Lady Lara Croft è una delle indiscusse icone del mondo dei videogiochi, nonché una delle protagoniste più carismatiche e longeve che il panorama dell’industry abbia mai visto. Mito e sogno della generazione anni ’90 e non solo, la giovane archeologa ha fatto breccia del cuore dei giocatori sin dalla sua prima apparizione, datata nel lontano Natale del 1996. Dopo circa 17 anni, Square Enix ha ripreso in mano il marchio e la pesante eredità dello stesso, riscrivendone le origini e la storia. Nel 2013 esce quindi Tomb Raider, reboot tanto discusso del brand, che ha comunque saputo convincere critica e utenti. La nuova Lara non è più la tosta e dura femme fatale dalle forme prosperose dei videogiochi Eidos di inizio anni 2000; la nostra rinnovata Tomb Raider è una ragazza neo laureata, piena di insicurezze e ancora lontana dal diventare la grande avventuriera alla quale siamo abituati.Lara affronta così la sua prima, grande avventura nell’isola di Yamatai, che forgerà il suo carattere e affinerà le sue abilità di sopravvivenza in un mondo ostile.
Nel 2014 Microsoft e Square Enix annunciano insieme durante l’E3 di Los Angeles il seguito delreboot nonché prossima iterazione della serie: Rise of the Tomb Raider, che vedrà la luce solamente nel 2015 in esclusiva temporale su Xbox One. Nonostante la console Microsoft abbia avuto la precedenza, i vertici diRedmond non hanno lasciato passare troppo tempo per portare l’ultima e tanto attesa avventura di Lara Croftsu Windows PC: ed eccoci quindi a parlare di Rise of the Tomb Raider, nuovo capitolo di un franchise lungo vent’anni che ha saputo rinnovarsi ed evolversi arrivando finalmente anche sulle nostre potenti macchine da gioco.
Rise of the Tomb Raider
Piattaforma: PC Windows
Genere: Action
Sviluppatore: Crystal Dynamics
Publisher: Microsoft, Square Enix
Giocatori: 1
Online: Asincrono
Lingua: Completamente in Italiano
NEED TO KNOW
Abbiamo giocato a Rise of the Tomb Raider su una configurazione high-end che potete consultare di seguito:
– Processore Intel Core i7 4790K @ 4.0 GHz
– Scheda Video NVIDIA GTX 980 Ti
– 32 GB di RAM G.Skill Ripjaws
– SSD Samsung 850 Evo da 512 GB
– Controller Microsoft Xbox One
– Monitor con tecnologia NVIDIA G-SYNC
– Windows 10
– Cuffie Corsair Void 7.1 USB
Al fine di trattare al meglio e con esaustività questa recensione, abbiamo preferito addentrarci immediatamente nella questione più spinosa per un giocatore della Master Race: il lato tecnico del gioco, per poi arrivare algameplay e alla storia vera e propria del titolo. Una sola cosa vogliamo sia chiara sin da subito: Rise of the Tomb Raider è un titolo visivamente impressionante, perciò per ottenere il massimo da questa esperienza abbiamo abilitato le seguenti opzioni: sun soft shadows al massimo, HBAO+, profondità di campo e livello di dettaglio al massimo, tassellatura, riflessi a schermo, fogliame dinamico, bloom, vignettatura sfocata, effetto mosso, tecnologia PureHair, bagliore lente, effetti a schermo e filtro anisotropico a 16X.
Le gelide vette siberiane ci attendono, e sono ricostruite con una magnificenza davvero notevole. Il Foundation Engine modella con eccezionale realismo l’ambiente circostante, dalla neve che cade e si deposita addirittura fra i capelli della nostra bella protagonista all’interazione ambientale e alla profondità di campo, ora rivista e migliorata. Sulla resa tecnica della chioma di Lara (e non solo) c’è da segnalare il fantastico lavoro svolto dagli sviluppatori, che hanno preso una tecnologia open-source creata da AMD e chiamata TressFX (presente nel predecessore Tomb Raider) migliorandola e personalizzandola fino a ottenere quello che oggi appare nelle opzioni grafiche come ‘PureHair‘. Questa feature ha portato ad una una rivista e aggiornata gestione dei capelli dei personaggi per ottenere un realismo d’immagine visivamente d’impatto.
