L’uscita di un gioco Rockstar Games solitamente è quasi un evento mondiale, un momento preciso nella storia dell’industry oltre il quale qualcosa cambia per sempre. Sì, perché sappiamo come sono fatti i ragazzi americani: lavorano in gran segreto, per anni. Si prendono il loro tempo senza badare troppo ai giudizi degli utenti o alle richieste pressanti delle community, e quando escono con con un nuovo titolo, solitamente si tratta di un capolavoro che va a incidere sull’intero mondo videoludico per anni. È stato il caso di GTA V, e probabilmente sarà anche il caso di Red Dead Redemption 2.
La magnitudo del terremoto Rockstar ha fatto slittare la data di uscita di diversi altri tripla A, anche di generi diversi, che hanno visto il loro lancio anticipato o posticipato. Insomma, nessuno vuole scontrarsi contro questo titano, nemmeno i titoli più blasonati. Arrivato otto anni dopo il suo predecessore, Red Dead Redemption 2 promette di essere la simulazione finale della vita di frontiera, un’esperienza unica e potente in grado di cambiare ancora una volta il mezzo videoludico per come lo conosciamo. Insomma, una sorta di Westworld digitale, un parco giochi sconfinato e realistico dove vivere un vero e proprio spaccato di storia americana. Ma sarà davvero così?
La risposta è più complessa di quanto possiamo pensare. Rockstar Games ha forgiato qualcosa di unico, è vero. Ho usato il termine “forgiato” non a sproposito: la cura dei dettagli e la meticolosità che lo studio americano ha infuso nella creazione del suo ultimo lavoro non ha praticamente eguali. La loro perizia è pari a quella di un mastro artigiano che impiega anni a creare la sua opera magna fra fucina e martello, e il parallelismo era d’obbligo per farvi capire l’innegabile grandezza di Red Dead Redemption 2.
La potenza narrativa di Red Dead Redemption 2 vi colpirà sin dai primi minuti di gioco. La neve, le montagne, i volti arrossati dal freddo e una regia spettacolare unita a una colonna sonora praticamente perfetta vi colpiranno dritti al cuore, facendovi pensare a The Hateful Eight di Quentin Tarantino. Anche qui il paragone non è casuale: il nuovo lavoro di Rockstar è uno dei giochi più cinematografici che io abbia mai visto; le visuali sono sapientemente riprese da un regista invisibile che sembra saper giocare alla perfezione con la telecamera e con il dettagliatissimo ambiente. Ma siamo solo all’inizio. L’avventura di Red Dead Redemption 2 è un giro di giostra tutt’altro che rapido: si prende il suo (e il vostro) tempo per portarvi lontano, in luoghi visti finora solamente nei western di Sergio Leone. La storia che andrete ad affrontare è un viaggio epico e malinconico, un tramonto glorioso ma triste sulla fine di una delle epoche più indimenticabili della storia americana. E se da un lato la metallica modernità avanza inesorabilmente lacerando le incontaminate terre dell’ovest con le sue ferrovie e le sue regole, dall’altro la società dei pistoleri, dei fuorilegge e della libertà totale lotta per non morire.
Dutch Van Der Linde, carismatico outlaw che incarna un po’ l’archetipo del ladro gentiluomo, fugge con la sua cricca di rinnegati dopo un colpo andato molto male nella cittadina di Blackwater. La banda è spezzata, molti sono morti o moribondi e il futuro sembra grigio come la neve che ricopre i monti dove il gruppo si è rifugiato. La lotta per la sopravvivenza nel rigido gelo di Dutch e i suoi fuorilegge è un po’ la metafora di quello che sta accadendo nel continente americano: non c’è più spazio per la selvaggia vita fatta di razzie e duelli, e i pochi che ancora la perseguono sono costretti alla fuga e a un’inevitabile fine. Qui entra in scena il nostro protagonista, Arthur Morgan, un uomo duro e semplice, temprato da troppi anni a cavallo e da un numero incalcolabile di rapine, rapimenti e omicidi. Arthur è una persona che ha visto tante, troppe cose nel corso della sua vita. Porta sulle sue spalle il peso delle sue azioni passate, e questo gli conferisce un’aura cupa, spesso malinconica ma anche autoritaria e inossidabile.
