Secret Files: Tunguska – Recensione

Era il 30 giugno 1908 quando un’esplosione il cui potere distruttivo può paragonarsi a quello di duemila bombe atomiche scosse la regione di Tunguska nella Siberia centrale, abbattendo seimila metri quadrati di pineta. Il boato poté udirsi entro un raggio di circa mille chilometri: i testimoni indicarono un oggetto oblungo, incandescente e avvolto in una luce bianco-bluasta, cadere dal cielo. Una colonna di luce alta venti chilometri fu seguita da una nube nera a forma di fungo e si riporta che le tre notti successive furono talmente rischiarate da rendere possibile leggere un giornale all’esterno. Dalla California, per contro, si osservò una continua riduzione della luce solare. A tutt’oggi non è ancora chiaro cosa abbia provocato una simile catastrofe, nonostante le teorie si siano sprecate e si siano persino chiamati in causa gli alieni; di fatto nessuna ipotesi ha mai trovato fondamento e quello passato alla storia come “evento di Tunguska” potrebbe essere stato dovuto a un’esplosione termica, chimica o nucleare. Ed è proprio in questo mistero che affondano le avventure vissute in Secret Files: Tunguska, porting per Nintendo Switch dell’avventura grafica realizzata da Jörg Beilschmidt e pubblicata a suo tempo nel 2006, della quale sono state poi pubblicate altre versioni fino alla console ibrida della grande N.

Nina Kalenkov, protagonista del gioco, è una giovane donna di origine russe figlia di un importante scienziato e la cui vita viene improvvisamente stravolta quando scopre della scomparsa del padre. Nessuno sembra potere, o volere, aiutarla perciò si occuperà da sé di fare luce sulla questione – aiutata da Max Gruber, un collega del padre. Assieme scopriranno che il professor Kalenkov aveva fatto parte della spedizione in Siberia volta a scoprire il mistero dietro alla catastrofe di Tunguska del 1908 e che quell’evento è connesso alla sua scomparsa. Le ricerche porteranno Nina e Max agli angoli più distanti del mondo soltanto per scoprire che l’intera questione è molto più complessa.

A distanza di dodici anni dal suo esordio, Deep Silver ha deciso di riproporre quest’avventura grafica che già al suo tempo non aveva riscosso un enorme successo, rimasterizzandola e ripensandone alcune meccaniche di gameplay per adattarle alla console in uso. Pare inoltre che siano di prossima uscita anche i due episodi seguenti, Secret Files: Puritas Cordis e Secret Files 3, ma nell’attesa possiamo tuffarci nel gelo del Nord Europa scaricando i 2GB di Secret Files: Tunguska e vestire di nuovo (o per la prima volta, se non avete mai avuto occasione) i panni dell’atletica Nina per portare alla luce le macchinazioni dietro l’evento di Tunguska.

Come abbiamo già avuto modo di sottolineare nella recensione di The Council, le avventure grafiche hanno recentemente ceduto il passo a un tipo di approccio fin troppo semplicistico che va a sacrificare il gameplay in favore di una narrazione della quale siamo spettatori – se non proprio passivi – quantomeno limitati nelle nostre decisioni. Secret Files: Tunguska è ancora un po’ figlio della scuola di pensiero che ha reso Monkey Island e Grim Fandango giochi tanto apprezzati, sebbene nella sua versione originale contasse diversi difetti proprio in termini di puzzle, ma nell’edizione Nintendo Switch si è sentita la necessità di offrire al giocatore una guida: segnata nel diario personale, ci indicherà cosa fare nei più piccoli dettagli e per quanto possa considerarsi utile nonché prova del fatto che alcuni passaggi risultano criptici oltre il consentito, dall’altro lato assume le fattezze di quella semplificazione di cui sopra. Va riconosciuto che già nel 2006 il tributo di Secret Files: Tunguska a un genere ormai prossimo alla scomparsa era molto stiracchiato e ostacolato da difetti di design, ma l’implementazione di una guida rimane ai nostri occhi una scorciatoia di comodo per un gioco che si propone invece di far ragionare il giocatore.

