Saints Row IV nacque, suo malgrado, sotto auspici tutt’altro che buoni: lo spettro incombente di GTA V (col quale niente e nessuno poteva, e può tuttora, competere), il fallimento di THQ, il cambio di publisher nel bel mezzo del progetto… insomma, un disastro annunciato. La qualità di un team come Volition e il suo talento nel fare intelligentemente economia ebbero però il sopravvento: “riciclato”, tecnicamente problematico, puntava tutto sul fattore follia, su una meccanica derivativa ma rivelatasi poi geniale, e su una trama meno esplicita di quella del suo illustre precedessore, ma talmente assurda da regalare momenti davvero memorabili.
Il ritorno delle solite quest, o persino della stessa città, re-texturizzata ad hoc per mascherare il tutto ai giocatori meno attenti, non ci convinse più di tanto, e il comparto grafico sporco e azzoppato da tearing e cali di frame-rate disastrosi non fece altro che svilirne l’essenza.
L’annuncio un po’ a sorpresa di una nuova espansione (Gat Out of Hell) e la salita a corsa ormai iniziata sul carro dei Remaster (curato da High Voltage Software, già vista all’azione con Zone of the Enders HD Collection) rappresentò per forza di cose la rinascita della speranza: “Le nuove console e il tempo extra doneranno lustro e giustizia ad un diamante grezzo!“.
Peccato che, come nel caso dell’espansione standalone che accompagna questa “rielezione”, a vincere non siano di nuovo i Saints, bensì la maledetta pigrizia.
Come ormai da tradizione, operazioni di questo tipo prevedono due costanti: la prima riguarda la presenza dell’intera pletora di contenuti aggiuntivi rilasciati successivamente al lancio del titolo originale, e nel caso di Saints Row IV sono circa 30, tra pacchetti veicoli, abiti, poteri e vere e proprie porzioni di trama/gruppo di missioni. Una raccolta davvero “definitiva”, insomma, che va ad arricchire ulteriormente le circa 15 ore del gioco base.
La seconda è l’immobilità contenutistica: quel che c’era su PS3, Xbox 360 e PC, dalla trama al gameplay, è tutto al suo posto, e per una dissertazione più approfondita vi lasciamo alla nostra recensione della versione originale, concentrandoci in questo articolo piuttosto sul lato puramente grafico del pacchetto, e racchiudendo i suddetti elementi in un riassunto più breve e conciso.
Dopo aver salvato per l’ennesima volta il pianeta, i Saints si ritrovano, grazie ad una delle numerose, inspiegabili e deliranti scelte narrative, alla Casa Bianca: un bel salto di qualità per teppistelli e criminali che fino a l’altro ieri dovevano al massimo preoccuparsi di avere abbastanza proiettili per il prossimo colpo in una pizzeria. Ma la gloria dura poco, perché si sa: nella vita, non appena otterrai un risultato incredibile, ti ritroverai sempre un plotone di alieni a rovinarti la festa.
Intrappolato all’interno di una simulazione dal capo supremo dei malvagi Zin, il Presidente degli Stati Uniti, ovvero il protagonista estremamente personalizzabile di questo quarto capitolo, scoverà ben presto il modo di sfruttare le falle che caratterizzano ogni tecnologia degna di tale nome grazie all’aiuto di Kinzie, la “nerd” della gang, e di ribaltare la situazione a proprio favore. Nell’ardua impresa di perlustrare tutte le cyber-trappole in cui lo spietato Zinyak ha rinchiuso Shaundi, Pierce e soci e di trarre in salvo i suoi compagni, l’eroe godrà infatti di incredibili superpoteri, dall’ipervelocità alla possibilità di spiccare salti sovrumani, passando per elementi come il fuoco e il ghiaccio, potenziabili attraverso delle sfere di dati sparse qua e là nella città virtuale.
I richiami a Crackdown, esclusiva Microsoft pronta a tornare su Xbox One (si spera quanto prima), sono evidenti, ma la combinazione con la folle narrazione escogitata da Volition, la peculiare struttura della nuova Steelport (oscura, piena di torri minacciose e presìdi alieni da smantellare) e il vasto arsenale decisamente fuori dagli schemi, riuscì a trasformare un escamotage sfruttato per nascondere le lacune del tribolato sviluppo in un parco giochi a misura di supereroe.
Il curato sistema di sviluppo del personaggio a base di sfere e di valuta in-game, il vasto parco missioni, sia principali (ispirate e fuori di testa) che secondarie (decisamente più ripetitive e già viste in passato, ma nonostante tutto divertenti), che permettono di portare il caos più totale, così come le frodi fiscali, sulle strade cittadine, ma anche i Guardiani, dei colossi davvero difficili da mandare al tappeto, o le più disparate citazioni distribuite senza parsimonia in ogni angolo del codice di gioco, lasciano chiudere ben più di un occhio sulla fisica dozzinale, sui problemi tecnici (dal pop-up delle texture alla compenetrazione poligonale selvaggia), sull’assenza dell’ampio respiro che titani dell’intrattenimento come GTA V riescono ad offrire.
Peccato però che questa riedizione “in HD” (virgolette d’obbligo) abbia mutuato un po’ più di elementi del previsto dall’originale: dai succitati problemi, fino alle stesse texture ed animazioni, senza tralasciare gli arcinoti cali di frame-rate che infastidirono e non poco l’esperienza in passato, qui ridotti ma comunque evidenti.
L’unico vero miglioramento risiede infatti nella risoluzione, con i 1080p che donano al gioco un impatto grafico più vivo e nitido, e nell’aumento dei frame-per-second, che nel passaggio dai 30 di quello old-gen ai 60 di quello current, donano maggior fluidità al tutto, archiviando i frequenti fenomeni di tearing del passato come se fossero stati solo un brutto sogno. Peccato però, di nuovo, che le due versioni condividano l’irraggiungibilità del limite dei frame, e nella versione PS4 da noi testata era palese lo stacco tra sequenze al chiuso, snelle e scattanti, e quelle all’aperto, più incerte ed affaticate.
Il compito svolto da High Voltage, insomma, è ben al di sotto delle attese, rendendo la vecchia e antiquata versione PC (forte dei suoi 60fps granitici), neanche troppo paradossalmente, la migliore a disposizione.
La versione console provata gode comunque di un netcode stabile (per l’esilarante co-op) e di alcune chicche hardware, come il touchpad del Dual Shock 4, ben più adatto e comodo per i QTE rispetto ai classici tasti da premere freneticamente su PS3, o i comandi vocali impartiti tramite telecamera, disponibili solo in lingua inglese.
In conclusione…
Di Remaster di dubbia utilità ne abbiamo già visti a bizzeffe negli ultimi 12 mesi, e Saints Row IV rientra purtroppo tra questi: il titolo di Volition, all’epoca afflitto da evidenti problemi tecnici, poteva sfruttare questo ritorno sulle scene e la potenza delle nuove console per un rilancio in grande stile, ed ottenere così il successo meritato. Peccato che High Voltage si sia dimostrata più svogliata del previsto, limitandosi ad aumentare la risoluzione e, in leggera misura, la fluidità generale, senza però ripulire a fondo le imperfezioni (sia tecniche che grafiche) che simili operazioni richiedono come requisito minimo.
L’impatto visivo certamente più gradevole, ma comunque inferiore a quanto visto all’epoca su PC, non lo rendono assolutamente un must-(re)play, ma di sicuro, tutti gli amanti del genere che se lo persero all’uscita, complice anche un gennaio non molto ricco videoludicamente parlando, dovrebbero dare una chance ad uno dei titoli più demenziali della scorsa generazione.
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