Sea of Thieves
27 Mar 2018

Sea of Thieves – Recensione

L’attesa per Sea of Thieves è stata lunga. Rare ha saputo tenere sulle spine i suoi fan per molto tempo, sin quando un primissimo video del titolo è apparso durante a presentazione di Microsoft all’E3 2015. Da quel momento sono passati due anni e mezzo, un periodo interminabile fatto di speculazioni, aggiornamenti fumosi e tante, ma davvero tante speranze. Il team capitanato da Greg Mayles ha voluto creare un gioco basato sul multiplayer che potesse essere fruito dalla più grande maggioranza di persone possibili, con un mondo condiviso, una grafica decisamente cartoonesca e un tema che potesse rapire e affascinare come pochi altri: l’età d’oro della pirateria.

Sea of Thieves nasce nel 2014 con l’intenzione di proporre un titolo diverso, in grado di coniugare il comparto multigiocatore dei titoli più moderni con la spensieratezza e lo stile tipico dei giochi marcati Rare, un tempo sinonimo di indiscutibile qualità. Ed è proprio a causa di questa reputazione inossidabile che il pubblico ha iniziato a pretendere parecchio da Sea of Thieves, alzando ogni giorno di più le proprie aspettative sul gioco. Nonostante gli svariati beta test avessero chiaramente indicato la direzione (ma sopratutto i limiti) del gioco di Rare, la stragrande maggioranza degli utenti era sicura che i contenuti mostrati fossero solo la punta dell’iceberg di quello che Sea of Thieves aveva da offrire. Purtroppo per loro l’impatto con la realtà è una cosa ben diversa, e vogliamo mettere in chiaro le cose sin da subito: chi si aspettava un gioco rivoluzionario e senza precedenti rimarrà scottato, similmente a quanto è accaduto con il tanto discusso No Man’s Sky di Hello Games, anche se per motivazioni decisamente diverse. Un altro gioco vittima dell’hype? Non esattamente, perché superati gli scogli di questa doverosa premessa c’è molto di cui discutere.

Sea of Thieves Recensione

Sea of Thieves è un titolo dedicato principalmente ed esclusivamente al multigiocatore più sfrenato: scordatevi di trovarvi di fronte ad un gioco di ruolo o un action piuttosto che ad un MMO, perché l’ultimo lavoro di Rare non ha praticamente nulla in comune con nessuno di questi titoli. Iniziare il gioco significa semplicemente scegliere un pirata ed essere catapultati in un’isola, con nessuna indicazione fatta eccezione per un brevissimo accenno alle regole dal tutorial di gioco. Non ci sono hud simpatici a guidarvi né strumenti mirabolanti in vostro possesso: solo una pala, qualche asse di legno, una bussola, una lanterna, un secchio e una banana. In puro spirito piratesco, Sea of Thieves è proprio quello che il suo nome lascia intendere: un caotico mare di giocatori da prendere a cannonate tutto il giorno, dove il divertimento arriva dal viaggio e non dalla meta, dove arricchirsi non è importante quanto affondare l’ennesimo galeone nemico che ci si para davanti. Sembra un’affermazione fin troppo semplicistica, ma non lo è: Rare ha veramente tirato fuori dal cilindro un titolo essenziale, che fa della pirateria il suo unico ed ultimo scopo, privo quasi del tutto di un vero meccanismo di progressione del personaggio. Ed è proprio per questo che è impossibile avvicinare Sea of Thieves ad un qualunque MMO in circolazione: non avremo mai a disposizione un equipaggiamento più performante di quello ricevuto al primo avvio del gioco, non ci saranno fucili migliori o bussole più precise, niente vanghe potenziate o casacche antiproiettile.

Le uniche migliorie che potrete apportare al vostro pirata sono esclusivamente cosmetiche, e non hanno nessun altro scopo se non quello di permettervi di pavoneggiarvi davanti alla vostra ciurma (e non è poco). Insomma, in Sea of Thieves è totalmente assente il concetto di power creep, quella spiacevole caratteristica spesso ricorrente nei titoli multigiocatore che impone ai giocatori nuovi contenuti più potenti o più efficaci, rendendo quelli già esistenti sostanzialmente inutili. Di fatto l’assenza di questo fenomeno rende il gioco un’esperienza costantemente bilanciata che metterà alla prova le capacità personali, i riflessi e l’astuzia di ogni giocatore. Ci toccherà quindi ponderare con attenzione se prendere un grosso galeone con una ciurma corposa per avventurarsi nel pericoloso ignoto o un più veloce ma fragile sloop per intraprendere rapide azioni in solitaria o al massimo con un amico.

