Che Pokémon, in ambito videoludico, non si sia limitato alla serie classica iniziata nel 1996 con Pokémon Rosso/Verde/Blu, è un fatto noto: da Pokémon Trading Card Game a Pokémon Pinball, passando per Pokémon Stadium e poi ancora Pokémon Ranger e Pokémon Conquest, fino ai più recenti come Pokémon Masters o Detective Pikachu, quasi non esiste genere che il franchise non abbia voluto esplorare. Una particolare serie spin-off che gli appassionati chiedevano a gran voce continuasse era Mystery Dungeon: si tratta di un dungeon-crawler sviluppato da Chunsoft (oggi Spike Chunsoft) e pubblicato in Occidente nel 2006. Si tratta di titoli abbastanza di nicchia, il cui sviluppo si è fermato nel 2015 con Pokémon Super Mystery Dungeon, salvo tornare alla ribalta quest’anno: nell’ultimo Nintendo Direct dedicato, infatti, la richiesta dei fan è stata in parte ascoltata. Anziché presentare qualcosa di nuovo a riguardo, si è deciso per un remake dei giochi originali per Nintendo DS e Game Boy Advance, riuniti sotto un solo gioco intitolato Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX.
Come suggerisce il nome, l’esperienza ruota attorno al soccorrere i Pokémon andando incontro alle loro richieste d’aiuto dopo aver formato una cosiddetta squadra di soccorso: la peculiarità qui è che, per farlo, assumeremo l’aspetto di un Pokémon per tutto il corso della trama. Inoltre non stiamo parlando di un GdR a turni come la serie classica ci ha abituato, bensì come già detto di un dungeon-crawler che mischia l’azione in tempo reale con le battaglie a turni, mantenendo dunque soltanto in parte la struttura dei giochi principali. Dopo aver scelto il nostro aspetto, sulla base di un breve quiz, e il nostro compagno di viaggio ideale, siamo pronti a partire per un’avventura unica e impegnativa.
Questo perché Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX non è affatto da prendere sottogamba. Gli originali sono noti per la loro curva di difficoltà che a un certo punto prende una brusca impennata ed essendo questo un remake, non è da meno: non possiamo dire sia un aspetto positivo ma ci arriveremo a tempo debito. Dopo esserci svegliati nei panni del Pokémon scelto, in un mondo dove la presenza umana è totalmente assente, verremo messi a conoscenza del fatto che ovunque si stanno verificando inspiegabili disastri naturali le cui conseguenze potrebbero essere disastrose a lungo termine. Assieme al nostro nuovo amico, ci metteremo dunque all’opera per formare la nostra squadra di soccorso e crearci un nome prestando aiuto ai Pokémon in difficoltà all’interno di dungeon procedurali dove, a ogni nuovo ingresso, tutto è diverso da prima. Dovremo arrivare alla fonte di questi disastri e, intanto, scoprire perché siamo diventati Pokémon: l’intreccio narrativo è incantevole e commovente, con un’enfasi ancor più forte sull’amicizia, il duro lavoro e la perseveranza a cui Pokémon ci ha abituato nel corso degli anni.
Non ci sono modifiche per quanto riguarda la storia, che si svolgerà esattamente come nel 2006, ma il primo evidente cambiamento è proprio di fronte ai nostri occhi: la grafica è stata rielaborata e si presenta adesso sotto forma di uno splendido cel shading che dà all’intera avventura un tocco fiabesco, con i suoi colori acquerello che sembrano essere usciti direttamente da un libro illustrato. Sebbene all’inizio le ambientazioni non godano di estrema varietà, il tocco artistico che si è deciso di dare a questo remake valorizza ogni dungeon e anima di vita la Piazza Pokémon dove, al di fuori delle missioni di soccorso, si svolgono tutte le altre attività.
Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX presenta uno splendido cel shading
Quando non siamo impegnati sul campo possiamo infatti prenderci il nostro tempo per esplorare quel poco che Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX offre (ricordiamoci che è comunque un dungeon-crawler, il suo cuore pulsante è nelle missioni), scegliendo se fare acquisti dai fratelli Kecleon, depositare il nostro denaro presso la Banca Persian, allenarci al Dojo Makuhita per salire più in fretta di livello e via discorrendo. Due però sono gli elementi essenziali per ogni soccorritore che si rispetti: la bacheca, dalla quale possiamo accettare le richieste a noi più congeniali in base alla difficoltà e alla ricompensa, e l’Ufficio Postale Pelipper dove possiamo imbatterci nella prima novità di questo remake in termini di gameplay. La possibilità di chiedere aiuto ad altri giocatori, nel caso venissimo sconfitti in un dungeon, o di farlo noi stessi con una seconda squadra di soccorso. Questo significa che, rispetto alla versione originale, non si corre il rischio di incappare in game over se il leader o il suo compagno dovessero essere messi k.o. – un aspetto che lima in parte la storica difficoltà del gioco. Non abbastanza, però.
Il problema di fondo di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX è proprio la sua curva di difficoltà. Se all’inizio parte con un ritmo lento, fin quasi stanco, per dare modo a chiunque di prendere dimestichezza con le sue meccaniche, da un certo punto in avanti della storia principale inizia a diventare piuttosto ripida per poi esplodere in un’impennata difficilmente giustificabile in fase di endgame, quando il gioco diventa pressoché infinito e si aprono numerosi nuovi dungeon al cui interno ci attendono gli iconici leggendari dei capitoli classici di riferimento (Rosso/Blu, Oro/Argento e Rubino/Zaffiro). Soprattutto perché il rapporto punti esperienza/aumento di livello è risibile e l’unica vera soluzione per migliorare rapidamente è il Dojo Makuhita, nel quale tuttavia bisogna utilizzare specifici biglietti ottenibili nei dungeon o a volte via posta. Se da un lato è ottimo che i Pokémon nei Campi Base ottengano esperienza, evitando un fin troppo ripetitivo grinding, resta la sensazione che Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX meritasse un ribilanciamento generale per renderlo impegnativo senza finire nel proibitivo.
La storia principale si completa senza problemi di sorta ma il nucleo vero del gioco è il suo endgame ed è qui che la nostra vita da Pokémon si complica non poco, persino a dispetto delle novità introdotte. Non potendo andare molto oltre i confini degli originali, gli sviluppatori si sono tuttavia concessi qualche “strappo” introducendo Pokémon delle generazioni successive e anche meccaniche come la Megaevoluzione che incrementano le statistiche dei nostri soccorritori (ma anche dei nemici!) permettendo di affrontare meglio certe battaglie. In aggiunta, possiamo portare con noi otto Pokémon, il doppio rispetto agli originali quattro (ricordate però che ogni squadra può essere composta solo da tre, i restanti li ottenete sul campo facendo amicizia con loro), e in sostituzione del vecchio sistema QI sono state introdotte le Specialità – proprietà passive che influenzano in diversi modi l’esplorazione e sono estese a tutta la squadra, permettendo un approccio sempre nuovo.
Non tutte le novità introdotte funzionano a dovere
Affiancate all’inedito sistema di crescita delle mosse, che consente un miglioramento delle stesse grazie a un utilizzo costante, si tratta di aggiustamenti che avrebbero potuto portare a un sensibile aumento della qualità della vita, se non fossero stati ostacolati sia da altre novità sia da un gameplay complessivo che doveva essere svecchiato. Prendiamo ad esempio la modalità automatica, propria di Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX e che consente l’esplorazione guidata dei dungeon: tecnicamente, dovrebbe essere tarata con priorità sull’obiettivo di missione (laddove presente), sugli oggetti e infine sul cercare l’uscita. Al lato pratico, però, il sistema va spesso in confusione facendo tornare la squadra sui propri passi, cambiando strada, puntando verso un nemico lontano che magari avremmo voluto evitare e a volte allungando il percorso senza motivo. Questo rende a volte inaffidabile un sistema di navigazione che sostituirebbe validamente quello manuale, rimasto macchinoso dato il suo spostamento a caselle: sarebbe stato meglio rinnovare questo aspetto e soprattutto rendere l’IA reattiva in tal senso.
