È trascorso ormai un anno da quando Game Freak ci ha offerto un nuovo approccio ai Pokémon e al loro sconfinato potenziale grazie alla regione di Alola. Un gusto diverso, esotico si potrebbe dire, e non guasterebbe, perché la regione in cui ha preso vita la nostra avventura di allenatori è suddivisa in più isole – una frammentazione che già parlava di cambiamento, una ventata d’aria fresca indispensabile per una serie che ha ormai raggiunto la sua settima generazione e, con essa, segnato una netta linea di demarcazione. Pokémon Sole e Luna sono stati un cambio di paradigma in un franchise ben saldo alle proprie fondamenta, modificando quegli aspetti con cui persino i giocatori di prima generazione sono cresciuti: prime fra tutte le palestre, sostituite da una serie di prove che se vogliamo si integrano bene in una cultura dalle profonde radici tribali come quella di Alola, spingendo il o la protagonista ad affrontare un vero e proprio rito d’iniziazione volto a simboleggiarne la maturazione; bisogna avere il favore degli dèi per proseguire, qui rappresentati in veste di Pokémon protettori volubili e umorali che osservano in disparte, giudicano e ai più meritevoli concedono il loro benestare.
Le stesse movenze per sprigionare il potere dei i Cristalli Z, nonostante le bizzarrie d’esecuzione, altro non sono che danze tribali portate a un giocosa forma d’espressione. Ad Alola il rapporto fra uomo e natura è sacro, lo si capisce da dettagli apparentemente insignificanti quali la crescita naturale delle bacche a sfavore della coltivazione fino ad arrivare a quelli che impattano sul gameplay, come l’abbandono delle iconiche Macchine Nascoste (considerate un tabù nella regione e declassate a semplici Macchine Tecniche) per l’uso di un Pokémon specifico, allevato apposta per essere cavalcato e rappresentare la soluzione ai problemi contestuali. Un Lapras è il nostro passaggio sicuro sulle acque dell’oceano, la forza bruta di Tauros spacca le rocce che bloccano il passaggio, la resistenza di Mudsdale ci permette di superare terreni accidentati, le possenti ali di Charizard ci portano ovunque vogliamo e via discorrendo. Come abbiamo detto, dunque, cambiamento ma anche un punto di partenza dal quale sviluppare future interazioni.
In questo nuovo panorama, Pokémon Ultrasole e Ultraluna si collocano nel mezzo: non si tratta di capitoli inediti ma neppure di una minestra troppo riscaldata. Aggiungono aspetti più o meno significativi all’esperienza originale e ripercorrono sebbene in parte quel filone di sequenzialità che nel 2012, con Bianco 2 e Nero 2, aveva rappresentato una vera innovazione nella saga: veniva abbandonata una versione omnicomprensiva per la generazione corrente a favore di eventi collocati ad anni di distanza rispetto ai precedenti. In questo senso, Pokémon Ultrasole e Ultraluna non sono dei veri seguiti quanto un upgrade, nondimeno dopo aver saltato la sfortunata sesta generazione di Pokémon X e Y si ritorna alle vecchie abitudini. Le novità sono un po’ ovunque in questi “capitoli di transizione” e pur sforzandoci di presentarle tutte, ci sentiamo in dovere di restare “Ultravaghi” per non rovinarvi la sorpresa.
Partiamo dal focus principale dei giochi, il leggendario Necrozma. Era evidente che su di lui si sarebbe concentrata l’attenzione di Game Freak, una necessità dichiarata dal post-game di Sole e Luna ma soprattutto dall’aura di mistero che ne ha sempre avvolto la figura, con tutte le speculazioni riguardanti la sua natura e il coinvolgimento nelle fratture dello spazio-tempo. Senza poi contare la sua fusione con Solgaleo e Lunala per dare vita a Necrozma Criniera del Vespro e Necrozma Ali dell’Aurora, che oltre a un design ancora più bello dei rispettivi originali dispongono anche di una nuova Mossa Z a testa: Deflagrazione Lunare e Supercollisione Solare.
Date le premesse era lecito aspettarsi un approfondimento degno di tale nome, invece ci si trova di fronte un risultato un po’ deludente. Pur sapendo che la trama non sarebbe potuta essere stravolta senza finire col realizzare un gioco totalmente nuovo, il canovaccio è ricalcato con fin troppa precisione. Qua e là sono sparse alcune piccole modifiche, variazioni sul nostro percorso per diventare futuri Campioni che riusciranno a sorprendere anche chi ha giocato a Pokémon Sole e Luna, ma riguardo alla narrazione in sé l’unica introduzione degna di nota (e al contempo poco approfondita) è la presenza di due membri dell’Ultrapattuglia, che faranno capolino di tanto in tanto per fornire alcune informazioni su di sé, il loro lavoro e Necrozoma stesso senza tuttavia spingersi troppo in là. Per il resto, il gioco si trascina lungo la linearità già riscontrata lo scorso anno, fra prove dei Campioni e battaglie contro i Kahuna che culmina in un vero colpo di scena solamente alle battute finali, quando purtroppo la maggior parte delle attese sono state ormai deluse. Dal punto di vista strettamente narrativo, dunque, Pokémon Ultrasole e Ultraluna non brilla della luce con cui gli sviluppatori ci hanno attratto, ma non neghiamo le novità a livello contenutistico che rendono tutto più accattivante.
