Saints Row – Recensione

Il nome dei Saints negli anni è diventato una garanzia per i giocatori di tutto il mondo. Cercate situazioni sopra le righe, personaggi esilaranti e siparietti al limite del tragicomico? Better Call Saints!
Questa improbabile banda criminale fece il suo esordio nel lontano 2006 con Saints Row, entrando in un settore dominato dal ben noto Grand Theft Auto che all’epoca contava 5 titoli all’attivo, ultimo dei quali l’amatissimo GTA San Andreas. Un avversario difficile con cui confrontarsi ma Volition, team di sviluppo di Saints Row, riuscì in un’impresa che è particolarmente raro vedere nel mondo dei videogiochi: proporre una valida alternativa ai giocatori.

Saints Row non è mai stato concepito come pallida imitazione del capolavoro di Rockstar, bensì come un titolo che, se pur condivide con esso la struttura di gioco open world free roaming incentrata sulla criminalità, va ad interpretare il tema in chiave decisamente più eccentrica, leggera ed esagerata. Negli anni la saga ha visto svariati sequel tra cui spiccano Saints Row 2 e Saints Row The Third che hanno portato sempre più giocatori a vivere le vicende di questa gang, dando sempre più spessore al nome dei Saints.

Il tempo, tuttavia, però passa per tutti ed era ormai evidente che il brand stesse particolarmente subendo il peso degli anni. Da qui arriva la decisione degli sviluppatori di realizzare un reboot (che potete acquistare da GameStop per Playstation 4, Playstation 5, Xbox Series X|S, Xbox One e PC) con l’obiettivo di svecchiare e dargli nuova luce. Non ci resta che scendere nelle strade si Santo Ileso per scoprire come è nata la leggenda dei Saints.

Dopo l’incipit che ci introduce al mondo di gioco, saremo subito chiamati a creare il nostro personaggio sfruttando un editor decisamente vasto che ci permetterà di dare libero sfogo alla nostra creatività e di cui vi abbiamo già parlato approfonditamente nel nostro articolo. Chiaramente durante il gioco sarà sempre possibile modificare il nostro avatar e sbloccare nuovi accessori come cappelli, giacche, scarpe e tanto altro per rendere il nostro protagonista sempre più stiloso. Terminata la creazione si apre il sipario sugli eventi di gioco.

L’avventura di Saints Row inizia in modo tanto semplice quanto gradevole: quattro amici, Eli, Kevin, Neenah e il nostro protagonista, condividono un piccolo appartamento nella periferia di Santo Ileso e fanno tutto ciò che possono per pagare l’affitto, accettando lavori qua e là e collaborando con chiunque pur di portare a casa qualche dollaro. Quando i lavoretti di questo tipo non bastano allora ci si arrangia con qualche rapina al banco dei pegni della zona per arrotondare. Una situazione a dir poco precaria che però sembra migliorare quando le tre fazioni presenti in città “assumono” i ragazzi.

Neenah collabora con i Los Panteros, una gang di origine latina con una vera e propria ossessione per le auto; Kevin entra nelle file degli Idols, una banda tutta feste, neon e tecnologia; mentre invece noi veniamo arruolati dai Marshall, un gruppo militare privato con una smisurata smania di potere. Nonostante le fazioni per cui collaborano sono dichiaratamente rivali, i ragazzi restano molto legati a tal punto che quando gli eventi rischiano di metterli l’uno contro l’altro decidono di comune accordo di mollare tutto e fondare la propria banda criminale: i Saints. Da qui inizierà la nostra scalata al potere per la quale dovremmo metterci all’opera affrontando una serie di missioni principali, attivabili dallo smartphone, che ci porteranno via circa 10-12 ore per poter essere completate.

Saints Row è ben godibile per le sessioni di gioco brevi vista la sua scorrevolezza e leggerezza

A queste si aggiungono poi tutte le attività secondarie che potremo portare avanti per espandere il nostro impero criminale; per farlo potremo acquistare dei lotti disponibili per tutta Santo Ileso e piazzarvi diverse attività criminali che spaziano dalle frodi assicurative fino allo smaltimento di rifiuti tossici. Ogni attività che piazzeremo potrà essere ulteriormente sviluppata completando delle piccole quest sparse per i quartieri che una volta portate a termine aumenteranno gli introiti generati dalla suddetta attività. Un’aggiunta interessante che aumenterà notevolmente le ore di gioco anche se le attività che saremo chiamati a compiere diventeranno presto ripetitive.

