La serie Sakura Wars era sparita dalla circolazione per parecchio tempo. L’ultimo titolo risaliva al 2005, prima dell’avvento di PlayStation 3, e poi più nulla. Col passare degli anni la serie è sprofondata lentamente nel dimenticatoio, diventando ancora più di nicchia di quanto già non fosse sin dai suoi albori, nel 1996. Sakura Wars è infatti “nato” nella seconda metà degli anni ’90 sulla allora console di SEGA, il Saturn. Il primo titolo era una vera e propria novità in grado di mescolare più generi in un unico gioco: un po’ JRPG, un po’ visual novel e un po’ (tanto) dating simulator. Insomma il genere di cocktail che fa impazzire il gamer medio giapponese (e il weeb nostrano). L’incredibile successo del primo titolo ha portato la allora Red Company (diventata poi Red Entertainment) a sviluppare con gli anni cinque titoli per la serie principale, quindici spin-off e poi manga, anime e chi più ne ha più ne metta. Insomma, pareva che SEGA avesse trovato un’altra gallina dalle uova d’oro.
Tuttavia l’uscita di Sakura Wars: So Long, My Love per PlayStation 2 fu un fallimento. Le poche copie vendute misero l’intera serie in discussione, e SEGA decise di mettere il franchise in freezer per un po’. Tutto sembrava finito, ma tredici anni dopo l’uscita dell’ultimo capitolo le cose cambiarono. Proprio durante il SEGA Fes 2018 venne annunciato Sakura Wars, il reboot della serie che avrebbe riportato i giocatori alla guida delle Forze d’Assalto Imperiali.
Ambientato in una versione alternativa di Tokyo nel 1929, durante l’Era Taisho, Sakura Wars ci mette immediatamente nei panni del capitano Seijuro Kamiyama inviato dal governo, dopo una fallimentare esperienza come conduttore di vascello, a comandare la Flower Division di Tokyo. Per chi non lo sapesse (e chi può saperlo, del resto), la fantomatica “divisione floreale” è una task force composta da sei ragazze bellissime in grado di pilotare mech da guerra che ha sede (udite udite) in un cinema. Sì, perché le nostre eroine oltre a essere delle feroci combattenti sono anche delle talentuose attrici. Insomma, l’esistenza della Flower Division è divisa (perdonate il gioco di parole) da una sorta di doppia vita alla Bruce Wayne/Batman: per i cittadini di Tokyo le ragazze non sono altro che attrici di un famoso teatro che cercano di tirare su il morale della gente a suon di spettacoli; ma in realtà il baraccone è tutta una copertura, e sotto il teatro giace una stazione di comando con un hangar per mech da battaglia.
Siamo al comando di una task force composta da sei ragazze bellissime in grado di pilotare mech da guerra
Al nostro buon Kamiyama spetta un compito decisamente arduo: il giovane è chiamato dalla presidente Sumire Kanzaki (una vecchia conoscenza della serie) per rimettere in riga la Flower Division, oramai e allo sbando e a un passo dall’essere dismessa, in modo da renderla ancora una volta la forza principale di difesa della città di Tokyo, ora affidata al team di Shanghai. Già, perché Sakura Wars è ambientato ben tredici anni dopo l’ultimo capitolo della saga, la grande guerra si è oramai conclusa da un pezzo ma i demoni sono ben lontani dall’essere fuori gioco. E qualcosa, nelle ombre, si sta muovendo per riportare l’oscurità nella grande capitale del Giappone. Il gioco presenta una dualità ben distinta, fedele alle primissime entry del franchise. La prima parte del gioco, forse la più prominente, riguarda proprio il lato visual novel/dating sim, che ci permetterà di parlare con tutte le ragazze (Sakura Amamiya, Hatsuho Shinonome, Claris Snowflake, Azami Mochizuki e Anastasia Palma) per conoscerle meglio e comprendere le varie sfaccettature del loro carattere. Le sei star di Sakura Wars sono molto diverse l’una dall’altra e reagiranno in maniera diversa alle vostre parole. Kamiyama avrà infatti a disposizione una rosa di scelte di dialogo durante l’interazione con le fanciulle, e ogni risposta potrà piacere o meno alle vostre interlocutrici, aumentando eventualmente la loro fiducia nei nostri confronti. Sakura, Clairs e compagnia bella sono ovviamente fedeli ai conosciutissimi archetipi delle ragazze negli anime: avremo quindi la sacerdotessa tsundere, la ninja kuudere, l’appassionata di lettura dandere e via dicendo. Toccherà a noi cercare di unire la squadra e riuscire a ispirare le nostre guerriere il più possibile. E se il buon Kamiyama riesce a torvare l’amore della sua vita nel frattempo è ancora meglio.
Il gioco presenta una dualità ben distinta fra JRPG e dating sim
La parte più JRPG è stata invece decisamente resa più moderna: oltre a piccole side-quest e sezioni di esplorazione, avremo modo di metterci al comando dei poderosi mech da combattimento e calarci in battaglia. A differenza dei precedenti capitoli del franchise, dove la parte conflittuale era gestita rigorosamente a turni, nel nuovo Sakura Wars SEGA ha pensato a una deriva più action introducendo per la prima volta il combattimento in tempo reale. In base alla squadra che schiereremo in campo potremo prendere il controllo alternato dei vari mech e affrontare diversi demoni fino ad arrivare a un classico boss. Ogni mech ha i suoi attacchi base e pesanti, oltre alla solita barra da riempire per scatenare l’attacco speciale unico del personaggio attivo.
Finora il gioco di SEGA si è rivelato molto interessante: il mix fra elementi da gioco di ruolo e “rimorchio virtuale” sono ben amalgamati e più belli che mai. Le ambientazioni della Tokyo alternativa e steampunk sono convincenti e, a modo loro, abbastanza credibili (per come può esserlo un anime giapponese). Il gioco sembra quasi un’opera di animazione interattiva, con tanto di divisione in capitoli (che sanno tanto di episodi) con anticipazioni, riassunti e sigla d’intermezzo. Insomma, gli ingredienti per mandare in brodo di giuggiole ogni weeb che si rispetti ci sono tutti, non ci resta che aspettare l’uscita fissata al prossimo 28 aprile per vedere se Sakura Wars si rivelerà essere il dating sim/JRPG definitivo di questa generazione.