Un parco giochi sconfinato e realistico dove vivere un vero e proprio spaccato di storia americana
Arthur è un personaggio tutto d’un pezzo, che incarna la versione romanzata del classico rude cowboy americano. Un po’ bandito e un po’ galante, mister Morgan vive una vita in costante fuga: scappa dal suo passato, che lo insegue attraverso gli uomini di legge e i temibili cacciatori di taglie della Pinkerton; scappa dalle sue vecchie conoscenze; scappa persino dall’amore. Nella sua perenne fuga, Arthur insegue l’utopia della vita tranquilla, del sogno americano, sperando in un grande colpo in grado di sistemare la banda una volta per tutte e permettere una vita agiata a tutti i suoi componenti. La sensazione di inseguire un sogno è ben rappresentata al giocatore, che si ritroverà a vivere la vita di Morgan e a sentire sia le sue necessità che le sue (poche) speranze. L’avventura di Arthur sarà ben più violenta di quanto Dutch e i suoi vorrebbero farci credere, e l’utopia di Arthur sarà sempre più lontana: del resto la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni, e nel suo cuore Arthur Morgan ne è perfettamente cosciente.
La sceneggiatura di Red Dead Redemption 2 è assolutamente magnifica. La storia di Arthur e dei suoi fuorilegge viene raccontata attraverso le esperienze di diversi personaggi, una sorta di concerto a multiple voci che compone una sinfonia praticamente perfetta. Emotivamente il gioco di Rockstar vi colpirà profondamente, perché le ore che passerete con Arthur saranno fra le più memorabili della vostra vita videoludica. L’incredibile varietà di personalità che incontrerete durante il viaggio vi lascerà sbalorditi, così come tutte le vicende che vi coinvolgeranno: Rockstar ha fatto un lavoro certosino creando un collage di personalità importanti e differenti che costituiscono un mondo vivo al servizio del giocatore, che vivrà una moltitudine di esperienze praticamente senza precedenti. Sull’incredibile storia agrodolce della banda di Dutch Van Der Linde ci sarebbero da scrivere intere pagine, ma per evitare spoiler e per lasciare che vi godiate le oltre cinquanta ore che compongono la campagna principale eviterò di dilungarmi ulteriormente sulla sceneggiatura.
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Parliamo un po’ del mondo di gioco, il vero e proprio gioiello di Rockstar Games. Non posso fare a meno di dirvelo subito: non c’è nulla, in nessun gioco uscito finora, che si avvicina alla perfezione del west realizzata dai ragazzi americani di Rockstar. Semplicemente ci troviamo di fronte alla migliore ambientazione open-world mai realizzata, e lo posso dire senza paura di smentita. La mappa di gioco non è solo incredibilmente vasta, ma abbraccia anche una serie di setting differenti e comunque realizzati con quello che definirei niente di meno che lo stato dell’arte del videogioco sviluppabile con i mezzi attuali. Il selvaggio ovest di Red Dead Redemption 2 vi porterà dalle gelide montagne del nord America alle umide e nebbiose distese paludose ispirate al Bayou della Louisiana, passando per i desertici paesaggi alla Sergio Leone, le foreste da lumberjack e perfino per la moderna città di Saint Denis (che vi farà innamorare). Tutto è composto alla perfezione, come una bellissima fotografia dell’epoca. La magia di Red Dead Redemption 2 sta proprio in questo: riuscire a catturare il giocatore con i dettagli, intrappolandolo in una ragnatela fatta di ambientazioni bellissime e personaggi credibili e realistici; un labirintico paradiso di pixel dal quale è difficilissimo uscire.