Dal punto di vista della narrazione e dello svolgimento di per sé non ci sono novità rispetto all’originale: in un mix tra le avventure di Syberia e un’esplorazione simile a quelle di una certa archeologa britannica, Secret Files: Tunguska alterna quest’ultima meccanica a sporadici dialoghi con NPC e la più spasmodica ricerca di oggetti o indizi atti a farci proseguire nell’avventura. Nei controlli, al contrario, sono cambiate molte cose ma non possiamo dire sia un aspetto necessariamente positivo: nel tentativo di differenziarli a seconda dell’uso che si fa di Nintendo Switch, è stata proposta una quantità di opzioni che finisce con il diventare complessa e creare nel giocatore una confusione che poco si allinea all’impostazione che ci si aspetterebbe da un titolo come questo. Dai movimenti fino all’uso dell’inventario, poche scelte risultano effettivamente comode e non aiuta certo la telecamera fissa la cui variabilità di campo dipende soltanto dalle preferenze degli sviluppatori. Una luce nel buio di questo remaster non esattamente riuscito è rappresentata dal touchscreen, che rappresenta la nostra salvezza nel caso in cui dovessimo stancarci dei comandi. La scarsa immediatezza nel comprendere il loro funzionamento rallenta di molto il gioco e lo inficia in termini di fluidità, andando dunque a penalizzare l’unica vera innovazione di Secret Files Tunguska con una ricercatezza fin troppo – concedeteci il gioco di parole – ricercata che affonda nella sua stessa complessità.

Secret Files: Tunguska è un gioco legnoso nello stile e nella grafica

Il comparto grafico non fa faville ma si nota un leggero impegno per migliorarlo. Permangono sbavature soprattutto nelle fasi di gameplay, tuttavia nell’insieme non gli si può imputare un vero e proprio difetto. A dare invece più nell’occhio sono invece i sottotitoli: laddove lo stile originale prevedeva un corsivo artificioso al punto tale da far sorridere, nella sua eccessività, questa volta si è optato per una decisione agli antipodi molto anonima se non proprio scialba. Passando però sopra a un fattore relativamente marginale, meno perdonabile è la localizzazione che spesso fallisce nel riportare una corretta traduzione dei dialoghi, denotando un lavoro piuttosto pigro che ostacola i meno avvezzi con la lingua inglese. Per concludere, la colonna sonora rimane del tutto anonima e priva di tracce che sappiano imprimersi nella memoria: senza pretendere un Gustavo Santaolalla all’opera, se il tentativo è quello di ridare lustro a un titolo ormai dimenticato non lo si sta facendo nel migliore dei modi – a maggior ragione se si considera l’intenzione di riproporre la trilogia. Per 15 euro potete senza dubbio trovare offerte più valide.

Conclusioni

Cosa rimane dunque di questa operazione nostalgia? Un gioco sotto la media, legnoso nello stile e nella grafica pur godendo di forme più morbide rispetto al 2006, piegato dallo scorrere del tempo e che è stato spremuto ormai troppe volte per avere tutt’oggi un qualche valore. Secret Files: Tunguska è un’esperienza di altri tempi, che nel mare di remaster non riesce a trovare il proprio posto perché è quel tipo di gameplay che trarrebbe giovamento solamente da un remake.

L’eccessiva ricercatezza dei controlli al punto da modificarne il pattern a seconda della modalità in uso è un ulteriore punto a sfavore, per quanto apprezzabile possa essere il tentativo: priva il gioco dell’immediatezza che contraddistingue questo genere – fatto di pochi comandi essenziali e tanta materia grigia all’opera – e spinge a ripiegare sul touchscreen per non cedere alla frustrazione. Non sappiamo se davvero Deep Silver vorrà scommettere su tutta la trilogia ma non si può dire parta con il piede giusto. Secret Files: Tunguska è un banale riempitivo in una libreria virtuale che offre, allo stesso prezzo o meno, giochi di tutt’altra caratura.

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