Ruiner – Recensione

Lo ammetto: ho atteso Ruiner da tantissimo tempo. Lo so, Devolver Digital è capace di suscitare interesse in un gioco mesi e mesi prima della sua uscita, grazie a qualche trailer ben confezionato e qualche screenshot accattivante. Ma non è sicuramente il caso del primo lavoro di Reikon Games. No, questa volta c’era qualcosa di più. Forse era l’incredibile atmosfera Cyberpunk che pare uscita da un racconto di William Gibson e che sembra essere un blend fra Blade Runner, Strange Days e Johnny Mnemonic. O forse ancora la colonna sonora, capace di sedurre e colpire il giocatore come un pugno allo stomaco. Certo, Ruiner è tutto questo, ma anche molto di più: un titolo forte, brutale e violento che gioca sui cliché del cyberpunk senza fossilizzarsi eccessivamente sul passato.

Ruiner rappresenta il primo lavoro di Reikon Games, un piccolo studio polacco composto però da veterani dell’industry, persone preparate che hanno militato presso CD Projekt RED e Techland per la realizzazione di titoli come The Witcher 3, Cyberpunk 2077 e Dying Light. La loro nuova creatura è uno sparatutto isometrico top-down, che vi farà subito venire in mente Hotline Miami o Hyper Light Drifter, sia per l’incredibile efferatezza degli omicidi compiuti dal nostro protagonista sia per la frenesia dell’azione. Ma le somiglianze sono solo apparenti, perché Ruiner è un gioco molto diverso e sotto certi aspetti anche più interessante.

ruiner

La nostra psichedelica avventura ha inizio nel 2091, in un una gargantuesca città dell’est asiatico nella quale tutto ha un prezzo ed i sottoborghi sono popolati da reietti della società, criminali e disperati senza futuro. Rengkok è decisamente ispirata alle megalopoli viste in Ghost in The Shell o Akira, totalmente immersa nell’estetica cyberpunk rinnovata dal comparto artistico di Reikon. Il degrado è palpabile, e tutto in questa città lascia una sensazione claustrofobica e di oppressione. Ed è fra questi vicoli che si muove il nostro protagonista mascherato senza nome, un’individuo peculiare dotato di un braccio bionico e di una inestinguibile voglia di uccidere. I primi passi nel mondo di Ruiner sono accompagnati da un comando molto semplice: uccidere il boss. Armati di una spranga di ferro inizieremo la prima di una lunga serie di carneficine necessarie a placare la nostra inestinguibile sete di vendetta. 

Ruiner parte da un presupposto all’apparenza molto semplice: una terribile multinazionale nota con il nome di HEAVEN ha rapito il nostro povero fratello minore, non lasciandoci altra scelta se non quella di massacrare in modo orribile gli scagnozzi della corporazione e farci strada attraverso le viscere di metallo di Rengkok per salvarlo. Quello che sembra uno dei più classici incipit narrativi avrà uno sviluppo ben più profondo e con diversi colpi di scena, che non vi sveliamo per evitare spoiler. I personaggi di supporto sono ben caratterizzati ed interessanti, come la bella e misteriosa HER, un hacker che ci aiuterà nella nostra impresa, o il vecchio ma esperto Mechanix, il classico tech che ci fornirà qualche giocattolo e riparerà il nostro hardware. Davvero particolari anche i personaggi più marginali come Alina, la proprietaria di un night club a Rengkok. Interessanti anche le gang del posto come i creeps, che ricordano i figli di guerra di Mad Max, e la Chiesa del Disordine, una setta che ama il dolore e che vi premierà se “riuscirete” a morire almeno cinquanta volte durante il gioco.