Non si può non innamorarsi perdutamente della romantica decadenza delle ambientazioni di Red Dead Redemption 2: tutto vi colpirà al cuore, dal trascorrere del tempo al passare delle stagioni. Personalmente mi sono ritrovato a camminare sotto la luce della Luna, incantato dalla nebbia che arrivava poco sopra gli zoccoli della mia cavalla (che ho chiamato Rutilia, n.d.r.) mentre tenevo in mano una lanterna ad olio. Gli effetti di luce hanno reso questo momento davvero magico, e Red Dead Redemption 2 regala questo tipo di scorci praticamente ogni quarto d’ora di gioco. Il west di Rockstar Games è definibile con la parola “completo”, perché è difficilissimo trovargli delle mancanze evidenti e non: le carrozze scorrono portando passeggeri o merci, i saloon si riempiono di astanti e spesso parte qualche rissa, i briganti assaltano le diligenze e persino i cani vengono a darvi un’occhiata se vi avvicinate troppo ai loro padroni. E ovviamente bisogna stare attenti a chi si incrocia per le strade perché qualcuno troppo permaloso potrebbe sfidarvi a duello come fece Cane Pazzo Tannen in Ritorno al Futuro III. Ah, e ovviamente i treni mantengono il loro fascino senza tempo: fra uno sbuffo di vapore e un rumore sordo sui binari vi sentirete immediatamente in una pellicola con Clint Eastwood. Sappiate comunque che il mondo di gioco non è un mero fondale sul quale dipingere la vostra strada: spesso vi lascerà il suo peso addosso, in tutti i sensi. Se fa freddo, dovrete coprivi o la salute di Arthur diminuirà drasticamente; di contro, se fa caldo dovrete vestirvi più leggeri.
La sceneggiatura di Red Dead Redemption 2 è assolutamente magnifica
La fame sarà un altro fattore di cui dovrete tenere conto. Non tanto come fattore attivo, perché Arthur non tirerà mai le cuoia per il poco cibo, tuttavia il nostro protagonista potrà dimagrire eccessivamente (o al contrario ingrassare) e rallentare la rigenerazione della salute o della resistenza. L’aspetto di Arthur verrà influenzato anche dal tempo atmosferico, da eventuali cadute nel fango, dal sangue perso (o di altri) e persino dai pugni ricevuti e dati (che lasceranno segni sul suo viso e sulle nocche delle mani). L’aspetto del nostro fuorilegge va tenuto in considerazione perché le persone reagiranno vedendo Arthur coperto di fango (o peggio) e ne sentiranno persino l’odore. Nell’accampamento verrete anche costretti a lavarvi in caso la magnitudo della puzza di Arthur superasse i limiti imposti dalla società civile. La stessa cosa vale per il nostro fido destriero: il cavallo andrà curato, coccolato, strigliato e nutrito in modo da essere sempre nella forma perfetta per le nostre avventure. Con il nostro amico equino svilupperemo infatti un legame che crescerà col tempo e migliorerà le sue performance, permettendogli di resistere di più e di sentire il nostro fischio di richiamo più lontano. Persino le armi non sfuggono a questa tinta realistica voluta da Rockstar: sulle nostre pistole e i nostri fucili andrà effettuata una manutenzione periodica attraverso uno speciale olio per armi, pena un deperimento delle statistiche dell’arma.
Nostra responsabilità è anche quella di decidere il destino dell’onore di Arthur: questo è un particolare indicatore che riflette le scelte che prenderemo durante la nostra avventura nel selvaggio west: aiutare una dama in difficoltà, dare una moneta a un mendicante o dare un passaggio a qualcuno sono tutte azioni che influenzeranno la “barra dell’onore”, una sorta di bussola morale che indica la direzione interiore presa da Arthur. Se le nostre azioni saranno poco onorevoli, la barra si abbasserà diventando mano a mano di color rosso; al contrario se saremo perfetti ladri gentiluomini tenderà a colorarsi di bianco. Tutti questi fattori sono solo una piccola parte di quella gigantografia del west che è Red Dead Redemption 2, e potrei perdere ore a spiegarvi come scegliere la sella perfetta, cucinare la cacciagione su di un fuoco da campo improvvisato, come vestirsi e come tenere sotto controllo l’indicatore della salute, della resistenza e del Dead Eye (una sorta di Bullet Time che permette di rallentare il tempo per mirare con più calma e fare un centro perfetto). La verità è che non devo farlo: l’esperienza che Red Dead Redemption 2 offre è difficile da raccontare a chi non la sta vivendo, a prescindere dalla quantità di parole presenti in qualsiasi recensione. Questo perché la magnum opus di Rockstar demolisce moltissimi muri, compreso il sempre più labile confine che separa il media videoludico dal grande cinema. Insomma, lo dovete provare, controller alla mano. Vi assicuro che non ve ne pentirete.
