che include solamente il manuale d’istruzioni (in inglese, svedese e giapponese) e, raffigurate all’interno della stessa, le istruzioni basilari per iniziare ad usarlo ed una simpatica “storia” su come è nato il device. Così come tutti gli altri pocket operator, viene venduto in versione “barebone”, ossia privo di un case, con chip e collegamenti elettronici visibili: esiste anche un case (al prezzo di 39 euro) ma noi lo preferiamo così, col suo stile unico, alternativo ed inconfondibile. Nel piccolo schermo LCD vengono illustrate tutte le informazioni utili, come il tempo che si sta usando, il suono ed i suoi parametri, la modalità attiva, etc etc. In questo caso la vignetta coreografica stile Game & Watch che contraddistingue ogni modello, rappresenta un bar con un bancone a cui si servono drink (probabilmente dei gin-tonic): il suo valore è puramente estetico, bensì i personaggi sullo schermo reagiranno ai vostri input. Come già detto, una delle novità è il microfono che si trova in alto a destra, oltre alla linguetta “lock” che si trova alla sinistra dello schermo e che consente di appunto “bloccare” i suoni creati, per evitare che possano essere sovrascritti in qualche modo. Nel retro troviamo sempre lo slot per le due mini stilo necessarie per alimentarlo (le quali durano uno sproposito), che copre il relativamente potente altoparlante integrato, e lo stand metallico che permette di tenerlo inclinato e di ammortizzare le sollecitazioni quando poggiato su un piano.

Le vere soddisfazioni arriveranno quando inizierete a registrare i vostri pattern personalizzati, quando, insomma, inizierete a fare musica

Nella parte frontale, per quanto ad un primissimo sguardo da parte di chi non ha mai visto un pocket operator, i tasti possano sembrare tutti uguali e confusionari, ritroveremo la tipica disposizione di questi device. I primi tre tasti orizzontali in alto sono quelli che permettono di selezionare il suono, il pattern ed i bpm (battiti per minuto). Subito accanto troviamo le due manopole (knob) che permettono di regolare i sound parameters, così come ad esempio i bpm. Scendendo in verticale, nel lato destro troviamo il tasto che solitamente è quello peculiare di ogni modello: in questo caso si tratta del tasto ACC, il quale amplifica i suoni se premuto in contemporanea con essi. Se quindi riprodurremo il suono di un tom premendo anche questo tasto, sarà come se nella realtà l’avessimo colpito con più forza con la bacchetta. Scendendo troveremo i soliti tasti FX (per inserire gli effetti speciali) ed il tasto Play e Write (REC).

I restanti 16 tasti sono dedicati ai suoni riproducibili e sono divisi in quattro linee verticali, per classe/tipologia: nella colonna più a sinistra troveremo i suoni più forti, come quello della grancassa, andando poi verso destra ci saranno i rullanti, i piatti ed infine altri effetti come il clap o le campane. Tutti questi suoni sono modulabili attraverso i due knob, il che in termini pratici vi permetterà di riprodurre un range di sonorità piuttosto ampio, il tutto a favore della vostra creatività. Noi ad esempio siamo riusciti a ricavare un suono simile ad una chitarra distorta da uno dei suoni disponibili, cosa che ci ha permesso di creare delle basi in qualche modo rockeggianti. È proprio grazie ad alcuni di questi suoni che il PO-32 tonic riesce ad essere comunque indipendente, dando la possibilità a chi lo utilizza di “suonare” delle basi che funzionano e sono orecchiabili anche “stand alone”. I 16 suoni potranno essere riprodotti semplicemente premendoli nella sequenza che volete, in modo da farvi familiarizzare con essi ed anche abbozzare qualche possibile pattern.
Nel device trovate già 16 pattern pre-registrati, i quali vi danno un esempio di cosa potete realizzare con quei suoni. Così come è stato per noi, il primo passo sarà proprio quello di premere play e passare da un pattern all’altro, magari mettendoli in sequenza (se ne possono creare catene da 64) ed usando i vari effetti FX per metterci la vostra impronta.

