05 Mag 2021

Resident Evil Village – Recensione

Dopo tanta attesa, Resident Evil Village ha aperto le porte del suo villaggio ai visitatori. Già dai primi trailer sembrava presentarsi con sicurezza, con la maturità di chi dopo l’ottima prova di Resident Evil 7 non ha più nulla da dimostrare. Del resto quel settimo capitolo ha segnato l’inizio di un vero e proprio nuovo corso per Capcom e il suo brand horror di punta, scacciando via i malumori che il sesto capitolo ha portato con sé. Essere fan di Resident Evil fino ad allora era un qualcosa per stomaci forti, un’altalena di entusiasmo e perplessità che ha visto i suoi anni più bui proprio nell’era PlayStation 3 e Xbox 360.

Scacciata la pretesa di voler essere un blockbuster action horror, Resident Evil ha ritrovato la sua forma migliore negli asfissianti corridoi di casa Baker, in Louisiana. Lo ha fatto attraverso un personaggio “vuoto”, quell’Ethan Winters che alla disperata ricerca della moglie Mia si è sottoposto a prove e incubi terribili. Ma lo ha fatto anche grazie ad un sapiente motore grafico, il RE Engine, che ha ridato a Capcom i mezzi per creare storie e giochi solidi ed estremamente funzionali. Resident Evil Village si trova quindi a ripercorrere i solchi tracciati dal suo predecessore, ma chissà se la strada sarà la stessa.

Village recensione

Il nostro protagonista lo è di sicuro: Ethan Winters, che tre anni dopo gli eventi di casa Baker si è insediato in pianta stabile in Europa, insieme a sua moglie Mia e alla neonata figlia Rose. Questa ritrovata dimensione familiare viene presto interrotta da un tragico evento, che vede Ethan e sua figlia prelevati di peso da un Chris Redfield decisamente poco incline al dialogo. Sarà qui che inizierà il nostro viaggio, dopo un incidente stradale che segnerà il nostro ingresso nel Villaggio alla ricerca della nostra figlia scomparsa. Un ingresso turbolento e intenso, che ci permette di muovere i primi passi nel villaggio e conoscere alcuni dei suoi abitanti.

Il Villaggio è uno dei veri protagonisti della storia

Delle sanguinolente creature si muovono rabbiosamente tra le case in legno di questo villaggio rurale, e la gente semplice che lo abita sembra temerle in modo quasi reverenziale. Resident Evil Village non perde tempo nel dare al giocatore il contesto narrativo di riferimento, presentando fin da subito gli elementi che caratterizzeranno l’avventura. Come i Lycans, uomini dalle sembianze animali si muovono e attaccano incessantemente il villaggio in un crescendo che ci porterà al cospetto dei signori di questo luogo. Alcuni di loro abbiamo già imparato a conoscerli, come la gigante signora Alcina Dimitrescu, che ha già conquistato i favori dei fan. Gli altri avremo modo di conoscerli a tempo debito, in una struttura narrativa che ripercorre in parte quella della famiglia Baker, applicandola però ad un’ambientazione decisamente più strutturata e complessa.

Il Villaggio è uno dei veri protagonisti della storia: è incredibilmente dettagliato e pregno di atmosfera, grazie ad un sapiente level design che ne detta con precisione ogni anfratto e strada secondaria. Se il vostro timore è che Village potesse applicare una formula da mondo aperto, annacquando l’atmosfera horror, siete molto distanti dalla realtà. Le strade del Villaggio sono sapientemente posizionate per creare claustrofobici percorsi e passaggi attraverso le abitazioni, con i rumori che tengono alta la tensione in vista di qualche pericoloso incontro. Il Villaggio funziona da ponte di collegamento tra le quattro ambientazioni principali, macro aree che ospitano al loro interno i quattro signori, adottando ogni volta atmosfere e soluzioni di gameplay differenti.

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Esplorare il villaggio e scoprirne i suoi segreti o passaggi opzionali diventa quindi appannaggio del giocatore, che dovrà dosare le munizioni e il suo equipaggiamento per fronteggiare gli agguati dei Lycans. Questi ultimi non sono gli unici nemici presenti, ma sono sicuramente i più interessanti. Veloci e aggressivi, i Lycans attaccano quasi sempre in branco, muovendosi e spostandosi sui tetti per potervi cogliere alla sprovvista. La loro natura territoriale e animalesca dà vita ad alcune delle scene più belle e tese di Resident Evil Village, con i Lycans che vi osservano immobili sui tetti in attesa di una vostra mossa.

Proverete ad andare per la vostra strada, o sarete i primi ad attaccare rischiando il tutto e per tutto? Resident Evil Village non rinuncia alla sua componente horror per tutta l’avventura. L’esplorazione diventa motivo di tensione continua in una logica di rischio/ricompensa che sembra uscire da un soulslike qualunque. L’idea di trovare tesori o seguire degli indizi di una particolare mappa richiede al giocatore di tornare sui suoi passi, di muoversi per quelle strade innevate o quei corridoi senza sapere cosa troverà.

