Non sappiamo se sentite anche voi la nostra stessa esigenza, ma se avete iniziato a leggere questo articolo probabilmente è così. Di cosa parliamo? Di musica, del fatto che ci piace ascoltarla, ma ancor di più suonarla, cosa che grazie a videogiochi come Guitar Hero siamo riusciti a fare tutti, anche chi non è propriamente un musicista. Ed è stata questa voglia che più di un anno fa ci ha fatto avvicinare ai pocket operator, dei piccoli device capaci di produrre musica, che con i loro schermi LCD ci ricordano molto da vicino i videogiochi portatili di un tempo (aka Game & Watch). A dirla tutta però, se togliamo il PO-20 Arcade, che riproduce i suoni tipici dei giochi anni ’80, i punti in comune con il mondo videoludico si fermano ai tasti da premere, allo schermo, ma soprattutto alla semplicità di utilizzo. Infatti così come per molti videogiochi musicali, dopo un minimo di pratica, praticamente chiunque riesce a creare qualcosa che sia almeno lontanamente orecchiabile: è quindi questa la caratteristica che dopo l’Arcade ed il tonic (PO-32), ci porta qui oggi a parlarvi nuovamente di un pocket operator, nel dettaglio il PO-33 K.O!, ultimo nato in casa Teenage Engineering (insieme al PO-35 speak). Se alcuni termini vi suoneranno estranei, o volete una panoramica più ampia sui pocket operator, vi invitiamo a leggere le recensioni dei precedenti modelli, sicuramente più accessibili di questa, in cui invece andremo a parlarvi più nello specifico delle caratteristiche del device.
La famiglia quindi si allarga, arrivando a nove modelli, ognuno diverso dall’altro, non solo per i colori, quanto nelle le caratteristiche. Tutti dotati di speaker interno e alimentati da 2 pile mini stilo, il bello di questi device sta proprio nel fatto che possono essere collegati tra loro, riproducendo ognuno determinate tipologie di suoni e trovando così una propria collocazione nell’organigramma della produzione musicale: dalla semplice drum machine (presente praticamente in ogni modello) a quello con cui creare linee di basso, passando per quelli con cui realizzare le melodie. Con l’ultima serie però, la “metal series“, Teenage Engineering ha valicato un confine che tutti sognavano, inserendo un microfono che rendesse praticamente infinito il numero e la tipologia di suoni riproducibili e con cui creare musica. Se nel PO-32 tonic questo microfono richiedeva l’utilizzo di un software di terze parti (Microtonic) per caricare nuovi suoni sul device, sia il PO-35 speak che il modello che andremo a recensire, il PO-33 K.O!, hanno un microfono che vi permette invece di registrare praticamente qualsiasi cosa vogliate.
A conti fatti il K.O! è un sampler, un campionatore, praticamente uno strumento che acquisisce suoni, per poi riprodurli attraverso la pressione dei tasti. Partiamo dal fatto che questi suoni potranno essere acquisiti sia attraverso il microfono, che attraverso l’ingresso LINE IN che si trova in alto a sinistra, e che serve anche per connettere tra loro i pocket operator. Nonostante quest’ultima opzione permetta di campionare suoni “puliti” senza tener conto di rumori circostanti, dobbiamo dire che anche il microfono registra in maniera egregia: è molto sensibile, per cui bisogna fare attenzione a non avvicinarlo troppo alla fonte, però proprio grazie a questa sensibilità vi permetterà di catturare facilmente qualsiasi suono vi venga in mente. Che si tratti di un cane che abbaia, il rumore di un treno o un colpo su una superficie, vi basterà premere il tasto REC e uno tra i 16 pulsanti/slot a disposizione.
Il pocket operator definitivo, uno strumento con cui esprimere la propria creatività
Attenzione però, non sono tutti uguali: se guardate attentamente il PO-33 noterete come accanto ai primi 8 tasti ci sia la scritta “melodic“, mentre dal nono al sedicesimo ci sia la scritta “drum“; questo perché funzionano e registrano in modo diverso. Quelli nella parte “melodica” registrano un suono che poi potrà esser suonato su una scala cromatica, ovvero verrà riprodotto come una serie di note, premendo i tasti da 1 a 16 (questi ultimi saranno le note più basse). Potrete quindi usare questi slot (da 1 a 8) per la parte melodica, una linea di basso oppure per riprodurre un motivetto ben preciso. Diciamo che l’unico limite sta nella propria creatività, abbiamo visto di tutto sui social network, e vi basterà fare un giro su youtube per capire di cosa parliamo.
