Questo agosto è votato al marchio Blizzard a causa dell’uscita, il giorno 19, della Ultimate Evil Edition di Diablo III, pacchetto contenente, oltre al gioco base, anche il DLC Reaper of Souls e tutte le patch rilasciate fino ad oggi. E mentre i fan del titano di Blizzard ne seguono con trepidazione l’uscita, i ragazzi di Keen Games e Deep Silver tentano di portare il loro Sacred 3 ad un nuovo livello, provando quasi a scollegarlo dalle meccaniche di base che hanno caratterizzato i capitoli precedenti.
Se in precedenza si giocava un RPG action “puro” e ci si immergeva in un open world, adesso si punta decisamente al multiplayer cooperativo e ad un progresso di gioco più lineare ed impostato, eliminando completamente il loot selvaggio che accompagna, e ne è un pilastro, molti videogame di stampo ruolistico.
Nuove filosofie e nuove idee, dunque, votate a fornire una marcia in più a questo terzo capitolo, una marcia che se ingranata bene potrebbe aumentare le distanze da sua maestà Diablo, ma al contempo potrebbe rischiare di rallentare il tutto, lasciando al “concorrente” tutto il tempo per tagliare il traguardo al primo posto.
Siamo nuovamente ad Ancaria, terra sconvolta da enormi conflitti causati dall’ascesa di Zane Ashen, despota che grazie ad un’alleanza con i demoni sta tentando di impossessarsi del potente Cuore di Ancaria per distruggerlo. La marcia dell’esercito oscuro e tutti gli eventi legati alla storia vengono raccontati tramite una sequenza di cutscene che, già dai primi secondi, trascurano parecchio la narrazione, cardine di ogni videogame di stampo RPG che si rispetti: il doppiaggio “poco fantasy”, mixato con slang e terminologie molto attuali, riporta sicuramente allo stile dei due videogame passati, facendo sorridere chi sta al di là dello schermo, ma non riesce in alcun modo a spiccare per profondità di dettagli, tempistica di descrizione e, soprattutto, a causa della traduzione dalla lingua madre del gioco all’italiano. Sebbene si sia deciso di svecchiare ancora una volta un classico racconto fantasy, che in molti titoli risulta addirittura forzato, queste pecche portano ad un’altalena di scelte da parte del player, che si vedrà, molto spesso, costretto a skippare per non sottrarre tempo alle sessioni di combattimento, riservando la visione degli eventi su schermo solo a sporadiche sezioni in cui è fondamentale capire cosa fare per procedere nella storia.
La scelta della classe con cui iniziare la propria avventura nelle terre devastate di Ancaria è ciò che ci viene proposto all’inizio dell’esperienza, proseguendo la tradizione dei Giochi di Ruolo: con tre classi votate al corpo a corpo brutale ed una sola al DPS dalla distanza si può già intuire che in Sacred 3 ci saranno da menare le mani molto spesso e contro una quantità sovrumana di avversari. Che si scelga l’approccio puramente “melee” o quello più evasivo del danno continuo dalla distanza, il team di sviluppo ha voluto aumentare in maniera esponenziale la velocità di gioco, favorendo un assalto senza riserve contro la fazione nemica alla caratterizzazione minuziosa di ogni personaggio e delle sue abilità sbloccabili con l’avanzamento dell’avventura.
Nonostante la presenza di un’idea di base piuttosto valida votata alla spettacolarità dei combattimenti, oltre che alla varietà di approccio (un attacco principale, una mossa disabilitante per mettere a tacere meccanismi offensivi e scudi, una schivata e due abilità), la non completa ottimizzazione dei comandi di gioco della versione dai noi testata non regala sempre quello promesso dalle classi presentate: se nei primi momenti dell’avventura si otterrà velocità, azione e tanto sangue nemico, poco più avanti si assisteranno a numerosi momenti morti conditi da confusione e un’enormità di sangue perso da parte del personaggio utilizzato. In parte c’era da aspettarselo, in quanto il team aveva scelto la piattaforma PS3 come lido principale, ma dall’altro questa mancanza porta a chiedersi come facciano ad esserci ancora videogame multipiattaforma che trascurano i PC, un mercato in enorme crescita che, se giustamente supportato, potrebbe regalare grandi gioie e grandi numeri ai singoli team di sviluppo.
