Shadow of the Tomb Raider
10 Set 2018

Shadow of the Tomb Raider – Recensione

Quando si parla di Lara Croft c’è poco da scherzare: è una vera e propria eroina, talmente amata da riuscire ad infrangere la barriera dell’immaginazione, e così in gamba da lasciare ricordi indelebili nella memoria dei videogiocatori. Eidos Interactive e Core Design hanno dato il via, più di vent’anni fa, a quello che è diventato uno dei filoni più riusciti, non solo in ambito prettamente ludico, ma anche cinematografico e letterario.

È innegabile che molti di voi hanno cominciato proprio dalla serie Tomb Raider ad appassionarsi ai videogiochi. Certo, Lara nel tempo è cambiata, non solo per quel che concerne i tratti somatici – che risultano decisamente più giovanili – ma anche in quelli caratteriali.

Un’evoluzione concepita dalla brillante mente di Terry Pratchett, e a cui Crystal Dynamics ha dato letteralmente nuova linfa vitale. È inutile stare a ricordare quanto la nuova Lara, con i suoi alti e bassi, sia piaciuta agli appassionati, mostrando sì un lato decisamente più fragile, ma al tempo stesso un coraggio e una determinazione più forti di un giaguaro.

La nuova rinascita del brand è stata incentrata principalmente sulla scoperta e sull’effetto che quest’ultima aveva sulla protagonista. Che poi diciamoci la verità, è sempre un’emozione non indifferente esplorare antiche rovine e trovare tesori rimasti nascosti nel tempo (Indiana Jones docet, ndr).

Shadow of the Tomb Raider porta a compimento la maturazione di Lara Croft, una donna che non si lamenta più delle avversità, che sa muoversi perfettamente nell’ambiente circostante sfruttandone i vantaggi, ma soprattutto che sa sopravvivere. Se a tutto questo ci aggiungete anche una profonda conoscenza della storia e della archeologia degna di un luminare del settore, allora avrete capito con che tipo di persona avrete a che fare.

Onestamente parlando, non siamo riusciti a staccarci da Shadow of the Tomb Raider e lo abbiamo letteralmente spolpato proprio per voi, ma sappiate, prima di scendere nei dettagli, che si tratta di uno dei migliori videogiochi della rinata Miss Croft.

Shadow of the Tomb Raider
Che cosa attende oltre quella la porta?

Shadow of the Tomb Raider rappresenta l’apice della trilogia, tanto da segnare indelebilmente la vita dell’ereditiera, costringendola a prendere decisioni difficili in un viaggio assai tortuoso che la forgerà e la cambierà per sempre.

Ma Lara non sarà da sola: a farle “compagnia”, più prepotente che mai, c’è la Trinità, un antico ordine di cavalieri che con il passare del tempo si è trasformato in un esercito paramilitare. E quest’organizzazione di farabutti ha la convinzione di conoscere perfettamente i punti di forza e di debolezza della giovane archeologa, ritenendola più interessata al rischio piuttosto che alla storia e ai significati dei manufatti di cui va alla ricerca.

Il loro obiettivo non è semplicemente quello di fermarla – anche se è un nemico da non sottovalutare assolutamente – ma di reclutarla, poiché suppongono che la ragazza sia in possesso di informazioni che Richard Croft (papà di Lara) è riuscito a tener loro nascoste. Non c’è che dire, proprio un piano a senso unico che non tiene in considerazione la volontà della protagonista: dopotutto, anche i più feroci avversari commettono degli errori.

Durante la sua ardua impresa, resa unica anche da un crescente rapporto di amicizia con Jonah Maiava – divenuto oramai un inseparabile alleato -, deve impedire che i folli piani dei villani prendano il sopravvento, cercando al tempo stesso di non trasformarsi in una minaccia per i civili. D’altro canto Lara ha sempre a cuore la vita altrui, a patto che quest’ultimi non minaccino la sua missione e la vita dei suoi più cari amici.

Shadow of the Tomb Raider approfondisce gli approcci di gameplay che avete già avuto modo di scoprire nei precedenti episodi. Il primo grande cambiamento che vi balzerà dinnanzi agli occhi fin dal primo avvio è dato dalla difficoltà personalizzabile, un aspetto che, non vi nascondiamo, ci ha colpito piacevolmente.

In pratica potrete optare per tre livelli di difficoltà: Astuta e Ingegnosa (Facile), Rito di Passaggio (Normale) e Tutt’uno con la giungla (Difficile). Se gli enigmi non sono il vostro forte, preferite maggiore semplicità nell’esplorazione, ma al tempo stesso cercate una vera sfida nei combattimenti, potrete semplicemente impostare il livello di difficoltà di quest’ultimi su Difficile e i restanti due su Normale o Facile.

