Q.U.B.E. 2 – Anteprima gamescom 17

Colonia – Dobbiamo essere sinceri nel dirvi che non abbiamo giocato il primo QUBE, ma la sensazione è che, in termini matematici, QUBE 2 : QUBE = Portal 2 : Portal. Se la matematica e le proporzioni non sono il vostro forte, ve lo traduciamo: il seguito di QUBE sembra essere lo stesso passo in avanti che ha rappresentato Portal 2 rispetto al primo capitolo della famosissima saga made in Valve. Se non è chiaro nemmeno adesso, allora fareste bene a recuperare prima di tutto queste due pietre miliari appena citate, e successivamente dare anche uno sguardo a QUBE Director’s cut, proprio come faremo noi.

In ogni caso, tutti questi giochi appartengono allo stesso genere, o meglio, la serie QUBE è profondamente ispirata alla serie di Valve, il che però non è un male se lo fa nel modo giusto, mantenendo alcune caratteristiche peculiari, ma introducendo allo stesso tempo qualcosa di nuovo. Anche perché siamo sempre più convinti che non ci sarà mai un Portal 3, per cui ben vengano titoli ispirati ad esso (come lo stesso The Turing Test), quando sono di qualità.

Ma cos’è QUBE 2 ed a che genere appartiene? Parliamo di un puzzle game in prima persona, in cui impersoniamo Amelia Cross, archeologa che si sveglia su un pianeta extraterrestre su cui “vive” una struttura monolitica cosciente, capace di creare infiniti puzzle ambientali, capaci di metterci a dura prova. Come potete intuire, per arrivare al termine del gioco dovrete superarli tutti, il che però vorrà dire anche portare avanti una storia, che speriamo vivamente possa affascinarci almeno la metà di quanto abbia fatto quella del gioco a cui si ispira.

Ed è proprio qui che arrivano le prime buone notizie. Sin dai primi passi si nota come non solo sia tutto curato nei minimi dettagli, dalla colonna sonora, all’aspetto grafico, passando per i dialoghi ed appunto, lo sviluppo della trama: se prima abbiamo usato una proporzione per farvi capire quanto QUBE 2 abbia fatto passi in avanti rispetto al primo gioco, è perché come nel caso dei giochi di Valve, tra il primo ed il secondo non variava molto il concept, quanto il contorno, la cura della trama e degli eventi (oltre che dei puzzle); anche qui si nota subito quanto gli sviluppatori abbiano voluto riprendere un concept che funziona per portarlo ad un livello complessivo superiore, migliore, più profondo.

La nostra prova durante la gamescom ci ha visto passare dai tutorial elementari, a puzzle che invece erano più “avanzati”, ma senza che cambiasse la sostanza: come in un buon puzzle game che si rispetti, la soluzione non deve essere scontata o troppo semplice, ma allo stesso tempo deve essere possibile arrivare alla soluzione ragionando, e non andando per tentativi. I puzzle consistono nella possibilità di sfruttare appunto i cubi che sono nella struttura “vivente” per raggiungere l’uscita e procedere nel proprio cammino. Se quindi i cubi di un colore vi faranno saltare, altri colori daranno ai cubi altrettante funzioni e quindi possibili soluzioni: potremo infatti giostrare a nostro piacimento i colori dei cubi, affinché la combinazione sia quella utile a permetterci di sgattaiolare via da quella “stanza”.

La sensazione è quella di un prodotto di qualità, in cui i controlli e la giocabilità sono alla base di tutto, ed a cui attorno è stata ricamata una trama altrettanto funzionale. Non si tratterà quindi solo di risolvere una sequela di puzzle, sebbene sia quello il cuore del gioco, ma anche seguire il corso degli eventi e ciò che l’ennesima entità (non umana) cosciente riserverà per noi.

Prima che iniziassimo la demo, lo sviluppatore ci ha avvertito del fatto che avremmo ad un certo punto affrontato dei puzzle avanzati, senza alcun tutorial, e che quindi avremmo potuto avere dei problemi a risolverli, visto che non avevamo gli indizi necessari. Noi dopo aver finito la demo abbiamo chiesto di provare questi fantomatici livelli avanzati, salvo poi scoprire di averli già superati. Vi diciamo questo perché anche se molti fattori incideranno sull’esperienza finale, il cuore del gioco sono appunto i puzzle, e la paura è che possano essere sbilanciati in un senso (troppo facili) o nell’altro (troppo complessi).

Non ci è stato detto quanto potrebbe durare il gioco, ma solo che dipenderà (anche) dal videogiocatore; noi siamo stati piuttosto veloci, a detta dello sviluppatore, il che ci fa temere che il cammino possa essere troppo breve e semplice. Inutile però fasciarci la testa prima del tempo, aspettiamo che il gioco esca e speriamo che tutto venga bilanciato nel migliore dei modi.

In conclusione

Visto che Valve non vuole accontentarci, Toxic Games ha pensato bene di colmare (almeno in parte) quel vuoto lasciato da Portal. E prova a farlo con un titolo che gli somiglia moltissimo, ma che è allo stesso tempo diverso: niente portali qui, ma cubi che cambiano colore ed hanno diversi effetti. Lo stile invece dimostra una certa cura per i dettagli, nonché personalità, il che ci lascia ben sperare, soprattutto tenendo conto che il primo gioco ottenne un discreto successo. Da fan sfegatati di Portal, inutile dirvi che abbiamo messo già QUBE 2 nella nostra wishlist del 2018 e che nel mentre abbiamo messo a scaricare il primo gioco!