Milano – Lo ammetto candidamente: Resident Evil 2 mi faceva paura, da piccolo. Nonostante il terrore atavico che mi coglieva ogni volta che prendevo in mano il controller della mia fida PlayStation, non riuscivo a smettere di giocare. Andavo avanti a denti stretti, temendo ogni cigolio di quelle maledette porte e tenendo le orecchie ben dritte per sentire gli zombi, i licker e i cani. Specialmente questi ultimi, i maledetti cani che mi facevano balzare dalla sedia ogni volta. Sostanzialmente provavo una sorta di piacere masochistico nel giocare a Resident Evil 2, immergendomi lentamente nel lore creato da Capcom, non conscio che le ore di gioco passate in compagnia di Leon S. Kennedy e Claire Redfield avrebbero cambiato la mia vita videoludica per sempre.
Resident Evil 2 è rimasto per anni uno dei giochi più influenti e apprezzati di sempre: il lavoro di Hideki Kamiya e Shinji Mikami ha dato il definitivo via a un genere che doveva ancora prendere una forma concreta, sdoganandolo definitivamente al mondo intero. Perché sicuramente il survival horror è nato sì con Resident Evil, ma si è trasformato in un fenomeno culturale grazie a Resident Evil 2. Ma perché vi ho fatto questa lunghissima introduzione? Perché quel gioco iconico, quell’esperienza terrificante si è reincarnata, è rinata dalle sue ceneri ed è pronta per tornare a sconquassare le nostre notti.
Annunciato a sorpresa durante lo scorso E3, il remake di Resident Evil 2 è stato accolto molto positivamente da critica e utenti sia sullo showfloor losangelino che in quello della Gamescom. Cavolo, c’era una coda incredibile persino alla nostrana Milan Games Week. Gli utenti che lasciavano le postazioni di prova erano abbastanza entusiasti, e ora posso facilmente comprendere il perché. Perché finalmente, dopo aver passato quasi quattro ore in compagnia del remake più chiacchierato della scorsa estate posso dirlo anche io: Resident Evil 2 è tornato, ed è pronto a darvi tutto quello che che avete provato in passato assieme a molto, molto di più.
Il terrore è tornato
Una delle primissime cose che mi viene chiesta quando parlo a qualcuno del remake di Resident Evil 2 è: ma c’è la stazione di polizia? Perché quella parte del gioco è rimasta impressa a fuoco nelle giovani menti che hanno avuto il coraggio di affrontare l’orrore di Raccoon City nel 1998, e parlando di remake molti sono dubbiosi o scettici. Voglio chiarire subito un punto: Resident Evil 2 è il gioco che voi ricordate, ma al cubo. Questo significa che tutto quello che c’era, tutti gli enigmi e tutte le stanze sono state ampliate, riviste, ridisegnate. I luoghi iconici ci sono ancora, ma sono (se possibile) ancor più terrificanti e vi lasceranno disorientati e smarriti. La sensazione di affrontare un’esperienza nuova ma allo stesso tempo familiare è probabilmente uno dei punti di forza di questa nuova produzione Capcom. I protagonisti indiscussi di Resident Evil 2 sono indubbiamente Leon e Claire, certo, ma c’è qualche piccola aggiunta al roster dei personaggi giocabili che manderà i fan in estasi: sto parlando ovviamente di Ada Wong, la bella e letale spia che tutti amiamo. Nel gioco sarà infatti possibile controllare Ada in alcune sezioni, dandovi un nuovo punto di vista sulle vicende che andrà ad approfondire la storia e il lore di Resident Evil.
La demo che ho provato era divisa in due grossi tronconi: uno riguardava principalmente Leon e Ada, mentre l’altro era incentrato esclusivamente su Claire. I primi due hanno iniziato una riluttante collaborazione per sopravvivere a quell’inferno che è diventato Raccoon City, e cercando di capire cosa sia successo e come mettere un freno agli eventi catastrofici che hanno ridotto una splendida città del nord America in un’ambientazione da incubo piena di creature orribili. Alcune ambientazioni iconiche fanno ritorno, come il Kendo Gun Shop. Ma le cose non andranno come ve le ricordate, cambiando ancora una volta i vostri ricordi con qualcosa di ancora più inquietante e disturbante. Capcom ha fatto un lavoro eccelso nel ricominciare a raccontare una storia già conosciuta, e onestamente sono rimasto stupito di quanto Resident Evil 2 riesca a risultare fedele e nuovo allo stesso tempo, dando al vostro bambino interiore qualcosa per cui spaventarsi ancora una volta.
