Era solo questione di tempo prima che Sea of Thieves e Monkey Island si incontrassero a metà strada. Era destino, visto che la produzione Rare, per mood, art design e persino gameplay, palesa più di un punto di contatto con la saga che fu di LucasArts. Ma c’è anche dell’altro. Nel corso di una delle missioni che compongono A Pirate’s Tale, una delle espansioni del gioco, raggiunta una certa area si può ascoltare il tema principale di Monkey Island riecheggiare per tutta l’ambientazione. Un indizio? Un’anticipazione? Un semplice tributo, all’epoca privo di malizia?
Forse non lo sapremo mai, ma soprattutto per i videogiocatori più attempati è innegabile che questo crossover rappresenti un vero e proprio sogno ad occhi aperti, l’occasione per reimmergersi in quegli scenari esplorati ormai molti anni fa, seppure da una prospettiva completamente differente.
Sea of Thieves: The Legend of Monkey Island, difatti, è in tutto e per tutto un’avventura grafica in prima persona, ovviamente godibile in compagnia della propria ciurma, che per molti versi si distacca completamente da ciò che la produzione Microsoft offre di norma.
Fatto salvo per il viaggio fino al portale, e da lì sino al porticciolo di Malee Island, sì proprio la stessa isola del primissimo capitolo di Monkey Island, non navigherete alcun mare. Niente abbordaggi, niente mappe del tesoro da consultare per raggiungere un minuscolo puntino immerso nell’oceano, niente lunghe traversate in compagnia del proprio fidato (?) equipaggio. Anche sulla terraferma dimenticatevi delle caotiche battaglie a suon di affondi e colpi di fucile. In questa espansione, assolutamente gratuita per chi ha già acquistato il gioco o lo ha scaricato tramite Game Pass, a cui potete abbonarvi usando le card in vendita da GameStop, non si combatte, non si solcano le onde. Come anticipato, si risolvono enigmi con l’obiettivo finale di introdurvi nella Villa del Governatore, dove si dice ci sia rintanato il buon Gaybrush Threepwood che, per motivi che non vogliamo svelarvi in questa sede, va assolutamente scovato.
Prima di tre parti che andranno a comporre questa espansione, le due puntate successive usciranno nei prossimi mesi, non brilla, né vuole farlo, per qualità dell’intreccio. La trama, di fatto, non esiste, dal momento che si procede unicamente per ottenere l’accesso alla magione sopracitata. L’avventura, completabile in poco più di due ore, vive di citazioni, rimandi, ritorni. I dialoghi con gli NPC, praticamente gli stessi già incontrati tanti anni fa, oltre a fornire vaghi indizi sul successivo passo da compiere, non sviluppano in alcun modo il plot, ma scelgono volontariamente di puntare sulla nostalgia, sulla ripetizione di frasi già note, sull’infondere nell’utente nostalgia dei bei tempi andati. Malee Island, in questo senso, non sembra invecchiata di un giorno. Tutti sono ancora al loro posto, come se immobili e sospesi nel tempo non avessero aspettato altro che il ritorno dei vecchi fan di Monkey Island.
Il predominante ricorso al citazionismo ha una conseguenza, diretta ed insieme indiretta, sul valore che si può attribuire a questa prima parte di Sea of Thieves: The Legend of Monkey Island. Da una parte, i videogiocatori più vetusti, forgiati dal fuoco di mille boccali di grog ingurgitati, non potranno che adorare questa scampagnata della creatura di Rare in territori poco noti. Chi ha buona memoria, tra l’altro, farà poca fatica ad orientarsi nello scenario, intuire il successivo passo da compiere, ricordare chi tra i vari NPC possa tornare utile. Il divertimento che scaturisce è la somma del gusto di superare i piccoli enigmi proposti ed il piacere di rivivere e rivedere certe situazioni.
Del resto, il tutto si limita all’osservazione dello scenario, a caccia di oggetti da raccogliere; all’utilizzo degli stessi per ottenere qualcos’altro o per liberare una strada sbarrata; al parlare con gli NPC per capire di cosa abbiano bisogno o quali condizioni impogano per il superamento di un determinato ostacolo.
Ciò, a conti fatti, rappresenta il maggior punto di forza e al tempo stesso la principale debolezza di questa prima parte d’espansione. Sì, perché se in via diretta i nostalgici gongoleranno enormemente, indirettamente i neofiti si troveranno spiazzati, per non dire quasi completamente avulsi dal contesto creato a regola d’arte da Sea of Thieves: The Legend of Monkey Island. Sia chiaro, l’art design, nonché l’ironia e comicità di alcune linee di dialogo sono incentivi sufficientemente forti per convincere chiunque ad affrontare le due ore di enigmi e conversazioni proposte dal gioco. Allo stesso tempo, tuttavia, l’estremo citazionismo del tutto rende alcuni passaggi poco chiari, fin troppo chiusi in sé stessi per rappresentare un reale valore aggiunto per chi non conosce i personaggi che si presentano sullo schermo o gli eventi a cui si fa riferimento.
Certo, ciò stimola anche una certa curiosità nei confronti della saga di Lucasarts, ma va da sé che l’esperienza è inevitabilmente, pur se solo in parte, compromessa. In parte, fortunatamente, perché l’essenza multiplayer di Sea of Thieves, riesce in ogni caso a sollevare la situazione, infondendo in ogni situazione l’immancabile caos di fondo e fungendo da catalizzatore per siparietti comici e momenti totalmente demenziali che, neanche questa volta, mancheranno all’appello.
Mentiremmo se dicessimo che non ci aspettavamo qualcosa in più dalla prima parte di Sea of Thieves: The Legend of Monkey Island. Rivivere certe situazioni, rivedere certi vecchi amici fa indubbiamente piacere. Ma gli enigmi proposti non sono così brillanti, e originali, da poter sorreggere da soli l’intera esperienza, per quanto contenuta in termini puramente temporali. Due ore passano in fretta e piacevolmente, non c’è dubbio, ma manca il tocco magico e il gameplay è fin troppo limitato, privo com’è di battaglie e traversate in mare, per emozionare e conquistare completamente, soprattutto se non sapete chi sia Gaybrush Threepwood e non avete mai giocato ad un Monkey Island.
Di certo, siamo di fronte ad un buon antipasto. La sensazione è quella di aver assistito ad un contenuto che voleva introdurre dolcemente e delicatamente al contesto, sia per far ricordare ai più navigati, sia per introdurre ai neofiti le coordinate generali di Monkey Island. Approcciatevi dunque a questo contenuto aggiuntivo, che ricordiamo è gratis per chi possiede il gioco o per chi lo fruisce tramite Xbox Game Pass, senza aspettarvi un’avventura indimenticabile, ma pronti a sghignazzare a più riprese.
Ci auguriamo, tuttavia, che Sea of Thieves: The Legend of Monkey Island incrementi ritmo, qualità e varietà del gameplay già dalla prossima puntata. Dita incrociate, mentre brindiamo con un po’ di grog a questo piacevole e desideratissimo crossover finalmente divenuto realtà.
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