Tornando alla storia  principale di Saints Row, questa è disseminata di missioni molto particolari che ci metteranno davanti alle situazioni più disparate: si passa da giochi di ruolo dal vivo dove ci si spara “per finta”, a deathmatch in live streaming dove dovremo sopravvivere a orde di nemici. Il problema è che, se è vero che le singole missioni sono ben caratterizzate e divertenti, è altrettanto vero che la trama principale del titolo tende ad essere piuttosto piatta, guidata e con pochissimi colpi di scena.

Più che la storia infatti, spiccano i personaggi: tutti ben caratterizzati a partire dai 4 protagonisti che missione dopo missione metteranno in mostra numerosi aspetti del loro carattere: speranze, passioni, paure, il tutto sempre rispettando lo stile di Saints Row, con dialoghi ben scritti per essere godibili, scorrevoli e mai noiosi. Questi fattori portano dunque il titolo ad essere ben godibile per le sessioni di gioco brevi vista la sua leggerezza e scorrevolezza. Ma la mancanza di mordente della trama renderà le sessioni di gioco più lunghe sicuramente meno appaganti.

Passiamo ora a quello che forse è l’aspetto più critico del titolo di casa Volition: il comparto tecnico.
Come detto in apertura, l’obiettivo di questo reboot era quello di svecchiare una saga che dal 2006 ad oggi ha perso parecchio smalto e indubbiamente questo Saints Row che abbiamo avuto modo di giocare su PS5 riesce nell’impresa di modernizzare tutti quegli aspetti rimasti arretrati rispetto al capitolo originale. Il punto è che Saints Row non deve confrontarsi solo con il passato ma anche con la contemporaneità del mondo dei videogiochi, ed è qui che emergono numerosi problemi.

Il comparto tecnico è il punto più critico del titolo di casa Volition

Già dai primi minuti di gioco risulta evidente l’arretratezza del titolo da un punto di vista grafico con fenomeni di aliasing importanti, animazioni di corpi e volti rigide e un effetto pop up mentre si è alla guida dei veicoli particolarmente accentuato soprattutto in alcune aree urbane. A questo si aggiungono continui glitch, alcuni fastidiosi bug che ci hanno costretti a ricominciare intere missioni a causa di porte bloccate, nemici incastrati o oggetti non interagibili e per finire qualche crash di tanto in tanto. Sia chiaro, il gioco resta godibile ma è difficile non notare problemi di questo tipo.

Anche dal punto di vista del gameplay Saints Row non è riuscito ad esaltarci. Il modello di guida è decisamente grezzo e il titolo fallisce nel restituire quel senso di velocità dei veicoli che sembreranno tutti fin troppo simili a livello di prestazioni. Lo shooting è molto classico ma non riesce a dare particolare soddisfazione: gli headshot non uccideranno i nemici, ma ci daranno solo un piccolo bonus ai danni, le armi non si differenziano molto tra loro a livello di feeling pad alla mano e soprattutto la varietà dei nemici è davvero bassa con pochissime varianti divise per le 3 fazioni di Santo Ileso che proveranno a ostacolarci.

Giocare a Saints Row è un’esperienza che lascia dunque l’amaro in bocca viste le numerose opportunità non sfruttate. Il merito più grande del titolo è quello di riuscire a restare fedele all’atmosfera leggera ed eccentrica tipica dei giochi dedicati alla banda dei Saints, ma oltre questo c’è poco altro. La storia non riesce a catturare il giocatore e le delusioni sotto l’aspetto tecnico non aiutano. A conti fatti questo reboot, più che essere un modo per svecchiare la serie partendo dalle fondamenta, è un’occasione per i giocatori più giovani di conoscere un brand che a modo suo ha concorso ad evolvere gli open-world nel corso delle generazioni di console.

Conclusioni

Saints Row è un reboot riuscito a metà. Il tentativo di ridare lustro agli albori della saga dei Saints non riesce a reggere il confronto con gli standard videoludici raggiunti negli ultimi anni a causa di una forte arretratezza dal punto di vista tecnico, una narrazione piatta e poco ispirata e un gameplay che non innova, ma che si limita a riproporre canoni già ben consolidati e a tratti anche superati. E’ un vero peccato perchè l’ironia tipica della saga di Saints Row permea questo capitolo dall’inizio alla fine soprattutto nelle missioni principali, sempre ben diversificate e divertenti da giocare, e nei personaggi che grazie alla loro spiccata caratterizzazione votata alla goliardia e all’eccentricità sono riusciti in più occasioni a strapparci una risata.

Il risultato finale, insomma, è un open-world esagerato e bizzarro che divertirà chi cerca un’esperienza leggera e con poche pretese, ma che non imprimerà alcun solco nella memoria di chi lo giocherà.

Se anche voi volete ripercorrere le origini della ganga dei Saints, potete acquistare Saints Row da GameStop.

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