News 13 Ago 2015

Pollen – Anteprima gamescom 2015

Colonia – La realtà aumentata è diventata un qualcosa di efficace e tangibile soltanto negli ultimi anni con l’esplosione di Oculus Rift, da allora di sensori ne sono stati sviluppati molteplici e con le caratteristiche più variegate, ma il fine ultimo è sempre quello di riuscire a proporre esperienze convincenti, soprattutto nel medium videoludico.

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Pollen è solo uno dei tanti titoli che cercano di trarre beneficio da queste tecnologie, immergendo il giocatore in un ambientazione e provando a raccontare una storia in modo più diretto e convincente: questo è il primo obiettivo del titolo dei ragazzi di Mindfield Games, raccontare una storia convincente e un ambiente che si presti all’esplorazione, anche legata alla manipolazione dello scenario e non solo legata alla pura osservazione. Abbiamo indossato il visore, e siamo andati a sostituire un impiegato scomparso in circostanze misteriose su una delle Lune di Saturno: cosa avremo scoperto?

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Nonostante i molteplici appuntamenti e le tante persone incontrate anche in occasione dell’E3 dello scorso anno, non mi era mai capitato di avere a che fare con uno sviluppatore realmente indipendente. Per questo motivo, quando i ragazzi di Mindfield mi hanno accolto in questa piccola stanzetta con una sola postazione, mi sono emozionato un po’ come loro, che mi raccontavano di come non riuscissero ad avere un momento di pausa a causa dei molteplici giornalisti che volevano vedere il loro gioco.

Con una certa agitazione (e stanchezza) nella voce, mi viene finalmente mostrato in tempo reale Pollen, questa misteriosa avventura in prima persona a bordo di una stazione spaziale. La storia, come accennato qualche riga sopra, è un aspetto che gli sviluppatori vogliono resti segreto e di difficile interpretazione, per permettere a chi giocherà il titolo per la prima volta di lasciarsi trasportare dall’esperienza senza pregiudizi e senza influenze esterne: nonostante tutto, le fonti a cui i ragazzi di Mindfield si sono ispirati sono molteplici, e vanno dallo sci-fi più puro e primordiale ad un capolavoro del cinema come 2001 Odissea nello Spazio, di Kubrik. Non è chiaro in che modo queste opere hanno ispirato la narrazione di Pollen, ma tanto basta per instillare in noi un notevole interesse. La visione dell’universo narrativo appare estremamente particolare, e denota una visione artistica precisa e originale: anche se ambientato negli anni 90, nella storia di Pollen i computer non hanno avuto lo stesso balzo tecnologico come nella realtà, mentre ci si è spinti oltre nella tecnologia nucleare, permettendo ai razzi di raggiungere luoghi altrimenti lontani. Una premessa azzardata, certo, ma è pur sempre di fantascienza che stiamo parlando.

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Al di là di questo, il titolo si pone allo stesso modo di altri esponenti del genere, come Gone Home, dando al giocatore la libertà di esplorare un’ambientazione e di ricostruire i pezzi di un quadro più grande, di personaggi e di storie altrimenti dimenticate. Pollen è tutto questo, una grande scatola chiusa dove regna una narrazione non lineare, che andrà ricostruita trovando informazioni, analizzando oggetti abbandonati e quant’altro. Proprio in tal senso si nota il punto di forza dell’avventura di Mindfield, che pur ricordandosi di essere un videogioco, offre un approccio estremamente realistico nel sistema di controllo e, soprattutto, una cura per i dettagli estrema. Tutto ciò è stato fatto per permettere non solo un’esperienza soddisfacente, ma anche per rendere l’utilizzo della VR estremamente appagante.

Pollen è infatti ottimizzato per la realtà virtuale, visto che gli sviluppatori permetteranno di utilizzare Oculus, HTC Vive e Playstation Morpheus. Nonostante lo si possa giocare con un titolo “normale” infatti, la struttura del gameplay è chiaramente ottimizzata per una migliore fruizione su VR: tutto ciò che vedremo nelle ambientazioni sarà infatti manipolabile, tramite la pressione di un tasto e il movimento della visuale. Qualsiasi azione dovremo compiere, richiederà movimenti naturali e realistici. Ad esempio, abbiamo indossato Oculus e, raccogliendo una lattina, abbiamo avvicinato lo sguardo per carpire la maggiore quantità di dettagli possibili. Abbiamo aperto un armadietto, afferrandolo e muovendo in giù l’analogico come se simulassimo il movimento del braccio. Pollen funziona, soprattutto in VR, perché tramite questi accorgimenti e questa struttura riesce ad immergere il giocatore nel suo microcosmo quasi si trovasse al suo interno. Sebbene la versione VR richieda ancora una certa ottimizzazione (siamo stati vittima di una leggera motion sickness dopo qualche minuto) le idee e la struttura ludica possono davvero rendere Pollen un’esperienza indimenticabile. Allo stato attuale, è quasi riduttivo definire Pollen un titolo indipendente, tante sono le ambizioni e la qualità con cui cerca di perseguirle.

 

Ambizioni e qualità: è riduttivo definire Pollen un titolo indipendente

 

Fattore Soul

Nonostante alcuni aspetti richiedano ulteriori attenzioni, la prima prova con Pollen è stata senza dubbio una sorpresa: i ragazzi di Mindfield sembrano avere le idee chiare in merito al progetto e a tutti i suoi elementi, e l’intenzione di offrire un’esperienza immersiva e originale è lampante.

L’idea di offrire una narrazione non lineare, unita alle ambientazioni realistiche e all’approccio naturale del sistema di controllo potrebbero rendere Pollen l’avventura VR definitiva, e perché no un’interessante deviazione anche per chi non potrà sperimentarlo tramite la realtà aumentata. Fatto sta che il microcosmo costruito sulla misteriosa stazione spaziale vicino Saturno ha catturato la nostra attenzione, e non vediamo l’ora di svelarne i suoi segreti.


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