Ruiner è forte, brutale e violento

Ma il cuore meccanico di Ruiner è il suo gameplay frenetico, votato all’azione più pura. Il nostro protagonista scivola ad alta velocità attraverso corridoi industriali color cremisi dispensando morte e dolore come se non ci fosse un domani. La sua furia si scatenerà a seconda di dove muoveremo le levette analogiche, mentre con i grilletti superiori potremo rilasciare attacchi ed abilità speciali. Ogni combattimento, in Ruiner, è come una danza letale fra proiettili, mine, razzi ed esplosioni. Questa inarrestabile frenesia può essere piuttosto disorientante all’inizio, ma dopo aver preso confidenza con i controlli avremo a disposizione uno dei combat system più bilanciati e divertenti mai provati su di un top-down shooter. Equipaggiati con un’arma da mischia ed un mitragliatore, ci avventureremo nel meccanico inferno costruito da HEAVEN e dai suoi tirapiedi, nella speranza di ritrovare il nostro familiare rapito. La nostra salute è indicata dal più classico degli indicatori a forma di croce rossa, mentre per attivare la maggior parte dei poteri e della abilità utilizzeremo una barra dedicata all’energia di colore azzurro. Possiamo ricaricare entrambi gli indicatori in due modi: su alcune piattaforme specifiche che troveremo durante la nostra avventura, oppure uccidendo avversari per far sì che rilascino cure o celle energetiche.

Le armi a nostra disposizione sono moltissime e ben progettate: fucili a pompa, lanciafiamme, cannoni a impulsi, railgun ma anche mazze, spranghe e katana. Potremo trovare queste armi in alcune casse da sbloccare con una sequenza di tasti. L’alternativa più divertente rimane però procurarsele sul campo strappandole dalle fredde dita dei nostri nemici defunti. Un volta esaurito il caricatore, ogni arma da fuoco sarà inutilizzabile e pertanto dovremo rimpiazzarla il prima possibile. In caso rimanessimo a secco di munizioni, abbiamo comunque a disposizione la pistola “Ruiner” che non esaurirà mai i colpi ed una spranga di metallo che non si romperà mai in caso di necessità. In generale, tutti gli strumenti offensivi all’interno del gioco hanno una sorta di aura colorata che ne determina la rarità, l’efficacia e la durabilità. Alla fine di ogni scontro arriverà inoltre una sorta di robot dedito al riciclaggio che distruggerà tutte le armi in surplus lasciate a terra dai nostri avversari deceduti per convertirle in Karma, una valuta molto simile ai punti esperienza. Inoltre forgerà un’arma rara per il nostro piccolo arsenale. Grazie all’accumulo di Karma, potremo salire di livello e guadagnare punti da spendere in un menù dedicato alle abilità, un altro elemento molto riuscito di Ruiner.

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Le skill a nostra disposizione sono tredici, e Ruiner ci dà la possibilità di investire i nosti sudati punti in qualunque abilità senza costringere il giocatore a pensarci troppo su. Ogni punto speso può essere infatti riallocato in qualsiasi momento, rendendo la configurazione del nostro protagonista decisamente più dinamica e flessibile. Questo sistema dà il meglio di sé durante gli scontri più concitati, dandoci la possibilità di mettere in pausa il gioco e passare da una build più offensiva ad una dedicata al controllo del campo di battaglia o alla pura difesa. Sconfiggere un boss o un gruppo numeroso di nemici non è quindi solo una questione di riflessi: occorrerà pensare strategicamente ed adattare le abilità del nostro personaggio al numero ed al tipo di nemici per riuscire a sopravvivere. A questo proposito, Ruiner mette a disposizione del giocare tredici abilità e cinquanta potenziamenti fra i più classici del genere cyberpunk, come scudi e barriere ad energia, tempo rallentato, guarigione migliorata, super velocità e persino un sistema di approvigionamento automatico per le armi. Potremo assegnare un’abilità ad un tasto tramite un apposito menù radiale in qualunque momento del gioco. Quasi tutte le abilità consumeranno energia o salute, pertanto saremo costretti a tenere d’occhio entrambi gli indicatori molto spesso.

