Milano – Lara Croft “compie” 20 anni. Il che pare incredibile, considerando che per tantissimi giocatori sembra passato soltanto un giorno da quelle prime avventure poligonali negli angoli più sperduti del pianeta, alla ricerca di artefatti e indicibili segreti. Passa il tempo, e più l’eredità di Lara si fa forte, più l’eroina per antonomasia diventa giovane: dal reboot meraviglioso della passata generazione al più recente Rise of the Tomb Raider, del resto, abbiamo avuto modo di vedere una Lara diversa. Più giovane, sicuramente, ma anche più inesperta, incapace ancora di gestire al meglio le proprie capacità e, parallelamente, intrappolata in sentimentali questioni di famiglia capaci di offuscarne la vista. Ma che ci volete fare: tanto la vecchia Lara quanto la nuova piacciono. Piacciono, la prima per la sua capacità di infilarsi in avventure al limite dell’incredibile, per il suo savoir faire anche nelle situazioni più delicate, per le sue doti incredibili che sembrano più simili a quelle di un super eroe che a quelle di una esperta archeologa. Ma forse piace di più la seconda, più umana e pervasa da dubbi e incertezze, acerba e incline all’errore ma con una forza di volontà più potente di tutti gli ostacoli che le si pongono di fronte.
Tomb Raider compie 20 anni: e quale occasione migliore, per Crystal Dynamics, se non squarciare il velo dell’esclusiva temporale di Microsoft e portare l’eccellente Rise of the Tomb Raider anche su PS4? Prevista per il prossimo 11 Ottobre sull’ammiraglia Sony (e, ufficialmente, già data compatibile con la neonata PS4 Pro) questa edizione del Ventennale non sarà un semplice porting del successo dello scorso anno di Xbox One. Un’edizione riveduta, piuttosto, e arricchita da una serie interessante di contenuti, che spaziano immancabilmente dall’inclusione automatica del season pass e dei DLC ad ora usciti (Baba Yaga: The Temple of the Witch e Cold Darkness Awakened), dalla presenza delle missioni coop e, inutile dirlo, da una pletora di oggetti in game aggiuntivi, quali armi e abiti di Lara, che hanno caratterizzato l’evoluzione del titolo dal lancio ad oggi. Il tutto, ovviamente, senza dimenticarsi del fattore nostalgia, rappresentato stavolta dall’introduzione di un set di “skin storiche” grazie alle quali potremo giocare interamente Rise of the Tomb Raider nei panni della prima indimenticabile Lara. Quella spigolosa, per intenderci, tanto nel carattere quanto nelle forme.
Questo, tuttavia, rappresenta soltanto la punta di un iceberg ben più ricco. Invitati ad un press event presso gli uffici di Koch Media abbiamo avuto la possibilità di provare le tre modalità aggiuntive inedite presenti all’interno di quest’edizione speciale per PS4, che rispondono al nome di Endurance, Blood Ties e Lara’s Nightmare, senza disdegnare un buon quarto d’ora in compagnia di PS VR. Il tutto chiuso da quattro chiacchiere con Meagan Marie, Senior Community Manager del franchise Tomb Raider, ben lieta di sottolineare l’importanza di un compleanno di tale portata – e, inutile dirlo, entusiasta almeno quanto i presenti a riguardo delle novità introdotte per il pubblico PlayStation dal team di sviluppo.
Partiamo dalla nostra prima demo hands on, Endurance. Richiesta a gran voce dalla community di Tomb Raider, Endurance è una modalità cooperativa on line per due giocatori, che distaccandosi dai principali tratti narrativi della storyline di Rise of the Tomb Raider si focalizza piuttosto sul concetto di sopravvivenza. Immerse nell’inospitale Siberia, le due eroine dovranno badare alla pellaccia difendendosi da orsi, lupi e soldati nemici armati di tutto punto: l’ostacolo peggiore è fornito però proprio dalla location, caratterizzata da un gelo perenne e una conseguente penuria di cibo. Freddo e fame, rappresentati da due appositi meter in alto a sinistra dello schermo, rappresentano dunque le due variabili critiche di Endurance: più passa il tempo, più esse calano impietosamente portando alla morte prematura delle due esploratrici. Per far sì che non avvenga, sarà necessario cacciare e procurarsi cibo ad intervalli regolari, cercando allo stesso tempo di procurarsi abbastanza legname sia per fabbricare le sempre utili frecce, sia per accendere un pallido (ma estremamente utile) fuoco all’interno dei Campi Base sbloccati o, alle brutte, stanando una caverna priva di cibo ma con un clima decisamente più sopportabile. Attorno a questa interessante meccanica di sopravvivenza, che già dai primissimi minuti di gioco mette sul chi va là il giocatore vista la frequenza e la velocità con cui i citati meter calano, il gameplay ricalca quanto visto nella modalità di gioco principale, con la presenza di armi bianche e da fuoco, la necessità di craftare quanto più possibile e, non ultima, la possibilità di guadagnare punti esperienza e potenziamenti per le armi in proprio possesso da investire all’interno dei Campi Base sbloccati.