Rise of the Tomb Raider è un titolo visivamente impressionante.
Ma non sono solo i capelli dei protagonisti a colpire l’utente che si trova dinanzi all’ultima fatica di Crystal Dynamics: l’efficiente sistema Mova di motion-capture, basato sulla pittura facciale e non sui tradizionali ‘puntini di plastica’ applicati al volto degli attori, ha reso le cutscenes incredibilmente realistiche e dettagliate, probabilmente alcune fra le migliori che abbiamo mai visto su una produzione recente. Inoltre, tutti gli intermezzi sono resi dal motore di gioco in real–time, il che rende ancora più stupefacente quello che Rise of the Tomb Raider riesce a mostrarci. A migliorare ulteriormente l’esperienza ci pensa la presenza di un motion blur davvero ben realizzato (assente nel primo capitolo), che conferisce a tutto ciò che rientra nel campo della videocamera una fluidità e una naturalezza che contribuiscono a rendere le visuali del gioco ancor più cinematiche.
Di tutto rispetto anche la resa dei materiali: la versione PC del gioco vede un sostanziale incremento di effettiriguardanti il fango, la neve ed il sangue, che si depositeranno con regolarità addosso alla nostra bella protagonista. L’interazione ambientale ci vedrà inoltre deformare la neve al nostro passaggio, e Lara reagirà diversamente a seconda di quanto alto sarà il tratto innevato che affronteremo. Il fango è reso altrettanto bene, anche se non è oggettivamente appariscente e visivamente notevole come l’effetto nevoso. Il gioco, con tutte le opzioni sopracitate abilitate, gira fluidamente superando con regolarità i 60 FPS. Abbiamo notato dei picchi di performance, arrivando a superare gli 80 frame al secondo in ambienti relativamente tranquilli e appaganti alla vista, con però dei cali fino a 58 FPS in situazioni particolarmente concitate, con molti personaggi non giocanti a schermo ed effetti come fuoco, neve ed esplosioni. Crystal Dynamics e lo studio associato Nixxes (che lavora anche alla versione PC di Deus Ex: Mankind Divided) hanno davvero fatto un ottimo lavoro con l’ottimizzazione del titolo, portando ai consumatori un prodotto di qualità, facilmente scalabile e che si adatta ad una molteplicità di configurazioni senza sacrificare o andare ad intaccare l’esperienza di base.
Sin dai primi minuti di gioco, Rise of the Tomb Raider trascina il giocatore in una adrenalinica spirale emotiva, conun avventuroso inizio da cardiopalma. Nonostante le non pochissime interazioni possibili durante il prologo, si ha la sensazione che il titolo di Crystal Dynamics voglia prenderci per mano e catapultarci nel mondo di Lara, che ricordiamolo, non è affatto tranquillo e sereno. Anche qui, la naturalezza della nostra carismatica eroina viene sottolineata da animazioni rese in maniera ottimale: vederla sistemarsi i capelli, sospirare, toccarsi una spalla dolorante rende l’esperienza di gioco più realistica e sopratutto più credibile agli occhi del giocatore, che difficilmente potrà fare a meno di immedesimarsi nelle disavventure della bella archeologa.
Dal punto di vista del gameplay, Rise of the Tomb Raider prende di peso tutto quello che il suo precedessore ha fatto e lo espande alla massima potenza. La mappa di gioco è decisamente più ampia, le attività sono aumentate ed il più profondo e utile sistema di gestione delle abilità fa sentire la differenza in situazioni particolarmente tese come la caccia o le sessioni stealth, costringendo il giocatore a ponderare attentamente le decisioni riguardanti la spesa dei punti abilità guadagnati sul campo in base al proprio stile di gioco. Investire in uno dei grossi alberi delle abilità è una scelta che condizionerà il nostro modo di approcciarci all’ambiente e agli avversari, risultando in un interessante risvolto tattico finalmente ben approfondito.
