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Saints Row IV: Re-Elected – Recensione

Con Saints Row IV: Re-Elected la saga che fu di THQ, poi adottata da Deep Silver, completò la transizione da emulo di GTA a folle e spassosissima avventura open-world che aveva più di una caratteristica in comune con Crackdown.

Originariamente pubblicato nel 2013, riesumato in occasione di questa remastered per Nintendo Switch, abbandonando qualsiasi remora in termini di gameplay, ridiscutendo e riequilibrando i toni eccessivamente volgari del diretto prequel, si trattò di un capitolo di rottura, tacciato da alcuni di aver tradito completamente la filosofia della saga.

Eppure, a ben vedere, il pilastro su cui si è sempre basato Saints Row è stata la totale esagerazione, l’esasperazione senza mezze misure di meccaniche ludiche ed espedienti narrativi, caratteristica che naturalmente non manca in un episodio che vi vede nei panni del presidente degli Stati Uniti d’America, alle prese con una prepotente e violenta invasione aliena.

Il mondo da salvare, tuttavia, sarà in prima battuta quello virtuale, una sorta di Matrix per intenderci, insospettabile chiave strategica che permetterà al nostro eroe virtuale, ottimamente coadiuvato dagli altri membri della sua gang, anch’essi ormai convertiti a figure politiche di spicco, di combattere ed infine rovesciare l’indesiderata dittatura suggellata dal terribile imperatore Zinyak.

Come da tradizione, non si tratterà di una concertazione tra le parti, resa pacifica sancita da complessi trattati di pace. Nonostante il ruolo istituzionale del protagonista dell’avventura, di cui potrete ovviamente editarne l’aspetto all’inizio del gioco, si tratterà di distruggere fortini, conquistare postazioni, eliminare avversari, completare una serie di missioni a partire da un’ambientazione metropolitana di discrete dimensioni.

Come anticipato, il modello di riferimento è Crackdown poiché all’interno della simulazione, che riproduce fedelmente tutti i quartieri di Steelport, città nota ai fan del brand, godrete di strepitosi poteri sovrannaturali. Sfruttando i glitch del software che ha generato l’ambiente digitale, difatti, il nostro apprenderà piuttosto in fretta skill quali la super-corsa, il super-salto, il pugno congelante e così via.

Come nella saga di Microsoft, insomma, non passerà molto tempo prima che snobbiate completamente la possibilità di rubare e guidare qualsiasi mezzo presente nella mappa, scegliendo di raggiungere qualsiasi location saltando palazzi, arrampicandovi sulle pareti, correndo a perdifiato tra le arterie della città.

La freschezza e varietà del gameplay si sposa tremendamente bene con una fruizione più spezzettata e libera

Per quanto riguarda gli scontri a fuoco, invece, potrete contare su un ampissimo arsenale, ricco di bocche di fuoco più o meno futuristiche, senza contare che in certi frangenti potrete persino rubare un’astronave aliena con tanto di cannoni laser.

Il gunplay, non particolarmente raffinato beninteso, fa il paio con missioni che il più delle volte vi contrapporranno con un altissimo numero di nemici, non particolarmente intelligenti a dire il vero, bersagli mobili grazie ai quali scatenare carneficine virtuali che gonfieranno a dismisura le vostre smanie di onnipotenza.

Tra missioni secondarie piuttosto ripetitive, alcune delle quali affrontabili anche in co-op con un amico, e collezionabili sparsi per tutta la mappa, avrete il vostro bel da fare anche una volta completata la main quest.

La campagna principale, dal canto suo, ha il grande difetto di essere piuttosto breve, dieci ore sono più che sufficienti per raggiungere i titoli di coda, ma denota una varietà anche in termini di gameplay davvero notevole. Tra incursioni stealth e gare di velocità, non manca nemmeno una sorta di hub all’interno di un’astronave dove potrete gestire le relazioni, eventualmente anche amorose, con gli altri membri della gang.

Quanto detto fino ad ora era valido tanto nel 2013, quanto oggi, beninteso, ma come se la cava all’atto pratico questo inattesa remastered per Nintendo Switch?

Tanto per cominciare, come già suggerito, avrete a che fare con lo stesso gioco, privo di qualsiasi contenuto inedito, pur proponendo tutti i DLC rilasciati nel corso del tempo. Inoltre, sebbene sul piccolo display della console il risultato sia certamente più ammaliante, sullo schermo di casa il pop-up, il pesante aliasing, i salutari cali di frame-rate tradiscono le lontane origini del gioco, oltre che un lavoro di ottimizzazione non particolarmente certosino.

Ciononostante, la freschezza e varietà del gameplay, certamente più rozzo rispetto a certi congeneri più recenti, si sposa tremendamente bene con una fruizione più spezzettata e libera, garantita dalla natura ibrida della piattaforma della Grande N.

Conclusioni

Difficilmente vi tornerà voglia di rigiocare a Saints Row IV: Re-Elected su Nintendo Switch, se ve lo siete già gustato ai tempi dell’esordio. Del resto, pur potendo contare su tutti i DLC pubblicati nel corso del tempo, la remastered si presenta senza alcun contenuto inedito, né con migliorie grafiche degne di questo nome.

Allo stesso tempo, gli amanti degli open-world, chi è alla ricerca di un’esperienza scanzonata e senza troppe pretese, troverà nella produzione di Deep Silver il compagno ideale con cui sollazzarsi e distrarsi.

Irriverente, esagerato, zeppo di citazioni a film e serie tv, vi strapperà più di una risata, garantendovi qualche ora di spensierato divertimento. Guai però ad aspettarsi un gameplay raffinato o un’avventura particolarmente longeva.