18 Ott 2016

Ride 2 – Recensione

I titoli di guida sono una parte molto importante di un catalogo videoludico, e quelli su due ruote sono indubbiamente meno numerosi se rapportati al numero totale. Da cittadini dello stivale più famoso del mondo, è quindi normale avere un motivo di vanto in Milestone, eccellenza italiana nello sviluppo e nella produzione di titoli legati al motociclismo, che da alcuni anni sembra avere una vena produttiva inesauribile. MXGP 2, Ducati 90th Anniversary, Valentino Rossi The Game, sono solo alcune delle ultime pubblicazioni della casa milanese, che ormai ha conquistato di diritto il suo posto d’onore tra le grandi aziende del settore. E dopo tutta l’esperienza maturata nei vari brand, è giunto il momento per l’azienda di riportare in pista anche la serie Ride, che dopo lo spin-off dedicato ai 90 anni di Ducati, arriva sugli scaffali fisici e digitali con il seguito diretto di quel titolo che arrivò all’inizio del 2015, e che fu uno degli ultimi titoli di Milestone sviluppati anche per la vecchia generazione di console.

Cambiano un po’ le cose rispetto al passato, è ovvio, è fisiologico ed è giusto così, ed in parte è anche una questione di “parità”. Parità dei sessi principalmente, perché come è successo anche in altri titoli sportivi forse un po’ più diffusi (vedi FIFA), fanno la loro comparsa nel gioco anche le donne. Nella creazione del proprio pilota infatti, fase iniziale del titolo che è lo step propedeutico a tutte le attività, è possibile scegliere anche il sesso del proprio motociclista, oltre ovviamente ad un bel po’ di opzioni per customizzarlo a proprio piacimento nell’estetica della tuta, del casco e così via.

Una volta terminato il nostro pilota virtuale, il titolo ci propone subito una gara veloce per farci assaporare l’odore dell’asfalto e dei fumi di scarico degli altri partecipanti. In quel momento, così su due piedi, abbiamo pensato di essere davanti al tutorial del gioco, ma ci sbagliavamo, era solo un particolare biglietto da visita che ci spiegava cosa ci siamo trovati di fronte, ovvero un titolo che richiede una buona dose d’impegno e costanza se si vuole raggiungere il traguardo in buona posizione. Archiviata la gara iniziale ed entrati nel vivo del gioco, ci è sembrato che le moto accessibili durante il World Tour, la modalità principale del gioco, sembrano sempre essere tarate al ribasso rispetto a quelle degli avversari, ed infatti anche a livelli bassi di difficoltà, non sarà proprio semplicissimo arrivare ai primi posti senza l’adeguata preparazione. Capiamoci, non è una cosa brutta, anzi, è un livello di sfida apprezzabile, che incrementa la longevità del titolo e ne alza anche leggermente il target finale.

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Rimanendo sul tema della longevità, Ride 2 di certo non si può considerare un titolo povero di “roba da fare”, il solo World Tour infatti consta di centinaia e centinaia di gare, da completare in visione della stagione corrente, ma soprattutto per competere alla conquista delle prestigiose medaglie d’oro, che saranno in pratica il nostro lasciapassare per accedere alle categorie superiori di gare, o per poter partecipare ad alcune gare delle altre modalità del titolo.
Durante queste gare, vi capiterà sicuramente di dovervi confrontare con i vostri avversari sul bagnato, oppure dovrete affrontare delle sfide di Traiettoria perfetta, in cui dovrete battere il tempo della pista passando attraverso dei percorsi fatti con dei coni stradali. Lo scopo ovviamente, è quello di non uscire dal tracciato designato, e di non urtare i coni, pena che altrimenti vi sarà commutata in delle penalità che andranno ad aggiungere pesanti secondi al vostro tempo.
Tra le altre modalità invece, oltre ai Campionati, sono presenti gli Eventi ad Invito e le gare Squadra contro Squadra. I primi sono particolari gare a cui potrete partecipare solo alla fine di ogni stagione del World Tour, ma che vi permetteranno di vincere moto di un livello particolarmente superiore. Premi simili ma meccaniche differenti invece per le sfide Squadra contro Squadra, che metteranno il vostro team in competizione diretta con un altro. In pratica sono delle gare da otto piloti, quattro contro quattro quindi, che prenderanno punti di numero decrescente in base all’ordine di arrivo, la cui somma decreterà la vittoria.

I ragazzi di Milestone sono riusciti a ricreare quasi alla perfezione la magia di cavalcare una due ruote.

