È difficile osservare Q.U.B.E. 2 e non pensare a Portal. L’ambientazione, la visuale, ma anche il modo in cui LA protagonista interagisce con l’ambiente che la circonda, è tutto così sfacciatamente ispirato al capolavoro di Valve. Che questo sia un bene o un male lo vedremo più avanti, ma quello che possiamo dirvi da subito è che Q.U.B.E. 2 lo fa con il massimo rispetto, e forse con l’intenzione di colmare un vuoto che c’è ormai da anni nel cuore di tutti coloro che hanno amato le gesta di Chell. Così, mentre noi probabilmente resteremo qui ad aspettare ancora a lungo che Valve si faccia viva, Toxic Games, felice del discreto successo di Q.U.B.E., si è rimboccata le maniche e con l’aiuto di qualche esperto del settore, è riuscita a tirare fuori il seguito del suo “First-Person Puzzle Adventure“.
Semmai il nome di Portal non vi dicesse niente (recuperatelo, fatevi un favore, ndr), sappiate che stiamo parlando di un’avventura in prima persona che si sviluppa attraverso la risoluzione di puzzle, un po’ come, per citare qualche gioco più recente, The Talos Principle, The Turing Test o The Witness. In generale questi titoli sono simili come concept, anche se poi tra ambientazione, trama e soprattutto puzzle, si differiscono l’uno dall’altro; ma se abbiamo usato Portal come principale termine di paragone, è perché le similitudini tra Portal e Q.U.B.E. 2 sono davvero tante, e man mano che leggerete, ve ne renderete conto anche voi.
Amelia Cross, è questo il nome della protagonista di Q.U.B.E. 2, è un’archeologa che si risveglia su di un pianeta sconosciuto, nel bel mezzo di una tempesta di sabbia, ignara del come e del perché. In qualche modo riesce a raggiungere la struttura che da lì a poco diventerà l’unica via di fuga dal pianeta e probabilmente di salvezza, sua e dell’umanità. È sola, almeno finché non arriva il supporto via radio del comandante Emma Sutcliffe, la quale purtroppo non riesce a rispondere alle mille domande di Amelia, ma quantomeno le indicherà la strada da percorrere. Sentiremo Emma spesso, solitamente dopo aver superato un’area o un determinato puzzle, ma sempre nelle fasi di intermezzo: è in quei momenti che si sviluppa la trama, nel passaggio da un puzzle all’altro, e lo fa principalmente attraverso i dialoghi tra Emma ed Amelia, almeno fino a che non si renderanno conto di non essere del tutto sole. Sarebbe poco opportuno raccontarvi altro su ciò che succederà durante il corso dell’avventura, anche perché il cuore del gioco risiede nel gameplay, nella fase “puzzle”, e dobbiamo a malincuore ammettere che il contesto narrativo funge solamente da contorno, senza mai assumere il ruolo di protagonista, se non nella parte finale.
Il contesto narrativo in Q.U.B.E. 2, purtroppo, funge solamente da contorno
In cosa consiste quindi il gameplay di Q.U.B.E. 2, visto che rappresenta il fulcro del gioco? Amelia indossa una tuta che le permette di manipolare dei (guarda caso) cubi, non tutti quelli da cui è composta la struttura, ma solo alcuni di essi. In pratica ci sono dei cubi “plasmabili” in diversi modi, grazie ai poteri che proseguendo nel gioco, verranno installati sulla nostra tuta, e i quali saranno distinguibili in base al colore. Il primo che otterremo sarà quello blu, che fungerà da “molla”, e quindi potremo usarlo per effettuare salti di una certa altezza e raggiungere così zone altrimenti inaccessibili. Il potere verde invece genererà un cubo che, ad esempio, passando sopra ad uno blu, rimbalzerà e andrà a distruggere porte o ad attivare interruttori. C’è poi quello arancione, che genera un cubo, o meglio un parallelepipedo su cui potremo saltare sopra, o che potrà spostare un cubo verde. I poteri non finiscono qui e più andremo avanti, più ne otterremo di nuovi, i quali diventeranno indispensabili per superare i puzzle, o meglio, le stanze che anch’esse muteranno.
Quello che dovremo fare è essenzialmente risolvere i puzzle di una stanza dopo l’altra, in ordine sparso all’interno di ogni area, questo per evitare di bloccarsi in una determinata stanza e diventare quindi frustrante. Noi, nonostante ciò, abbiamo preferito sempre concentrarci su un puzzle per volta, senza abbandonarlo per poi tornarci, questo anche perché ognuno degli oltre 80 puzzle/stanze presenti, è risolvibile con un’attenta osservazione e consapevolezza dei propri mezzi, o meglio, poteri. Sono state davvero poche le volte in cui ci siamo sentiti abbandonati al fato: quasi sempre l’obiettivo era chiaro, bisognava solo trovare il modo di raggiungerlo; magari su alcuni ci abbiamo impiegato un po’ più tempo del solito e tanti tentativi prima di trovare la soluzione, ma senza mai sentirci sconfitti.
