26 Apr 2016

Severed – Recensione

Sviluppare un’esclusiva per quella che è con molta probabilità una delle console meno supportate della storia dell’umanità, e incastonarla in un genere (facciamo due?) vecchio oltre 20 anni, è un’impresa da hipster radicali, o da geni fuori di testa. Quei bravi ragazzi di Drinkbox Studios, nonostante le origini canadesi, non hanno nulla da spartire con i buffi boscaioli di cui pullulano i bar che offrono apericene a buon mercato: insomma, lo avete capito, rientrano nella seconda categoria, per nostra e vostra fortuna.

Il loro Severed venderà meno del DLC che comprende tre lavatrici per The Sims 4, ma sono opere simili che ti fanno continuare ad amare i videogiochi, e ti lasciano un briciolo di speranza e fiducia nell’umanità. Buona parte del merito va di sicuro al supporto economico offerto al team dal governo canadese, una di quelle “spalle grosse” che concede di tirare il fiato e di non barcamenarsi tra PC e abaco durante gli allucinanti periodi di crunch time, ma la storia ci insegna che non tutte le ciambelle preparate in quel modo escono col buco.

Tranquilli, Severed è venuto fuori un gran bene.

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Una casa distrutta, del fuoco. Di intatto c’è solo uno specchio stranamente resistente: è l’unica cosa ancora tutta d’un pezzo in quella stanza. Anche a Sasha, la taciturna protagonista di questo peculiare titolo, manca qualcosa, e basta una rapida occhiata a quel che la lucida superficie riflette per capire che deve esserle successo di terribile:è senza il braccio sinistro, mozzato, reciso, strappatole insieme alla sua intera famiglia. Una delle tante, misteriose e raggelanti creature che abitano questo mondo, le cede una spada, e le affida un compito: quello di recuperare madre, padre e fratello, custoditi come prigionieri chissà dove.

È attorno a questa disperata ricerca che ruota l’intera avventura alla base di Severed, in maniera abbastanza classica e vecchia scuola: si raggiungono gli obiettivi, si affrontano i boss, e ci si ritrova prevedibilmente faccia a faccia, in un epico scontro finale, contro la spietata nemesi artefice del tutto. Si fermano qui però i “classicismi” di questa intrigante esclusiva, ma non i richiami alla old school del gaming, a partire dall’impostazione ludica: stiamo infatti parlando di un dungeon crawler, di quelli alla “Eye of the Beholder”, con una struttura dei livelli e una progressione simile a quella di un Zelda o di un Castlevania (con tanto di sapiente uso del backtracking), ma dalla componente ruolistica accennata unicamente nello sviluppo della protagonista.

Sasha si risveglia senza il braccio sinistro, mozzato, reciso, strappatole insieme alla sua intera famiglia

Tutto in Severed è fresco, particolare, originale. Non ci sono punti esperienza per “salire di livello”: si sbloccano abilità recuperando parti di nemici, tra ali, mascelle e tentacoli (o si “craftano” con pezzi ben nascosti nei vasi disseminati un po’ ovunque), che potrete sezionare con l’apposita animazione dopo aver riempito la barra della concentrazione a suon di colpi andati a segno (ogni parata nemica la ridurrà). Il design delle mappe è diabolico, labirintico, tentacolare, talmente ben riuscito da non far minimamente pesare l’avanzamento su binari e limitato alle sole direzioni principali, senza controllo libero dell’avatar (e basterebbe già questo, nel 2016, a renderlo un centro perfetto).

E, come raramente succede, ad essere premiate sono l’abilità del giocatore, così come la sua velocità, i suoi riflessi, la sua capacità di adattarsi ad ogni situazione, nonostante il combat system sia tanto intuitivo quando diretto e privo di fronzoli, tutto incentrato com’è sui controlli touch: si menano fendenti con il proprio dito, si bloccano gli attacchi nemici colpendoli in direzione opposta alle loro zampacce, al massimo si può cambiare al volo bersaglio, gesto fondamentale quando ci si ritrova accerchiati (praticamente sempre). Sembra quasi si stia parlando di un “Fruit Ninja” con annessa una componente esplorativa… ma qui i cocomeri non c’entrano (ma c’è da dire che potrete curarvi solo con uno speciale frutto, quindi il paragone non è a sproposito). Pur mantenendo la stessa immediatezza e risultando ugualmente godibile, Severed presenta delle intuizioni che rendono il tutto dannatamente profondo e divertente: innanzitutto, i pattern nemici sono ben pensati, e sono richieste concentrazione e buona memoria per poter superare indenni gli scontri, ma sono i loro punti deboli e le loro strategie difensive, oltre a variabili di vario genere, a rendere le cose interessanti.

Alcuni mostreranno il punto debole (come l’occhio) solo dopo aver colpito una parte sensibile e ben visibile, altri lasceranno il fianco scoperto, fino a veri e propri cambi di forma, e starà a voi colpirli nel modo più efficace e rapido possibile. Fendenti più lunghi infliggeranno più danni, così come i colpi caricati (una volta sbloccati), ma vi abbandoneranno alla mercé dei nemici se mal calibrati, e al contempo, colpire il nemico in un punto coperto vi farà perdere l’equilibrio, lasciandovi a vostra volta scoperti. Dovrete quindi decidere se eseguirne di più brevi e numerosi, o in minore quantità ma più efficaci, il tutto, in ogni caso, con somma gioia dei vostri polpastrelli, che diventeranno incandescenti dopo davvero poco.