Gli slot da 8 a 16 invece sono riservati alla parte “ritmica”: di serie infatti troverete solo un paio di slot già occupati, proprio con dei suoni da drum machine (che vi consigliamo di tenere sempre). Infatti questi slot sono designati per permettervi di registrare una serie di “beat”, uno dietro l’altro, con un minimo di pausa, in modo che ogni suono venga assegnato ad un tasto. Su internet è facile trovare dei file realizzati dagli utenti (sono pensati per l’OP-1, il sintetizzatore più famoso di Teenage Engineering, ma funzionano anche sul K.O!), vi basterà registrarli e vi troverete una nuova “drum machine” a disposizione. Tuttavia potrete registrare qualsiasi cosa (purché non duri troppo) in uno di questi slot, come ad esempio il pezzo di una canzone: quello che farà il pocket operator sarà dividerlo in frammenti, ognuno designato per ogni tasto, Quindi suonandoli in sequenza vi troverete il pezzo completo, ma potrete invece suonarli in maniera random per ottenere risultati inaspettati, oppure usare solo alcuni frammenti. Ottimi risultati si ottengono registrando parti vocali, soprattutto rap, permettendovi di inserire e mescolare parole diverse, anche in tempo reale.
Ora probabilmente vi starete facendo qualche domanda, del tipo: qual è il tempo massimo di registrazione? Purtroppo il device ha un limite massimo totale di 40 secondi di registrazione: ad alcuni potrebbero sembrare pochi, ed in effetti lo sono, ma sono sufficienti per permettervi di creare vere e proprie canzoni. Diciamo che con una selezione attenta dei suoni, in quei 40 secondi potreste farci stare abbastanza sample per la creazione di più pezzi, anche se il nostro consiglio è quello di liberare tutto ogni volta che si inizia un nuovo pezzo o processo creativo. E qui arriva la seconda domanda: una volta cancellati i sample, perdo tutto? Sì e si tratta di un processo NON reversibile… però, c’è la possibilità di effettuare un backup su un registratore esterno (il tutto avviene tramite la trasmissione di suoni che ricordano tanto i vecchi modem 56k, ndr), per poi ripristinare il tutto all’occorrenza.
La terza domanda che probabilmente vi farete è: quanto e come possono essere modificati i suoni registrati? Ogni suono, sia registrato nella parte melodic che in quella drum, può essere tagliato, scegliendone durata, punto di inizio e fine (attenzione però che occuperà sempre lo spazio di acquisizione iniziale), in modo da permetterci di usare solo la parte che vi serve. Inoltre può essere regolato il volume dei singoli elementi, ma anche la scala cromatica, grazie alla regolazione del Pitch, e altri valori come low e high filter, i quali rendono il suono più chiuso o aperto. Grazie a queste regolazioni non solo potrete ottimizzare un suono acquisito, ma potrete anche trasformarlo in qualcosa di diverso: ci è capitato ad esempio di registrare la nostra voce e trasformarla in una linea di basso non male.
Un’esperienza profonda e impareggiabile, ma sempre alla portata di tutti
Non mancano le altre caratteristiche tipiche dei pocket operator, come la possibilità di scegliere i BPM e di applicare, sia in tempo reale che in maniera definitiva, degli effetti speciali FX, i quali vi permetteranno anche di dare un po’ di varietà ai vostri pezzi nelle esecuzioni “live”. Infine, essenziale come non mai, c’è il sequencer, che è quello che una volta acquisiti i suoni, vi permetterà di fare musica. Se in tutti i pocket operator è indispensabile, il suo ruolo nel PO-33 è davvero cruciale e solo un sapiente uso dello stesso potrà fare la differenza tra un’esecuzione mediocre e qualcosa di più costruito e definito. Questo principalmente per via degli slot “drum”, i quali raccolgono fino a 16 diversi suoni in ogni tasto/slot e che quindi per essere sfruttati a dovere necessitano di esser disposti al punto giusto nel sequencer, in modo da non essere sovrapposti, cosa che causerebbe l’annullamento del suono precedente. Attenzione, non siamo riusciti a capire se ci sia un numero massimo di suoni riproducibile nello stesso punto della sequenza, ma sicuramente nello stesso punto non possono essere riprodotti più suoni dello stesso slot. Si tratta di un limite? Beh, forse sì, ma ricordiamo che stiamo parlando di un sample, un sintetizzatore, un sequencer che sta nel palmo della vostra mano: qualche limite dovrà pur averlo, ma per fortuna, come detto, è aggirabile con un po’ di accortezza.