L’unica cosa da tenere bene a mente è che, in Endurance, l’unione fa davvero la forza: viaggiare unite e affiatate non solo ridurrà i rischi di morti più o meno accidentali (e, conseguentemente, la possibilità di siglare nuovi record in termini di sopravvivenza, misurati in giorni), ma permetterà alle due eroine di condividere automaticamente il cibo raccolto e di proseguire in questa sfida contro la natura. Un’opzione che nasconde al proprio interno un trade off spietato: quando il meter della fame è ad un passo dall’esaurimento, una situazione evidenziata in-game da movimenti rallentati, cadute al suolo e vista annebbiata, potremo procedere a coppia nella speranza di trovare del cibo quanto prima, pattugliando però la medesima zona con quattro occhi, o scegliere di dividerci per aumentare le possibilità di un incontro animalesco. Occhio però che, quando la distanza si fa eccessiva, il principio della condivisione salta: e se uno dei due giocatori non dovesse farcela, il secondo ha poco meno di un minuto per ritrovarne il corpo e rianimarlo – sempre che, nel mentre, sia riuscito a mettere qualcosa sotto i denti.
Endurance ci è parsa divertente ed avvincente, e la costante necessità di alimentarsi e trovare un fuoco o un riparo per sopravvivere e vedere l’alba del giorno dopo regala al ritmo un boost e una frenesia inaspettati. Aggiungere queste variabili all’avventura principale, come ammesso dalla stessa Meagan, avrebbe reso il gioco troppo complicato – senza contare la fisiologica distrazione dalla narrazione principale che ne deriverebbe: introdotta come modalità co-op a parte, invece, Endurance si configura come un diversivo impegnativo, dove coordinazione, tattica e il giusto pizzico di fortuna creano un mix appassionante. I venti minuti scarsi di prova, mai come questa volta, ci sembrano essere passati in un secondo: e tra svariati pasti a base di cervo e qualche eliminazione stealth con l’arco tattico per impossessarsi di un Campo Base e annesso falò, abbiamo resistito poco più di due giorni. Almeno fino a quando un lupo e un enorme orso bruno hanno pensato di trasformarci a loro volta in cibo.
Lara’s Nightmare, dal canto proprio, è una libera reinterpretazione in termini Croftiani dell’eterna sfida agli Zombie: un incubo della nostra atletica archeologa, che si ritrova all’interno del proprio maniero attorniata da un numero enorme di creature non morte comandate da un’entità non meglio definita. Nel corso della nostra prova, per risparmiare Lara dall’eterna dannazione, abbiamo dovuto individuare tre Teschi volanti nascosti in tre differenti aree dell’enorme magione, che una volta distrutti le hanno permesso di trovarsi faccia a faccia con il primo vero e proprio Boss. Una modalità che, vuoi per la velocità dei nostri nemici, vuoi per la loro stessa tipologia, ci ha ricordato molto da vicino Left 4 Dead: ci sono le “creature standard”, che corrono a tutta birra verso di noi ma che, con un pizzico di mira, possono essere abbattute con un colpo alla testa, oppure delle varianti dotate di un elmo medievale che richiede un colpo aggiuntivo. Altre invece corrono con un candelotto di dinamite acceso in mano, e necessitano di essere colpite a debita distanza per far cadere il suddetto gingillo al suolo – e magari far piazza pulita di eventuali altri nemici nei paraggi. Altre ancora arrivano armate di lancia e scudo, tutti reperti storici che sembrano presi in prestito dalla collezione di Lord Croft in persona. La varietà non manca certo, così come il numero di ostacoli zombeschi che si frappone tra noi e il prossimo Teschio da abbattere.
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Veloce ed estremamente frenetica, Lara’s Nightmare vanta un mood angosciante estremamente ben riuscito, complice un sistema di luci e ombre azzeccato, un sound design inquietante oltre che ispirato e, non certo ultima, una presenza massiva di forze nemiche che a tratti sembrano letteralmente uscire da ogni dove, senza lasciar speranza di fuga alla nostra protagonista. A nostra disposizione avremo un arsenale bellico comunque non indifferente, che spazia dalla classica pistola al fucile a pompa, passando per fucili tattici e mitragliatori o archi dotati di frecce elettriche: le munizioni saranno tuttavia centellinate, almeno inizialmente, e sarà necessario frugare tra i corpi dei nemici abbattuti per recuperare qualche cartuccia aggiuntiva. Per quanto lo Zombesque rappresenti un tema oramai abusato, specie nel panorama videoludico, Lara’s Nightmare ci ha divertito parecchio, mettendoci faccia a faccia con nemici ai quali il franchise non ci aveva ancora abituati e, in alcuni casi, strappandoci persino qualche esclamazione… colorita (specie quando, dopo aver cercato un dannato passe-partout per 20 minuti, ci siamo ritrovati faccia a faccia con uno zombie dinamitardo prima ancora di aprire completamente la relativa porta chiusa a chiave). Peccato, vista la natura action horror del titolo, che Crystal Dynamics non abbia optato per una soluzione cooperativa affine alla precedente: ma come risposto dalla stessa Meagan, incalzata dai nostri dubbi a tal proposito, Lara’s Nightmare è solo un primo passo in questa direzione. Il che non esclude certo eventuali upgrade.