Una volta rimasti in sella per qualche gara comunque, ci è tornato in mente il biglietto da visita che il gioco ci aveva dato durante la prima prova in pista. Ci eravamo accorti infatti che non sarebbe stato sufficiente pigiare semplicemente sull’acceleratore (in senso figurato) per poter arrivare sul primo gradino del podio, ma non pensavamo di doverci mettere così tanto impegno. Sappiamo che Ride 2 è un titolo simulativo, ma pare che il gioco se ne sia convinto un pochino troppo… Giusto per fare un esempio, andare eccessivamente veloci e non dosare bene l’acceleratore in curva, farà finire inevitabilmente fuori strada o peggio ancora direttamente per terra, senza sconti e senza tanti complimenti. E questo perché ogni moto ha bisogno di un impegno differente nella guida, e soprattutto necessita di un’adeguata accortezza nell’entrata in curva. Oltre a questo, c’è da dire che in queste bellezze potenza e maneggevolezza sono praticamente tutto, ed è proprio studiando queste diverse caratteristiche che i ragazzi di Milestone sono riusciti a ricreare quasi alla perfezione la magia di cavalcare una due ruote.
Quello che ci ha fatto storcere un po’ il naso durante la guida in queste gare però, è stata l’IA degli altri piloti. Possiamo capire chiaramente che in momenti concitati ci possa essere un contatto o un piccolo urto tra due moto, ma ciò dovrebbe essere evitato quando la situazione lo permette. Ebbene, ci è capitato molto spesso invece di sperimentare speronamenti e colpi alle fiancate come se i nostri avversari non fossero nemmeno a conoscenza della nostra presenza in quella porzione di pista. Ma non è solo qui il problema, perché oltre a spingersi con virtuali sportellate, i nostri avversari non si fanno remore nell’effettuare un sorpasso sull’erba o tagliando eccessivamente una curva, incuranti del terreno che invece sulla nostra motocicletta ha un effetto pericolosissimo. Non vi stiamo a raccontare di tutte le gare perse per via di un simpatico avversario che ci ha superato tagliando sull’erba all’ultima curva, ma vi possiamo assicurare che è una delle peggiori sensazioni che si possano provare durante una gara.
Fortunatamente, in alcuni di questi casi, ci viene in aiuto la funzionalità Rewind, ovvero quella ci permette di riavvolgere la gara in corso di un po’ di secondi, dandoci la possibilità di non commettere nuovamente lo stesso errore. Non è una novità, sia chiaro, è già da qualche titolo che Milestone l’ha introdotta, e dobbiamo ammettere che ne abbiamo fatto abbondantemente uso (NdR: e non ce ne vergogniamo minimamente U_U).
Un’altra via per riuscire a non farsi battere dagli avversari, è ovviamente quella di elaborare la propria motocicletta, e questo viene piuttosto semplice grazie all’apposito menu presente nella selezione della moto in pre-gara. Qui potremo upgradare alcuni pezzi della moto, e migliorarne così la potenza e le varie caratteristiche accessorie.

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Se iniziamo a parlare di numeri, è fuor di dubbio che quelli di Ride 2 siano piuttosto imponenti. Cominciamo dalle moto disponibili, che ora sono circa 200 e superano di gran lunga il totale di quelle presenti nel titolo precedente. Queste, sono distribuite nelle 18 case costruttrici presenti, e potranno essere guidate attraverso le 30 location di cui è composto il titolo.
Ancora più imponente invece il numero di parti customizzabili sulle moto, che arrivano a ben 1200, ed a cui vanno aggiunte anche le 600 livree differenti che possono essere utilizzate per personalizzare esteticamente il proprio bolide. Le personalizzazioni saranno suddivise principalmente in cinque aree principali, ovvero: motore, freni e sospensioni, ruote, trasmissione ed estetica. Idem con patate per quello che riguarda il pilota, lo stesso che abbiamo creato ad inizio partita, e che fin da subito potremo “vestire” attraverso le varie forniture di abbigliamento sportivo per i vari tipi di gare, ed a cui potremo customizzare anche lo stile di guida attraverso l’editor di pose presente nel gioco.
Non manca quasi niente in pratica, dalle naked alle super sportive, fino ad arrivare alle motociclette da cross; ce ne sono per tutti i gusti e per ogni stile di guida, e tutti potranno trovare quella che fa più al caso loro. Le uniche grandi assenti che per dovere di cronaca si devono menzionare, sono le moto dell’iconica casa costruttrice americana fondata a Milwaukee nel 1903, ovvero le Harley Davidson. Onestamente però non se ne sente tanto la mancanza, anche perché difficilmente sono moto che vengono usate per fare delle gare, anzi, sono tendenzialmente più da parata o da raduno (NdR: non prendete questa frase come razzismo nei loro confronti, le Harley Davidson ci piacciono molto, ma semplicemente quello delle gare non è il loro contesto).

Se iniziamo a parlare di numeri, è fuor di dubbio che quelli di Ride 2 siano piuttosto imponenti