È così che Severed premia velocità e precisione: dei maestri di “swipe” se la caveranno anche nelle situazioni più spinose, mentre il prendervela comoda vi porterà all’inevitabile game over (ma tranquilli, i checkpoint sono molto concessivi, e offrono ben più di una seconda chance). Le cose si complicano per davvero quando intervengono fattori esterni, come una luce abbagliante che copre la visuale, o il tempo (legato ad una delle tre abilità principali di Sasha), o interni, nello specifico, buff di vario genere (rigenerazione salute, velocità, difesa magica e così via).

Sarà però la superiorità numerica il vostro incubo: quasi sempre vi ritroverete accerchiati, e dovrete quindi tenere d’occhio tutti i nemici allo stesso tempo (il combattimento è in real time). Come? Degli indicatori in basso ci indicheranno quanto manca all’attacco di un determinato nemico, o se è pronto a colpirci, permettendoci così di prendere i dovuti provvedimenti, ruotare la visuale e concentrarci su di lui.

Purtroppo ogni tanto il nostro stesso dito nasconde tali indicatori, ed è capitato in più di un’occasione di non avere una percezione sin troppo chiara della provenienza di un attacco, ma il sistema funziona indubbiamente, e rende elettrizzante ogni singolo scontro, donandogli persino una spruzzatina di strategia, sopratutto se si sfruttano a dovere le “magie” di Sasha, che le permettono di “congelare” momentaneamente un nemico (o più, basterà potenziarla scalando lo skill tree), di “mangiargli” un buff, o di rafforzare l’attacco in una vera e propria “rage mode”, facendo bene attenzione a non lasciarsi annebbiare la vista dall’odio (e perdere tempo a smorzare il potere).

Queste abilità torneranno inoltre utili in fase di esplorazione, l’altra anima di Severed, ugualmente brillante e divertente. Come detto, il design delle mappe è ben studiato, arzigogolato, ricco di zone segrete, di punti in cui tornare una volta sbloccata questa o quella skill-chiave, di leve (a tempo e non), e trovate di ogni genere pensate unicamente per far impazzire il giocatore (nel senso buono, s’intende): piante velenose da scovare il prima possibile, ugole da recidere per liberarsi da una stanza sospettosamente “organica”, pagine criptiche con su spiegazioni per risolvere puzzle o trovare tesori (parti di cervello o di cuore per aumentare salute e mana) da interpretare. C’è davvero di tutto: Severed ne sa una più del diavolo, e aggiunge di volta in volta, di zona in zona, della carne al fuoco, come nuovi nemici (o reinterpretazioni di quelli già visti), elementi con i quali rende sempre fresca l’esperienza. Non che ce ne fosse poi così bisogno, visto il monte ore non così imponente (in 6 ore lo abbiamo finito raggiungendo circa il 90% di completamento), ma il ritmo di gioco semplicemente perfetto e l’assenza di momenti noiosi o particolarmente frustranti (la struttura labirintica è in realtà ben leggibile, grazie anche alla mappa), non fanno che contribuire alla bontà dell’intera opera.

Severed ne sa una più del diavolo, e aggiunge di volta in volta, di zona in zona, della carne al fuoco, così come nuovi nemici, elementi con i quali rende sempre fresca l’esperienza

La proverbiale ciliegina sulla torta è il comparto artistico, anch’esso atipico, strano, curioso, visionario, e perché no, bello. Colorato, estroso, vario ed originale, con un design ispiratissimo tanto dei livelli, quanto dei nemici e dei boss (non mancano però, come detto, le rivisitazioni, seppur completamente differenti dal punto di vista di pattern, strategie difensive e altro ancora), non disdegna sognanti paesaggi in lontananza, foreste, castelli, imponenti strutture, caverne, e persino nuvole, impreziositi da una palette intensa e decisamente fuori dal comune. I pochissimi NPC incontrati, più che altro occasioni per dar vita a dialoghi deliranti e a qualche piacevole brivido dietro la schiena, non fanno altro che alimentare l’aura di personalità e creatività sprigionata da Severed, e la colonna sonora, seppur non memorabile quanto il reparto puramente visivo, ben sottolinea la desolazione, la solitudine, l’inquietitudine, la tristezza emanata da ogni pixel, così come dalle disperate gesta di Sasha, drammatiche, eppure così dignitose.

Conclusioni

Dopo due piccole ma intriganti gemme come Tales from Space: Mutant Blobs Attack e Guacamelee!, Drinkbox Studios realizza un terzo centro, di quelli memorabili, spingendo ulteriormente in avanti il proprio coraggio e il proprio talento lungo un cammino creativo sicuramente irto, ma che renderebbe orgoglioso qualsiasi sviluppatore dalle dimensioni così ridotte.

Severed se ne frega delle mode e del successo commerciale, offrendo un’esperienza che oseremmo definire “vintage”, radicata com’è in un genere vecchio di decenni, e atipica sotto molti aspetti, a partire dalla piattaforma di riferimento, l’ormai dimenticata PS Vita. E ci dispiace quasi per loro (nonostante l’arrivo su smartphone e co. sia più che prevedibile e dovuto), visto il ristretto bacino di utenza al quale è destinata questa perla, fresca, dal design unico e dal gameplay incredibilmente divertente e profondo, nonostante l’immediatezza dei controlli touch.

15 € per poco più di sei ore di gioco e una rigiocabilità prossima allo zero non sono pochi, ma data l’intensità, la densità, e l’assenza di cali di interesse, non possiamo che assicurarvi che sì, Severed vale ogni centesimo speso. Purtroppo non basterà a farvi (ri)acquistare una PS Vita (al massimo vi darà una scusa per scrostarla dalla polvere), ma in cuor nostro speriamo che sia quantomeno da lezione per Sony, per nulla in grado di sostenere e supportare a dovere creazioni di questo calibro e relativa piattaforma di riferimento.

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