Pokémon Ultrasole e Ultraluna non sono dei veri seguiti, quanto un upgrade
Seguendo lo svolgimento dell’avventura troviamo anzitutto gli adesivi del dominante, piccoli sticker disseminati dai Capitani lungo tutte le isole (spesso si trovano nei luoghi più improbabili) che se raccolti in specifiche quantità permetteranno di ottenere da Manuel Oak – fa sempre un certo effetto vederlo – un Pokémon in tutto e per tutto simile ai dominanti affrontati. Collezionabili che per certo faranno gola ai completisti offrendo un motivo in più per esplorare zone cui altrimenti si sarebbe data solo una fugace occhiata. Gli amanti della fotografia troveranno poi libero sfogo in due modi: frequentando il Fotoclub di Alola per organizzare un set fotografico assieme ai propri Pokémon e, dopo aver scelto posa e fondale, scattare foto che miglioreranno il rapporto di amicizia con i nostri fedeli compagni di viaggio.
La seconda è una funzione implementata nel Rotom Pokédex, il Pokévisore, grazie al quale potremo immortalare determinati Pokémon in altrettanti punti di interesse che sarà il dispositivo stesso a segnalarci: una volta riempito il rullino si potrà scegliere se condividere o meno una delle foto e nel caso si riceveranno voti e apprezzamenti da altri allenatori in base alla nostra bravura, che accumulati permetteranno di sbloccare funzionalità aggiuntive per il Pokévisore. Un piccolo spazio pubblico, una sorta di ”Instagram made in Alola” dove avere il proprio attimo di notorietà. Restando in tema Rotom, il nostro simpatico Pokédex sarà più chiacchierone che mai, commentando attivamente l’avventura e chiedendoci molto spesso dei pareri; inoltre occasionalmente ci permetterà di giocare alla Roto’n’roll, una roulette dove vincere i poteri Rotom – oggetti che se dati a un Pokémon gli permettono di ricevere bonus differenti, da un incremento dell’esperienza alle statistiche migliorate, fino a un maggiore profitto dalle battaglie. Dato il livello di difficoltà, come Sole e Luna, più alto rispetto alla media, si tratta di un supporto gradito per allenatori inesperti soprattutto durante le prove e le lotte con Pokémon dominanti.
Un’altra aggiunta piuttosto divertente è il Surf Mantine, un innovativo sistema di spostamento fra un’isola e l’altra che mette anche in gioco le nostre abilità di surfisti in vere e proprie competizioni svolte direttamente lungo la tratta fra le isole. Certo, si tratta più di un minigioco che non un’implementazione interessante ai fini della storia ma si ritaglia il suo piccolo spazio di svago, lasciandoci ondeggiare tra i flutti realizzando nel contempo acrobazie e coreografie volte a stupire una giuria invisibile. I controlli sono facili e intuitivi, e la possibilità di ottenere Punti Lido utili per acquistare oggetti consumabili oppure mosse per i Pokémon la rende un’attività da provare quando si ha voglia di svagarsi (senza contare che c’è un piccolo premio per chi si attesta campione della disciplina su tutte le tratte disponibili). Mantine non rientra nell’elenco di Pokémon destinati al Poképassaggio, perciò è necessario recarsi in spiaggia e da lì partire alla conquista dell’oceano. A proposito di lidi, quello del Kantai è una delle nuove location in Pokémon Ultrasole e Ultrasole, assieme alla Valle dei Pikachu il cui unico scopo è incontrare decine di loro per stringerci amicizia e trascorrere un po’ di tempo fra un “pika-pi!” e l’altro.
Salvo queste due novità, l’arcipelago non è cambiato, tuttavia è stata infine aggiunta la possibilità di esplorare l’Ultravarco che, pur non offrendo granché oltre a entrare in diversi passaggi dimensionali ed esplorare Ultramegalopoli (piuttosto limitata e povera di contenuti almeno fino al post game), rimane un’esperienza da provare almeno una volta: appena aperto l’Ultravarco all’Altare del Sole o della Luna, a cavallo del proprio leggendario si attiva un breve minigioco dove dovremo indirizzare il Pokémon in corsa, sfruttando controlli (a onor del vero scomodi) che richiedono di inclinare il 3DS per gli spostamenti, per fargli raccogliere delle sfere che aumenteranno la distanza percorsa in anni luce rispetto al punto di partenza appena avremo attraversato uno dei tanti varchi che ci si pareranno davanti. L’incertezza di cosa ci aspetti dall’altra parte, se un mondo popolato di leggendari o Ultracreature, è un’ottima idea.
Meno apprezzabile è invece la mancanza di Pokémon nuovi (tornano le forme Alola più alcuni nuove Ultracreature), che accresce la sensazione di già visto sospesa sopra tutta l’avventura, e una maggiore ma non definitiva stabilità del frame rate – che pur non essendo al livello dei disastrosi cali di cui soffrivano Sole e Luna è ancora troppo incerta nelle lotte che coinvolgono più di due Pokémon alla volta.
Pokémon Ultrasole e Ultraluna è una bella versione 0.5 degli originali che così bene ci hanno catturato lo scorso anno, purtroppo non è nulla di più. Dal punto di vista narrativo ci saremmo aspettati molti di più, almeno stando alle premesse che si respiravano, ma anche mettendo da parte questo aspetto per concentrarsi sulle novità ci troviamo di fronte a piccole introduzioni poco rilevanti ai fini dell’esperienza complessiva. Rimangono i pregi che hanno fatto di Sole e Luna il nuovo caposaldo del franchise, un punto zero dal quale ripartire per dar vita a future esperienze che sappiano coniugare gameplay e narrazione, e al contempo quei difetti già riscontrati e che in larga parte sono dovute ai limiti del Nintendo 3DS. Se avete già giocato alle precedenti installazioni, Pokémon Ultrasole e Ultraluna non hanno molto di nuovo da offrirvi ma se ancora siete a digiuno di questa settima generazione, allora questa versione aggiornata è ciò che vi serve per scoprire lo svecchiamento di cui si è fatta carico Game Freak. |