Siamo abituati a parlare di persone che con i videogiochi ci campano. Siamo abituati a vedere palcoscenici da sogno, con prize pool incredibili per i migliori giocatori di Overwatch, Counter Strike e chi più ne ha più ne metta. Eppure, in certi angoli di terra, c’è qualcuno che ai videogiochi ci gioca davvero per vivere.
Dimenticate tutto ciò che conoscete. Nel 2017, in Venezuela, alcuni dei cittadini più sottomessi dalla crisi del paese si sono dati ai vecchi giochi free to play per poter portare a casa il cibo in tavola. Lo riporta Bloomberg, in un corposo articolo d’inchiesta. Diversi venezuelani oramai si dedicano esclusivamente ai videogiochi, dove “farmano” più moneta virtuale possibile per poi rivenderla a qualcun’altro nella parte ricca del mondo, dove qualcuno può davvero pensare di investire parte dei sui risparmi per un gioco. Uno dei giochi più gettonati per questa pratica è l’MMO Tibia, di cui potete vedere il trailer poco più in basso.
Un esempio di questi venezuelani? Efrain Peña, 29 anni. Il suo ufficio è un cybercafe (quello che da noi sarebbe classificato come Internet Point). Ci passa 7 giorni su 7, per circa due dollari al giorno di guadagno. Tantissimo, rispetto alla media salariale del paese, considerando le varie tasse che il governo applica sui cittadini. Tutto pur di mantenere moglie e prole.
Che sia un palco gigantesco sponsorizzato da Intel oppure un Internet Point ancora aperto a fatica, la risposta è sì: con i videogiochi è possibile viverci. Il problema però è uno solo: lo si fa per piacere oppure perché costretti?
Commenti