Inizio questa difficilissima recensione con una breve premessa. Siamo arrivati alla nona generazione, sono passati più di 25 anni dall’esordio di Pokémon nel mondo e il brand non è mai stato così forte come in questo momento: merchandise, carte da gioco, film, anime, centri Pokémon e persino Ash Ketchum che vince il mondiale, diventando campione per la prima volta dopo oltre due decadi. È lecito aspettarsi che questo nuovo capitolo del brand sia un nuovo passo in avanti, una rivoluzione tanto attesa e (in parte) anche sbandierata da The Pokémon Company e GAME FREAK.
Almeno, queste erano le aspettative. Ma continuiamo con la premessa: chi vi scrive non è certo un novizio, per quanto riguarda Pokémon. Ho giocato a tutti i titoli della saga sin dal 1997, sono estremamente appassionato del brand, sono persino andato in Giappone a farmi il cammino penitente del vero fan in tutti i centri Pokémon più importanti. Insomma, ho la “patente da Pokéfanatico” e non ho paura di usarla.
E ora arriviamo al punto. L’arrivo di Pokémon Scarlatto e Violetto (che ovviamente potete acquistare sullo shop online di GameStop), come dicevo, è stato atteso da milioni di appassionati/e e fan in tutto il mondo: in molti si aspettavano finalmente non solo la maturità da parte della serie, ma anche un passo decisivo verso le nuove tecnologie e il concetto di open world più vicino al videoludo d’occidente che non alla storica tradizione giapponese. Bene, molte di queste promesse sono state più o meno disattese, altre parzialmente mantenute, alcune rinviate alla prossima generazione. Non c’è un modo edulcorato per dire quel che penso: Pokémon Scarlatto e Violetto sono due titoli con un potenziale enorme, dal gameplay convincente e divertente, che avrebbero potuto essere davvero la rivoluzione tanto attesa. Ma purtroppo la realtà è in parte diversa. I nuovi titoli di GAME FREAK e Nintendo mostrano il fianco a molti problemi tecnici, alcuni anche gravi.
Ma partiamo, come sempre, dal principio. La nona generazione di Pokémon trova la sua casa nella regione di Paldea, un luogo immaginario ispirato alla Spagna dei tempi moderni. Vestiamo i panni di un giovane allenatore o di una giovane allenatrice in procinto di iniziare la sua promettente carriera scolastica nella prestigiosa accademia Arancia (per Scarlatto) o Uva (per Violetto). Dopo aver salutato la nostra cara mamma (ma perché non esiste mai un papà?) e aver incontrato la nostra amica/rivale Nemi, incontriamo incredibilmente il Pokémon leggendario che appare sulla cover del gioco, quindi Koraidon (per Scarlatto) o Miraidon (per Violetto). Vorrei spendere due parole per questi due Pokémon, che derivano dall’unione di una parola giapponese (korai/mirai, ovvero passato/futuro) e una inglese (dragon): l’intenzione, da quanto mi è parso di capire, di GAME FREAK era quella di creare un capitolo in grado di fungere da ponte fra passato e futuro, fra tradizione e innovazione, dando corpo a questo ideale nei due Pokémon copertina.
Pokémon Scarlatto e Violetto sono due titoli con un potenziale enorme
A differenza dei capitoli passati, dove i leggendari erano un elemento che si trovava sempre verso l’endgame (e con i quali non si è mai capito la natura e l’origine del legame con il protagonista), Scarlatto e Violetto ci avvicina immediatamente al nostro Pokémon unico, in modo da creare con lui un legame che durerà per tutta l’avventura. Chiaramente non potremo combattere con Koraidon/Miraidon sin dall’inizio, ma il Pokémon drago non ci abbandonerà praticamente mai, diventando all’occorrenza anche il nostro unico mezzo di trasporto. Ho apprezzato questo cambio di direzione, che dà sicuramente più senso al legame che il protagonista avverte con i Pokémon leggendari. Questa è la prima di una lunga serie di indovinate innovazioni che GAME FREAK ha deciso di apportare alla sua formula, ma parleremo più avanti delle novità tecniche.
Torniamo a parlare del comparto narrativo, che in questa nuova iterazione si arricchisce con tre diverse strade percorribili sin dalle prime battute del gioco. In primis il Cammino dei Campioni, ovvero la “classica” scalata delle palestre per ottenere le otto medaglie necessarie per sfidare la Lega Pokémon e tentare di diventare campioni. Poi troviamo il Sentiero Leggendario, a intraprendere il quale ci spingerà Pepe (figlio del professore Pokémon della nostra versione, Olim per Scarlatto e Turum per Violetto), e che ci vedrà affrontare i giganteschi Pokémon Dominanti, delle versioni “alternative” dei classici Pocket Monsters modificati dalla spezia (no, non quella di DUNE). Infine, il Viale della Polvere di Stelle, un cammino che ci farà incrociare le Pokéball con il Team Star, il nuovo gruppo di cattivoni e bulli che tormenta gli studenti dell’Accademia. Tutti e tre i cammini sono narrativamente interessanti, con alcuni picchi di coinvolgimento da parte del/la giocatore/giocatrice in determinati momenti della trama che vogliono affrontare temi un po’ più seri.