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Per quanto questa sia la cosa più semplice ed immediatamente tangibile che possiate fare con il PO-32, le vere soddisfazioni arriveranno quando inizierete a registrare i vostri pattern personalizzati, quando inizierete quindi a fare musica.
Con questo modello forse più che con gli altri, è davvero intuitivo creare qualcosa che “funzioni” e più volte ci siamo ritrovati con delle basi ritmiche interessanti, partendo dal semplice “cazzeggio” con tasti premuti quasi a caso, e magari sistemando giusto qualcosina successivamente. Registrare è molto semplice: prima di tutto dovrete selezionare un pattern e cancellarne il contenuto. Fatto questo le strade sono due: registrare in tempo reale, oppure utilizzare il sequencer. Tranquilli, entrambe le opzioni sono più semplici di quel che sembrano. Per registrare in tempo reale vi basterà tenere premuto il tasto Write e quindi riprodurre i suoni che volete registrare: giustamente avendo un dito impegnato su quel tasto, non potrete realizzare chissà quali sequenze, ma una volta registrato un suono e premuto il tasto play, il suono registrato inizierà ad andare finché non fermate la riproduzione. Questo vuol dire che potrete registrare altri suoni in tempo reale, partendo dal primo e seguendo quel ritmo. È proprio in questo modo che come vi dicevamo poco fa, è possibile ottenere risultati inaspettati da tasti premuti in maniera un po’ meno ragionata, proprio per questo è un esercizio che vi consigliamo di fare, per non restare “vincolati” alle vostre idee ritmiche e creare qualcosa al di fuori dei vostri schemi. Tuttavia i pattern creati in tempo reale, possono comunque poi essere editati attraverso il sequencer, che resta lo strumento più oculato per arrivare ad un risultato il più vicino possibile a ciò che avete in mente. Il sequencer consente di mettere appunto in sequenza i suoni, secondo degli spazi predefiniti ed ordinati, selezionando esattamente quando far suonare un particolare suono o strumento. Inoltre potremo registrare e mantenere nella sequenza sia i sound parameters, ottenuti ruotando i due knob, creando interessanti variazioni, sia gli effetti speciali FX, per dare ulteriore spessore e personalità alla base.
A proposito di effetti, ce ne sono 16 in tutto, ognuno per ogni tasto dedicato ai suoni ed alcuni di questi cambiano totalmente il tipo di suono riprodotto: possono essere utili quindi sia suonando live, che per, appunto, variare parti o l’intero pattern che avete creato.

Come avete letto, le possibilità sono davvero molte, un limite però c’è in questo PO-32, a prescindere dalla modalità che userete per registrare i pattern: non possono essere riprodotti in contemporanea suoni della stessa classe verticale da 4. Questo significa che se una sequenza è già occupata da 16 suoni hi-hat ed andrete ad aggiungere il suono di un altro piatto, questo sovrascriverà/coprirà i suoni dell’hi-hat per la sua durata. Questo resta però, forse, l’unico vero neo del PO-32, se così possiamo realmente chiamarlo, visto che è aggirabile utilizzando Microtonic e disponendo i suoni che avete bisogno di usare in contemporanea sulle diverse “classi”.
Quello che abbiamo, ed è letteralmente il caso di dirlo, tra le mani, è una fantastica drum-machine, con un prezzo relativamente basso (99 euro), che offre davvero infinite possibilità se pensiamo al fatto che potremo caricarci un’infinità di suoni attraverso il software Microtonic vst di Sonic Charge. Tuttavia noi non ci siamo addentrati ancora nel software e ci siamo limitati ad utilizzare i suoni preesistenti, realizzando già così decine di pattern interessanti, ma soprattutto divertendoci.

Ma a chi è dedicato questo device? È realmente qualcosa di utile? Vale la pena spendere quei soldi o sarebbe meglio usarli per comprare qualcosa di più “videoludico”? È questo il modello giusto con cui iniziare? Siamo sicuri che queste e tante altre domande stanno ronzando nella mente di chi non si è ancora addentrato in questo mondo, e quello che possiamo dirvi spassionatamente, è che non esistono risposte uguali per tutti, ma che allo stesso tempo se siete arrivati a leggere fin qui, forse dovreste porvele queste domande, e cercare delle risposte. Prima di chiudere proveremo comunque a rispondervi, basandoci sulla nostra personale esperienza.

Non sempre è oro ciò che luccica, ma nel caso del PO-32 tonic si tratta di oro purissimo

Il PO-32 è dedicato sicuramente a chi ha già un altro pocket operator, o altri device analogici con cui può essere sincronizzato, a maggior ragione se quest’ultimi sono più incentrati sulla parte melodica. È però dedicato anche a chi ha sempre ammirato quei talenti capaci di fare il beat-box con la propria bocca, ma che dopo qualche tentativo ha capito che non è così semplice come sembra. In questo caso i suoni li produrrete con le vostre mani, ma vi assicuriamo che i risultati saranno senza dubbio più soddisfacenti. Se in generale amate la musica elettronica, questa è infine l’occasione per esprimervi, senza la necessità di avere basi musicali teoriche.

