Dicono di lui…
Il genere biografico, al Cinema come su carta, è un mosaico composto da perle rare ed assolute e scivoloni imperdonabili e, soprattutto, inutili.
Innanzitutto, e non è una questione banale come potrebbe sembrare, tutto dipende dall’angolo, dalla prospettiva utilizzata per osservare e trasporre in fiction la vita di un personaggio realmente esistito o esistente. In altre parole, non basta sapere la storia, bisogna saperla raccontare. Si potrebbero fare dieci o forse cinquanta film su Hitchcock, uno l’opposto dell’altro, raccontando comunque UNA verità: LA verità, è sottinteso, non è qualcosa di cui l’arte si è mai realmente occupata
A prescindere dalla venerazione del sottoscritto per il defunto maestro britannico, l’ultima opera di Sacha Gervasi mi ha lasciato un piacevolissimo retrogusto sul palato, la certezza di aver assistito ad un film facilmente digeribile eppure per nulla scontato. Indagare sul privato di un mostro sacro quale il buon vecchio Alfred e sulla genesi del suo capolavoro non è impresa da poco, farlo mantenendo una perfetta coerenza nello stile e nella narrazione – poi – è eccellenza, e direi che in questo caso ci avviciniamo abbastanza al termine.
L’attenzione non è mai rivolta ad un singolo elemento, umano o meno, ma si sposta come un occhio attento, indagatore, da un volto all’altro. Abbiamo il rapporto tra marito e moglie, le influenze di quest’ultimo sulla vita e di conseguenza sull’opera di Hitchcock, luci ed ombre, demoni personali e dolcissime infatuazioni, protagonisti che si alternano a comprimari “coi fiocchi” (nel cast, ad esempio, una Scarlett Johansson al top della forma), immagini che fanno ormai parte della leggenda (vedi la celeberrima inquadratura della doccia in Psycho, vera e propria arte nell’arte) alternate a momenti oscuri e sconosciuti al grande pubblico, spesso e volentieri romanzati ed interpretati più che semplicemente trasposti.
Il carico sulle spalle degli addetti ai lavori è immenso, ma quando si tratta di Anthony Hopkins ed Helen Mirren l’ago della bilancia va subito a segnare la tacchetta più alta sulla scala del merito.
Spero davvero che moltissime persone riescano a vedere questo film, e magari si lascino ispirare dalla fiction per poi indagare sull’opera di un cineasta grandioso, andando a scoprirne o riscoprirne i capolavori senza tempo, tutt’ora inesauribile fonte d’ispirazione che attraversa i generi e li abbraccia in toto.
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A noi ricorda…
L.A. Noire: prendendo le distanze dalla biografia in sè, e concentrandoci sul fulcro del lavoro di Alfred Hitchcock, ovvero l’indagine sul lato oscuro dell’animo umano miscelata ad una generosa dose di suspance, il primo nome ad accendersi a caratteri cubitali nella mente di un videogiocatore è con molta probabilità quello dell’ambiziosa ed abbastanza recente produzione Rockstar, capace di calarci in una sordida vicenda criminosa e darci parecchio filo da torcere…tra un cadavere e l’altro!
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