Un altro dei pilastri che mantiene in piedi un RPG è sicuramente l’ambientazione di gioco e il livello di dettaglio grafico dedicato ad essa: in videogame di questo tipo bisognerebbe immergere il player nel mondo di gioco molto più che in altri generi, sia durante le fasi di esplorazione del menu che in quelle di esplorazione dei campi di battaglia, e Sacred 3 ci riesce in parte, mettendo su un piatto della bilancia un comparto grafico di tutto rispetto e parecchi elementi in movimento su schermo, mentre come contrappeso ha, purtroppo, una ripetitività eccessiva del level design, supportato fin troppo spesso da una propensione a ripetere le medesime situazioni di combattimento. Mettendo a confronto questi due “pesi” il giocatore procederà subito nell’avventura in maniera precisa ed efficace, stupendosi parecchio all’inizio delle missioni per l’ambiente che circonda il PG e per la varietà dei nemici proposta, per poi vedere scemare il proprio divertimento in una catena di combattimenti forzati in ambienti già visti, ponendosi come obiettivo principale la fine repentina del livello giocato e della missione in corso.
Questo discorso si lega saldamente a quanto citato all’inizio, ovvero la scelta da parte del team di sviluppo di sostituire il rilascio di equipaggiamento ed oggetti da parte dei nemici con un più generico rilascio di sfere energetiche (globi curativi e globi che ricaricheranno la barra delle abilità speciali) e valuta da utilizzare per acquistare abilità speciali e potenziamenti dagli Skill Tree. Sebbene si possa giocare ogni missione un’infinità di volte, per ottenere esperienza e facilitarsi la vita, l’unione dell’assenza del loot (quindi la possibilità di poter trovare di volta in volta equipaggiamento sempre migliore) con ambienti di gioco non completamente coinvolgenti non giova sicuramente al titolo, limitando l’attenzione di chi sta al di là dello schermo a quella decina di ore necessarie a portare a termine tutta la storia principale.
Per quanto riguarda il multiplayer, in Sacred 3 si parla di cooperazione e competizione allo stesso momento. Ogni partita potrà avere l’impostazione “pubblica”, in modo da permettere la connessione di altri giocatori senza assistere a interruzioni di gioco e portando al potenziamento dei nemici in base alla quantità dei membri del party presenti su mappa. Non potendo ottenere equipaggiamenti nuovi da parte dei nemici, l’attenzione di ogni giocatore si incentra sul dare il meglio di sé in modo da poter spiccare tra le masse come Campione di Ancaria, effettuando il maggior numero di uccisioni ed essere d’esempio per i propri compagni d’arme.
Questo elemento è sicuramente il più piacevole e spassoso del titolo, portando chiunque voglia partecipare alle sessioni multiplayer a dover massacrare, letteralmente, tasti e mouse (qualcuno ha detto Diablo?) con le proprie dita per risultare il migliore tra i migliori, facendo passare le pecche evidenti di cui sopra in secondo piano rispetto ad una danza frenetica fatta di lame, frecce e decapitazioni.
In conclusione…
Keen Games tenta parecchie mosse azzardate per poter dare finalmente a Sacred una vera e propria personalità, cosa non pienamente raggiunta con i capitoli precedenti.
L’assenza totale ed assoluta del recupero di oggetti utili dai corpi nemici e la corsa online al maggior numero di uccisioni diventano i cardini di questo titolo, quasi a voler essere, d’ora in poi, marchi di fabbrica con cui identificare il futuro della saga.
Sebbene questo titolo sia più che piacevole nelle prime fasi, stravolgere un videogame attraverso molte, troppe novità, spesso porta a un risultato che alla lunga risulta ripetitivo e poco dettagliato, rischiando di farlo cadere inesorabilmente nella categoria delle cose già viste e provate.
Sacred 3 ha ancora molto da dimostrare al mondo e l’aspettativa per il futuro è molto alta, soprattutto per via delle potenzialità (in questo momento non espresse a pieno) di un team di sviluppo giovane e, all’attuale, con poca esperienza nel campo… ma il paragone con sua Maestà Demoniaca è dovuto: oggi Diablo ha marciato vittorioso su Ancaria.
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