L’impronta lasciata dalla serie SWAT, in particolare SWAT 4, permane vivida nell’immaginario dei giocatori e delle giocatrici più devoti e devote al genere degli sparatutto tattici. Rilasciato nel lontano 2004, SWAT 4 ha conquistato il cuore e la fedeltà dei videogiocatori e delle videogiocatrici per via della sua straordinaria immersività. Questo gioco proiettava gli utenti nell’impervia realtà di un capo-squadra all’interno di una formazione SWAT, impegnata in operazioni ad alto rischio, quali la neutralizzazione di minacce terroristiche, l’arresto di sospettati e il salvataggio di ostaggi.
La sensazione di poter impartire ordini ai membri del proprio team, il coinvolgimento totale nell’elaborare strategie e la capacità di affrontare situazioni di emergenza con responsabilità e precisione hanno fatto di SWAT 4 un’icona del genere. Ora, l’attenzione è puntata su Ready or Not, sviluppato da VOID Interactive, un titolo che si propone di seguire l’eredità di SWAT, aspirando a incarnarne l’essenza e a riproporre l’esperienza preponderantemente tattica all’interno degli sparatutto. In questa recensione cercheremo insieme di capire se il tentativo della squadra emergenze di VOID Interactive è riuscito a cogliere la vera essenza della serie SWAT, portando avanti la sua eredità o, al contrario, se si è trovato a inciampare nel cercare di rispondere alle aspettative elevate dei giocatori e delle giocatrici in cerca di un’esperienza tattica rivoluzionaria e coinvolgente.
Ready or Not, dopo un periodo intensivo in Early Access su Steam, si appresta finalmente a sbarcare sulle nostre piattaforme, ma non senza scatenare polemiche di rilievo. È indubbio che l’inclusione di temi altamente delicati all’interno del gioco, come ad esempio le sparatorie in contesti scolastici o il traffico di esseri umani, abbia generato disaccordi e controversie considerevoli. Tali argomenti sono estremamente sensibili e suscitano reazioni forti, soprattutto nel pubblico americano. Questa situazione ha condotto alla separazione tra l’ex-publisher Team 17 e il progetto, lasciando VOID Interactive a guidare il proprio destino come publisher indipendente.
Tuttavia, va considerato che il compito fondamentale delle squadre SWAT è proprio quello di fronteggiare emergenze di vario genere. Nel corso degli anni, l’evoluzione del panorama mondiale ha reso quasi imprescindibile un aggiornamento delle tematiche trattate nei videogiochi, specie quelli più ancorati alla realtà, raffigurando scenari e situazioni che rispecchiano l’attualità. In tal senso, la decisione di realizzare uno sparatutto tattico in linea con gli eventi di cronaca contemporanea non dovrebbe essere vista come una mossa penalizzante, ma piuttosto come un tentativo di rispecchiare la realtà attuale. Detto questo, siamo pronti a conoscere Judge, il leader indiscusso del team SWAT composto da cinque elementi esperti. Judge incarna il prototipo dell’eroe americano, un uomo solido e risoluto, pronto ad affrontare situazioni pericolose, entrare in ambienti infestati da pericoli e affrontare minacce armate per assicurare la giustizia, in un contesto che richiama lo stile di un John McClane moderno.
Un altro fattore degno di nota in Ready or Not è l’ottima intelligenza artificiale che si dimostra all’altezza delle aspettative, e non lo dico a cuor leggero. I nemici armati si comportano in modo realistico, nascondendosi abilmente dietro muri, sotto tavoli o dietro oggetti d’arredo per cogliere di sorpresa i giocatori e le giocatrici e metterli in difficoltà. La cautela è essenziale, poiché ogni azione può avere conseguenze immediate e drammatiche. Prima di aprire una porta o sfondarla, è fondamentale valutare attentamente la situazione, magari utilizzando una videocamera per ottenere un vantaggio tattico. Un’entrata precipitosa potrebbe causare il decesso istantaneo del giocatore o provocare gravi danni al flow della partita, come la morte accidentale di civili.
Parlando del punto di vista grafico, il gioco si colloca su standard moderni, offrendo opzioni avanzate come il ray tracing, DX12 e la tecnologia DLSS di NVIDIA, contribuendo a un’esperienza visiva appagante. Il comparto audio, inoltre, svolge un ruolo significativo nell’immersione del giocatore e della giocatrice, offrendo un’esperienza sonora ben strutturata e coinvolgente. Purtroppo, Ready or Not non è immune ai bug, che, nonostante la versione 1.0, persistono e incidono sull’esperienza di gioco. Sebbene non siano difetti estremamente gravi o invalidanti, è comunque un peccato vedere la presenza di queste imperfezioni in un titolo indipendente altrimenti notevole. I bug possono influenzare vari aspetti del gioco, dall’interazione con gli oggetti all’intelligenza artificiale dei nemici, creando talvolta situazioni incongruenti o disturbando l’esperienza di gioco. Tuttavia, con l’auspicio che gli sviluppatori affrontino prontamente queste problematiche attraverso aggiornamenti e patch, il gioco conserva comunque il suo potenziale e la sua attrattiva per gli appassionati del genere.
Ready or Not di VOID Interactive vuole davvero essere il grande successore spirituale di SWAT 4, offrendo un’esperienza coinvolgente e tattica. Nonostante le controversie e alcuni difetti legati ai bug persistenti, il gioco si distingue per l’immersione totale nel ruolo di un membro della SWAT e per il realismo delle situazioni affrontate. La profondità dei comandi per dirigere il team, la sfida data dall’intelligenza artificiale dei nemici e le diverse modalità per risolvere le situazioni senza impiego di forza letale lo rendono un titolo sicuramente intrigante per gli appassionati e le appassionate. Per le dimensioni del team, Ready or Not è un titolo ambizioso che, nonostante le sue imperfezioni, cattura l’essenza della strategia e del realismo tattico negli sparatutto, risultando intrigante per gli/le amanti dei giochi di azione e strategia. |
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