Il mondo dei racing game ha vissuto, negli ultimi venti anni, una sorta di golden age che, grazie a titoli del calibro di Gran Turismo, Forza Motorsport e, più recentemente, Assetto Corsa e Project Cars, ha visto il culto dell’automobile inserirsi di prepotenza nelle nostre librerie videoludiche virtuali, donandoci esperienze che, pad (o volante) alla mano, difficilmente potremo dimenticare. Per quel che riguarda la controparte motociclistica, nonostante vari esponenti di successo si siano avvicendati nel corso degli anni, non si è mai raggiunto, neppure lontanamente, il livello, tanto simulativo, quanto di perfezione stilistico-estetica che il franchise di Gran Turismo ha saputo donare agli appassionati delle quattro ruote.
Ed è appunto per “sanare” questa ferita aperta nel cuore degli appassionati delle due ruote che l’italianissima Milestone ci riprova, dopo tre capitoli dalle fortune altalenanti, con Ride 4, di sicuro l’opera più ambiziosa, in ambito motociclistico, del loro già pingue pedigree motoristico. Missione riuscita? Scopriamolo insieme.
Dopo un terzo capitolo non trasversalmente apprezzato, per via di una mancanza di pulizia del modello di guida, Ride 4 si presenta con un insieme di novità che vanno a sanare le criticità riscontrate nella precedente iterazione e donare al grande pubblico un simulatore di livello assoluto. Oggetto di pesante revisione è stato, per l’appunto, il motore fisico del gioco, riprogettato da zero per donare maggior realismo tanto all’incidenza del peso della moto, quanto al sistema di collisioni, vero punto nevralgico del diretto predecessore. Sarà ora possibile percepire “fisicamente” la differenza, a livello di peso, tra i vali bolidi a nostra disposizione: per via di ciò, cruciale diventerà la gestione delle pieghe in ingresso e della distribuzione del peso del pilota per impostare correttamente fino alle curve più ostiche o per esibirsi in inutili quanto coreografiche impennate.
Un simulatore di livello assoluto
L’imprinting fortemente simulativo di Ride 4 si nota sin dalle prime battute: dimenticatevi dunque sgasate al limite in uscita dalle curve: il corretto padroneggiamento della fase di accelerazione sarà, infatti, la chiave per la corretta istradazione del vostro mezzo a due ruote. Sottostimare la risposta della moto sarà infatti il miglior modo per perdere il posteriore e, con le moto di maggiore cilindrata, per rendersi protagonisti di rovinose cadute fuori o dentro il tracciato incorrendo in penalità più o meno gravi a seconda dell’errore o della tipologia di gara selezionata. Va da sé che Ride 4 non fa della immediatezza il suo punto di forza. Una tale mole simulativa corrisponderà, ovviamente, ad una curva di apprendimento irta che, per quanto mitigata da un sistema di aiuti alla guida molto duttile, escluderà dalla contesa tutti gli appassionati di arcade racing e i giocatori alla ricerca di una esperienza rapida ed immediata, per i quali potrebbe divenire, addirittura, frustrante.
Anche l’intelligenza artificiale è passata attraverso un processo di revisione che ha portato, mediante un sofisticato sistema di machine learning denominato A.N.N.A. (Artificial Neural Network Agent), all’analisi di ben sedici milioni di ore di comportamenti in pista di piloti reali, al fine di creare una IA allo stato dell’arte. Compito riuscito, ma solo in parte: selezionando infatti i livelli di difficoltà più elevati si assisterà ad una perfezione formale dei nostri avversari che, pur non seguendo pedissequamente le linee direzionali del tracciato, si esibiranno in traiettorie più che perfette e massive fughe solitarie che poco hanno a che vedere con il motociclismo attuale.
È sconfortante, inoltre, osservare la sistematica attitudine degli avversari ad aggredire troppo durante le fasi di sorpasso, invadendo senza remore la traiettoria ideale (anche se da noi occupata), causando dunque rovinose cadute e conseguenti perdite di posizioni: nulla che non possa essere fixato con una (corposa) patch ma, comunque, diviene inevitabile storcere il naso di fronte a questi comportamenti, immaginandoli innestati in gare endurance dalla durata di svariate ore.
Il comparto grafico ci regala grandi gioie e altrettanto ingenti dolori
La carriera è stata completamente revisionata e resa molto più gran turistica: è ora possibile scegliere tra tre leghe regionali (Asiatica, Americana ed Europea) tra cui concorrere. Per ciascuna di queste tre dovremo partecipare a prove abilitative atte a garantirci l’acquisizione della patente: una volta ottenuta potremo lanciarci nel novero delle gare a nostra disposizione tra, come già visto nella saga Polyphony Digital, bonus affinità modello/costruttore e varie evoluzioni del Ride ID, che si tradurranno in bonus per la personalizzazione del nostro alter ego digitale e delle nostre fide cavalcature.
Come sopra accennato, alle solite prove a tempo, gimkane e GP standard, sono state aggiunte le categorie endurance, con durata che può variare da venti minuti ad un massimo di ventiquattro ore, andando a definire una esperienza single player appagante, longeva e variegata. In totale opposizione a questa sovrabbondanza di modalità, il multiplayer, eredita completamente le lacune del terzo capitolo, con una offerta scarna e deludente quanto a modalità: speriamo in una patch post day-one che possa porre rimedio a questa macchia in un quadro di insieme tutto sommato soddisfacente.
Il comparto grafico ci regala grandi gioie e altrettanto ingenti dolori: ad una cura certosina nella ricostruzione, mediante scansione laser, di moto e pilota, il cui livello poligonale fa brillare gli occhi per la gioia, non corrisponde una adeguata realizzazione di tracciati e di elementi di contorno, che sembrano rimasti indietro di mezza generazione. L’implementazione, invece, del meteo dinamico e del ciclo giorno/notte ci regalano scenari mozzafiato, apprezzabili soprattutto nelle gare endurance. A tal proposito, Ride 4 verrà ottimizzato gratuitamente ad inizio 2021 per Series X e PS5: speriamo dunque vengano sanate queste criticità evidenti con il passaggio a next-gen.
Soddisfacente, nella sua totalità, il comparto audio, con musiche azzeccate e mai ripetitive: ben riprodotti, e debitamente differenziati, i sound dei motori delle varie moto.
Ride 4 è un grande passo avanti nella serie, uno step verso una perfezione, ora più vicina ma non ancora raggiunta. Il gameplay, di matrice simulativa, fa sfoggio della sua varietà mediante un parco moto impressionante e un numero di gare atte a garantire una alta longevità, capace di appassionare tutti i fan delle due ruote e di allontanare, al contempo, i casual in cerca di divertimento frugale per via della sua non immediata accessibilità. Una IA, modellata mediante machine learning, funzionale e ben congegnata, indebolisce, per via di una eccessiva aggressività, la fruibilità del titolo se giocato ai livelli più alti. Graficamente appagante ma non perfetto, alterna moto ben realizzate ad elementi di contorno non del tutto soddisfacenti. Ride 4, che otterrà ad inizio 2021 l’aggiornamento gratuito per le console di nuova generazione, si ritaglia un piazzamento di tutto rispetto nell’universo delle simulazioni motociclistiche, ponendo una solidissima base per un futuro, auspicabile, perfezionamento. |
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