Gradito inoltre il ritorno dei campi base, da trovare nel percorso di gioco, che fungono da ‘hub di controllo’ per la nostra protagonista, permettendole di potenziare equipaggiamento e non solo, poiché danno anche accesso alle sezioni dedicate al viaggio rapido ed al crafting. Lara potrà per la prima volta fabbricare archi, pistole ed armi in generale trovandone i componenti necessari per l’assemblaggio nel corso della sua avventura. Inoltre segnaliamo la possibilità di cambiare i vestiti alla nostra bella avventuriera, che potrà contare su più mise per ogni occasione.
L’esperienza di gioco è più realistica e sopratutto più credibile agli occhi del giocatore.
Rinnovato e migliorato anche l’Istinto di Sopravvivenza, peculiare capacità di Lara che ci consentirà di non perdere mai di vista il nostro obiettivo attuale, evidenziando inoltre oggetti di particolare interesse. Munizioni, cadaveri ed elementi interattivi dello scenario saranno quindi istantaneamente riconoscibili e segnati anche sulla mappa di gioco. Parlando di quest’ultima è evidente quanto lavoro è stato fatto dagli sviluppatori in termini dilevel design, che in questo capitolo di Tomb Raider risulta particolarmente ispirato; sono presenti infatti aree di gioco più vaste rispetto al passato, e sono tutte piene zeppe di attività per la nostra eroina.
Oltre alla più classica campagna principale infatti, Lara potrà esplorare tombe (ora divise in tombe nascoste e tombe sfida, con puzzle ambientali più complessi) per migliorare le proprie capacità, andare a caccia di selvaggina per procurarsi pelli e materiali dai boschi circostanti e compiere vere e proprie missioni secondarieper ottenere potenziamenti per il proprio equipaggiamento. È addirittura presente un negozio dove poter scambiare dei frammenti d’oro trovati durante i propri viaggi con attrezzatura militare più efficace. Alcuni elementi di Rise of the Tomb Raider sembrano quindi tratti direttamente da un gioco di ruolo ed il risultato è convincente, confermando ulteriormente la qualità della produzione Square Enix. Anche la rigiocabilità del titolo, che è stata in passato il tallone di Achille del capitolo precedente, viene qui migliorata grazie ad una serie diperks ed alla modalità Spedizioni.
All’interno del negozio, accessibile tramite il menù principale, potrete infatti acquistare pacchetti di ‘carte collezionabili’ che sbloccheranno una serie di bonus/malus durante la vostra partita, in modo da rendere l’esperienza di gioco più fantasiosa e sempre diversa. Si parla di potenziamenti alle armi, nuovi costumi e divertenti modifiche all’aspetto di Lara e soci. Andando su ‘Spedizioni’ invece, si potrà creare una sfida personalizzata con obiettivi decisi dal giocatore; il tutto è condivisibile con amici o con la community di Tomb Raider, per confronti competitivi praticamente illimitati.
Le vicende che compongono il mosaico di eventi narrato da Rise of the Tomb Raider sono ottimamente intrecciate fra loro, con dialoghi ben strutturati ed una trama che si lascia seguire con piacere, pur senza (troppi) colpi di scena imprevedibili. La nostra bella archeologa si ritroverà in Siberia, seguendo le tracce di un antico profeta che pare aver ottenuto la vita eterna grazie ad un artefatto chiamato ‘Fonte Divina’. L’ambientazione, fatta eccezione per una breve tappa in Siria, rimarrà quella siberiana fino alla fine del gioco, proponendoci bellissimi paesaggi innevati alternati all’austerità dell’architettura sovietica di fine anni ’60. La coraggiosa protagonista di Rise of the Tomb Raider non è più la ragazza spaventata del primo capitolo: è infatti chiaro sin dai primi minuti di gioco che questa Lara non è una vittima degli eventi e dell’ambiente che la circonda, bensì una forte e carismatica eroina pronta a mettersi in gioco e farsi artefice del proprio successo.
