Ma le “velleità cinematografiche” di Quantum Break non si fermano alla grafica fotorealistica, alla slow-motion pedissequa, o ai pazzeschi effetti speciali: all’interno del “pacchetto”, citando gli stessi sviluppatori, è infatti presente anche una mini-serie TV, un live action con protagonisti gli stellari attori che hanno prestato il loro volto ai personaggi virtuali (nel cast figurano artisti visti in Game of Thrones, X-Men e The Wire, tra i tanti) incentrato sulla figura di Serene, composto da 4 episodi della durata di circa 20 minuti l’uno, che presentano dei punti di contatto con il gioco, oltre a delle scelte multiple che plasmeranno la progressione narrativa di entrambe le produzioni. Scene e location “crossover”, e persino punti di vista differenti di uno stesso momento cruciale: ad esempio, due personaggi discutono animatamente davanti ad un van nel quale è tenuto in ostaggio il protagonista, una conversazione che si trasforma in una guerra di nervi con tanto di pistole impugnate. Svalvolata temporale e bam, le pistole spariscono, ed il van è completamente vuoto.
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Subito dopo ci è stata mostrata la stessa scena, ma vista dagli occhi del protagonista, in-game: è stato (ovviamente) lui a far sparire le armi, e lasciare i suoi nemici con in mano un pugno di mosche. Ma non aspettatevi di vedere le sequenze muoversi parallelamente, in quanto ci saranno di momenti chiave nei quali il gioco vi proporrà questi lunghi episodi: potrete skipparli tranquillamente, ma Remedy ci tiene a precisare che si perderanno elementi narrativi importanti.
In fatto di scelte, ci è stato invece mostrato un altro frammento: un interrogatorio ad opera di Hatch, braccio destro di Serene, ad un testimone oculare, una delle ribelli a capo della protesta contro la Monarch. La scelta del supercattivo di adottare un approccio “Hardline”, porta all’utilizzo di maniere forti, fortissime, come conseguenza della reticenza della ragazza, mentre uno più “PR”, lo porterà a ricattarla e a trarre in inganno i media. Scelte che porteranno a stravolgimenti anche del gioco, personalizzando così l’esperienza di ogni utente.
Insomma, la carne al fuoco è davvero tanta, come tanti sono i dubbi che aleggiano attorno a Quantum Break, che ha le potenzialità tanto di diventare un capolavoro in grado di spingere più in là il medium, trovando un inedito punto di contatto tra videogiochi e cinema e raggiungendo quell’interattività cinematografica che tanti game developer hanno strenuamente cercato con opere sperimentali, ma non sempre riuscite, e un fallimento, una sconfitta che rischia di macchiare il pregiato curriculum di Remedy. La caratura e il talento del team sono fuori discussione, ma non i problemi di sviluppo che lo hanno portato a rallentamenti, rinvii, addii importanti (anche se ci è stato assicurato che è interamente giocabile, e che da qui all’uscita lavoreranno sui dettagli con la cura maniacale che li contraddistingue), non possono che togliere tranquillità alla lunga attesa.
Quel che abbiamo visto ci ha comunque lasciato sbalorditi, per via della sua peculiarità, per l’impatto visivo pazzesco, per le premesse decisamente allettanti, ma nella sua grandezza, anche i dubbi finiscono con l’avere dimensioni spropositate: Quantum Break sarà bello solo da vedere? L’incrocio tra il gioco e il live action avrà davvero un impatto così significativo sulla trama vissuta dal giocatore? Gli sbalzi temporali “imprevedibili”, come recita il materiale promozionale, renderanno davvero unici i combattimenti, o si assisterà all’ennesima fiera dello script? Le sequenze “platform” saranno stimolanti e creative, o rappresenteranno un noioso passatempo tra uno spara spara e l’altro?
Speriamo e vogliamo che Quantum Break sia un capolavoro, ma “cautela” è la parola d’ordine. L’hype lo teniamo in caldo per la prossima occasione… magari per la Gamesweek?
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