Un caotico mare di giocatori da prendere a cannonate tutto il giorno

Le gilde hanno una discreta rilevanza ai fini delle meccaniche di gioco, e si dividono in tre macro categorie: i Cacciatori di tesori, l’Ordine delle anime e l’Alleanza del mercante. Ognuna di queste compagnie ci darà accesso ad una serie di missioni a tema che ci permetteranno, una volta completato un determinato numero di quest, di salire di livello. “Livellare” darà al giocatore accesso a nuove avventure più difficili ma anche meglio remunerate, che aggiungono un po’ di sfida al mare dei ladri. Il tema delle missioni sarà caratteristico di ogni gilda: ad esempio l’ordine delle anime ci farà dare la caccia a bucanieri non morti (che ricordano la ciurma di Barbossa nel film Pirati dei Caraibi), mentre i cacciatori di tesori ci metteranno fra le mani la classica mappa pirata con tanto di X rossa da cercare per mare. I più tranquilli commercianti dell’alleanza mercantile invece ci proporranno di trasportare merci e servizi per conto di terzi.

Quando saremo pirati più esperti non sarà solo la difficoltà delle avventure ad aumentare, ma anche l’arguzia richiesta per completare gli indovinelli che arriveranno insieme alle immancabili cacce al tesoro. Certo, non stiamo parlando di complicatissime e intricate prove per il vostro ingegno, ma semplicemente di missioni un po’ più profonde rispetto alle onnipresenti e classiche fetch quest che riempiono praticamente tutto il gioco. Sea of Thieves ci metterà poi del suo per rendervi il viaggio più difficile e avventuroso, grazie a tempeste, squali e persino un kraken in agguato negli abissi. Tuttavia anche con tutte queste varianti il titolo di Rare inizierà presto a diventare ripetitivo, ed ogni missione arriverà inevitabilmente a somigliare a quella precedente, in maniera piuttosto preoccupante. Come abbiamo dichiarato in precedenza però, in Sea of Thieves non è la meta ad essere importante, ma il viaggio: se lo scopo finale può essere il medesimo, l’arrivarci sarà quasi sempre diverso per ogni equipaggio. Una traversata calma sarà seguita da un combattimento con abbordaggi, tempeste e così via, mescolando sempre le carte per una maggiore varietà.

Sea of Thieves Recensione

I dobloni accumulati durante le nostre scorrerie, siano essi derivati dalle sopracitate quest che da saccheggi di navi avversarie, serviranno esclusivamente per farci perdere tempo ad agghindare il nostro pirata nei negozi situati negli avamposti. Questi ultimi sono sostanzialmente dei piccoli hub di gioco posizionati su alcune isole, e contengono solitamente una taverna, alcuni negozi e tre sedi delle gilde sopracitate. Una volta presa dimestichezza con le quest e con gli avamposti, ci si accorgerà purtroppo che il mare di Sea of Thieves non è così grande come ci si aspetterebbe: le isole, per quanto numerose, sono simili fra loro e dopo aver abbattuto il duecentesimo scheletro o scoperchiato l’ennesimo forziere le cose inizieranno a farsi piuttosto tediose. Certo, possiamo suonare la fisarmonica e bere boccali di grog per ubriacarci, ma dopo aver compiuto questi simpatici passatempi numerose volte anche le risate strappate da un compagno che vi vomita addosso spariranno, inevitabilmente inglobate dalla noia. Interessanti invece le meccaniche del raid, una sfida più impegnativa segnalata da un nuvolone nero a forma di teschio, che vi costringeranno a sopravvivere a diverse ondate di nemici provenienti dalla terra e dagli abissi. Anche qui però l’entusiasmo si smorzerà in fretta dopo le prime ore di gioco, complice anche la difficoltà piuttosto bassa degli scontri contro l’intelligenza artificiale.

Sea of Thieves sa divertire moltissimo nelle interazioni fra giocatori: il sandbox di Rare dà il meglio di sé nel comparto PvP, anche se chiamarlo con questo nome, che rimanda molto agli MMO più conosciuti, è sostanzialmente errato. Non c’è un vero meccanismo di scontro fra gruppi di pirati o gilde di sorta, poiché tutto è affidato al caso e all’anarchia più totale. Ci è capitato di imbatterci in alcuni filibustieri inglesi intenti a ubriacarsi in taverna che si sono rivelati prontissimi a spararci a vista; abbiamo dovuto riparare la chiglia della nave con assi di legno e secchi durante una tempesta; abbiamo incontrato alcuni simpatici pirati che non hanno fatto altro che salutarci per tutto il tempo mentre navigavamo in direzioni parallele; ci siamo fatti sparare dal cannone del galeone per raggiungere mete inaccessibili o per abbordare uno sloop nemico e infine siamo affondati accettando il nostro destino suonando placidi sulla poppa, esattamente come l’orchestra del Titanic. La maggior parte del divertimento che Sea of Thieves offre deriva quindi dal caos generato dalle interazioni con gli altri giocatori, e non dai contenuti pianificati dal gioco stesso. È un peccato vedere sprecato così tanto potenziale, che si esaurisce in fretta a causa dei contenuti davvero troppo esigui per divertire sul lungo termine; certo, Rare ha dichiarato di stare lavorando senza sosta ad ulteriori aggiunte e DLC per supportare il gioco post-lancio, ma bisognerà attendere e vedere se alle parole faranno seguito i fatti.

