Venticinque anni sono tanti, ma scriverlo per intero li fa sembrare di meno. Eppure il brand di Pokémon spegne 25 candeline proprio quest’anno: anzi, proprio oggi. Era proprio il 27 febbraio quando nel 1996 debuttarono in Giappone Pokémon Rosso e Verde, le primissime versioni di due avventure che avrebbero sconvolto il mondo intero. Ora, non voglio stare qui a farvi lo spiegone o a raccontarvi perché quelle due cartucce colorate hanno dato vita ad uno dei brand più iconici della storia dell’intrattenimento (se volete qualche dettaglio in più in merito, vi consiglio di dare un’occhiata a questo articolo).
Quello che mi preme fare in questa sede è raccontarvi delle immagini, dei ricordi che vivono nella mia mente e che ho deciso di ripescare per l’occasione. Per farlo però, devo saltare direttamente al 2007, ovvero all’uscita europea di Pokémon Diamante e Perla. La quarta generazione del franchise pokémon è stata una tappa importantissima per tantissimi appassionati, del resto il Nintendo DS è ancora una delle console portatili migliori di sempre. Ma perché proprio loro due? Come sapete, il 25° anniversario di Pokémon ha portato con sé annunci sorprendenti e inaspettati (il mio cuore palpita).
In occasione di questo lieto annuncio, ho fatto una sosta obbligata sul viale dei ricordi, ripensando ad una vecchia e lontana estate. Del resto io e i Pokémon siamo quasi coetanei, e con i miei 26 anni posso davvero dire di essere cresciuto insieme a loro. Di tappe importanti ce ne sono state tante: dalla mia prima avventura a Johto con Pokémon Oro, al meraviglioso passaggio a Hoenn con Zaffiro, culminato con la stupenda riscoperta dell’avventura originale in Rosso Fuoco. Ma la mia storia con Diamante e Perla ha un sapore particolare, come quello di un grande amore che finisce con un addio.
Ricordo ancora l’emozione che provai quando i miei genitori, sollecitati da un mio zio, acconsentirono di comprarmi i nuovi Pokémon per DS. Avevo un DS Lite, la prima revisione di una console che mi avrebbe accompagnato per tantissimi anni. Ero entusiasta e felice, avrei finalmente potuto condividere con i miei amici una nuova avventura. Quel tragitto in macchina lo ricordo ancora oggi, in un assolato pomeriggio d’Agosto. Nei corridoi del centro commerciale si stagliava uno strano stand, qualcosa che non ho mai più rivisto in tutta la mia carriera di videogiocatore.
Uno con due grandi scompartimenti cilindrici, tutti pieni di copie di Diamante e Perla. Andai d’istinto, senza ragionare molto sui perché: scelsi Pokémon Diamante, catturato dall’incredibile design del leggendario di copertina. Quella generazione fu eccezionale da quel punto di vista, con alcuni dei leggendari con i design più belli e iconici in assoluto.
Dialga era bellissimo, regale e misterioso. Sembrava quasi alieno, aveva una presenza e un feeling piuttosto diverso di precedenti, che erano sempre molto legati agli elementi e alla natura “terrestre” dei Pokémon. Lo avrei capito solo più avanti il perché di quel design, ma su questo ritorneremo tra poco.
Fiero del mio nuovo acquisto, non vedevo l’ora di tornare a casa. La scelta di un nuovo starter è sempre una grande emozione, ancora oggi. Allora scelsi Piplup, un po’ per istinto e un po’ perché avevo visto un Empoleon da un mio amico che ci stava giocando già da qualche giorno. Iniziai così, alla cieca, ma pieno di aspettative ed entusiasmo. La voglia di tuffarmi a capofitto nella nuova regione di Sinnoh era tale che mi spingeva a caricare in ogni occasione il DS, terrorizzato com’ero dal dover interrompere una sessione la batteria scarica. Furono giornate di grandi emozioni, dove condividevo con i miei amici i primi passi nella nuova regione.
Ero appena un ragazzino, l’ultima estate, forse, che ho davvero percepito come tale: spensierata, quasi fosse fuori dal tempo. La ricordo ancora quella mattina d’Agosto, quando io e i miei genitori ci stavamo preparando per andare al mare. Ci eravamo svegliati presto, pronti a farci un’ora e più di macchina per andare a farci il bagno in una località più bella di quella delle nostre zone.
A me di andare al mare non fregava nulla, volevo continuare ad esplorare Sinnoh con il mio Piplup. Destino volle che mio padre, troppo stanco per mettersi alla guida, decise di tornare a dormire. Fu allora che senza pensarci due volte mi lanciai sulla poltrona, e aprii gli schermi del DS come Link apre un forziere: carico di anticipazione e gioia. Non trovai rupie, ma una delle regioni Pokémon più belle di sempre.
Quella mattina non tornerà più. Qualche tempo dopo sarei diventato un adolescente, impaurito da un mondo che sembrava sempre più grande di me. I Pokémon iniziarono a diventare un giocattolo per bambini, qualcosa da nascondere e da vivere in solitudine. Non c’erano più Pokémon da scambiare o segreti da svelare. Non avrei più esultato con qualcuno nello scoprire come catturare un Rotom o Cresselia. O nello scoprire la lore che Diamante e Perla inserirono per dare un senso al mondo pokémon, una sorta di genesi e di pantheon che mi affascina oggi come allora. Io cambiavo, e cambiava anche il mio rapporto con le creature di Game Freak.
Ora che il remake di Pokémon Diamante e Perla è realtà, potrò tornare a quella mattina, di una generica estate, la quale a pensarci ora assume sempre di più i connotati di un sogno. Un sogno di mezza estate, per ricordarmi com’era bello essere bambini con i Pokémon, ma anche come si può ancora esserlo da adulti.
Buon 25° Anniversario, cari mostriciattoli.
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