News 20 Mag 2014

Psicogamer: Perchè giochiamo a Call of Duty?

Si è discusso a lungo dell’effetto che provocano sui ragazzi i giochi violenti (Bartholow B., 2011; Nauert R., 2012). Il più delle volte, un po’ per intuizione, un po’ per superficialità, ci si limita nel dire che la violenza nei videogiochi sviluppa l’aggressività. Tuttavia, su questo tema le controversie sono innumerevoli e non tutti i ricercatori, di natura psicologica o educativa, si sono soffermati nel misurare l’eventuale livello di violenza indotta da un videogame.

Una ricerca interessante che approfondisce alcuni dei motivi per cui si sceglie di giocare a determinati giochi di guerra, invece, si è concentrata su altri aspetti molto importanti che entrano in ballo quando ci approcciamo ad una console: è il caso di uno studio condotto dalla dottoressa Beatriz Elena Marcano Lárez della International University of La Rioja in Spagna che ha indagato i motivi che spingono i ragazzi a giocare, nello specifico, a Call of Duty.

In questa ricerca, è stato chiesto a 387 giocatori di Call of Duty (CoD) di rispondere ad alcune domande volte ad esplorare la loro motivazione nello scegliere di intraprendere una campagna o un PvP nel famosissimo titolo della Activision.

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Attraverso calcoli statistici abbastanza complessi, sono risultate ben 7 le dimensioni che subentrano in questa scelta: Grafica e giocabilità, l’interazione sociale, l’apprendimento, il livello di sfida, la fantasia, il divertimento e, infine, la competizione. Tuttavia, la maggior parte dei soggetti dell’indagine ha indicato come la motivazione di maggior influenza nella loro scelta fosse data proprio dall’aspetto grafico e dalla giocabilità del titolo. Al secondo posto tra i motivi, invece, è stato indicato come estremamente importante fosse anche l’aspetto dell’interazione sociale tra i giocatori (Marcano Laréz B.E., 2014).

Perciò, prima di dire che un giocatore di CoD si approccia al gioco esclusivamente per sfogare la rabbia o per massacrare qualche povero malcapitato, pensate prima che, a prescindere dal livello di violenza, in un videogioco subentrano numerosi motivi che favoriscono o meno la propensione ad avvicinarsi a certi generi.

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Vi siete mai chiesti perché le grandi case di sviluppo danno un’enorme attenzione alla grafica quando si parla di videogiochi di guerra? E’ il caso, ad esempio, della DICE che sviluppa il proprio Frostbite di pari passo ai capitoli di Battlefield. Con questo non si vuol dire che una ricerca abbia necessariamente ragione, ma è interessante vedere come ci sia un parallelismo tra lo sviluppo della componente grafica di un titolo e le motivazioni che spingono a giocare a determinati giochi. La grafica, perciò, diventa tutto? La risposta è no, perché anche la componente dell’interazione sociale è fondamentale tra le ragioni che spingono una persona a dire “Oggi voglio farmi una partita a CoD”. Ed anche qui ci si può fermare a riflettere un attimo: la state notando la trasformazione del panorama videoludico? Sempre più sviluppatori decidono di dare molta importanza alla componente multiplayer di un titolo, tale che spesso e volentieri alcuni giocatori non giocano nemmeno le campagne single-player per dedicarsi esclusivamente al gioco online. E non ci si ferma solo al multiplayer o al co-op, poiché si stanno evolvendo nuove tipologie di interazione sociale a livello videoludico: pensate a Destiny oppure a The Division. Questi ultimi due titoli sono gli esempi più calzanti dell’evoluzione delle caratteristiche del multiplayer: multiplayer e single-player fanno cadere le loro barriere ed il gioco diviene unico e condiviso. Non essendoci più una separazione netta tra l’online e la campagna single-player è come se gli sviluppatori volessero puntare tutto sull’interazione sociale tra i giocatori, poiché essa rappresenta una importantissima motivazione nell’approcciarsi ad un titolo piuttosto che ad un altro un po’ più solitario.

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Un articolo redatto da Marko Siitonen della University of Jyvaeskylae sostiene che l’interazione sociale tra membri di una comunità multiplayer è simile al tipo di comunicazione che avviene nelle interazioni faccia-a-faccia. Queste comunità vengono costruite sulla base di un senso di appartenenza alla comunità stessa (Siitonen M., 2007). Ne viene da sé che il senso di appartenenza sviluppato nell’interazione sociale tra i team che si costituiscono nel momento in cui ci si approccia a CoD è di estrema rilevanza per l’intera esperienza di gioco. L’attività di giocare a CoD insieme con altri amici, formando un team, condividendo un senso, approfondisce quindi l’essenza del motivo per cui a certe persone piacciono questi generi di videogames d’azione con una grande componente multiplayer.

E voi, invece, per quale motivo avete scelto o scegliereste di giocare a CoD? Diteci la vostra con questo piccolo sondaggio e vediamo se avete affinità con il campione scelto dalla ricerca sopracitata.

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Fonte
– Bartholow, B. (2011). Violent Video Games reduce brain response to violence and increase aggressive behavior. MU News Bureau, 25 May 2011.
– Nauert, R. (2012). Negative effects of violent videogames may build over timePsychcentral, 11 December 2012.
– Marcano Larez, B.E. (2014). Graphics, playability and social interaction, the greatest motivations for playing Call of Duty. Educational reflections. Journal of New Approaches in Educational Research, Vol. 3. No. 1. January 2014 pp. 34–41.
– Siitonen, M. (2007). How does online gaming affect social interactions?ScienceDaily, 20 September 2007.

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