Senza un nostro input, infatti, il resto della squadra non compie alcun movimento quando ci si trova nel vivo della battaglia. Se si trovano fuori dalla portata del loro attacco, rimangono inattivi obbligandoci a spendere un turno per spostarci e far muovere loro di conseguenza: un problema che potrebbe essere minore negli scontri casuali ma quando si ha a che fare con boss i cui attacchi sono ad area, la situazione si fa frustrante. Ci si potrebbe passare sopra per quanto riguarda la nostra squadra, potendo noi prendere il controllo dei singoli membri, ma eventuali altri Pokémon sono fuori dal nostro comando e non si muovono a meno che, per effetto catena, non siano costretti. Tutto viene reso ancora più insopportabile dalla nuova meccanica di attacco automatico: premendo A quando il nemico è a tiro, il nostro Pokémon si girerà nella sua direzione e colpirà, permettendo sia un effetto sorpresa, sia in generale un’occasionale supremazia proprio in virtù della distanza.
Un gioco consigliato agli appassionati hardcore
Purtroppo, questa feature va in conflitto con la possibilità (a nostro dire inutile) di poter dialogare con un compagno di squadra quando si è a contatto: se, per fare un esempio pratico, in una situazione caotica avete un nemico alle spalle ma di fronte a voi c’è un Pokémon amico, premendo A parlerete con lui anziché attaccare chi vi sta aggredendo – e la stessa cosa succede se fra voi e il nemico c’è un compagno ma in quel caso potete selezionare manualmente l’attacco. Questo vi costringe a sprecare un turno per muovervi nella direzione dell’avversario, dandogli la possibilità di attaccarvi direttamente quando avreste potuto approfittare della lontananza.
Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX, insomma, per ogni passo avanti che muove ne fa almeno un altro indietro rimanendo bloccato in quel limbo tra molto passato e ben poco presente. Sono stati fatti senza dubbio dei tentativi di alleggerire l’esperienza ma è mancato quel lavoro di ribilanciamento e svecchiamento in termini di gameplay che il gioco necessitava, finendo addirittura col creare conflitti interni. Rimane pressoché inutile la presenza del negozio, sul quale si sarebbe invece potuto investire di più considerata l’importanza degli oggetti, e prima di poter trasformare il nostro Pokémon in una macchina da guerra con il giusto set di mosse dovremo spendere una piccola fortuna. Pur consapevoli della natura di un dungeon-crawler, siamo convinti che il gioco si sia legato fin troppo a questo aspetto: ne risulta un’esperienza lunga, tediosa e ripetitiva che al di là dello splendido comparto artistico (nel quale includiamo un bellissimo remix della colonna sonora) non riesce a rinfrescarsi quanto avrebbe potuto. Se si vuole riportare alla ribalta la serie, c’è bisogno di un approccio ben più innovativo e ragionato.
Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX è un’operazione nostalgia con più imperfezioni che pregi: al di là di una grafica cel shading che valorizza l’aspetto fiabesco dell’avventura e di una colonna sonora perfettamente remixata, le novità introdotte non funzionano tutte a dovere, entrando a volte anche in conflitto, e portano il lavoro ben lungi dall’essere impeccabile. Alcuni aspetti sono ormai obsoleti e sarebbe stato preferibile svecchiarli in qualche modo, la curva di difficoltà compie un’impennata ingiustificabile in fase di endgame rendendo quella che senza dubbio è la parte più coinvolgente del gioco (senza nulla togliere alla storia) un grinding esagerato e tedioso. Nonostante si sia tentato di snellire il gameplay con alcune piccole trovate, quando funzionano non sono sufficienti a far uscire Pokémon Mystery Dungeon: Squadra di Soccorso DX dalla nicchia in cui è sempre rimasto. Rimane un gioco consigliato agli appassionati hardcore, che tuttavia potrebbero essere proprio fra quelli che l’hanno giocato a suo tempo; chi cerca un’esperienza casual la troverà soltanto fino alla fine della storia principale. |