23 Ago 2017

Sea of Thieves – Anteprima gamescom 17

Colonia – Che Microsoft punti moltissimo su Sea of Thieves, a dirsela davvero tutto, è pressoché scontato. Mettici l’intramontabile fascino dei pirati, mettici quel giusto compromesso tra divertimento e gameplay ben calibrato interamente votato all’esperienza multigiocatore, e si capisce sin da subito quali siano le aspettative, almeno presso i piani alti del colosso di Redmond, sull’ultimo titolo di casa Rare. Presso lo sfavillante showfloor di Microsoft in questa edizione 2017 di gamescom siamo dunque tornati a solcare i sette mari in compagnia di una improbabile e divertita ciurma, in una “battaglia” a squadre dal retrogusto di rum preceduta da una lezione di navigazione che, bussola alla mano, una cosa davvero importante ce l’ha insegnata: che non basta una benda sull’occhio destro per trasformarsi automaticamente in Barbanera…

Sea of Thieves, come dicevamo in apertura, è un titolo dai toni scanzonati e divertenti, in grado di offrire un’esperienza “marinara” multigiocatore – nella demo di oggi, per dieci giocatori suddivisi in due “squadre”. L’idea alla base è tanto semplice quanto interessante: a bordo del galeone ciascuno ha il proprio compito, e meglio lo si conduce migliori saranno i risultati per l’intera squadra. Ecco che dunque abbiamo l’addetto al timone, ruolo cruciale (e non certo facile) a meno di non voler errare nei sette mari senza meta, quello che si occupa della gestione delle vele e annessa tensione delle corde, il fortunello che sale sull’albero maestro e, scrutando l’orizzonte, annuncia la vicinanza della fatidica “terra” o, più di frequente, l’arrivo di una nave nemica.

Questo rappresenta soltanto lo strato più superficiale di Sea of Thieves, sia chiaro: perché di cose da gestire, a bordo di una nave pirata, non ce ne sono mai abbastanza. Chi getta l’ancora, chi gestisce le lampade ad olio per permettere una navigazione notturna decente, chi sfreccia a cercare palle di cannone da armare per non finire a baciare coralli colorati anzitempo. Giusto il tempo di abituarsi e prendere confidenza con la modalità “esplorativa” e si ha davvero l’impressione di essere nel mezzo di una Love Boat per possessori di uncino o gamba di legno. La comunicazione via headset, del resto, fa la differenza: e dovesse mai il vostro capitano essere giù di corda, potrete sempre tirar fuori chitarra e fisarmonica e rallegrarlo con qualche sonoro Yooo-oooh e mezza pinta di rum.

Il bello, tuttavia, arriva quando arrivano le cannonate. È lì che gran parte degli schemi vanno a farsi benedire, che si corre come dei matti alle bocche sputafuoco della bagnarola o, in caso di colpo subito, si piglia un secchiello e si svuota l’acqua dalla stiva alla velocità della luce. Ma ancora una volta è un caos ordinato, per certi versi, dove muoversi illogicamente potrebbe costar caro all’intera barca nonché spedire l’intero equipaggio “in fondo al mar”, dove un’apposita barchetta demoniaca è pronta ad ospitarci un paio di minuti prima di rispedirci sulla terra. O meglio, sull’acqua, ma ci eravamo capiti.

Foste così bravi da non perdervi in mezzo al mare e, già che si siamo, da sopravvivere a qualche affondo nemico senza finire con le gambe ammollo – cosa che, inutile dire, a noi è successa (ma ci ha pensato un simpatico squalo a rendere tutto molto più veloce per la nostra squadra), sarà possibile raggiungere isolotti dispersi che, come da miglior tradizione piratesca, nascondono indicibili tesori. Pale alla mano, tocca affidarsi alle inseparabili mappe e alla forza dei nostri bicipiti per dissotterrare il bottino: ma fareste bene a ricordare che, quando si tratta di oro e di rum, non esiste pirata a cui le cose non vadano storte. Ed è qui che abbiamo tastato la componente “combat” di Sea of Thieves, che permette di eliminare componenti della compagine avversaria, ma anche fastidiosi scheletri armati a difesa del tesoro, a suon di sciabole e legnate, ma anche con fucili sulla cui precisione ci sarebbe da obiettare un po’… ma oh, tecnologia e Caraibi del 1600 non vanno molto d’accordo.

Sea of Thieves si lascia giocare che è un piacere

Nel complesso, Sea of Thieves si lascia giocare che è un piacere. è istrionico proprio come i suoi curiosi personaggi, è divertente nonostante le legnate sui denti prese e vira pericolosamente sull’esilarante quando, vuoi per sfortuna vuoi per necessità, ci si ritrova a nuotare in mezzo ad onde alte un paio di metri mentre, in lontananza, possiamo sentire il nostro equipaggio che ci saluta goliardicamente trattenendo le lacrime dalle risate. Anche i combattimenti non hanno velleità “da shooter” tradizionale, risultando leggeri e piacevoli – complice anche un respawn generoso, che permette di tornare rapidamente in partita. Sea of Thieves funziona, con la giusta compagnia, diverte ma allo stesso tempo impegna (non avete idea delle volte che abbiamo girato in tondo nonostante il nostro timoniere inveisse contro il nostro albero genealogico gridando “SOUTH WEST, WHAT THE HELL, SOUTH WEST!“. Mai avuto senso dell’orientamento, del resto…

sea of thievesL’unico appunto che ci sentiamo di rivolgere alla build testata oggi è esclusivamente di carattere tecnologico. Sea of Thieves ha uno stile cartoonesco convincente e divertente, ma la build odierna ha sofferto di cali di frame rate ragionevolmente evidente e di un paio di bug e compenetrazioni occasionali, non certo disastrose o non risolvibili – anche se, in un passaggio, ci siamo ritrovati incastrati dietro ad un cannone e non siamo più riusciti ad uscirne vivi. Nel vero senso della parola. Il team di sviluppo ha ancora un paio di elementi da aggiustare, texture ad alta risoluzione in primis e una maggior caratterizzazione “sonora” dell’esperienza (viziata, volendo spezzare una lancia a favore di Sea of Thieves, da un banco di prova tutto tranne che silenzioso). A sorpresa per chi vi scrive, siamo di fronte ad un titolo comunque valido ed appassionante, che se raddrizzato quel giusto che serve da qui alla release date saprà regalare enormi soddisfazioni.

 

In conclusione

Sea of Thieves è stata una piacevole conferma qui in gamescom. Divertente, scanzonato e fracassone, l’esclusiva Microsoft disponibile per Xbox One e per la sorella maggiore One X ha davvero tutte le carte in regola per confermarsi una delle migliori esperienze multiplayer per l’azienda di Redmond. La forte collaborazione necessaria alla sopravvivenza sui mari, i toni pirateschi esilaranti ma comunque caratterizzati alla perfezione e la commistione tra esplorazione “di squadra” e fasi combat sì all’acqua di rose, ma dannatamente divertenti e ben realizzate, contribuiscono alla creazione di un biglietto da visita invidiabile per l’esclusiva Microsoft. Restano un paio di bug da correggere in questa fase conclusiva di navigazione: ma il tesoro che ci aspetta sotto la famigerata X rossa, viste le premesse, minaccia di essere di quelli ghiotti.