Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente
29 Nov 2021

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente – Recensione

Il ritorno alla regione di Sinnoh è stato così tanto vociferato che oramai non ho più memoria di quando ho letto il primo rumor a riguardo. Ricordo bene, invece, l’amore atavico che pervade fan e appassionati/e di Pokémon quando si nominano Perla e DiamanteArrivati in Giappone nel 2006, Diamante e Perla attesero fino all’estate del 2007 per approdare in Italia, conquistando il cuore di milioni di fan in tutto il mondo. Fu la prima volta in cui potemmo esplorare Sinnoh, il continente ispirato alla parte più a nord del Giappone, più precisamente alla regione di Hokkaidō.

Comprensibilmente, si è scatenata un’incontrollabile felicità fra i/le pokéfan all’annuncio dei remake di Diamante e Perla (cliccate qui per acquistarli entrambi al volo!), gioia che è stata (diciamolo pure senza timore) smorzata non appena si è capito che questa ricostruzione sarebbe stata estremamente fedele all’originale e ben lontana dalle operazioni di rebuilding avvenute per Rubino e Zaffiro (e per certi versi anche per Rosso e Blu, reincarnati nella serie Let’s Go). Inoltre, Game Freak non si è occupata di questo gioco: la compagnia di Satoshi Tajiri è impegnata nel suo Leggende Pokémon: Arceus, in arrivo fra tre mesi, e a Pokémon Diamante Splendente e Perla Lucente ci ha pensato ILCA. Certo, la supervisione generale è rimasta (ovviamente) a Game Freak e Junichi Masuda, ma tutto il resto è stato affidato a questo poco chiacchierato studio giapponese. 

ILCA (acronimo di “I Love Computer Art”) è uno studio di sviluppo di Tokyo con anni di esperienza nel videoludo nipponico, dato che ha lavorato su giochi come Dragon Quest XI e Yakuza 0. Questo è il loro primo “grande lavoro” per conto di The Pokémon Company, ed è quindi comprensibile avere timori e dubbi. Ma posso dirvi sin da subito, ancor prima di addentrarci nella recensione, che Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente sono ottimi titoli: lo stile artistico, sebbene decisamente differente rispetto a quanto abbiamo visto in Spada e Scudo (ma anche in Let’s Go!), non deve scoraggiarvi. I due remake sono una lettera d’amore al passato godibile perfettamente nel 2021, anche se ammetto che qualche anacronismo avrebbe potuto essere facilmente smussato. 

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente
La visuale isometrica classica fa il suo grande ritorno.

Ci troviamo a Sinnoh, ai piedi del Monte Corona, un’immensa montagna che sta in mezzo alla regione e rimane sempre visibile, tanto da essere parte integrante del paesaggio (un po’ come il Monte Fuji per i giapponesi). Iniziamo, come in tutti i giochi Pokémon, dalla cameretta del/la protagonista, che per un motivo o per un altro dovrà cominciare il cammino come allenatore o allenatrice e avventurarsi fra le bellezze offerte dalla regione di Sinnoh. Non credo di dovervi spiegare la sinossi di un gioco Pokémon (in particolare modo questo remake), che è rimasta sostanzialmente fedele a sé stessa sin dagli albori di fine anni ’90, comunque due parole è doveroso spenderle: i cattivoni sono quei mascalzoni del team Galassia, che hanno un piano per rimettere in ordine niente meno che il mondo intero, e per farlo avranno bisogno del potere di un Pokémon leggendario. Fatte queste premesse, la prima cosa che si nota, prendendo in mano Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente, è il ritorno della visuale isometrica, che mancava oramai da quasi 10 anni da un capitolo della serie principale.

I due remake sono una lettera d’amore al passato

Le visuals di Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente prendono chiaramente ispirazione dallo stile chibi giapponese, con forme arrotondate, esagerate e quasi caricaturali con immancabili particolarità Kawaii (in sostanza: tenere e pucciose). Tutto questo mette subito il giocatore nella prospettiva di trovarsi di fronte a un remake estremamente fedele ai titoli originali usciti su Nintendo DS, qualcosa che Game Freak non ha mai fatto e che assomiglia più a un’opera di restaurazione piuttosto che di ringiovanimento di un titolo amato. In sostanza, tutto quello che avete amato in Perla e Diamante è qui, risistemato con una grafica pulita e bella, ma che restituisce praticamente lo stesso feeling del passato. Il che può essere sia un punto di forza (i puristi ameranno questo gioco) che una debolezza (chi si aspettava un trattamento alla “Rubino Omega” rimarrà deluso). 