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Nonostante la bellezza di tutto quello che vi ho scritto poco sopra, è chiaro che nemmeno un titolo della caratura di Red Dead Redemption 2 sia esente da difetti. Iniziamo dal più ingombrante, quello del quale avrete sicuramente sentito parlare in questi giorni: il viaggio rapido. Rockstar Games ha più volte dichiarato che l’assenza del viaggio rapido per come lo conosciamo è una feature del gioco progettata e voluta, non un difetto. Questa decisione è stata presa dai vertici dello studio di sviluppo per enfatizzare il fattore simulativo del titolo e per permettere al giocatore di immedesimarsi al massimo nei panni di Arthur Morgan, un uomo in grado di cavalcare per giorni sopravvivendo nella natura selvaggia. Allora dove starebbe il difetto? Beh, innanzitutto il più grosso problema di questo sistema è la routine.
Capiterà decine (se non centinaia) di volte di dover tornare al campo base o alla cittadina vicina per compiere una o più azioni abituali, come andare dall’armaiolo, consegnare una preda, riscuotere una taglia e via dicendo. Tutto questo dovrete farlo a dorso di cavallo, volenti o nolenti. E dopo le prime ore fatte di meraviglia e stupore, l’impossibilità di accorciare quelli che diventeranno presto tempi morti si tramuterà in noia e frustrazione. Red Dead Redemption 2 mette comunque a disposizione un “proto-viaggio rapido” tramite diligenze e ferrovie, tuttavia non potrete utilizzarlo se siete ricercati (e lo sarete spesso, molto spesso). Un altro metodo per muoversi più velocemente è quello di migliorare il campo base spendendo dollaroni sonanti per acquistare una mappa che vi permetterà di raggiungere alcuni luoghi già visitati in passato, ma questo stratagemma funziona solo partendo dal campo. Per tornare dovrete comunque farvela a cavallo (o nella peggiore delle ipotesi, a piedi). Il tutto peggiora se il perderemo il cavallo (o se il poveretto tirerà le cuoia dopo una corsa concitata o una brutta caduta); in quel caso ci aspetta una lunga, lunghissima camminata verso l’orizzonte.
Una delle esperienze più memorabili e potenti che il videoludo abbia mai visto
Red Dead Redemption 2 soffre al momento di diversi bug e glitch, e l’internet se ne sta già burlando da qualche giorno: escrementi di cavallo volanti, cervi che uccidono NPC chiave per le quest secondarie, personaggi non giocanti che decollano o entrano dentro i muri e via dicendo. Insomma, si tratta perlopiù di diversi problemi di gioventù che, diciamocelo, tutti i giochi (quelli Rockstar in particolare) hanno avuto agli albori della loro “carriera”. Tuttavia non è piacevole ricaricare la partita, specie se l’ultimo salvataggio risale a più di 30 minuti prima.
Altra cosa interessante (che non è un vero e proprio difetto) è “l’effetto Westworld” legato agli eventi casuali. Esattamente come nella serie TV di HBO, il mondo di gioco è al servizio del giocatore in tutto e per tutto, e l’intera esperienza è “player-centrica”: quello che intendo dire è che lo spawn dei personaggi non giocanti legati alle missioni secondarie o agli eventi casuali è generato sempre in prossimità del giocatore, come una piccola esca piazzata per portarci in una quest e farci godere appieno l’esperienza. Se provate a ignorarle ritorneranno in altri luoghi, pronte ad attrarvi a sé come le sirene di Ulisse. Per quanto sia bello, a volte infatti si ha la sensazione (un po’ troppo pressante) che la vita in Red Dead Redemption 2 sia dipendente in tutto e per tutto dalle azioni di Arthur, togliendo un po’ di magia alle cittadine e ai loro abitanti. Come potete ben immaginare però si tratta di difetti marginali, piccolissime sbavature su di un quadro praticamente perfetto. La grandezza di questo titolo copre ampiamente questi problemini, e lo fa con una maestosità tale che vi dimenticherete facilmente della loro esistenza.
Totalmente superbo è invece il comparto audio. Il compositore principale delle maestose tracce di Red Dead Redemption 2 è Woody Jackson, che ha già lavorato sui più grandi titoli di Rockstar Games (Red Dead Redemtpion e GTA V su tutti). Decine di artisti di fama internazionale hanno contribuito a creare questa incredibile colonna sonora, compreso David Ferguson, l’ingegnere acustico di Johnny Cash. Il risultato è assolutamente perfetto: le tracce si sposano perfettamente con le ambientazioni, con i dialoghi e i momenti più salienti del gioco. Ma nulla è lasciato al caso, nemmeno le passeggiate senza meta: ci sarà sempre un brano musicale adatto per quello che state facendo, e sarà sempre adatto al momento che Arthur starà vivendo.