Un aspetto che abbiamo avuto modo di sperimentare in ogni sua possibile combinazione: il risultato è un gameplay pressoché adatto ad ogni tipo di videogiocatore, che riuscirà a trovare il proprio setting ideale nel corso della partita (è possibile comunque modificare la difficoltà in qualsiasi momento).

Chi vi scrive ha ritenuto abbastanza semplice completare il precedente episodio (Rise of the Tomb Raider) alla massima difficoltà, nonostante a volte risultasse molto ostico. Ma Shadow of the Tomb Raider a questo livello diventa una vera e propria sfida poiché nessuno vi porgerà la mano e non potrete fare affidamento sull’istinto di sopravvivenza (il classico “occhio dell’aquila” che rivela la presenza di nemici nel territorio, e non solo). E se questo è ciò che cercate… allora avrete trovato pane per i vostri denti.

Poter personalizzare ogni singolo aspetto della difficoltà rende il gameplay adatto ad ogni esigenza

Una cosa che non cambia mai, una costante fissa della produzione, è la sopravvivenza. Per essere sempre letali e avere un armamentario in grado di affrontare le minacce della giungla, dovrete raccogliere le risorse che l’ambiente mette a disposizione e intrufolarvi anche nel più angusto degli anfratti. La fabbricazione in Shadow of the Tomb Raider è un elemento portante che vi consente di realizzare un equipaggiamento degno di una cacciatrice di tombe.

Quello che relativamente cambia è la caccia, e abbattere un giaguaro o un grosso animale potrebbe essere un problema. Gli avversari “selvatici” sono ancora più intelligenti, riuscendo ad attaccare e schivare frecce con estrema velocità e scaltrezza. Dovrete impegnarvi molto e sfruttare a vostro vantaggio l’ambiente circostante: una buona idea è quella di posizionarsi su un albero e cadere in picchiata sulla bestia per un’uccisione letale ed efficace, o perché no, mirare direttamente al cuore con uno scocco di freccia.

Ne guadagnerete molto, poiché verrete ricompensati con dei punti esperienza e una nuova pelliccia da poter sia utilizzare per le creazioni che rivendere nei villaggi da appositi mercanti. Forse quest’ultima non è la soluzione migliore: converrebbe maggiormente rivendere materiali preziosi (oro e giada) incastonati nelle mura di splendidi laghetti o su altari dati in dono a una divinità locale.

Ed è quello che potrete (e dovrete) fare per rimpinguare più velocemente le tasche, poiché l’amata pecunia andrà poi usata per acquistare nuove borse più capienti per munizioni e risorse. E non solo, a volte troverete delle armi all’ultimo grido e degli outfit da combinare, come pantaloni o top, per dei bonus strategici o semplicemente per rendere Lara più cool che mai.

La mimetizzazione rende l’approccio al combattimento ancora più coinvolgente

La vostra cara eroina questa volta si ritroverà ad intraprendere una vera e propria vita sociale, e ad avere un approccio amichevole con gli abitanti della città perduta, manifestando un certo “disagio” quando si trova dinnanzi ad individui appartenenti a culture diverse. Negli scorsi capitoli l’abbiamo conosciuta come un’avventuriera perlopiù solitaria, mentre in Shadow of the Tomb Raider ci siamo sorpresi del suo cambiamento e del suo rapporto di amicizia con Jonah che diventa sempre più fraterno.

Come avrete capito, nel gioco sono presenti dei veri e propri centri abitati, popolati da svariati autoctoni che faranno emergere il lato umano di Lara e che non esiteranno a chiederle la cortesia di aiutarli a risolvere i loro grattacapi. Abbiamo gradito particolarmente quelle dedicate alle zone d’indagine, in cui con un filino di astuzia occorre risolvere dei veri e propri gialli: nulla di così difficile, ma dimostra la volontà dello sviluppatore di mettere ulteriormente alla prova le competenze dell’archeologa.

A differenza di altre produzioni in cui la ripetitività si fa sentire dopo un po’, in Shadow of the Tomb Raider questo aspetto è stato perfettamente limato e verrete a conoscenza di molti retroscena del luogo. Il compimento delle missioni vi darà accesso a nuove aree, ad armi sempre più potenti e a segreti su mappa tutti da scoprire.

Le attività collaterali sono un collante perfetto tra i pezzi della trama principale, la quale risulta scorrevole in termini di sceneggiatura, regalando, a nostro modestissimo parere, una degna conclusione a questa entusiasmante trilogia. Ovviamente il gusto in termini di storia è molto soggettivo, ma se avete già amato i precedenti episodi, fidatevi, assisterete davvero a qualcosa di davvero spettacolare.

