[adinserter block=”1″]
La Seconda Guerra Mondiale è uno di quegli argomenti che possono essere affrontati in molti modi: dal un lato ci siamo “noi”, coloro che non l’hanno mai vissuta direttamente e ne parlano tramite una conoscenza data dai libri di storia, dall’altro i nostri padri e nonni, che l’hanno combattuta. Ci sono quelle persone che citano “La guerra, la guerra non cambia mai” e coloro che preferiscono correre in giro con equipaggiamento al limite del fantascientifico. Ci sono coloro che pensano che gli attentati o i colpi di cannone sparati in una guerra moderna non raggiungeranno mai la loro persona, ma rimarranno solo su schermo, esistono quelli che vorrebbero vedere queste scene solo in televisione, non a 50 metri dalla propria abitazione.
E poi ci sono Isao Takahata e Hayao Miyazaki, fondatori dello Studio Ghibli, che nel 1988 diedero vita a Una Tomba per le Lucciole, adattamento d’animazione del racconto semi-autobiografico di Akiyuki Nosaka. Dopo aver visto la luce nel mercato italiano grazie a Yamato Video e Kappalab, una settimana fa, il 10 e l’11 novembre, questo struggente racconto animato è tornato nei cinema italiani a cura di Koch Media, rinominato La Tomba delle Lucciole, con un doppiaggio più fedele all’originale, carico di forti emozioni e un punto di vista sulla Seconda Guerra Mondiale diverso dal solito.
Siamo a Kōbe, 1945, Setsuko e il “fratellone” Seita vivono insieme alla madre quando le squadriglie aeree degli Americani iniziano a colpire il Giappone con napalm e bombe incendiarie. Non siamo molto distanti dallo sgancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, ma nell’aria si sente già l’acre profumo della vittoria degli Stati Uniti.
La madre dei due ragazzi muore presto a causa delle ustioni, mentre il padre, ufficiale della Marina Giapponese, non risponde alle lettere della famiglia da diversi giorni. Rifugiatisi dalla zia, Seita e Setsuko passeranno ben presto da uno stato di relativa felicità, per merito del denaro e dei beni posseduti della madre, ad uno di disagio profondo, causato dalla vendita dei beni in questione da parte della donna che li ha accolti. Questi eventi li porteranno ad andare via di casa in cerca di libertà ed autonomia, ma è proprio qui che il film d’animazione prende una piega diversa dai soliti lavori dello Studio Ghibli.
La Tomba delle Lucciole è un lavoro carico di tristezza e sentimento, la storia di un ragazzo che con molto ottimismo, oltre che con estrema ingenuità, tenta di sopravvivere in una società dilaniata dalla morte, vivendo alla giornata fino a che tutte le sicurezze possedute non vengono distrutte dalle sue stesse scelte sbagliate, su tutte la mancanza di maturità nel richiedere aiuto alle molteplici “figure buone” all’interno del racconto. La stessa scena d’inizio, che ritrae la morte di Seita in una stazione giapponese è la prova che questo film d’animazione si diversifica dagli altri dello Studio: nessun riscatto per il protagonista, nessuna speranza per lo spettatore.
La Tomba delle Lucciole è lo strumento perfetto per capire il secondo conflitto mondiale, uno scontro armato che ha colpito duramente il Giappone, e l’influenza che ha avuto sulla psiche dei giovani rimasti nei piccoli villaggi rurali, apparentemente senza scampo. Nel caso non siate riusciti ad andare al cinema una settimana fa (ma soprattutto in caso amiate i lavori dello Studio Ghibli) e dobbiate ancora recuperare questo film, non potete farvi scappare il DVD de La Tomba delle Lucciole, in uscita a dicembre, ma preparate fazzoletti e, meglio, una persona alla quale stringervi durante la visione del film, questo romanzo d’animazione è diametralmente opposto a Il mio Vicino Totoro.
ARVE Error: id and provider shortcodes attributes are mandatory for old shortcodes. It is recommended to switch to new shortcodes that need only url
Commenti