“Voglio andare dove mi va, e non fermarmi qua”
Ben 20 anni di Pokemon, chi l’avrebbe mai detto che i mostriciattoli di Nintendo sarebbero durati così tanto, ben due decadi, e soprattutto che nonostante gli anni la loro fama non sarebbe scemata nemmeno per un secondo. Un paio di generazioni di giocatori che, ancora oggi, provano piacere nell’esplorare continenti e vivere avventure insieme ai loro Pokemon preferiti. Io, a 21 anni suonati, lo faccio ancora: come vi suggerisce la mia età, io con i Pokemon ci sono praticamente cresciuto, prima con Oro e Argento, e poi con Rosso e Blu e, con qualche anno di ritardo, Giallo.
La notizia quindi che i tre titoli originali sarebbero arrivati sulla Virtual Console di 3DS mi ha spiazzato: quanto di buono c’era realmente in quei titoli, oramai distanti nella mia memoria, e quanto in realtà è frutta di una elaborata nostalgia, frutto di pomeriggi estivi passati sul Gameboy, insieme ad amici o a cugini coetanei, che condividevano questa stramba ma entusiasmante passione: catturare Pokemon nella bucolica e misteriosa Kanto, la prima indimenticabile regione da cui tutto ha avuto inizio.
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Pokémon Rosso
Piattaforma: 3DS (Virtual Console)
Genere: RPG
Sviluppatore: Game-freak
Publisher: Nintendo
Giocatori: 1
Online: 2 (scambio e combattimento)
Lingua: Completamente in italiano
Kanto avrà sempre un fascino unico: è la regione più basilare e semplice della serie, ma il suo fascino e le caratteristiche città restano ancora oggi nell’immaginario di tantissimi allenatori. La corsa alle medaglie, la lega: i ricordi di Rosso sono sì frutto di nostalgia e qualche vago ricordo, ma anche di un’appassionante avventura che ahinoi, è stata semplificata a favore di un pubblico di giovanissimi. Che un tempo eravamo noi, con una cassetta ed un Gameboy, ad allenarci per diventare i migliori, per sconfiggere Brock, Misty e la temutissima Lega.Pokemon Rosso e Blu erano giochi che richiedevano impegno e dedizione, una magia che è andata scomparendo, ma di certo non una ragione sufficiente per abbandonare questo bizzarro e meraviglioso mondo che ci accompagna dall’infanzia.
E poco importa se non posso correre o se gli sprite di alcuni Pokemon sono un pugno in un occhio: l’importante è riuscire ancora a respirare quel profumo di avventura e scoperta che per 20 anni è stata con noi, nella tasca del giubbotto e nel palmo della mano con cui, ottusamente, continuavamo a premere B per catturarli.
Ma giocati ora? Pokemon Rosso e Blu sono un miracolo, perché dovete sapere che la creatura di Satoshi Tajiri eJunichi Masuda ha impiegato ben 6 anni ad arrivare sul mercato, più gli anni spesi sulla complessa ma riuscita localizzazione occidentale. Sei lunghi anni per creare qualcosa di ambizioso, che trasformasse quella console portatile in una meravigliosa avventura tascabile. 20 anni dopo, il frutto di quel lavoro non lascia indifferenti: Pokemon Rosso (e Blu), nonostante si giochi un po’ “male” rispetto agli standard odierni, resta ancora la base, il pilastro portante di 20 anni di Pokemon, il che fa sorridere, ed anche riflettere. Possibile che dopo vent’anni, la formula sia in realtà sempre la stessa? Le scuole di pensiero sono molteplici: c’è chi pensa che Nintendo e la Pokemon Company si siano adagiate sugli allori dagli albori di quel successo; altri, invece, credono fortemente nel potere di quella formula rivoluzionaria, che era così avanti negli anni da risultare ancora oggi estremamente efficace.
E allora va bene così, perché (almeno su portatile) non può mancare un Pokemon che si gioca a turni o che, in modo un po’ utopico, mi permetta di esplorare una regione senza dovermi preoccupare di nulla, concentrandomi sulla raccolta delle medaglie e sulla cattura di creature selvatiche. Tutto il resto è un’aggiunta, necessaria ma non indispendabile, perché rigiocare Rosso dopo tutto questo tempo mi ha fatto capire quanto, al netto di orpelli tecnologici e di gameplay, l’avventura per Kanto abbia ancora lo stesso fascino di sempre. E poco importa se non posso correre o se gli sprite di alcuni Pokemon sono un pugno in un occhio: l’importante è riuscire ancora a respirare quel profumo di avventura e scoperta che per 20 anni è stata con noi, nella tasca del giubbotto e nel palmo della mano con cui, ottusamente, continuavamo a premere B per catturarli.
Con questo spirito ho iniziato la mia avventura, insieme al mio fido Charmander, per il misterioso Bosco Smeraldo fino a raggiungere Lavandonia, ancora oggi inquietante e spaventosa. Ho catturato Mew, imbrogliando il gioco, ed un Gengar al livello 100 allo stesso modo.
Un po’ per divertimento, un po’ per capire come queste versioni Virtual Console si comportano rispetto al passato e, a mia sorpresa, nulla è cambiato: i glitch sono tutti intatti (compreso Missigno) ed è stata aggiunta la possibilità di scambiare i pokemon in locale, tramite wi-fi. Insomma, il prezzo di 10€ non è di certo competitivo, ma è pur sempre una possibilità facile e comoda per riscoprire il passato di una delle serie che più hanno segnato il mondo dei videogiochi e non solo. Ah, è previsto anche il supporto alla Pokebanca: pronti a trasferire il vostro Mew in Sole e Luna?
Con questo spirito ho iniziato la mia avventura, insieme al mio fido Charmander
In conclusione…
Quella di rilasciare Pokemon Rosso, Blu e Giallo su Virtual Console è sicuramente una scelta saggia per celebrare il 20° anniversario, ma è anche un’opportunità: per chi non ha mai avuto il piacere di vivere queste esperienze a suo tempo, o semplicemente per chi vorrebbe ritornare indietro nel tempo per qualche ora, ritrovando tutto come lo aveva lasciato, in bianco e nero e con qualche sprite ammaccato qua e là.
L’avventura per la regione di Kanto, dopo tutto questo tempo, sente sì il peso degli anni, ma allo stesso tempo è ancora quella rivoluzionaria e fresca esperienza che tanta strada ha fatto in questi anni. Se siete disposti a pagare 10€, ricordatevi di non dare ascolto alla vocina interiore mentre scegliete il vostro starter. Non vorrete mica iniziare il gioco con Bulbasaur?!
Voto: Lv.100
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