Chiudiamo il trittico con Blood Ties, doppia esperienza dedicata agli amanti dell’esplorazione disponibile sia nel tradizionale “formato” in terza persona, sia in un’inedita formula in prima persona supportata da PS VR. La sfida serrata per la sopravvivenza di Endurance e l’action horror di Lara’s Nightmare vengono qui sostituiti da un gameplay più lento e ragionato, che non richiede un solo istante l’utilizzo delle armi ma, al contrario, invita il giocatore ad esplorare Casa Croft in lungo e in largo alla ricerca di indizi, volti a risolvere una spinosa questione. Dopo la morte di Lord Croft l’intero capitale di famiglia è sotto l’amministrazione di un individuo senza scrupoli, ex socio e amico dello sfortunato esploratore, che con una mossa a sorpresa ha messo la stessa Lara sotto sfratto. La giovane ha una settimana per far fagotto, a patto di riuscire a recuperare una sorta di testamento del padre in cui si fa esplicito riferimento ad una clausola che le risparmierebbe la desolante incombenza. Blood Ties è dunque un adventure in terza persona alla ricerca di indizi, nascosti in perfetto stile “caccia al tesoro” – proprio come Lara era solita giocare da bambina con il padre. L’obiettivo è quello di individuare il codice di accesso di una cassaforte collocata nell’ufficio del defunto genitore: codice che, come da tradizione, non sarà disponibile sotto forma di banale sequenza numerica ma, al contrario, richiederà di decifrare simboli egizi, analizzare dipinti e muoversi tra le fondamenta stessa di una casa non più in forma come una volta.
Rise of the Tomb Raider punta a lasciare il segno anche su PlayStation 4
Blood Ties è un’avventura affascinante a spasso tra oltre 20 anni di ricordi: l’assenza di nemici permette al giocatore di concentrarsi maggiormente sui dettagli di Casa Croft, che in ogni stanza non smette mai di solleticare il ricordo delle gesta passate con Easter Egg, citazioni o riferimenti a vecchie avventure ancora nei cuori dei giocatori. Non è certamente una modalità impegnativa come le due appena analizzate, ma in termini di “lore” l’ago della bilancia propende completamente in questa direzione. La variante in Realtà Virtuale con PlayStation VR ci ha stupito positivamente, specie per l’ottima capacità di trasmettere il senso di profondità e maestosità dell’enorme Casa Croft. Ad essere puntigliosi abbiamo trovato la resa grafica ancora parzialmente acerba, con delle sequenze leggermente più traballanti e una resa visiva meno “nitida” nelle zone a maggior tasso di dettagli – non parliamo certo di pixel in bella vista, ma difficile non accorgersi di un certo “rumore” in alcuni fondali. Complessivamente, pur non essendo possibile far correre Lara per evitare ogni possibile problematica di motion sickness, questa alternativa VR in prima persona ci ha convinti, visto e considerato come una tale scelta ben si presta ad una modalità di gioco esplorativa e volta alla risoluzioni di enigmi ambientali. Resta da vedere come una tale opzione si comporterà “alla lunga” (non abbiamo ancora informazioni sulla durata e su eventuali obiettivi laterali di Blood Ties) e se sarà possibile passare dalla modalità tradizionale a quella VR, condividendo il medesimo salvataggio.
Con questa Edizione dei 20 Anni, Rise of the Tomb Raider punta a lasciare il segno anche su PlayStation 4. Un’eredità lunga due decenni, che piuttosto che abbandonarsi ad una facile operazione remaster (anche se, lo ammettiamo, rigiocare i vecchi capitoli su PS4 un certo fascino lo avrebbe avuto) mira a rinfrescare e rinnovare l’offerta contenutistica di un ultimo capitolo che, giudizi alla mano, ha convinto praticamente universalmente. Le parole di Meagan, a tal riguardo, sono state chiare: Rise of the Tomb Raider, questo “nuovo” Rise of the Tomb Raider, ha la difficile missione di accontentare un parco giocatori enormi. Non solo gli amanti dell’avventura, che avranno di che divertirsi col gioco originale e le due annesse espansioni, ma anche chi predilige l’esplorazione più tranquilla e riflessiva (Blood Ties), chi non sa resistere all’action e al sovrannaturale (Lara’s Nightmare) e, soprattutto, chiunque sia alla ricerca di una sfida significativa in due che metta a dura prova tattica, attenzione e istinto di sopravvivenza (Endurance). Dopo la nostra prova in quel di Milano possiamo solo avvallare quanto ipotizzato dalla bella Community Manager di Crystal Dynamics: se già il titolo originale, apparso lo scorso Ottobre su Xbox One, ci aveva convinti appieno, questa edizione celebrativa di Rise of the Tomb Raider è destinata a fare lo stesso. Sia che scegliate di indossare i panni della giovane Lara, sia quelli più spigolosi di quella che, vent’anni or sono, ci ha fatto innamorare in milioni. Il prossimo 11 Ottobre si prospetta un compleanno indimenticabile.