Utile? Qui la cosa è davvero relativa, perché utile potrebbe esserlo per chi produce musica per lavoro o per chi lo fa per passione, per gli altri potrebbe anche essere solo un passatempo, ma questo non vuol dire che si tratti di qualcosa di inutile.
99 euro non sono tanti, ma certo, nemmeno pochissimi. Se vogliamo fare un paragone in termini videoludici, la “giocabilità” dei pocket operator in generale, ma in particolare di questo, è ad altissimi livelli; ed anche la longevità potrebbe esserlo, a seconda della persona e dell’utilizzo che se ne fa. L’entertainment che è alla base dei videogiochi in generale c’è, e potrebbe anche essere in multiplayer a seconda delle circostanze, se pensate di suonare insieme agli amici. Certo, costa qualcosina in più rispetto agli altri modelli, ma per quello che offre questo gingillo, in particolar modo ci riferiamo alla possibilità di caricare nuovi suoni, 99 euro sono davvero pochi, ed il PO-32 li vale tutti.
Se ormai vi trovate davanti alla domanda su quale sia il pocket operator con cui “iniziare”, il nostro pensiero è che dipende principalmente dalle sonorità/strumenti che più vi attirano (se ad esempio avete sempre sognato di avere una batteria, il PO-32 è perfetto). Tuttavia continuiamo a credere che il più completo di tutti, quello che vi permette di creare dei pezzi il più “finiti” possibile, sia il PO-20 arcade, che ha davvero tutto: drums, melodia, accordi, effetti speciali e soprattutto le sonorità videoludiche degli anni ’80 che visto che ci leggete su GameSoul, quasi sicuramente amate. Tra l’altro costa anche leggermente meno (69 euro) e rappresenta uno strumento completo ed accessibile.
Qui sotto trovate un video di Red Means Recording, canale YouTube che apprezziamo molto e che ha realizzato questo video introduttivo al PO-32, il quale vi aiuterà a capire ancora meglio di cosa parliamo. Noi adesso ci mettiamo al lavoro per creare qualche base da utilizzare nei nostri prossimi video.

Conclusioni

Non sempre è oro ciò che luccica, ma nel caso del PO-32 tonic si tratta di oro purissimo. La confezione dorata sta proprio ad indicare che questa simil-calcolatrice ha raggiunto un livello altissimo, rapportato sempre al prezzo e alle dimensioni. Questo settimo pocket operator è una vera e propria drum-machine in miniatura e ci aveva colpito sin dal suo annuncio, anche se diversi aspetti non ci erano del tutto chiari. Da quando l’abbiamo ricevuto, ogni giorno il nostro amore per questo concentrato di tecnologia è cresciuto, al punto che di tanto in tanto ne approfittiamo per suonare qualche beat e staccare per 5 minuti dalla routine: una sorta di caffè/sigaretta musicale.

Il PO-32 mantiene tutte le caratteristiche che abbiamo amato nei “fratellini“ ma porta con sé anche l’esperienza e la qualità maturata nei mesi da Teenage Engineering, la quale mette in questo modello forse il massimo che si può: la possibilità dell’utente di rinnovarlo all’infinito. Grazie al software da cui prende il nome (Microtonic vst, venduto separatamente), potremo trasferire ed assegnare nuovi suoni ad ogni tasto, rendendo praticamente illimitate le possibilità creative.

Pur non tenendo conto di quella che è la feature che lo contraddistingue, il PO-32 resta un’ottima drum machine, perfetta da accoppiare agli altri pocket operator, ma anche capace di intrattenere e divertire stand-alone. Divertimento poi è la parola chiave di questa serie di sintetizzatori elettronici, ma in particolar modo di questo, che per come è strutturato e per le sue sonorità, rappresenta senza dubbio il pocket operator più immediato mai creato.
Ha dei tasti da premere, uno schermo LCD, produce suoni, ma soprattutto intrattiene chi lo suona e chi gli è accanto: forse è per questo che torniamo a parlare di un device un po’ lontano da quello che è il mondo videoludico, ma che siamo sicuri potrebbe far divertire molti di voi come o più di quanto faccia un videogioco.

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