Vi ricordo, tuttavia, che stiamo pur sempre parlando di un titolo PEGI 7 che andrà comunque a inserire positività (anche dove non dovrebbe, onestamente) per controbilanciare argomenti più seri: non aspettatevi quindi l’approfondimento psicologico di God of War o la profondità della serie Persona. Tuttavia, ho apprezzato che GAME FREAK abbia provato a uscire un po’ dal seminato, sforzandosi di dare più consistenza al comparto narrativo, anche con qualche piccolo colpo di scena.
Il comparto narrativo si arricchisce con tre diverse strade percorribili
Per quanto riguarda il puro gameplay, Pokémon Scarlatto e Violetto si conferma pieno di novità: abbiamo chiaramente abbandonato il 2D da parecchi giochi oramai, ma ora si respira finalmente l’idea di un open-world a tutti gli effetti: niente più macro-aree come in Leggende Pokémon: Arceus né terre selvagge come in Spada e Scudo. In Scarlatto e Violetto ogni ambientazione fa parte di un mondo vasto, con centri Pokémon all’aperto e città finalmente visibili dall’orizzonte e raggiungibili semplicemente esplorando la regione. Ci sono ancora dei blocchi decisi dal gioco (la capacità di usare Surf non sarà, ad esempio, disponibile da subito) ma tendenzialmente quasi tutta Paldea è lì per essere scoperta da giocatori e giocatrici. Fuori da questo discorso c’è la città di Mesapoli, dove si trova l’accademia e che necessita di un caricamento separato per poterci entrare. Insomma, rompe un po’ la continuità, ma è un piccolissimo prezzo da pagare. Devo dirlo: correre, planare e nuotare in groppa a Koraidon mi ha dato un senso di liberà difficilmente rintracciabile in altri giochi della serie Pokémon.
Il mondo di gioco è pieno di luoghi da esplorare, grotte da scoprire, vette da raggiungere, spiagge, deserti e picchi innevati; Pokémon Scarlatto e Violetto non si limita più ad ambientazioni lineari, ma si lascia finalmente coinvolgere da una verticalità più spiccata e dalle bellezze dell’ambiente in tre dimensioni per rendere il gioco più appetibile, vario e divertente. C’è da dire, comunque, che il gioco non spicca per bellezza grafica e che non regalerà mai scorci mozzafiato, nemmeno per sbaglio. Anche le ambientazioni, per quanto varie, palesano texture scarsamente definite e mancano di elementi estetici che avrebbero estremamente giovato a questo titolo.
Continuando a parlare di gameplay, questo è stato privato di un diario delle quest (presente invece in Leggende Pokémon: Arceus) per via del fatto che le tre strade di cui ho parlato poco sopra sono, sostanzialmente, le uniche quest che il gioco prende in considerazione. Non c’è altro, a parte il Pokédex e qualche collezionabile estremamente malgestito e di difficile reperibilità.
I nuovi titoli di GAME FREAK e Nintendo sono piagati da una pletora di problemi tecnici
Altra cosa di cui è bene parlare è il livello di sfida. Essendo un open world, Pokémon Scarlatto e Violetto non ha una strada predefinita da far percorrere alla giocatrice o al giocatore e non ha un sistema in grado di scalare la difficoltà generale in base al nostro livello (o alle nostre medaglie, per quel che vale): il risultato è che alcune zone saranno infestate da Pokémon deboli ed altre da Pokémon fortissimi. Riuscire a bilanciare il tutto è difficile, e può capitare di aver prevalso in una zona difficile per poi passare ad un’altra piena di allenatori di livello infimo e Pokémon dal grado sfida insignificante. Non c’è rimedio a questo problema, e capita più spesso di quanto si pensi. Ed è un peccato, perché è un’altra (tra le tante) magagne che i due nuovi nati di GAME FREAK si ritrovano sul groppone. Interessante invece la meccanica originale, introdotta in questo capitolo, della teracristallizzazione: quest’ultima è un’ottima variante che andrà sicuramente a influenzare il gioco competitivo, permettendoci di cambiare il teratipo di un Pokémon il quale, oltre a sembrare uno Swarovski animato, potrà contare su una maggiore potenza o su una rinnovata resistenza a un determinato tipo di mosse.