Resident Evil Village non rinuncia alla sua componente horror per tutta l’avventura

Resident Evil Village in questo senso è incredibilmente appagante, grazie ad un level design strutturato (con degli enigmi molto belli) ma mai ottuso e frustrante, e ad un gameplay che migliora il pessimo gunplay del suo predecessore. Sparare qui è un piacere, anche grazie all’ottimo supporto del DualSense su PS5. Quest’ultimo supporta il feedback aptico e i trigger adattivi, che fanno resistenza quando si mira e spara con qualsiasi arma.

A livello puramente meccanico Village ricorda l’indimenticabile primo capitolo, con una gestione dell’inventario (ritorna il “valigione” à la RE4) minuziosa e la necessità di soppesare le proprie munizioni e cure. Ritorna anche il mercante, che si presenta stavolta come un grande omaccione paffuto chiamato il Duca. Ci venderà risorse e munizioni, potenzierà le nostre armi e addirittura cucinerà per noi sfruttando gli ingredienti animali che potremmo raccogliere in tutto il villaggio, aumentando alcune delle nostre statistiche (la vita, la difesa in guardia, etc).

Ma Village non migliora il gameplay seguendo i canoni dell’action, portando Ethan a diventare una macchina da guerra che si muove ad armi spianate. Anche a difficoltà Normale bisognerà soppesare ogni colpo, visto che Lycans e compagnia si dimostreranno più coriacei del previsto, ma soprattutto più reattivi e veloci. Mancare un colpo, per dire, capiterà più spesso di quanto pensiate. Il bilanciamento tra horror e action resta piuttosto equilibrato per tutte le 10-12 ore richieste per completarlo, con alcune sezioni nella seconda metà che fanno però pendere l’ago della bilancia verso l’azione. Questo lo potremmo definire un vizio di forma della saga, che ha sempre aumentato il ritmo verso il finale e non si presenta qui come un difetto, a differenza della soporifera seconda parte del settimo capitolo.

Come accennato prima però, il Villaggio è una sorta di ampia area che fa da ponte ad altre ambientazioni: quelle dei Signori. Ognuna di esse è unica e peculiare, e se vogliamo esplora una differente caratteristica propria della “legacy” della saga. Il Castello Dimitrescu è solo una della ambientazioni in cui Ethan metterà piede, ma sicuramente anche quella che più di tutte caratterizza le successive. Ognuna di esse è estremamente peculiare per direzione artistica e idea di fondo, ma sono tutte accomunate da un level design affine. Diversi enigmi, backtracking e tanti spazi angusti che metteranno alla prova la vostra sopravvivenza. Ognuna ospita poi dei personaggi che vengono caratterizzati a più riprese attraverso note sparse e dialoghi.

Resident Evil Village è già un classico

L’incontro con Alcina Dimitrescu e le sue figlie è bellissimo e ansiogeno, soprattutto quando quella gigantesca ed elegante donna deciderà di inseguirci per i saloni del suo bellissimo castello. Quello con Beneviento è semplicemente stellare e terrificante. L’unico a peccare in termini di qualità è Moreau, che si presenta come la sezione più debole del gioco (un po’ in linea con la sua figura e personalità all’interno della narrazione). Gameplay al servizio della narrazione, insomma, caratterizzando le aree di gioco proprio in funzione dei loro signori.

In questo senso gioca tantissimo a favore il RE Engine, che offre una fedeltà visiva notevole. Le animazioni facciali fluide ed espressive aggiungono spessore, anche grazie all’ottimo doppiaggio inglese, a queste peculiari interpretazioni di alcuni canoni horror gotici. I 60 fotogrammi al secondo con ray tracing attivo su PS5 (e Series X) sono gioia per gli occhi, soprattutto negli spazi più stretti. Qualche pop-in in lontananza potrebbe tradire la sua natura cross generazionale, ma la verità è che Resident Evil Village è bellissimo da vedere e ispiratissimo artisticamente.



Conclusioni

Resident Evil Village è un grandioso passo avanti rispetto al predecessore, portando quella formula di horror in prima persona verso nuove vette. Il Villaggio è bellissimo, minuziosamente studiato e ricco di grandi momenti di esplorazione. La logica di rischio/ricompensa mutuata da altri generi ben si sposa con la natura horror della saga, che trova qui nuove vette di tensione e spavento.

Le nuove varietà di nemici sono funzionali e sufficientemente coriacee anche a livelli di difficoltà inferiori, non sminuendo mai la natura da survival horror. Anzi, questa trova nuove forme grazie al gameplay rinnovato e più funzionale. Village è il figlio perfetto del vecchio e nuovo corso di Resident Evil. Riesce ad unire il grande survival horror dell’originale e del 2 con la tensione e il concept del 4.

La narrazione prende quanto visto nel settimo capitolo inserendolo in un canone più ampio, approfondendo finalmente Ethan Winters e mostrando nuovi scorci di Chris Redfield. Qualche elemento lasciato in sospeso tradisce la possibilità di un seguito, lasciando a Village il compito di unire i puntini e di raccontare la storia di questo terrificante villaggio europeo. Resident Evil Village è il nuovo, grande blockbuster horror di Capcom. Ripensandoci a mente fredda, dopo ore ed ore passate ad esplorarne ogni angolo, Resident Evil Village è già un classico.

Resident Evil Village è disponibile su GameStopZing Italia, online e in negozio.