Alcuni di questi concetti potrebbero non esservi del tutto chiari, ma abbiamo ritenuto giusto andare un po’ più nel dettaglio, un po’ più in là del raccontarvi quanto sia semplice e divertente “giocare” con un pocket operator. Mai come in questo caso la parola “play” che vuol dire sia suonare che giocare, è azzeccata, perché è proprio quello che si fa quando si utilizza uno di questi fantastici device in miniatura. A proposito del lato “ludico” dobbiamo precisare che il PO-33 K.O! rappresenta da un lato un passo in avanti, rendendolo praticamente uno strumento senza limiti (almeno creativi), ma al contempo meno usabile ed immediato degli altri pocket operator. Se il vostro intento è quello di avere una drum machine o un mini sintetizzatore con cui divertirvi anche se non ne avete mai usato uno, probabilmente non è questo il pocket operator che fa per voi: questo è rivolto a chi, nonostante non sia un musicista o un vero produttore musicale, ha bene in mente cosa vuole fare e come farlo, oltre ad una minima infarinatura.
Gli altri pocket operator sono molto più immediati, hanno dei suoni predefiniti e non necessitano lo sforzo di andarli a campionare, cosa che ha anche questo ma solo a scopo “dimostrativo” (eccezion fatta per i due slot con le drum machine, sfruttabili in tantissime circostanze); vi basterà imparare come funzionano e il divertimento sarà assicurato. In questo caso non è la stessa cosa: per quanto abbiamo visto improvvisazioni riuscitissime, il processo creativo che c’è dietro non è così semplice, ed ancor meno semplice è trovare i suoni giusti da campionare, quanto buoni da sfruttare. Tutto questo potrebbe portare alcuni utenti alla frustrazione piuttosto che al divertimento. Per cui il nostro consiglio spassionato è quello di optare per il PO-33 K.O! (così come per il PO-35 speak, che ha caratteristiche molto simili) solo se avete bisogno di un sampler o è quello che avreste sempre desiderato in un pocket operator per renderlo “definitivo”. Perché sì, di questo stiamo parlando, del pocket operator definitivo, quello il cui limite è rappresentato solo dalla vostra creatività e che può intrattenervi per ore, in qualsiasi angolo del mondo vi troviate, grazie alla sua tascabilità. Tra l’altro, non a caso sul retro del device troviamo una citazione di Kafka che vuole indicare proprio come questo sia uno strumento con cui esprimere la propria creatività: “God gives the nuts, but he does not crack them.”
Se vi siete precipitati alla conclusione per capire il perché abbiamo dato un voto simile ad un aggeggio che sembra una calcolatrice, beh, purtroppo non troverete motivazioni a sufficienza. Potrete guardare il video che trovate qui in alto, forse vi farà capire più o meno a cosa serve questo piccolissimo device, potete leggere le nostre precedenti recensioni, più accessibili di questa, ma in ogni caso l’unico modo per comprenderne le motivazioni è quello di provarne uno. Certo, non stiamo parlando di un videogioco, ma di uno strumento per fare musica, un sintetizzatore in miniatura, in questo caso specifico un sampler, ossia un device capace di registrare suoni che poi possono essere “suonati” da voi, attraverso la pressione di quei minuti tasti; quindi dovete avere una certa predisposizione musicale per poterli apprezzare. Il PO-33 K.O! rappresenta lo stato dell’arte di questi device, i pocket operator (ben nove, divisi in tre serie diverse), vi permetterà praticamente di suonare qualsiasi genere musicale, di registrare anche voci e quindi creare veri e propri “pezzi musicali”. Attenzione, parliamo di uno strumento che costa 99 euro e che sta nel palmo di una mano, per cui non è uno strumento “professionale”, ma allo stesso tempo permette a chiunque abbia un minimo di conoscenza musicale e di spirito creativo, di ottenere ottimi risultati. Non è immediato come i modelli precedenti, proprio per via del processo creativo richiesto da parte dell’utente: anche noi ci siamo trovati spiazzati davanti alle tante possibilità offerte rispetto al passato (che erano quelle che desideravamo), ma una volta superato quel limite, ci siamo davvero divertiti. Teenage Engineering sembra non sbagliare un colpo, e un po’ come un videogioco all’apparenza “difficile”, a coloro che si avventurano e riescono a superare il primo ostacolo, restituisce un’esperienza profonda e impareggiabile, ma sempre e comunque alla portata di tutti. |
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