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente
I cattivoni del gioco, il Team Galassia!

Anche il level design è rimasto pressoché identico agli originali usciti su Nintendo DS: labirintica e affascinante, la regione di Sinnoh ci costringerà dolcemente a un’esplorazione costante di ogni anfratto, oltre che a ritornare sui nostri passi decine e decine di volte per scoprire nuove aree o trovare un piccolo, nuovo segreto. Un esempio? Vi capiterà di passare attraverso grotte prima brevemente percorribili ma poi rivisitabili una volta che avrete appreso “Spaccaroccia” sul vostro PokéKron. Senza contare la bicicletta a due marce che renderà accessibili aree prima completamente irraggiungibili. Insomma, si percepisce il mondo di gioco come un vero e proprio elemento di gameplay in grado di regalare ore di avventura e di paziente esplorazione, condito da un backtracking praticamente onnipresente. I fan e le fan di Pokémon perderanno decine e decine di ore in questo gioco, è praticamente certo.

Un remake estremamente fedele ai titoli originali usciti su Nintendo DS

Parlando del PokéKron, non posso non menzionare una delle “novità” introdotte da questo remake: non è infatti più necessario insegnare le mosse delle Macchine Nascoste a un Pokémon della nostra squadra attiva. Per chi non lo sapesse, le MN (Macchine Nascoste) sono mosse specifiche che hanno un’utilità fuori dal combattimento. In passato, per illuminare una grotta, nuotare in mare o spostare un masso, era necessario che uno dei nostri Pokémon in squadra conoscesse la rispettiva MN (nei sopracitati casi Flash, Surf e Forza). In Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente questa necessità scompare, dato che le mosse sono integrate nel PokéKron, un piccolo aggeggio che il/la protagonista porta sempre con sé: la conoscenza di queste abilità dipende esclusivamente dal nostro numero di medaglie. Sconfiggere i capopalestra ci darà quindi accesso alle Macchine Nascoste in grado di tagliare alberi, frantumare massi e via dicendo, aprendo nuovamente la strada alla ri-esplorazione sfrenata di aree già visitate e di quelle ancora inedite.

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente
Anche qui possiamo scegliere il nostro aspetto.

Altra novità, questa volta ben più incisiva, sono i Grandi Sotterranei di Sinnoh. Ma di cosa si tratta esattamente? Beh, incredibile a dirsi ma nelle prime ore di gioco riceveremo uno strumento chiamato Esplorokit che permette al/la protagonista di scendere in una specie di dungeon in qualunque momento (basta che il personaggio si trovi fuori da un edificio) ricco di tesori, segreti e sopratutto Pokémon. Il mondo offerto dai Grandi Sotterranei è estremamente diverso da quello presentato in superficie, tanto da risultare, almeno inizialmente, disorientante. Un grande dungeon, pieno di segreti, pietre da trovare e personalizzazioni varie per arricchire il nostro rifugio. Inoltre è possibile trovare Pokémon più rari, esplorare le caverne assieme ad altri giocatori e soprattutto scegliere con cura i pocket monsters da catturare, dato che questi appaiono in gioco come in Spada e Scudo, visibili nel loro ambiente naturale e non nascosti dall’erba alta come in passato.

Le visuals di Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente prendono chiaramente ispirazione dallo stile chibi giapponese

Il problema dei Grandi Sotterranei è collegato alla difficoltà del gioco: se, a livello generale, Diamante e Perla hanno mantenuto la loro difficoltà per come era stata pensata nel 2006 (vi ricordo appunto che il gioco è un remake estremamente fedele degli originali) l’introduzione di una nuova, grande area di gioco contribuisce enormemente ad aumentare il livello della vostra squadra, col prevedibile risultato che se passate qualche ora nei sotterranei, all’uscita potrete prendere a pizze in faccia praticamente qualsiasi allenatore vi si pari davanti. Intendiamoci; io ho gradito moltissimo questa novità, trovo solo che vada a scontrarsi con i meccanismi indubbiamente più vecchi e desueti dei giochi originali (un po’ come avviene con la semplificazione delle MN con il PokéKron). C’è da dire che questi meccanismi vanno a snellire alcune parti più “tediose” dei vecchi giochi Pokémon, tutte collegate al grinding richiesto per livellare la squadra e proseguire. In sostanza, io ho gradito moltissimo i Grandi Sotterranei, ma sono abbastanza sicuro che i puristi storceranno il naso.

Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente
I Grandi Sotterranei, una delle novità introdotte da questo remake.

Sostanzialmente, nonostante l’invariata difficoltà dei remake, Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente si rivelano essere più facili delle loro controparti originali, vuoi per una precisa scelta di game design o per un costante scontro fra vecchio e moderno che ha prodotto questa inevitabile semplificazione dell’avventura principale. A questo mix si aggiungono mini giochi piuttosto divertenti (e fruttuosi per gli/le appassionati/e), come la possibilità di catturare Pokémon leggendari assenti nelle versioni originali nel Parco Rosa Rugosa o di partecipare alle Gare Pokémon, una sorta di mini-rythm game dove i nostri mostriciattoli dovranno distinguersi in un vero e proprio talent show trasmesso dalle emittenti locali. Una sorta di X-Factor di Sinnoh, insomma.

Non ha ricevuto migliorie degne di nota il sistema di combattimento, che rimane estremamente fedele ai giochi originali. Niente Gigamax, Dynamax o mega evoluzioni: solo le classiche, vecchie botte da Pokémon. Il che, se posso dirlo, non è affatto un male: Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente riportano in auge un modo di combattere forse datato ma non per questo noioso o scontato, che molto probabilmente avrà qualche piccola ripercussione anche sullo scenario competitivo (tuttavia le competizioni “ufficiali” rimangono appannaggio esclusivo di Spada e Scudo). 

I giochi danno la sensazione di un costante scontro fra vecchio e moderno

Dal punto di vista tecnico, vale la pena spendere alcune parole per elogiare il lavoro fatto da ILCA per quanto riguarda l’illuminazione generale, la ricostruzione dell’acqua (forse una delle più belle mai viste in un titolo della serie principale) e più in generale la cura riposta in questi remake. Lo so che lo stile chibi/kawaii non è propriamente il preferito da giocatori e giocatrici di Pokémon, i quali avrebbero scelto qualcosa di più moderno, in linea con gli ultimi due titoli della serie usciti su Switch. Tuttavia, dopo aver passato qualche decina di ore con Diamante Lucente e Perla Splendente, sento di dover difendere questa scelta stilistica che comunque è bella da vedere, sia in modalità portatile a 720p che in docked in Full HD.  Per una vera rivoluzione dovremo aspettare Leggende Pokémon: Arceus nel 2022, sviluppato questa volta da Game Freak, i veri Pokémon Master. Per il resto, i modelli dei Pocket Monsters sono ben realizzati (temo però siano ereditati dalle altre versioni) ma scevri di nuove animazioni o di qualsivoglia aggiunta a quello che abbiamo già visto negli ultimi titoli. Anche il comparto sonoro non è male, ma non aspettatevi sinfonie orchestrate: c’è quanto basta per immergervi nel mondo di Sinnoh, mentre l’adattamento italiano vi farà da guida mentre proseguirete l’avventura in game.

Conclusioni

Lo ammetto, avevo aspettative piuttosto basse riguardo a questi due titoli: vuoi per l’assenza di Game Freak nella cabina di regia, vuoi per lo stile artistico inizialmente un po’ alienante. Mi sono dovuto ricredere dopo poche ore di gioco passate nella regione di Sinnoh: Pokémon Diamante Lucente e Perla Splendente sono due remake fedelissimi che aggiungono un po’ di novità ai titoli originari, rendendoli più accessibili e godibili, anche nel 2021. Non riesco a trovare troppi difetti in questa produzione, che probabilmente pecca solo di non essere riuscita a far convivere il vecchio con il nuovo senza che il contrasto fra queste due metà risultasse particolarmente evidente al giocatore.

Sicuramente i più navigati fra noi si stanno già godendo un gioco in grado di sopraffarci con i ricordi nostalgici, mentre i nuovi giocatori saranno presi a scoprire una regione di gioco e alcuni elementi di gameplay che mancavano dalla serie principale da anni. Una vittoria per tutti, insomma. E un buon biglietto da visita per ILCA, in attesa di rivedere Sinnoh a inizio 2022.

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