Questo sistema di gestione delle abilità, così flessibile e tattico, ci ha particolarmente convinto e divertito, spingendoci a provare più combinazioni possibili per trovare la strategia migliore per le più disparate situazioni ostili. A proposito di quest’ultime, va ribadito che Ruiner è principalmente un gioco difficile. E no, non si tratta di uno di quei casi per i quali la difficoltà elevata è utilizzata come mezzo “economico” per aumentare le ore di gioco e di conseguenza la frustrazione nel giocatore. Essendo il combat system molto preciso, gli scontri sono nella maggior parte frenetici, complessi e con la morte come fattore frequente, specie se si è abituati al puro button mashing. Ad arricchire le variabili da tenere in considerazione ci pensa un’interazione ambientale ben realizzata che ci permetterà di utilizzare coperture, fare esplodere barili di materiale infiammabile, fare rimbalzare i colpi contro le pareti e così via. Il corretto bilanciamento fra skills, armi, ambiente e velocità di esecuzione è tutto quello di cui avrete bisogno durante la vostra esperienza con Ruiner. La curva di apprendimento è soltanto all’apparenza molto ripida, rivelandosi ben più accessibile già dopo un’ora di gioco.

Un’esperienza frenetica, psichedelica, violenta, coinvolgente e unica.

L’esperienza di gioco offerta da Ruiner si divide principalmente in due parti. La prima è la città di Rengkok, che funge da hub di gioco, nella quale potremo esplorare i dintorni ed interagire con i personaggi non giocanti. La seconda riguarda tutte quelle sezioni votate all’azione pura, dove dovremo essenzialmente esplorare un dungeon per abbattere i nemici o scontrarci contro uno dei temibili boss. La sopracitata Rengkok è sicuramente interessante, non solo perché mostra i quartieri più abbietti della città ed i suoi locali più malfamati, ma anche perché parlando con vari personaggi sarà possibile accedere ad una delle (poche) missioni secondarie da portare a termine per migliorare il nostro punteggio di Karma. Queste ultime non sono nient’altro che compiti piuttosto semplici che prevedono la raccolta di alcuni elementi da trovare durante la nostra avventura, ma che contribuiscono marginalmente all’immersività del titolo.

Dal punto di vista tecnico, il gioco scorre liscio superando tranquillamente i 120 fps su PC. Saltuariamente abbiamo notato qualche lieve rallentamento, ma nulla che possa realmente inficiare il gameplay e che speriamo venga risolto con una patch il prima possibile. Le superfici sono ben texturizzate e la resa dell’illuminazione è ottima, contribuendo più in generale a creare un ambiente credibile e ben strutturato. Il modello poligonale del protagonista è ben realizzato, specie la sua maschera/elmo a LED che cambierà costantemente durante tutta la campagna. Un po’ meno vario è il roster dei nemici, che dopo un po’ di ondate inizierà a sembrarvi sempre più familiare. Anche l’IA degli avversari non è nulla di sensazionale, ma fa il suo dovere senza infamia né lodi. Grande assente è invece il doppiaggio di tutti i personaggi, sostituito nella sua interezza dai testi a scorrimento in lingua inglese (il gioco rimane godibile anche ad i non anglofoni). Probabilmente il gioco avrebbe tratto giovamento da un voice-over di qualità, ma il comparto audio compensa questa carenza con una colonna sonora eccellente, con suoni profondi dai toni dark ed industrial: un mix davvero sensazionale.

Conclusioni

Non addolciremo in alcun modo la pillola: Ruiner è un’esperienza frenetica, psichedelica, violenta, coinvolgente e unica. Reikon Games ha confezionato un titolo che sa essere intenso, breve e brutale come un giro su una montagna russa sotto gli effetti di sostanze psicotrope. Le viscere di Rengkok sono un labirinto di metallo e sangue che va affrontato e vinto, proiettile dopo proiettile, colpo dopo colpo.

Devolver Digital ci ha portato un’altra piccola perla, un titolo che va giocato assolutamente da tutti gli amanti del cyberpunk e dei top down shooter più in generale. Peccato per l’assenza di doppiaggio e per la mancata localizzazione italiana; siamo comunque sicuri che questi piccoli ostacoli non fermeranno i più smaliziati fra noi dal godersi un gioco davvero sui generis e sopra le righe. Non possiamo che sperare che Reikon Games abbia già pensato ad un sequel, perché non vediamo l’ora di tornare fra le strade sudice e dai toni cremisi di Rengkok.


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