Ruiner – Anteprima gamescom 17

ColoniaRuiner è uno di quei giochi che non le manda a dire. Frenetico, spietato, diretto come un gancio allo stomaco e scandito da un ritmo asfissiante in grado di estraniare il giocatore dall’universo che lo circonda, il titolo di punta dei ragazzi di Reikon Games – pubblicato, manco a farlo apposta, da quei geni senza fine di Devolver Digital – rappresenta uno dei titoli “indipendenti” più interessanti che abbiamo avuto di provare con mano qui in gamescom. Impossibile non notare lo spazio riservato nel booth di Devolver Digital all’action shooter a visuale isometrica disponibile dal prossimo 26 Settembre su PC, PS4 e Xbox One: del resto, erano bastate un paio di immagini e un paio di trailer strategici a spingere la nostra salivazione oltre ai normali livelli di sicurezza. Una supposizione che, dopo la nostra demo hands-on, si è trasformata in un’entusiasmante realtà.

L’anno è il 2091, per un universo cyberpunk e schifosamente corrotto che fa riferimento alla metropoli di Rengkok. Ci ritroviamo nei panni di un eroe senza nome, un pazzo scatenato che si ribella alla corruzione e allo strapotere di quello stesso sistema che ne ha rapito il fratello e attenta alla sua stessa vita. Un duro a cui sangue e ossa non danno fastidio, che nasconde il proprio volto dietro una maschera elettronica su cui appaiono poco rassicuranti scritte e il cui cervello, vuoi per opera dello stesso sistema di cui è stato vittima, vuoi per trascorsi non certo raccomandabili, è quanto di più pericoloso e imprevedibile posiate trovare in giro. Queste le premesse per una vendetta in piena regola, condita da riflessi e movimenti sovrannaturali, armi devastanti e il giusto supporto hacker – che, in un universo dove il controllo dell’informazione è sinonimo di totalitarismo, non guasta mai. La rivolta contro quella corporazione che risponde al nome di HEAVEN, guidata dall’uomo che proviene da Rengkok (un termine che, ironia della sorte, significa Purgatorio), è appena iniziata.

Tecnologia e sangue, schegge di follia che si mischiano a subliminali messaggi di morte iniettati a forza in un cervello che, per quanto possiamo immaginare da questa breve demo, pare essere stato vittima di chissà quale folle stupro elettronico. Questa una parziale ricetta di Ruiner: parziale ma estremamente accattivante, capace di mescolare un gameplay ragionevolmente profondo ad una narrazione che, già dalle prime battute, pare assumere un ruolo decisamente più considerevole di un semplice collante. Il tutto spremuto a forza nelle nostre meningi da una colonna sonora assordante, un’onda d’urto violent-techno che scandisce meravigliosamente il ritmo degli omicidi, delle esecuzioni, dei pirotecnici dash alla base dell’offensiva del nostro folle alter ego…

Seppur caratterizzato da meccaniche complessivamente semplici e facilmente assimilabili, non fate l’errore di sottovalutare Ruiner. Già nelle fasi conclusive del primissimo scenario, un tutorial generoso dove impratichirsi con le potenzialità offensive del nostro eroe (oltre ad intuire che, dietro a quei folli fotogrammi che sembrano schizzargli fuori dal cervello, si nasconde una verità forse ancora più violenta ed efferata), è impossibile non notare un veloce innalzamento della curva di difficoltà. Un fattore che rende necessaria, se non inderogabile, la padronanza della Dash e, se possibile, pure della sua variante avanzata.

