Correva l’anno 1968 quando in sala venne proiettato per la prima volta Il Pianeta delle Scimmie. Secoli fa, tecnologicamente parlando. Il film, diretto da Franklin J. Schaffner e tratto dal romanzo sci-fi di Pierre Boulle, ottenne un successo più che discreto e si portò a casa anche l’ambita statuina dorata durante la cerimonia degli Oscar del ’69.
Inutile che stia a raccontarvi di come la pellicola si sviluppò e diluì in svariati prequel, sequel e reboot fino ad arrivare alla più recente incarnazione: Apes Revolution – Il Pianeta delle Scimmie.
Lo scenario in cui veniamo catapultati non è dei più tranquilli, abbiamo un pianeta dal volto completamente mutato in cui la natura ha cominciato a riprendersi ciò che in passato le apparteneva: le scimmie “governano” e tocca agli ultimi rappresentanti del genere umano adattarsi in una sorta di ribaltamento del processo evolutivo. Quando le prime vengono a sapere dell’esistenza (e della resistenza, si potrebbe dire) dei secondi si corre precipitosamente ad un pericoloso bivio: convivere in pace o soggiogare/annientare l’ultimo baluardo dell’umanità sulla Terra?
Bisogna dirlo: Matt Reeves con questo film è riuscito a compiere una di quelle imprese che sarebbe azzardato definire impossibili, ma che di certo sono tutt’altro che semplici. Il kolossal fantascientifico rischia sempre di trasformarsi in un’accozzaglia di battaglie ed effetti speciali sparsi in abbondanza e “a caso” come origano su una pizza, di risultare sbilanciato – sulla narrazione, sull’immagine o altro – o correre su binari fin troppo stabili per non annoiare perdendo così quella dose di coraggio necessaria a fare di un kolossal un’opera davvero importante, significativa o addirittura memorabile.
In questo caso abbiamo la rappresentazione metaforica dei concetti di bene e male, buono o cattivo, miscelati e indistinguibili così come lo sono nel mondo reale. Le domande le abbiamo già sentite, ma le risposte sono decisamente originali. Chi è la bestia su questo pianeta? Il buono sta tutto dall’ una o dall’altra parte? Si “gioca” con concetti quali il rispetto della natura così come quello reciproco, si riflette su un passato che lega ogni essere umano a epoche dimenticate che – forse – avevano più aspetti in comune con l’epoca odierna di quanti ne potremmo cercare e trovare.
Gli spunti tra le righe sono interessantissimi, possiamo goderci una sequenza a mascella spalancata o “scavare” nel dettaglio con tanto di microscopio per scoprire risvolti e prospettive inediti o – comunque – non comuni: da notare, ad esempio, la totale assenza di animali domestici di qualunque tipo, giustificata (forse) dalla volontà di voler puntare i riflettori sul binomio protagonista, sugli angoli del ring occupati da uomo e “bestia”.
La recitazione è di alto livello, carrellate e panorami mozzafiato rispondono positivamente all’appello e – vi assicuro – troverete lo spettacolo che probabilmente cercate con l’acquisto del biglietto.
[hr]
ARVE Error: id and provider shortcodes attributes are mandatory for old shortcodes. It is recommended to switch to new shortcodes that need only url
[hr]
A noi ricorda…
Homefront – The Revolution: niente scontri con i “cugini” primati in questo atteso secondo capitolo di Homefront, ma la rivoluzione c’è… a partire dal titolo! Pare proprio che le potenzialità di PC e gingilli next gen verranno sfruttate al massimo per ricreare un’esperienza di gioco davvero – passatemi il gioco di parole – rivoluzionaria. Data di uscita prevista: TBA 2015.
[hr]
Alla prossima, con la recensione di una nuova, freschissima perla (beh, questo si vedrà) pescata nell’oceano del Cinema contemporaneo!
[hr]
Segui Popcorn Time anche su Facebook…
[hr]
Commenti