Shantae and the Seven Sirens

Shantae and the Seven Sirens – Recensione

Per molti di noi Monster World IV è stato solo un bellissimo sogno nella metà degli anni ’90, un videogioco caratterizzato da una nota orientale da mille e una notte. Non è un caso citare proprio questa produzione: infatti il primissimo Shantae potrebbe essere considerato il suo autentico erede spirituale, molto apprezzato dalla critica ma passato (ingiustamente) un po’ in sordina nel panorama videoludico.

È solo con Risky’s Revenge che la saga di WayForward ha vissuto una nuova primavera per il suo mezzo genio, godendo di un buon successo commerciale e una crescita in termini di popolarità. D’altronde i capitoli di Shantae si presentano (chi più, chi meno) come dei platform/metroidvania, che comportano la raccolta di nuovi poteri e oggetti consentendo alla protagonista di accrescere le statistiche e accedere a nuove aree di gioco.

E in questo 2020 gli sviluppatori ci consegnano Shantae and the Seven Sirens, una produzione capace di combinare tutto ciò che amano gli appassionati della serie in un’incantevole avventura dalle note tropicali.

Shantae and the Seven Sirens

Shantae è stata invitata a Paradise Island, un resort tropicale a cui nessuno sarebbe capace di rinunciare. Il motivo è semplice: lei e altre mezzo-genio invitate per l’occasione dovranno tenere uno spettacolo per animare il festival a loro dedicato. Ma durante le prove le ragazze vengono rapite, tutte tranne Shantae, pronta a ritrovarle e scoprire i misteri che si celano sull’isola.

Shantae and the Seven Sirens torna alla formula di ogni metroidvania che si rispetti, una grande mappa del mondo tutta da scoprire e dungeon in pieno stile Zelda-like. Ma l’aspetto che a noi piace assai è l’ottimo backtracking: infatti, l’ultima fatica dei ragazzi di WayForward “costringe” i giocatori di tornare sui loro passi per esplorare zone già visitate e accedervi successivamente.

Shantae and the Seven Sirens non deluderà le aspettative dei fan

Questo significa che è fondamentale prestare attenzione ai suggerimenti e ai vari dialoghi con i PNG, per riuscire a non smarrire la bussola e trovarsi in una situazione di disorientamento totale. Ma ancora più fondamentali saranno le varie trasformazioni di Shantae per proseguire l’avventura. Questa volta la nostra danzatrice, tramite la magia della fusione, potrà usare istantaneamente un potere magico e trasformarsi in diverse creature, superando così zone prima inaccessibili. Ad esempio la trasformazione in Tritone Scattante permette di effettuare un superscatto utile anche per schivare gli attacchi avversari.

Le abilità di Shantae sono variate di gioco in gioco, ma questa volta l’utilizzo dei poteri magici appare più fluido e integrato nel gameplay, senza dover eseguire la danza del ventre per effettuare una trasformazione. Per inciso, i balletti resteranno comunque fondamentali per altre abilità, come la rivelazione di oggetti preziosi, piattaforme nascoste o scatenare altre calamità naturali.

Shantae and the Seven Sirens

Shantae and the Seven Sirens è tutto sommato un “more of the same”, ovvero un titolo che non riesce a innovarsi completamente mantenendo inalterati alcuni elementi ludici e di contorno. I giocatori più navigati nella serie, riusciranno a distinguere a colpo d’occhio avversari già incontrati nei precedenti capitoli e altri personaggi del mondo di Shantae. Questo non è per forza un male, anzi, gli appassionati cercano e probabilmente vogliono che Shantae rimanga tradizionalista, ma forse il titolo ha bisogno di una bella rinfrescata nonostante alcune pensate interessanti.

Un platform/metroidvania adatto a tutti

Una di queste è sicuramente l’aggiunta delle carte collezionabili, ottenibili casualmente abbattendo i vari cattivoni. Queste carte non rimarranno fini a se stesse (anche se belle da vedere) ma potranno permetterci di attivare fino a un massimo di tre bonus per dei vantaggi strategici. Nelle nostre 8 ore di avventura ne abbiamo provati molteplici e li riteniamo ben inseriti, anche se i vantaggi non incidono significativamente sull’esperienza.

Le battaglie non ci sono mai sembrate così impegnative, a maggior ragione se si ha un numero consistente di oggetti curativi adatti in ogni tipo di situazione. Tornano anche i famosi calamacuori che consentono di ottenere un cuoricino salute in più raccogliendone ben 4. Insomma, i fan storici non si troveranno mai spaesati, ma forse quel sapore in bocca di “già visto” si sentirà inevitabilmente.

Shantae and the Seven Sirens

Shantae and the Seven Sirens è un platform/metroidvania adatto a tutti, anche alle nuove leve che potrebbero apprezzare lo stile e la caratterizzazione dei personaggi sempre convincente. Anche perché, a differenza di Half Genie, il mondo è molto più interconnesso, ma le fasi (a volte più marcate) di backtracking potrebbero scoraggiare più di un giocatore, senza dimenticare qualche caricamento un po’ lungo che spezza il ritmo di gioco.

Graficamente parlando Shantae and the Seven Sirens è molto simile ad Half-Genie Hero, anche se ora i fondali sono stati migliorati grazie a un convincente 2,5D. Bellissima l’intro animata di Studio Trigger (Little Witch Academia, Kill la Kill) sempre pronto a mettere un tocco della sua classe in produzioni videoludiche.

Conclusioni

Shantae and the Seven Sirens sicuramente non deluderà le aspettative dei fan della danzatrice del ventre. Si tratta di un gioco così fresco che potrebbe catturare l’attenzione di qualsiasi tipo di giocatore.

In questa nuova produzione Shantae potrà trasformarsi in bizzarre creature per superare ostacoli sempre più insidiosi oltre a utilizzare un sistema di potenziamento passivo basato sulle carte collezionabili. Tuttavia le novità nel brand non sono poi moltissime, ma probabilmente è giusto così perché i fan avranno tra le mani quello che realmente si aspettavano dalla loro eroina.

Shantae and the Seven Sirens è un metroidvania interessante basato sul backtracking, caratteristica che potrebbe comunque scoraggiare più di qualcuno e “costringerlo” ad abbandonare il gioco un po’ troppo presto. Quel che conta realmente è che Shantae sia tornata a intrattenerci, ma forse avrebbe dovuto osare un pochino di più e catturarci maggiormente con la sua ipnotica danza.

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