Shadow of the Tomb Raider mostra il lato più umano di Lara

Tornando al gioco, le componenti principali, come detto, sono combattimento, esplorazione ed enigmi. E neanche a farlo a posta Lara può essere potenziata sotto questi singoli punti di vista. La differenza sostanziale risiede però in un albero delle abilità che può essere gestito in base allo stile di gioco: noi abbiamo optato per un potenziamento molto più orientato allo stealth piuttosto che all’approccio diretto, senza però trascurare la potenza delle armi da fuoco.

È bene precisare che per godere pienamente di Shadow of the Tomb Raider è meglio agire come dei Rambo degli anni migliori, e imparare a sfruttare la giungla a proprio vantaggio così da braccare il nemico e metterlo nel sacco. Non nel vero senso della parola, ma quasi: potrete appenderne uno in qualsiasi istante grazie alle freccia a corda, gettarvi in un cespuglio e farne subito fuori un altro, ignaro di tutto, in pieno stile Assassin’s Creed. Non mancheranno occasioni in cui potrete cospargervi di fango – una delle novità introdotte – e mimetizzarvi meglio di un camaleonte davanti a un muro di foglie.

Nessuno comunque vi vieta di attaccare ad armi spiegate, ma sappiate che gli avversari potrebbero uccidervi con una velocità disarmante senza darvi nemmeno il tempo di curarvi. Considerate che l’approccio al combattimento alla massima difficoltà vi farà trovare dinnanzi ad avversari decisamente spietati, che vi circonderanno e schiveranno molto facilmente i vostri attacchi, anche se avete utilizzato un cadavere come bomba. Cercate dunque l’approccio più adatto a voi, ma sappiate che in ogni caso ci sarà molto da faticare.

Durante le vostre imprese potreste anche optare per una “piacevole” avventura (si fa per dire) nelle tombe disseminate in varie aree di gioco. Non potevano di certo mancare (che Tomb Raider sarebbe senza tombe?), e anzi, rappresentano uno degli aspetti più importanti dell’intera produzione, su cui Eidos Montréal ha lavorato con cura certosina.

La prima ardua impresa è quella di raggiungere questi affascinanti luoghi perduti, a volte situati in aree accessibili solo tramite tunnel subacquei, infestati inoltre da piranha o altre tremende creature marine. Inutile dirvi che ogni tomba risulta essere sempre diversa mettendovi dinnanzi a puzzle ambientali impossibili da affrontare con lo stesso tipo di approccio. Non vi nascondiamo che a volte ci siamo dovuto spremere intensamente le meningi per trovare la soluzione al rompicapo, e non può essere che un bene per un gioco di questo tipo. Inoltre nei prossimi mesi verranno rese disponibili sette nuovissime tombe (tramite DLC) tutte da esplorare e in cui scervellarsi. E se le cose si dovessero mettere proprio male, potrete sempre abbassare la difficoltà degli enigmi.

Shadow of the Tomb Raider
Trattieni il fiato, Miss Croft!

In Shadow of the Tomb Raider la bella ereditiera esplorerà in lungo e in largo tutte le aree che l’open world ha da offrire, tra scalate vertiginose e salti improbabili nei luoghi più sperduti e misteriosi dell’intera saga. Potrete addirittura calarvi con la corda per accedere a luoghi sottostanti senza farvi male, oppure dondolarvi e correre sulle pareti per raggiungere nuovi appigli.

Le possibilità sono molteplici e avrete tanto, ma tanto da fare, e difficilmente incapperete in momenti di noia. Oltre alle missioni secondarie sono presenti anche le immancabili sfide, come i tuffi dalle posizioni più elevate o la raccolta di piume di condor. Senza dimenticare dei collezionabili sparsi nei villaggi e in altre aree di gioco, che spunteranno su mappa trovando apposite piantine negli zaini o semplicemente parlando con i vari abitanti. E a fare da cornice a tutto ciò è presente l’immancabile modalità fotografica con cui vi potrete sbizzarrire ad immortalare l’avventuriera in luoghi mozzafiato, ma anche impegnata in movenze buffe e improbabili.

Shadow of the Tomb Raider conclude la trilogia col botto

Nessuno vi vieta di saltare le varie missioni opzionali e di non cercare i vari manufatti o altari per accrescere le lingue man, quechua e yucatec. Così facendo, comunque, impiegherete tra le 12 e le 15 ore a completare il gioco, valore variabile in base al livello di difficoltà. Tuttavia il nostro consiglio è quello di cercare di completare quanto più possibile così da godere dell’esperienza nella sua interezza.