Il mare di Sea of Thieves non è così grande come ci si aspetterebbe

È incredibile che Rare abbia voluto far uscire il suo titolo di punta in questo stato, con una profondità davvero bassa ed un lore quasi inesistente. Se inoltre sarete da soli a giocare sarà peggio ancora, perché Sea of Thieves necessita di comunicazione costante, ma sopratutto di qualche amico, per essere fruito alla perfezione. Senza questi due fattori vi sentirete persi in un gioco che non aiuta gli utenti e che non offre praticamente nulla al giocatore singolo. Solcare i mari da soli significa essere una facile preda per gruppi di pirati più numerosi, che avranno tutto l’interesse di affondarvi a vista o depredarvi dei vostri preziosi forzieri. Navigare insieme a sconosciuti invece darà adito ad incomprensioni e difficoltà di vario genere: ad esempio, non riuscire a comunicare tempestivamente con il timoniere significherà finire con la chiglia a pezzi contro uno scoglio, o peggio. Inoltre una volta scesi sulla terraferma è facile perdersi e non trovarsi, o partire lasciando un pezzo di ciurma su di un’isoletta sperduta. Per tornare sulla nave dovremo morire o nuotare fino allo stremo, in modo da “evocare” una generosa sirena con un faro verde fra le mani che avrà pietà di noi facendoci respawnare sul galeone.

Fortunatamente, Sea of Thieves è uno spettacolo tecnico che esalta la vista del giocatore: la grafica cartoonesca ben si sposa con i dettagliatissimi particolari delle ricercate ambientazioni. La realizzazione del mare è niente di meno che pura estasi, una massa azzurra in grado di cambiare colore, intensità e aspetto, passando da calmo a tempestoso in pochi istanti con risultati davvero incredibili e maestosi. Durante alcune tranquille notti nel caraibico paradiso sarete sorpresi da stupendi scorci mozzafiato, che vi disegneranno un quadro da dipinto grazie anche a un sistema di illuminazione ed una gestione delle ombre davvero sopra le righe. Anche le animazioni sono bene curate e dettagliate, contribuendo a rendere alcuni scontri davvero memorabili. Da questo punto di vista, Rare è stata certosina nel curare fino al più piccolo dettaglio tutto quello che circonda il vostro pirata in Sea of Thieves: persino il cielo è riprodotto alla perfezione, e la stella polare potrà servirvi da navigatore esattamente come accadrebbe nei vero mar dei Caraibi. Anche il sonoro è una parte decisamente positiva dell’esperienza offerta dal titolo piratesco, perché riesce con poche note a calarvi in un’atmosfera inconfondibile e sicuramente evocativa, che riporterà alla vostra mente il rumore delle onde, la salsedine, le corde e le assolate spiagge da cartolina viste solamente nei film d’avventura.

Conclusioni

Sea of Thieves è un gioco atipico, diverso, quasi fuori luogo nel mondo dei videogiochi moderni. In un certo senso è una perla (nera) che spicca in mezzo ad un mare di lerciume, un’esperienza all’apparenza semplice ma incredibilmente appagante, che concede al giocatore la possibilità di creare la propria leggenda tramite le sue esperienze e non servendosi di script, trame guidate o meccaniche lineari. L’incredibile attenzione ai dettagli che Rare ha infuso nella sua creazione è una cosa difficile da rivedere anche nei titoli più blasonati, per non parlare della esaltante frenesia scaturita dal condividere la propria avventura con un gruppo di amici.

Il rovescio della medaglia è purtroppo una forte carenza di contenuti, che rischia di spingere gli utenti ad abbandonare il parco giochi di Rare prima del previsto. La ripetitività delle missioni, unita all’assenza di una vera e propria progressione del personaggio costringe il giocatore a cercare diletto nello scontro player versus player, che da solo però non basta a reggere tutta la baracca. Il potenziale che questo gioco ha è probabilmente uno dei più alti mai visti nel videoludo, perciò è doppiamente frustrante per chi vi scrive vedere affondare questa meravigliosa giostra dopo una decina di ore o poco più. Non contribuisce il prezzo del titolo, venduto a 69,99 euro, una cifra che potrebbe far gridare allo scandalo le masse, ma c’è da sottolineare la sua presenza nel Game Pass, che per 9,99 euro al mese ve lo fa giocare insieme ad un bastimento carico di altri giochi. Avremo probabilmente preferito vederlo arrivare (ancora) più tardi, ma con tutte le carte in regola per navigare sicuro nei mari digitali del mercato attuale. Purtroppo, allo stato delle cose, Sea of Thieves è un’esperienza unica per i pochi che avranno il coraggio di guardare oltre le scarne missioni ed i pochi nemici. Per costoro però i tramonti caraibici regaleranno emozioni davvero indimenticabili.