Affrontare un’esperienza nuova ma allo stesso tempo familiare è uno dei punti di forza di Resident Evil 2 Remake
Una cosa che mi ha colpito immediatamente è la difficoltà di Resident Evil 2: il gioco non è affatto semplice né particolarmente clemente con il giocatore. Entrare in una stanza piena di zombie può significare la morte immediata del nostro personaggio, anche perché armi e munizioni non sono affatto semplici da reperire. Insomma, il gioco mi ha costretto più volte a controllare quante pallottole mi erano rimaste, e tenendo conto che gli infetti non sono assolutamente bersagli facili da abbattere (spesso non basterà nemmeno il classico colpo alla testa) ho avuto la sensazione di essere costantemente sotto pressione. I controlli, a differenza del gioco originale, sono molto più moderni e fluidi, per non parlare della telecamera, finalmente posizionata alle spalle del nostro personaggio. Avere una visuale così ravvicinata contribuisce ad accrescere la sensazione di trovarsi a stretto contatto con l’incubo, aggiungendo un pizzico di terrore in più all’esperienza.
Inoltre la UI è quasi completamente pulita, lasciando spazio solo al nostro protagonista: nessun indicatore, nessun orpello, nessun aiuto, solo noi e l’oscurità di fronte. Tutto quello che accade a schermo è molto più viscerale e cruento rispetto all’originale, e non si tratta solo di grafica migliorata: le nuove aggiunte alla storia e il “retake” di alcune vicende rendono l’incubo di Raccoon City ancora più vivido e realistico. Leon si trova a fronteggiare una creatura orripilante che pare uscita dagli scritti di Lovecraft nelle fogne, mentre Ada dovrà invece fare i conti con la cattiveria umana. Tornano anche gli immancabili puzzle, sempre difficili e mai veramente immediati. Dovrete pensare bene a cosa può sbloccare qualcos’altro, oltre che esaminare gli oggetti con particolare attenzione.
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La mia avventura con Claire è stata invece un diverso tipo di esperienza. La sua demo si è concentrata in particolar modo sull’esplorazione della stazione di polizia di Raccoon City per cercare una chiave magnetica necessaria per raggiungere la piccola Shelly Birkin. E anche qui, devo dirvelo: la caserma è ancora più inquietante di quanto ricordassi: nel buio potete muovervi con una torcia in mano, con cautela mentre il comparto audio ce la metterà tutta per farvi scorrere qualche brivido lungo la schiena. Fra i versi di zombie, cani e licker c’è da stare attenti a qualunque cosa si muova nell’oscurità, mentre la musica inquietante si farà ben più pressante se sarete nei paraggi del letale e cruento Tyrant (che a me continua a sembrare Dolph Lundgren sotto steroidi).
La demo di Claire l’ho percorsa all’insegna dell’ansia più totale: oltre agli zombie e ai complessi rompicapi, ho dovuto prestare attenzione ai licker, temibili predatori senza pelle e col cervello in bella vista, che non la finivano di tendermi terribili agguati appesi al soffitto. Come se non bastasse, alcune stanze erano davvero inquietantissime, come l’obitorio o l’ufficio del capo Irons. Inoltre, il limitatissimo inventario mi costringeva ad andare e tornare ai punti di salvataggio per lasciare e recuperare oggetti. La salute della povera Claire era messa costantemente alla prova, e tra piantine tritate e spray medici sono riuscito a farla campare un po’ di più. Almeno fino a che non è comparso il Tyrant. Questo maledetto bestione, lento ma inesorabile come la morte, vi seguirà per tutta la stazione di polizia e non c’è modo alcuno per abbatterlo. Ogni volta che il nostro grigio amico si troverà vicino a Claire l’audio ve lo farà capire con passi pesanti e musiche da cardiopalma. Nonostante ciò il maledetto gigante è riuscito a sorprendermi comunque, mandando la mia Claire all’altro mondo un sacco di volte.
Resident Evil 2 è tornato
Insomma, io mi sono innamorato (di nuovo) di Resident Evil 2. Non lo credevo possibile, onestamente. Non ho mai avuto molta fiducia nei remake, ma dopo questa esperienza è chiaro che Capcom ha imboccato la strada giusta per riproporre una delle storie più belle del suo franchise horror più celebre in maniera innovativa e divertente. Tutto in questa produzione è ben congegnato, dalle ambientazioni riviste e aggiornate fino ad arrivare ai personaggi, ora più approfonditi e vivi. Questo vale anche per le creature: zombie e mostri vari sono ancor più dettagliati e terrificanti, tornando di prepotenza a riprendersi il loro posto nell’immaginario colletivo dell’horror videoludico. Devo dire che è bello riuscire ad apprezzare ancora questa esperienza dopo 20 anni dall’uscita dell’originale Resident Evil 2 su PlayStation.
Certo, qualche ombra ancora c’è: ho notato qualche imperfezione tecnica e l’anti aliasing non proprio ben sviluppato. Anche i riflessi sulle superfici necessitavano di qualche miglioramento, ma c’è anche da dire che abbiamo potuto giocare solo su PS4 normale, non godendo delle eventuali migliorie che la versione Pro potrà dare. Ma stiamo parlando, sostanzialmente, di piccoli dubbi: il gioco sembra fantastico, e onestamente non vedo l’ora di poterlo riprendere in mano per terrorizzarmi ancora una volta come vent’anni fa.