Il nostro eroe potrà infatti spostarsi a velocità forsennata con la pressione dell’apposito dorsale sinistro, coprendo distante considerevoli in una frazione di secondo e, durante questo “shift”, restando immune alla pioggia di proiettili nemici. La meccanica del Dash rappresenta dunque il punto di partenza per appezzare – e affrontare – al meglio la sempre considerevole offensiva imbastita da HEAVEN: nemici armati sino ai denti, difesi da armature e suddivisi in svariate tipologie di potenza e crudeltà crescenti. Dosando attentamente Dash e tempismo potremo stunnare temporaneamente l’avversario, finendolo poi sul posto con una pantagruelica esecuzione che gli amanti del gore non disdegneranno affatto, oppure schivarne il copioso fuoco sino a trovarsi faccia a faccia e, perché no, optare per una succulenta eliminazione melee.

Rimane anche l’opzione più spettacolare di tutte: il Dash avanzato. La pressione del trigger sinistro ci permetterà infatti di posizionare, rallentando il normale scorrere del tempo, un numero variabile di marker in corrispondenza di nemici o punti di attacco che riteniamo strategici. Attivato dunque il Dash, il nostro folle protagonista si muoverà lungo i nodi da noi stabiliti, lasciandoci il tempo da uno spostamento all’altro per affondare un critical hit in grado di spedire all’Obitorio chiunque ci si ponga davanti. Ecco dunque spiegata quella frenesia che anticipavamo all’inizio: Ruiner è veloce, letale, così frenetico e serrato da dimezzare il respiro, lotta dopo lotta.

Ottima la commistione di armi bianche e bocche da fuoco: le immancabili Katane si alternano ad una pletora non quantificabile di pistole, fucili, mitragliatori più o meno evoluti in termini elettronici. Il trucco è raccogliere un’arma e sparare fino ad esaurirne le munizioni: basterà poi osservare la pila di cadaveri trucidati al suolo per aver l’imbarazzo della scelta sul prossimo gingillo da utilizzare.

Impossibile allora non pensare a Hotline Miami e alla sua escalation serrata di violenza, efferatezza, malattia. Ruiner non raggiunge i livelli di lisergia di uno degli indie più apprezzati degli ultimi anni, ma è parimenti impossibile non cedere alle lusinghe del carisma del proprio indecifrabile, folle protagonista e alla sue galvanizzanti meccaniche di gioco. Meccaniche che, se assorbite e utilizzate a dovere, non dovrebbero rubare più di sette/otto ore per assistere al finale di questa avventura per palati non impressionabili: certo, a patto di non alzare la difficoltà generale, o di non ambire al punteggio massimo raggiungibile (espresso come una volta da un giudizio a lettere) per ciascuno scenario disponibile. In questo caso, stando a quanto riferitoci dalla stessa designer, la longevità potrebbe quasi triplicare…

ruinerDifficile trovare un punto debole in Ruiner, che non sembra voler inciampare nel minimo ostacolo sia in termini di giocabilità, di tecnologia o di narrazione. L’assenza di interazione ambientale per le esecuzioni (limitata piuttosto all’utilizzo di alcune pedane per ricaricare la salute del protagonista o l’energia necessaria ad effettuare i Dash) è forse l’unica critica “leggera” che ci sentiamo di muovere, laddove – inutile dirlo – siamo di fonte ad uno dei titoli migliori dell’intera gamescom 2017. Ma, probabilmente, di questo ve n’eravate già accorti un paio di paragrafi fa.

 

In conclusione

Non possiamo dire che Ruiner sia stata una sorpresa in senso stretto, visto e considerato che già ai tempi della scorsa GDC avevamo avuto modo di vederlo da vicino per la prima volta, restandone incantati e stupiti. Di sicuro possiamo affermare senza dubbio di sorta che quel vuoto incolmabile lasciato dalla saga di Hotline Miami è pronto ad essere colmato da una delle rivelazioni indie più truci, spietate e avvincenti di questo 2017. Ruiner, senza troppi giri di parole, è un’autentica bomba: una scheggia impazzita che sfreccia alla velocità del suono, destabilizzando qualsiasi cosa incontri sul proprio cammino e lasciando la stanza soltanto dopo averla tappezzata di sangue e cadaveri. Qualcosa di cui, insomma, sentivamo la mancanza già da un po’.