Colonia – Quello dei pirati è un immaginario estremamente florido, ricco di storie e di possibilità, a cavallo tra realtà e fantasia. Sono tanti i giochi che ci hanno permesso di esplorarne gli sconfinati specchi d’acqua, sorseggiando grog, rum e qualsiasi altra bibita discutibile si abbinasse con l’immagine da temibile pirata. Sea of Thieves vuole quindi ambire a diventare la realizzazione di questi sogni, riuscendo a renderli reali attraverso tutta una serie di interessanti approcci al genere, a metà strada tra un titolo multiplayer e una vera e propria avventura.
Abbiamo quindi assistito durante la gamescom di Colonia ad una presentazione che ci ha permesso di fare luce su alcuni aspetti dell’esperienza, insieme ad una maggiore comprensione di come effettivamente funzionerà all’atto pratico, essendo prima di tutto un’esperienza online che, almeno per ora, non prevede una componente in singolo più vicina ad un’avventura tradizionale.
Il titolo è stato descritto come una grande avventura condivisa, non in senso stretto, ma piuttosto in un grande microcosmo basato su differenti server, con la nostra personale imbarcazione a fungere da lobby, una sorta di ponte per il matchmaking per far sì che i nostri amici o altri giocatori possano collaborare con noi o semplicemente divertirsi per il mondo sullo stesso server. L’esperienza di Sea of Thieves descritta da Rare è estremamente particolare, perché trova la sua maggiore espressione nell’immersività, nella potenza visiva dei gesti e delle azioni: non c’è hud ad indicarci dove andare o cosa fare, non ci sono reticoli a permetterci di mirare con i cannoni o con le armi da fuoco. Il mondo è lì, davanti a noi, senza caricamenti ma solo in attesa di essere esplorato.
La comunicazione è quindi un aspetto estremamente importante per gli sviluppatori, che pur permettendo sistemi di comunicazione non vocali, crede fortemente nella capacità del titolo di portare i giocatori a condividere l’esperienza fino in fondo. Ed è per questo che non ci suono ruoli predefiniti tra cui scegliere, ognuno può coordinarsi con la propria ciurma e aiutare nella gestione della nave, ammainando le vele, sistemando le falle nella struttura, o semplicemente accompagnando musicalmente la ciurma grazie agli strumenti musicali. Anche la morte sarà un’occasione per fare la conoscenza di altri giocatori, visto che di tanto in tanto al respawn sarà possibile finire in una nave fantasma con altri giocatori e magari condividere la storia di come si è finiti lì.
Le storie sono molto importanti per Sea of Thieves, perché le avventure di ogni giocatore saranno differenti gli uni dagli altri, e la condivisione delle stesse, magari osservando i quadri con gli screenshot catturati appesi sulla nave, o il tipo di abbigliamento indossato dai giocatori, piuttosto che il proprio ruolo preferito all’interno della ciurma. Rare vuole che i giocatori siano la propria storia e che la raccontino agli altri, comunicando o esplorando il vasto e calmo oceano del mondo di gioco. Mondo che, pur basandosi su differenti server, avrà meteo dinamico ed eventi uniformati a tutti i giocatori, e una serie di città e avamposti dove poter gestire il proprio loot, tra equipaggiamento e i tesori recuperati magari proprio da una nave avversaria.
Prevista inoltre, ma non confermata, la possibilità di crossplay tra PC e Xbox One: Rare sta lavorando alacremente per portare Sea of Thieves nel modo migliore possibile su entrambe le piattaforme, con la versione PC che prevede il supporto al 4K e altre possibilità grafiche legate all’hardware su cui gira. Graficamente infatti il titolo si presenta piuttosto bene, soprattutto grazie ad una direzione artistica piuttosto ispirata che ben riesce a rappresentare quell’immaginario pirata più fantasy e bizzarro che quello sporco e rozzo a cui siamo spesso abituati.
Ciò non toglie che, al di là delle idee estremamente interessanti e dai presupposti da cui parte il titolo, Sea of Thieves pare un titolo destinato ad una morte rapidissima o ad una lunga vita fatta di successi. Il destino del mondo di gioco è tutto in mano ai giocatori, che in assenza di I.A. e, nell’eventualità, di giocatori, non potranno assolutamente sperimentare la bellezza dell’esperienza. Un sandbox dalle idee confuse anche per quanto riguarda l’esplorazione, ancora poco chiara per quanto riguarda gli eventuali obiettivi da seguire o la direzione più sensata verso cui rivolgersi a seconda delle esigenze. Un’esperienza quindi difficile da giudicare senza una lunga sessione di prova, ma che ad una prima analisi potrebbe venire a noia piuttosto in fretta, se Rare non sarà in grado di trovare un equilibrio tra i vari concept del gioco.
Sea of Thieves ha tantissime belle idee
Un primo sguardo quindi a metà strada tra l’entusiasmo e la perplessità: Sea of Thieves ha tantissime belle idee che potrebbero renderlo una delle esperienze multigiocatore più inusuali e divertenti degli ultimi anni, ma anche tante (troppe) incognite che devono assolutamente essere smentite attraverso un approfondito hands-on, che avremo sicuramente modo di effettuare nei prossimi mesi, quando la closed beta raggiungerà i nostri schermi.
Nell’attesa, noi siamo piuttosto incuriositi dall’idea di poter sorseggiare grog in compagnia, con il vasto orizzonte dell’oceano sullo sfondo.