Che questo sia un bene o un male, probabilmente dipenderà dal singolo videogiocatore e dalle sue capacità, noi valutiamo come una cosa positiva il fatto che ogni puzzle abbia una logica chiara, anche se in alcuni casi potrebbe sembrare troppo ovvia. Non nascondiamo che all’epoca di Portal, ci è capitato di dover ricorrere a qualche video su YouTube per poter risolvere un determinato puzzle, il che spesso dipendeva anche dalla vastità e dalla varietà, sicuramente più complessa, del gioco di Valve. In Q.U.B.E. 2 le stanze raramente sono così ampie da non avere tutto sotto controllo, il che rende più semplice studiare la situazione: tuttavia il livello di difficoltà è ben bilanciato e crescente, rendendo via via il tempo di riflessione e risoluzione più lungo, nonostante l’esperienza continui ad arricchirsi a sua volta. Questo anche è merito del lavoro degli sviluppatori, che proprio quando ci sembra di aver visto tutto, tirano fuori qualche nuovo marchingegno che introduce una nuova meccanica, insieme a nuove strategie e puzzle da risolvere; il tutto mantenendo sempre vivi i poteri acquisiti in precedenza. Quindi per quanto acquisiate nuovi poteri, continueranno ad essere fondamentali anche quelli basilari.
Il livello di difficoltà è ben bilanciato e crescente
Dal punto di vista tecnico/visivo Q.U.B.E. 2 fa il suo compito senza compiere miracoli, rendendo però credibile ed allo stesso tempo affascinante l’ambientazione ed il suo contesto: le ambientazioni variano durante il corso dell’avventura mantenendo sempre un filo comune, ma mancano dei passaggi mozzafiato o qualche scorcio che avrebbe potuto donare ancora più spessore al tutto. Senza dubbio di qualità ed atmosfera lo è anche la colonna sonora, composta da David Housden e di cui potete ascoltarne qualche brano qui, purtroppo però non le viene dato il giusto rilievo: la ascoltiamo come sottofondo principalmente nelle zone di passaggio da un’area all’altra, quando siamo spesso anche focalizzati sull’ascolto dei dialoghi tra noi ed Emma. Un plauso quindi al compositore, ma anche una tiratina d’orecchie agli sviluppatori, che non hanno saputo valorizzarla a dovere, almeno dal nostro punto di vista.
Abbiamo impiegato circa una decina di ore per portare a termine il gioco, il quale ci ha catturato principalmente per il suo gameplay, e mai del tutto per quel che riguarda una trama che raggiunge il suo picco nella parte finale, ma che resta davvero troppo di contorno per tutto il resto del gioco. Certo, ciò non va ad inficiare in nessun modo quella che è la qualità del titolo, soprattutto per quel che riguarda il gameplay e la concezione dei puzzle, ma se in qualche modo anche l’aspetto narrativo fosse stato più protagonista, il livello generale di coinvolgimento, e quindi anche la nostra valutazione, sarebbero stati decisamente più elevati.
Siamo sempre stati dell’opinione che un videogioco, per funzionare, debba basarsi prima di tutto sul gameplay, su una qualche meccanica capace di funzionare anche autonomamente. Allo stesso tempo però sappiamo quanto poco basti per inserire quella meccanica all’interno di un contesto capace di innalzarne drasticamente il coinvolgimento, così come il divertimento. Il proposito di Q.U.B.E. 2 è proprio quello, definendosi un “First Person Puzzle Adventure“: si basa su dei puzzle da risolvere, i quali funzionano, ma soprattutto sono costruiti con criterio e non appaiono mai senza senso logico, cosa che rende il gioco molto scorrevole. Allo stesso tempo queste meccaniche sono state inserite in un contesto “extraterrestre”, che risulta innanzitutto affascinante dal punto di vista visivo, ma anche intrigante da quello narrativo. Purtroppo è proprio l’aspetto narrativo a non decollare mai del tutto, o meglio, a restare sempre un po’ nell’ombra, impedendo quindi anche al gioco di spiccare definitivamente il voto. Q.U.B.E. 2 resta comunque un ottimo gioco, accessibile a tutti e mai frustrante, con un’atmosfera resa affascinante anche dalla colonna sonora d’autore (purtroppo anch’essa penalizzata); ma soprattutto rappresenta un titolo che non può mancare nella libreria di coloro che hanno amato giochi come Portal (a cui è fortemente ispirato), The Talos Principle e simili. |
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