Fra le altre novità troviamo la scomparsa della pensione Pokémon a favore della possibilità di trovare uova durante i picnic. Quest’ultima feature di permette, oltre che di far figliare i nostri pocket monsters, di mangiare e preparare deliziosi panini che abilitano una o più feature (aumentando la probabilità di cattura di un determinato tipo, oppure la possibilità di incontrare un Pokemon cromatico ecc). Interessantissima anche la nuova modalità cooperativa, che permette di esplorare insieme ad amici e amiche la regione di Paldea (permettendoci di esplorare, scambiare, combattere e fare picnic) con le meccaniche dei raid estremamente simili a quanto visto in Spada & Scudo, con la differenza che questa volta andremo a combattere e catturare Pokémon teracristallizzati.
Ottima anche la possibilità di farsi accompagnare da un Pokémon della propria squadra lungo le fasi di esplorazione. Oltre a raccogliere gli oggetti sparsi per lo scenario, il prescelto combatterà autonomamente, e senza interruzioni, i Pokémon selvaggi in cui si imbatterà, facendo guadagnare punti esperienza all’intero team. Si tratta di una novità graditissima, in grado di rendere estremamente più piacevole, fluido e divertente il vagare per le lande di Paldea, oltre che di eliminare quasi del tutto la necessità di ricorrere all’odiato farming.
Arriviamo infine alla nota dolente, che più che una nota è un vero e proprio concerto. Il comparto tecnico di Scarlatto e Violetto è spesso infestato da bug, problemi di frame rate e crash che rovinano più o meno direttamente l’esperienza di gioco. Oltre alle texture di bassa qualità, abbiamo diversi problemi di illuminazione, compenetrazioni, animazioni dei personaggi in sfondo a due o tre frame per secondo. Questi problemi, molti dei quali possono sicuramente essere risolti con una o più patch, a cui sono andato incontro nella mia run di Pokémon Scarlatto, azzoppano un gioco innegabilmente divertente, impedendogli di brillare come dovrebbe. Il gioco è uscito in uno stato che definirei acerbo, con evidenti necessità più o meno gravi di polish da parte del team di sviluppo. Le esigenze di marketing hanno probabilmente messo troppa premura al team di sviluppo, esattamente come era accaduto con Cyberpunk 2077, con la differenza che, almeno in quel caso, una versione del gioco che funzionava (quella PC) esisteva.
Questa volta, invece, è impossibile sfuggire a Pokéball che sfidano la gravità, Pokémon che scompaiono, salti in voragini fuori dal gioco e crash al menù della Switch senza possibilità di recuperare il salvataggio se avete disabilitato quello automatico. Onestamente, sono piuttosto combattuto: questo capitolo di Pokémon ha degli elementi davvero unici che rendono il gioco divertente e, a tratti, sorprendente; nello stesso tempo, è il gioco tecnicamente più imperfetto che sia mai stato pubblicato da GAME FREAK al punto da essere paragonato a una versione beta.
Siamo arrivati alle inevitabili conclusioni, nonché al giudizio più difficile che abbia mai dato sulle pagine di GameSoul. Posso dire che le novità portate da questa versione di Pokémon portano una ventata d’aria fresca in una serie ultraventennale che necessitava di un rinnovamento. L’open world e il 3D sono stati finalmente sfruttati meglio che in passato e persino il comparto narrativo si è rivelato più sorprendente del solito. Ottima anche la nuova meccanica della teracristallizzazione e la cooperativa per esplorare Paldea insieme a uno o più amici o amiche. Sicuramente Scarlatto e Violetto faranno la felicità dei fan, perché divertono e non poco; ma il prezzo da pagare, questa volta, va ben oltre il compenso monetario dovuto all’acquisto del gioco. Dovrete metterci pazienza, e tanta, per soprassedere a tutte le innumerevoli imperfezioni di questa iterazione di Pokémon. Fra bug invalidanti, grafiche fuori dal tempo e crash devastanti, Pokémon Scarlatto e Violetto rappresentano i giochi più acerbi mai pubblicati da GAME FREAK. Serve un cambio di rotta concreto da parte del management e serve che si riconosca il problema: il gioco va sistemato il prima possibile e, onestamente, forse un rinvio avrebbe giovato. Scarlatto e Violetto sono una splendida occasione in parte sprecata. Il divertimento è tangibile ed innegabile, anche a fronte delle tante e ottime novità sul fronte del gameplay, ma sta a voi scegliere se scendere o meno a compromessi con un comparto tecnico che, attualmente, fa acqua da tutte le parti. Potete acquistare i giochi ai seguenti link: Scarlatto, Violetto, dual-pack Steelbook. |