Los Angeles – Se c’è un gioco che i fan volevano da tempo ma ben pochi si aspettavano di vedere davvero, o almeno di vederlo in tempi brevi, questo è Resident Evil 2. A sorpresa durante la conferenza Sony all’E3 di Los Angeles, un trailer ha tenuto i giocatori con il fiato sospeso fino alla fine. Dalla prospettiva sembrava stessimo impersonando un personaggio di piccole dimensioni e quando alla fine si è scoperto essere tutto un escamotage per mostrarci un uomo aggredito da un zombie, ancora non si pensava a uno dei titoli di punta di casa Capcom. Con lo sviluppo di Overkill’s The Walking Dead in corso, era più logico credere fosse semplicemente un altro trailer dedicato – forse focalizzato sulla storia in generale e non sul singolo protagonista. Nel momento in cui, invece, un giovane Leon Scott Kennedy è entrato in scena vestito con la divisa della RPD, dalla platea è partita una meritata ovazione.
Resident Evil 2 è realtà. Peraltro piuttosto vicina, perché arriverà su PlayStation 4, Xbox One e PC il 25 gennaio 2019 – quattro giorni dopo rispetto alla release originale, come i più appassionati avranno sicuramente notato. Il remake di uno dei migliori titoli della famosa serie survival horror Capcom è una notizia incredibile, perché il livello di qualità visiva di Resident Evil 2 è in grado di infondere terrore ancora oggi nella versione PS1. Avete presente il licker nella sala interrogatori, sì? Insomma, le avventure di Leon e Claire rientrano a pieno titolo in quelli che potremmo definire “classici” e a tre anni dall’annuncio di un possibile remake, seguendo la scia del successo che le remaster di Resident Evil 1 e 0 hanno ottenuto, Capcom ha infine ascoltato i fan. Le sensazioni che i primi capitoli della serie ci hanno lasciato vivono ormai attraverso le nostre parole, perché se cercassimo di far passare il messaggio a un neofita della serie mettendolo davanti alla console, tutto l’orrore che filtrava dai nostri racconti si perde in una manciata di pixel – quella grafica che molti ancora inseguono spesso ignorando l’incredibile esperienza che si cela dietro. Con Resident Evil 2, le cose sono cambiate, perché i mostri sotto al letto sono di nuovo reali. Caricate le pistole, affilate il coltello e affinate i sensi, guardatevi le spalle: la morte è (ri)tornata, si è fatta bella per voi ed è più terrificante che mai.
Quale posto migliore dove ambientare i venti minuti di demo della stazione di polizia di Raccoon City? Qui è dove l’incubo di Leon ha inizio, il posto in cui la sua strada si incrocerà con quella di Claire Redfield, Sherry Birkin, Ada Wong e, seppur indirettamente, Albert Wesker. È chiaro fin da subito che non siamo di fronte al miglior Resident Evil in termini di grafica ma ci sono ancora molti mesi di sviluppo davanti a noi e, soprattutto, il motore grafico che ha supportato Resident Evil 7 lo rende comunque stupendo a vedersi. Capcom ha ascoltato, come dicevo, le preghiere dei fan ma si è concessa di giocare con loro: le vostra tempra da veterani e sopravvissuti del 1998 potrà forse salvarvi da qualche jumpscare o momento di tensione, ma non pensate di poter sfruttare la vecchia esperienza per cavarvela. Le cose, in Resident Evil 2, non sono più al loro posto. Il licker, per esempio, non apparirà più fuori dalla finestra (questo un pochino mi ha deluso, ma solo un pochino) né sul soffitto del corridoio come saremmo abituati ad aspettarci; gli stessi oggetti saranno altrove e gli zombie appariranno in zone nuove per mantenerci sempre tutti con il fiato sospeso. Non c’è nessuna distinzione fra giocatori rodati e sperdute reclute al loro primo giorno di lavoro: l’orrore non guarda in faccia nessuno e schiocca le sue zanne nel buio, lì dove gli è più semplice raggiungerci. Ogni scricchiolio e ogni porta potrebbero nascondere un pericolo.
Sono stati venti minuti di pura tensione. La maggior parte della stazione di polizia è nella semioscurità e questo significa dover illuminare ogni singolo angolo sfruttando la torcia di Leon, consapevoli che nel punto cieco potrebbe nascondersi qualcosa di sgradevole. Una sensazione, quella di essere costantemente seguiti o osservati, rafforzata dall’incredibile sound design, che mi portava a voltarmi ogni qualvolta sentissi un rumore sospetto – dito sul grilletto, orecchie tese e sguardo attento, pronta ma non abbastanza a cogliere qualunque minaccia. Il fatto inoltre che Resident Evil 2 sfrutti la telecamera sopra la spalla implementata nella serie a partire da Resident Evil 4 ma la posizioni un po’ più vicina al personaggio rispetto quanto siamo abituati rende l’intera esperienza nettamente più viscerale. Dai precedenti capitoli, il gioco eredita anche il sistema di controllo, aggiornato con una maggiore (e gradita) fluidità: il movimento sia durante sia fuori dal combattimento è molto sciolto, si percepisce più veloce e, naturalmente, permette di camminare anche con la pistola puntata. Lo stesso puntamento è molto più veloce, il che può essere una benedizione o una maledizione a seconda dei punti di vista e della concitazione del momento, e la rosa del mirino si restringe, garantendo una maggiore precisione, rimanendo fermi. Come ci si aspetta finalmente da un survival horror, Resident Evil 2 è incredibilmente violento: sangue ovunque e ogni proiettile che colpisce uno zombie porta a un’incredibile effetto. I morti viventi sono a loro volta incredibilmente dettagliati, senza dubbio i migliori che abbia mai visto nella serie e probabilmente i migliori in qualsiasi gioco. Sono davvero terrificanti da guardare, mentre le loro mascelle si spalancano per lasciare un morso visibile sul collo di Leon – e a tal proposito, Capcom ha optato per una scelta registica interessante come potete notare dallo screen sottostante.
