22 Ago 2018

Sekiro Shadows Die Twice – Anteprima gamescom 18

Colonia – Quando si parla di From Software la sensazione di riverenza verso lo sviluppatore giapponese è indubbia, i capolavori che ci hanno regalato negli ultimi anni testimoniano un grande impatto del team di Miyazaki verso il mercato dei videogiochi, con alcune delle esperienze più difficili e appaganti ma anche economicamente profittevoli. Dopo Bloodborne e Dark Souls 3 è il turno di una nuova esperienza: nuova davvero questa volta con Sekiro Shadows Die Twice, un nuovo approccio al genere dei souls like perché, a conti fatti, non è né Dark Souls e né Bloodborne ma qualcosa di unico e con una direzione tutta nuova.

Siamo infatti di fronte ad un titolo che è definibile un ibrido, una commistione di diversi giochi che sotto l’attenta direzione di From Software riesce a risultare familiare ma allo stesso tempo unica e personale. Durante la gamescom ho avuto modo di giocare una buona sezione di gioco, che potrete (in parte) vedere anche nel video di gameplay che posteremo successivamente, e ne sono rimasto assolutamente entusiasta. Presto per dirlo? Forse, ma proverò a descrivervi perché Sekiro ha tutte le carte in regola per diventare il nuovo grande gioco di From Software e Activision.

Procediamo con ordine: la sezione che ho giocato era ambientata in un villaggio stilisticamente molto vicino alle pagode giapponesi, ambientazione ovviamente sempre al servizio del gameplay, con una verticalità incredibile che serve da perno per la meccanica del rampino.

Quest’ultimo viene usato in diverse occasioni, per salire su strutture o punti sopraelevati o per spostarsi da una parte all’altra della mappa sfruttando il momentum del salto. Pur non essendo possibile utilizzarlo in troppe occasioni, ogni area sembra perfettamente studiata per permetterne l’utilizzo in modi sempre nuovi e unici. Possiamo usarlo per raggiungere un punto alto, targettare un nemico e lanciarci in un attacco speciale in salto che eliminerà istantaneamente il nemico.

Ma possiamo anche utilizzarlo per sfuggire ad un agguato un po’ troppo pericoloso, magari scappando letteralmente dalla zona rossa per rivedere la propria strategia di approccio. La verticalità di Sekiro Shadows Die Twice è veloce e scattante, e sembra di avere davanti un action adventure più che un “souls like” vero e proprio. Il sistema di combattimento infatti risulta piuttosto snello, nonostante la profondità suggerita da diverse opzioni.

Snello perché immediato e non inutilmente complesso: si utilizza la spada con il tasti laterali e con la levetta dorsale destra si sfruttano alcune delle armi secondarie a nostra disposizione. Il braccio prostetico del nostro protagonista è infatti trasformabile, permettendo diversi utilizzi e approcci agli scontri. Degli shuriken da lancio e un vero e proprio lanciafiamme, ma anche una potente ascia per sferrare degli attacchi frontali micidiali, per aprire le difese del nemico e sferrare poi dei colpi fatali.

La meccanica della parata, da utilizzare al momento giusto per attivare una parata perfetta con la possibilità di contrattaccare, è perfettamente legata agli altri movimenti del personaggio. Si schiva, si para e si contrattacca ma si mettono anche a segno colpi mortali se si abbassa la stamina del nemico, con una barra che ne segnala la quantità in basso. Questo vale anche per il nostro personaggio ovviamente, perché Sekiro non è affatto un gioco facile. Si muore spesso, ci si chiede perché ma soprattutto come si è morti e si ricomincia dal checkpoint, indicate da delle statue che paiono funzionare come veri e propri falò di Dark Souls.

Alcune opzioni mi erano bloccate, come l’inventario o l’equipaggiamento, ma già da quello che ho potuto provare e vedere mi è parso un sistema che funziona in ogni suo aspetto. Anche la meccanica della morte sembra avere un twist stavolta, perché uccidendo abbastanza nemici sia ha la possibilità di resuscitare nello stesso punto in cui si è morti, letteralmente. Davvero interessante vedere come From Software reinventa le regole che lei stessa ha creato, e come riesce a renderle significative e funzionali all’esperienza che vuole offrire ai giocatori.

Sekiro: Shadows Die Twice

Ripulita la zona da nemici coriacei e imprevedibili, sono giunto poi a quello che a conti fatti pareva essere il boss, o il mini boss dell’area. Una sorta di monaco piuttosto grande e cattivo, che metterà a dura prova le vostre skill di parata e che sembra avere più di una fase, scandita da delle barre vita differenti vicino al nome.

La seconda fase era ostica e difficile da leggere, eppure la voglia di riprovare ancora e ancora non è svanita. Sekiro Shadows Die Twice è una goduria da giocare e esplorare, è un rapido loop di adrenalina che scende dietro la schiena facendovi sudare freddo. Ed è per questo che è difficile parlare di difetti o potenziali problemi.

Potrei dire che chi cerca un’esperienza più vicina al classico Dark Souls o Bloodborne potrebbe restarne in parte deluso, perché Sekiro viaggia a metà strada tra i generi ed è un’esperienza difficilmente classificabile con precisione. C’è la paura che magari il sistema di combattimento e i moveset dei nemici possa non essere ugualmente appagante e variegato, ma sono tutte paure che richiedono più tempo per essere valutate.

La prima prova con Sekiro Shadows Die Twice non poteva essere migliore, e se non vi sono bastate queste parole ricche di entusiasmo e speranze, allora vederlo in movimento potrebbe farvi capire perché chi vi scrive è rimasto assolutamente estasiato da ciò che ha visto e giocato. Il prossimo lavoro di From Software e Activision si promette di essere uno dei migliori titoli del 2019 e anche oltre, e non potremmo chiedere di meglio.


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