News 26 Lug 2013

Popcorn Time: The Lost Dinosaurs

Ci sono miti d’infanzia duri a morire, passioni che incendiano il cuore di un bambino e l’accompagnano per sempre, in ombra ma mai sopite: chi di voi non ha mai avuto (a 5, 10, 15, 25, 50, 80 anni) la mania dei dinosauri? Già, mania, penso sia il termine più appropriato: guardando indietro (forse nemmeno troppo…) rivedo pupazzetti, action figures, poster, libri, VHS, riviste ed ovviamente videogames che – con il succedersi dei lustri – hanno infestato come un’edera le mensole della mia stanza… l’elemento in comune? Esatto… il giurassico!

Potrei mettermi a fare nomi, ma odio l’effetto “appunti sui post-it” e la lista – inoltre – sarebbe davvero, ma davvero troppo lunga. Però… c’è un però: alcuni di questi nomi rappresentano pietre miliari del fenomeno “dino” e – senza se e senza ma – si ergono a paragoni obbligati per ogni new entry del genere. Uno su tutti… c’è davvero bisogno che lo scriva?
Jurassic Park.

Il film che recensisco con queste righe – “The Lost Dinosaurs” – ha il preciso obiettivo di calarci una volta ancora nell’esotico,

Toh guarda... un dinosauro!
Toh guarda… un dinosauro!

 intrigante, terribile eppure magnifico mondo di T-rex e colleghi innovando e portando nuova linfa al “discorso”.
Facile? Direi di no. Come fare, allora? L’idea è quella di creare un mockumentary (falso documentario) alla Blairwitch Project – per tornare agli albori del genere – o alla Cloverfield – se preferite restare sul recente – inscenando una spedizione criptozoologica (termine orribile, ma non dipende da me!) alla ricerca di un fantomatico essere (tale Mokele Mbembe)  avvistato più e più volte nelle giungle del Congo. Sorvolando sul fatto che ormai suoni quasi imbarazzante proporre una pellicola come “reale” e chiudendo due, tre, quattro occhi su alcuni sviluppi a dir poco azzardati darò una definizione lapidaria al tutto: interessante.

In realtà potrei tranquillamente aggiungere “coraggioso”, visto il budget non esattamente simile a quello di Jurassic Park. Torniamo proprio a quest’ultimo che – come accennavo – useremo come paragone: se cercate un prodotto simile siete fuori strada, ma parlo soprattutto della tipologia di film – nettamente diversa – più che di meriti e demeriti. In quanto alla regia dovete sapere che Sid Bennett – l’uomo dietro la macchina da presa – è un noto documentarista: dirigendo “The Lost Dinosaurs” gioca in casa, scelta che ha pregi e difetti, non ci si annoia ma il tono “epico” delle pietre miliari del genere avventuroso resta un bel ricordo. Interessante, dicevo, il piacere della scoperta e l’istinto primordiale di indagare su ciò che consideriamo ignoto, che ci spaventa eppure ci attrae con una forza inaudita sono ben rappresentati, il ritmo resta medio-alto senza intoppi “importanti”, certo si poteva scavare un pochino di più, tentare il colpaccio, ma forse è solo una velata nostalgia da amante del Cinema che mi distrae nel giudicare. Il consiglio è sempre il solito: guardatelo, in ogni caso non sarà tempo sprecato!

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A noi ricorda…

 “Dino Crisis”: andiamo sul classico e chiamiamo in campo un titolo che ha fatto storia. Tensione, terrore, azione claustrofobica e soprattutto “dosi” industriali di lucertoloni pronti a trasformarci in uno sformatino pur di farsi un boccone… in una parola: fantastico!

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E voi, lo avete visto? Cosa ne pensate? Votate qui oppure lasciate un commento in basso!

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