È importante sottolineare questo aspetto del carattere di miss Croft, perché giocherà un ruolo fondamentale nell’evoluzione del suo personaggio: nonostante la nostra fiera cacciatrice non sia ancora la macchina omicida dei capitoli degli anni ’90, è chiaro che la sua personalità si è decisamente indurita a causa delle centinaia di battaglie intraprese e dalla sua esperienza pregressa a Yamatai. Ciò che ha visto sull’isola del triangolo del Drago l’ha cambiata per sempre, facendole dubitare del mondo che la circonda e spronandola nella ricerca dell’inspiegabile. Ora, sia le sue capacità di sopravvivenza che quelle di combattimento si sono elevate a tal punto da farla considerare dai suoi principali antagonisti, l’organizzazione nota come Trinità, il pericolo più grande ed il nemico più forte da affrontare per la riuscita della missione.
Lara non è una vittima degli eventi e dell’ambiente che la circonda, bensì una forte e carismatica eroina pronta a mettersi in gioco e farsi artefice del proprio successo.
Le poche note dolenti di Rise of the Tomb Raider vanno a ricercarsi in una lieve mancanza di originalità da parte di Crystal Dynamics: il detto anglofono ‘Bigger, Badder, Better‘ ben si sposa con questa produzione, che ha puntato sugli elementi forti del reboot del 2013 espandendoli e portandoli a nuove vette. Questo nuovo capitolo sembra la naturale continuazione di Tomb Raider, più che un sequel a sé stante: ma tutto ciò non è un male, e vogliamo essere molto chiari a riguardo. Il gioco è coinvolgente, e molto ben ottimizzato. Non abbiamo riscontrato bug di sorta a parte qualche lieve compenetrazione poligonale e una saltuaria gestione un po’ sottotono dell’intelligenza artificiale nemica.
Questi piccoli difetti comunque non riescono ad intaccare la splendida bellezza del gioco, che porta a livelli di magnificenza un brand che siamo stati abituati ad amare da quasi vent’anni a questa parte. Per godere dell’esperienza migliore possibile all’interno di Rise of the Tomb Raider vi consigliamo comunque di aggiornare i driver della vostra scheda video alla versione più recente, e di ‘giocare’ con le impostazioni video per trovare la configurazione migliore e più adatta a voi. La mancanza di una modalità benchmark (presente nel primo capitolo) vi costringerà a tornare diverse volte sul menù principale, quindi cercate di ottimizzare il vostro gioco il prima possibile per ottenere un livello di framerate accettabile.
Una particolare menzione finale va alla localizzazione italiana. Per dare voce a Lady Croft ritorna Benedetta Ponticelli, già veterana dello scorso capitolo che compie un egregio lavoro assegnando l’idioma italico alla regina dei giochi d’azione. A lei si affiancano veterani come Renzo Ferrini e Marco Balzarotti. Unico, piccolo neo della nostra localizzazione è la ripetizione di più (talentuosi) doppiatori per parti diverse.
In conclusione…
L’ultima avventura di Lara Croft è una perla che merita di essere giocata fino in fondo, un’avventura adrenalinica che ogni amante della Master Race dovrebbe possedere, anche solo per mostrare gli incredibili screenshots di volti e paesaggi agli amici. Crystal Dynamics, coadiuvata nella conversione da Nixxes, ha preparato per noi la migliore versione possibile del suo capolavoro, con un’ottimizzazione degna di questo nome che va decisamente controcorrente rispetto alle poco curate uscite che il mercato PC ha visto negli ultimi tempi.
Lara vi stregherà con la sua ultima impresa, che non vedrete l’ora di esplorare e gustare fino alla fine. Il suo percorso interiore è ben sviluppato e avvincente, e il susseguirsi degli eventi la vedranno spaziare dalla brutalità della sopravvivenza al coraggio di fronte alle scelte difficili che porteranno la nostra archeologa a diventare la Tomb Raider che tutti amiamo.
Il gioco rasenta la perfezione, macchiata però da piccoli difetti che non possono comunque oscurare la bontà di un capolavoro di tecnica e ottimizzazione. Unico appunto; se non avete gradito il primo Tomb Raider del 2013 e amate la Lara old style, difficilmente cambierete idea sul sequel, tuttavia potrete comunque rimanere sorpresi da questo capitolo, che introduce sostanziali novità alla proposta originale. A tutti gli altri consigliamo caldamente l’acquisto, per vivere ancora una volta un’avventura di qualità con un’eroina senza tempo.
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