Arrivati a questo punto una cosa dovete saperla: vi ritroverete tra le mani probabilmente il titolo più bello della trilogia, frutto di un lavoro sopraffino da parte di Eidos Montréal con il supporto di Crystal Dynamics. Abbiamo avuto modo di testare il gioco su Xbox One X su un TV a risoluzione massima 4K, riscontrando un frame-rate solidissimo a 30fps e una resa video da lasciare davvero a bocca aperta. Un filino meglio in termini di stabilità di gioco invece con l’impostazione a 60fps con una risoluzione bloccata a 1080p. Anche nel caso non siate provvisti di un pannello UHD, potrete godere di uno studiatissimo supersampling: inutile dire come brilli visivamente Cozumel, la bellissima isola del Mar dei Caraibi, così come le altre ispiratissime location.

Non andremo a svelarvi altro di questa nuova avventura dell’inglesina più amata del mondo dei videogiochi: vi basti sapere che quest’opera ci ha toccato con una delicatezza particolare le corde del cuore, permettendoci di assistere a quello che deve essere in grado di offrire qualsiasi opera videoludica che si rispetti. Complice anche una colonna sonora, il doppiaggio dinamico (che consente di interagire con gli autoctoni nella loro lingua natia) e una perfetta interpretazione di Benedetta Ponticelli che non fa rimpiangere affatto l’idioma originale.

Shadow of the Tomb Raider
Che incredibile luogo!

In ogni caso non siamo riusciti a trovare veri e propri difetti, anche se qualcuno potrebbe storcere il naso dinnanzi all’evoluzione di Lara ritenendola una tomb raider diversa: è sempre doveroso precisare che si tratta di un personaggio diverso da quell’avventuriera fredda e determinata che abbiamo conosciuto 2 decadi fa. A noi è piaciuto molto il senso di umanità di Lara nei confronti dei civili, nonostante la scia di morti che si porta dietro (suo malgrado, c’è da dire). In conclusione, per essere proprio fiscali, forse alcuni caricamenti di cambio zona risultano un po’ lenti (anche se dopo ogni morte, e fidatevi, morirete spesso durante i salti, il respawn è molto rapido), e a difficoltà più elevate, in qualche occasione, il lancio del controller contro il muro sarà inevitabile.

Ci è piaciuta molto l’evoluzione del motion capture, in particolar modo per quel che concerne la caratterizzazione facciale della signorina Croft: è così incredibile come il suo volto riesca a trasmettere i reali stati emotivi, facendo dimenticare al giocatore di trovarsi dinnanzi ad un videogioco. La linea di confine con i film è sempre più labile.

Shadow of the Tomb Raider è uno di quei giochi che va provato almeno una volta, un titolo che ci è piaciuto più del suo predecessore e che consegna effettivamente un eccezionale epilogo alle avventure dell’archeologa più famosa del mondo.

Conclusioni

Riuscire a dare una degna conclusione a un’opera che porta il nome di Tomb Raider è un’impresa da primi della classe: Shadow of the Tomb Raider lo fa col botto. Possiamo solo immaginare quanto impegno, devozione e fatiche hanno sostenuto gli sviluppatori per riuscire a confezionare un videogioco così ricco di contenuti.

Eppure, a nostro modo di vedere, ci sono riusciti con una storia pensata a dovere. È così palese su schermo come Lara sia maturata nel corso di questi anni: ora risulta molto più determinata e scaltra, cercando anche di mantenere un rapporto umano con i vari indigeni dei luoghi visitati. Dimenticate la fredda e intransigente avventuriera conosciuta nel 1996, perché qui non la troverete di certo.

La maturazione è avvenuta anche dal lato gameplay, che risulta molto più ragionato sotto diversi punti di vista, adattandosi perfettamente alle abilità e alle vostre scelte. Lara nel combattimento può essere individuata e allo stesso tempo può far perdere le proprie tracce, così da avere il tempo di pensare alla strategia successiva.

La difficoltà specifica per enigmi, combattimenti ed esplorazioni è uno degli elementi che più ci ha colpito di Shadow of the Tomb Raider, permettendo di vivere l’esperienza più adatta e meno frustrante possibile. C’è talmente tanto da fare che non potrete annoiarvi mai, e se vi definite dei veri completisti sappiate che non avrete vita semplice (il che non può essere che un bene).

L’esplorazione del mondo di Shadow of the Tomb Raider è stata davvero appagante, tant’è che ci è quasi dispiaciuto doverla portare a termine. Pensiamo che chiunque abbia amato i due precedenti episodi non dovrebbe pensarci due volte a farsi un giro nel regno inca di Paititi, e per tutti gli altri, chissà, potrebbe anche scoccare la scintilla. Ben ritrovata Lara!

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