Ogni volta che uno zombie lo afferra per morderlo, la telecamera piomba letteralmente sulla scena per mostrarci da vicino l’impotenza di Leon nei confronti del suo assalitore: non è infatti possibile sfuggire alla presa di uno zombie (non disarmati, almeno, una volta ottenuto il coltello potrebbe esserlo ma non ho avuto modo di testarlo) e dunque questa scelta serve principalmente a celebrare la crudezza della scena. Proprio come nel gioco originale, i protagonisti non hanno una barra delle vite – la UI, anzi, è pressoché vuota, pulita di ogni elemento – ma ogni volta che subiranno danni, durante l’inquadratura ravvicinata verrà mostrato il loro stato di salute per farci capire il loro stato. Oltre a questo, com’è ovvio, lo stesso affaticamento sarà un indice visibile di quando usare un oggetto curativo. Questo aspetto è utile non solo per mantenere lo schermo pulito ma anche per evitare ai giocatori di fare dentro e fuori dal menu per controllare il personaggio e capire se guarirlo. Un aspetto che ho trovato interessante e aggiunge un po’ di realismo alla situazione, è la possibilità di bloccare le finestre aperte, probabilmente ogni passaggio in generale, utilizzando delle assi di legno opportunamente raccolte durante le nostre fasi esplorative: non crediate siano a portata di mano, anzi, nel mio caso ho dovuto controllare un magazzino aperto dagli stessi zombie mentre tornavo nella hall per trovarle. Sembra che Resident Evil 2 intenda enfatizzare l’urgenza e il concetto di “trovare mezzi per guadagnare tempo e sopravvivere”, mettendo a rischio la nostra sicurezza – perché per raggiungere le assi di cui sopra ho dovuto abbattere tre zombie, dunque sprecare proiettili, senza davvero sapere cosa avrei trovato nella stanzetta. L’incertezza unità alla rapidità di pensiero, soprattutto in ambienti stretti come la stazione di polizia, fanno un ottimo lavoro nel rendere l’atmosfera terrificante come dovrebbe essere. A quanto pare inoltre i morti viventi, almeno questi più semplici, possono essere abbattuti con un colpo in fronte. Resident Evil 2 fa dunque tesoro del più classico dei suggerimenti: mirate alla testa!
Difficile trovare in soli venti minuti qualcosa che non ci abbia convinto di questa demo. Volendo cercare il pelo nell’uovo potremmo dire che le superfici riflettenti, come gli specchi, non rimandano alcuna immagine, ma si tratta di particolari veramente piccoli che non vanno a intaccare sul gioco in sé quanto, piuttosto, sul realismo della situazione. Rimane il dubbio di come potersi difendere dagli assalti degli zombie, se ci sarà un qualche QTE una volta dotati di coltello per potersi liberare degli assalitori (un po’ come il taser di Jill in Resident Evil 1) o se invece dovremo subire impotenti, cercando in questo caso di evitare un contatto troppo ravvicinato. La rivisitazione dei personaggi, inoltre, ci ha lasciati un po’ perplessi: non tanto quella di Leon, che dopo un paio di minuti è apparso adattissimo nel suo classico aspetto da “bravo ragazzo americano”, quanto di Claire – mostrata in un outfit differente e dal viso molto più simile alla sua versione in Resident Evil Revelations 2, con una sorta di consapevolezza di fondo, o maturità se preferite, che sembra stonare con la ragazzina del 1998. Ma stiamo pur sempre ipotizzando sulla base di pochi secondi e un artwork, bisognerà vederla in azione per capire quanto sia fedele alla sua identità originale.
Tutti i fan hanno invocato per anni il ritorno di uno dei migliori capitoli della saga ma nessuno si sarebbe mai aspettato qualcosa di tanto buono: la grafica incredibile, seppur non all’eccellenza, i comandi fluidi, l’atmosfera opprimente e il perfetto equilibrio fra familiarità e reinvenzione hanno reso in soli venti minuti il 25 gennaio 2019 un vero e proprio “save the date” per gli appassionati e non. L’orrore è pronto a bussare di nuovo alla vostra porta con Resident Evil 2.