L’upgrade grafico rispetto al capitolo precedente della serie è visibile, non lo si può negare, ma in alcuni momenti si ha come l’impressione che il livello cali leggermente, perdendo quel “realismo” visto nelle ultime produzioni della casa milanese. Carina l’idea di visualizzare randomicamente un cruscotto diverso nella schermata iniziale del titolo, ma anche lì, alcuni di questi danno una sensazione visiva troppo artificiale/plasticosa. Che sia colpa del motore grafico utilizzato per lo sviluppo sulla nuova generazione di console? Non ne siamo sicuri, ma in compenso sappiamo che con il suo avvento, tutti i tracciati sono stati completamente rivisti.
Il comparto sonoro del titolo “nasconde” una particolarità, che probabilmente potrà essere apprezzata maggiormente solo dai veri motociclisti. Nella visuale interna al casco infatti, i suoni provenienti dall’esterno come il rombo dei motori e dei tubi di scarico, risulteranno ovattati, ovvero attenuati come se ci fosse effettivamente un casco sopra la nostra testa e quindi a coprire le nostre orecchie. E lì, visto il periodo, una domanda è comparsa immediatamente nella nostra testa: a quando un Ride (ma anche un MotoGP o meglio ancora un MXGP) da giocare anche in VR?
Chiaramente per la risposta a questa domanda dovremo aspettare ancora un po’, ma nel frattempo potremo sicuramente tenerci impegnati con tutte le attività presenti nel titolo, che non sono di certo poche, e che includono tra l’altro anche eventi/sfide settimanali, che vi faranno guadagnare dei token da spendere in alcuni bonus.

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Lato caricamenti, tallone d’Achille del precedente capitolo, la situazione pare essere migliorata, ma non totalmente risolta. La schermata di loading è in pratica quella che viene visualizzata maggiormente durante le sessioni di gioco, ed anche se i tempi sono più corti, i caricamenti sono comunque numerosi e leggermente eccessivi.
Ancora un po’ claudicante la fisica di gioco, che ogni tanto, soprattutto negli incidenti, non rispecchia proprio alla perfezione le dinamiche degli impatti e delle loro conseguenze.
Giocare offline poi potrebbe mettere a dura prova i vostri nervi, soprattutto per via della onnipresente alert che vi avviserà che non è stata trovata una connessione attiva al PlayStation Network (la nostra prova è stata chiaramente fatta su PlayStation 4), e che quindi i vostri tempi ed i vostri record non potranno essere salvati sul server. Vista una volta, due, tre potrebbe andar bene… ma oltre diventa decisamente fastidiosa… In compenso l’online fila piuttosto bene, come tra l’altro ha sempre fatto anche nelle altre serie “cugine”.
Graficamente il titolo è di certo migliorato rispetto al capitolo precedente, ve l’abbiamo già detto, ma questo non lo esonera dall’avere problematiche piuttosto evidenti. Una l’abbiamo incrociata proprio all’inizio della nostra esperienza, quando abbiamo dovuto scegliere tra le quattro tipologie di moto dopo la gara di apertura. In quel momento, l’occhio ci è caduto proprio sotto le moto (immaginate il dolore), dove in teoria ci sarebbe dovuta essere l’ombra, ed invece abbiamo visto solo alcune macchie nere che si muovevano in maniera convulsa all’avanzare della telecamera.

In chiusura, non possiamo non avere un pensiero anche per il/i fan del Dottore che si nascondono tra gli sviluppatori di Milestone. Chiaramente non parliamo di Valentino Rossi, bensì di un altro Dottore, uno un pochino più anziano e che viene da molto, molto lontano. I più attenti di voi infatti potranno notare che il trofeo (o l’obiettivo) che si sbloccherà utilizzando per la prima volta il Rewind, è un chiaro riferimento al Doctor Who, serie televisiva britannica di successo, che vanta ben 35 stagioni e quasi 900 episodi. Ed io, da whovian, non posso che ringraziare.

Conclusioni

A serbatoio vuoto, Ride 2 si presenta bene, è longevo e riesce a soddisfare “i bisogni” di chi, per un motivo o per l’altro, non può fisicamente inforcare una due ruote e sfrecciare sulle piste di tutto il mondo. Per i veri motociclisti il discorso è ovviamente diverso, perché per loro niente potrà mai eguagliare quello che si prova a stare seduti su un motore che potrebbe avere più cavalli di una normale autovettura.

I ragazzi di Milestone hanno fatto di tutto per ridurre al minimo questo gap tra videogame e realtà, e dobbiamo dire che il risultato è apprezzabilissimo, ma ci sono sensazioni che per ora non possono ancora essere riprodotte digitalmente. I loro sforzi in fase di sviluppo per ricreare il comportamento delle varie moto, sono stati sicuramente ripagati da un prodotto finale che “spiega” al giocatore fin da subito che guidare una moto da gara non è facile, e che, soprattutto a livelli di difficoltà alta, non concede il minimo margine di errore in curva o nelle situazioni critiche (come del resto dovrebbe fare ogni buon titolo simulativo).

Graficamente avevamo sperato in qualcosa di più, il livello è comunque buono, ma per certi versi, ci è sembrato come se la versione vista in anteprima qualche mese fa fosse leggermente superiore in estetica a quella che invece ci è giunta ora tra le mani. L’IA degli avversari è probabilmente troppo integralista in termini di traiettoria, e punterà a seguirla aggressivamente non curandosi se le nostra moto si trova casualmente nel mezzo. Un piccolo appunto infine anche per gli scontri/impatti, soprattutto per quelli improvvisi ad alta velocità con guard-rail et similia, che in alcuni casi non si rivelano proprio del tutto realistici.

Fortunatamente però, Ride 2 compensa nel divertimento percepito dal giocatore, che come negli altri titoli della casa milanese è semplice, sincero ed abbondante, e da solo vale sempre la spesa dell’acquisto del gioco.

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