Il connubio musica/gameplay in Red Dead Redemption 2 è probabilmente uno dei migliori che si sia mai visto nello scibile videoludico. Anche il doppiaggio è ottimo, e spicca ovviamente l’interpretazione dell’attore Roger Clark nei panni di Arthur Morgan, assieme a quella di Benjamin Byron Davis che dà vita al carismatico Dutch Van Der Linde. Gli accenti si piegano al contesto storico e contribuiscono a creare una composizione realistica e convincente. Ma che altro posso davvero aggiungere per convincervi ulteriormente?
Tra i capolavori del 2018, Red Dead Redemption 2 è stato sicuramente il più acclamato, chiacchierato, per certi versi discusso, ma i 10 presi a destra e manca parlano chiaro: è l’ennesima dimostrazione della potenza creativa, tecnologica e artistica di una Rockstar Games inarrestabile e inesauribile. L’epica storia di Arthur Morgan e della gang di Dutch Van der Linde, consumata attraverso convulsi scontri a fuoco, tradimenti, rapine, inseguimenti, ma anche momenti rilassati e riflessivi, quasi gioiosi in certi casi, è una di quelle che lascia un segno indelebile nei cuori dei giocatori. Non troppo prevedibilmente, a un anno di distanza dall’approdo su PS4 e Xbox One, è finalmente arrivato anche su PC (in un primo momento solo sul launcher proprietario di Rockstar, successivamente anche sull’Epic Games Store e dal 5 dicembre anche su Steam) e Stadia, ma è sulla prima versione che ci soffermiamo in questo update alla recensione originale. Contenutisticamente il gioco resta lo stesso, stupendo di un tempo, arricchito da tutti i fix al bilanciamento generale, e dai contenuti e attività inclusi nel sempre più coinvolgente comparto online. È però, chiaramente, dal punto di vista tecnico che il motore proprietario di Rockstar, il R.A.G.E., può finalmente sprigionare tutta la sua mostruosa potenza: i 30 fps fissi della versione console sono un pallido ricordo, con le cavalcate sontuose e fluidissime che vanno a 60 fps (e oltre, in base alla vostra configurazione), ma a patto di avere un buon PC, è tutto il resto a brillare, tra la draw distance visibilmente ampliata che offre paesaggi ancor più mozzafiato, una vegetazione più folta, e in generale texture a una risoluzione decisamente maggiore che regalano una cura dei dettagli ancor più certosina e incredibile, dalla criniera del cavallo ai tessuti sporchi di sangue di Arthur o di un nemico prossimo alla morte. E l’enorme mole di opzioni grafiche offre ai giocatori la possibilità di personalizzare al massimo la propria esperienza, in base alla configurazione del proprio PC. Peccato solo per un lancio disastroso, che nella prima settimana ha creato non poche grane a gran parte degli utenti, parzialmente e lentamente risolte in quelle successive. A un mese dal lancio, Rockstar ha pubblicato numerose patch risolutive (a fine novembre il gioco è alla versione 1.14.1) che han sistemato i tanti piccoli e grandi problemi (crash in primis) riscontrati dagli utenti, un atto dovuto per non rovinare quella che è a tutti gli effetti la versione definitiva su cui giocare uno dei giochi più importanti del decennio. Versione PC a cura di Icilio Bellanima |
Senza se e senza ma, Red Dead Redemption 2 è già uno dei migliori titoli Rockstar Games mai realizzati, una vera pietra miliare nel panorama videoludico internazionale nonché uno dei migliori giochi di questa generazione. Davvero, non c’è altro modo per definire un titolo di questa caratura: è un’avventura che va giocata, esplorata, vissuta. Forse non è per tutti, per via dell’impegno (e la pazienza) che richiede da parte del suo utilizzatore, ma è sicuramente una delle esperienze più memorabili e potenti che il videoludo abbia mai visto. Stare qui a ripetervi i (tantissimi) pro e i (pochissimi) contro di questa produzione sarebbe inutile, oltre che ridondante. Red Dead Redemption 2 è già un must buy, ma questo probabilmente lo saprete già. Lasciatevi condurre da Rockstar Games in questa versione romanzata del west americano, una delle parentesi storiche più amate e idealizzate di sempre, vi assicuro che non ve ne pentirete. |